Sopravvivere tra le strade di Parigi
Le strade puzzavano di piscio e di carne in putrefazione, il popolo francese moriva di fame tra l' asfalto freddo.
I vicoli bui e sporchi erano l'abituale nascondiglio preferito dei bambini che rubavano il pane per sopravvivere.
Un gruppo numeroso di persone si era raccolto davanti il forno di monseour Francis De la font, urlavano e si dimenavano davanti la vetrina. L'odore nauseabondo di sudore e sporco penetrava violentemente dentro le narici facendo in modo che una morsa attanagliasse lo stomaco, ma i cittadini erano più che abituati a quella puzza e a quel marciume.
-Non possiamo vivere così! Il pane è aumentato ancora, cosa vi aspettate che moriamo di fame?!
La voce di un contadino si levò forte tra la folla, aveva il viso scarno e le guance incavate per l'eccessiva magrezza.
-Tutto questo deve finire!
Un boato di approvazione si levò tra i popolani, non ci volle molto e la protesta continuò tra i insulti e sputi addosso alle guardie reali che si trovavano tra loro per dare la notizia: il costo del pane, del cibo era aumentato. Non bastava il sangue sputato sui campi, non bastavano le mani rovinate e i dolori alle ossa, il loro re con tutta la sua corte voleva di più! Volevano strappargli le carni strato per strato fino a ridurli un cumulo di ossa marce.
No, non lo avrebbero accettato ancora per molto,
-Dovete crepare!
L'ultima parola che diede il via a quella rissa,
Il gruppo di persone si buttò sulle guardie le quali sparavano senza freni sui contadini disarmati.
-Maël! Corri presto! In piazza una lite tra un gruppo di cittadini e delle guardie reali! Hanno sparato a un bambino che si trovava in mezzo la rissa!
Frédéric aprì la porta del vecchio appartamento con violenza, la furia con cui sbatté sulla parete ormai verdognola per l'umidità e ammuffita fece sgretolare piccole particelle del muro.
La casa era un'unica stanza abbastanza vasta ammobiliata con al centro un vecchio tavolo e sei sedie, il legno era consunto e rovinato in vari punti.
Le pareti erano spoglie e vuote, infondo a destra un piccolo corridoio con solo un cassetto portava qualche arredo come un centrino in cotone ormai ingiallito e il servizio di piatti buono per le feste.
Il grande appartamento era abitato da sei persone: la famiglia Georgette, il signor Eugene era morto tre anni prima lasciando così la moglie Camille con cinque figli da crescere nella miseria più assoluta.
La famiglia si trovava tutta riunita attorno al tavolo, Marceline e Serafine le due bambine di cinque e quattro anni stavano sedute sul pavimento a giocare con le mosche, Edgar e Davìd invece ascoltavano rapiti gli ideali del fratello maggiore Maël prima che questo venisse chiamato d'urgenza dall'amico di infanzia.
-maledetti!
Disse digrignando i denti, il ragazzo si alzò come una furia dalla sedia e uscì di corsa dall'abitazione. Si addentrarono tra i vicoli stretti della città, dove a ogni angolo si poteva trovare un barbone steso a terra che chiedeva l'elemosina.
- Cosa è successo esattamente?
Chiese senza diminuire la velocità con cui camminava,
-Il prezzo del pane è aumentato nuovamente, alcuni cittadini stavano protestando davanti il vecchio forno quando sono arrivate le guardie. Hanno iniziato a urlare e insultarsi finché sono passati alla violenza, Demetrio un bambino di sei anni voleva approfittare del trambusto per rubare qualcosa da mangiare ma...le guardie hanno aperto una sparatoria e il bambino è stato colpito.
Una lacrima cadde sul viso di Frédéric, il ragazzo dai riccioli biondi si fece forza e sospirando continuò il suo discorso,
- La guardia se ne è andata senza nemmeno preoccuparsene, come se fosse un animale!
- Com'è possibile! Nessuno lo ha fermato?!
Il tono era chiaramente sconcertato,
- Ovviamente hanno provato a fermarlo ma è scappato a cavallo e ha continuato a sparare a chiunque tentasse di avvicinarsi, l'altra guardia al contrario è morta.
Maël non rispose, girò la testa e continuò a camminare senza sosta per le strade.
Aveva studiato medicina perché la cosa che più amava fare era aiutare il prossimo e mai avrebbe gioito della morte di qualcuno, nemmeno di un essere tanto spregevole.
Un gruppo di persone si scansò permettendo ai due giovani di passare,
Quando della urla agghiaccianti li fecero sobbalzare: seduta a terra con la testa china su un piccolo corpicino privo di vita si trovava una donna.
Aveva i lunghi capelli castani raccolti in uno chignon ormai del tutto scompigliato, la gonna poco ampia e grigia era strappata nei bordi e il materiale rozzo aveva irritato la pelle delle gambe in cui si intravedevano macchie rossastre.
Doveva avere poco più di ventidue anni, ma per via delle mani raggrinzite, le profonde occhiaie e la pelle rovinata sembrava esser molto più vecchia.
Il viso tondo era magro e sommerso dalle lacrime che uscivano copiose da i grandi occhi marroni. Maël si precipitò su di lei, cercando di spostarla dolcemente per vedere le condizioni del bambino ma, quando la donna in preda alla disperazione reagì urlando e stringendo ancora di più al suo petto il piccolo corpo il ragazzo si accorse che il bimbo non dava più alcun segno di vita.
Si accasciò a terra continuando a fissare quel dolce angelo, strinse a sé la donna accarezzandole i capelli e facendogli coraggio.
Perché una sorte tanto crudele era stata riversata su un bambino di soli sei anni?
Da tempo si faceva domande del genere, ma la risposta non arrivava.
Più il popolo soffriva più il Re diventava sordo alle grida di angoscia.
Mentre la donna continuava a piangere il figlio assassinato, una carrozza nobiliare passò per le strade con affianco due guardie. Maël si alzò in piedi, al centro della piazza.
Con un gesto della mano si asciugò il viso impregnato di sudore e lacrime e rivolgendosi a coloro che lo attorniavano urlò:
-Non possiamo più accettare tutto questo! Siamo esseri umani fatti di carne e sangue proprio come loro! E mentre i nostri figli, fratelli, mariti muoiono i loro si riposano nei loro grandi letti a baldacchino, bevono e mangiano fino a scoppiare! Il popolo di Francia non può più accettare tutto questo!
Il nostro re si è scordato di noi!
La regina sperpera il nostro denaro in collane di diamanti e rubini e le vostre mogli muoiono di stenti.
Frédéric si avvicinò a lui, lo sguardo serio e il tono di voce forte e deciso,
-Dobbiamo far sentire la nostra voce!
Gli uomini e le donne intorno a loro alzarono i mani al cielo unendosi in coro alle urla di manifestazione. Si avviarono verso la carrozza iniziando a scuoterla con violenza, una delle due guardie puntò il fucile verso Frédéric ma Maël puntò prontamente una pistola alla sua nuca.
Con passi lenti e ben calcolati si avvicinò a un palmo dal suo viso, poi quasi in un sussurro disse:
-Andate via da qui, è dite a i vostri padroni che se andranno a palazzo informeranno re Luigi che il popolo non resterà inerme mentre il clero lo spolpa come delle sanguisughe.
I nobili uomini diedero ordine di fuggire di lì,
Fu solo un piccolo episodio che segnò profondamente l'animo di Maël, tra le strade qualcuno li osservava nel silenzio più assoluto.
Riposò la pistola all'interno della lunga giacca marrone con un gesto incerto, poi si avviò con Frédéric nuovamente verso casa, Maël aveva vent'anni, i capelli lunghi erano ramati e il viso magro dagli zigomi ben alti era ricoperto di efelidi.
Gli occhi piccoli erano del verde puro dell'erba dei prati e la labbra larghe e carnose erano spesso pronunciate in un dolce sorriso.
Camminando si voltò spesso verso il corpo esanime della creatura e quella visione non lo abbandonò per lunghi giorni.
Non aveva mai provato odio verso nessuno, anzi aveva sempre pensato che anche nell'uomo peggiore che esistesse un briciolo di bontà vi fosse, ma come si può continuare a pensare una cosa del genere dopo che si ha assistito a un atto tanto atroce?
Una mano amica lo destò da i suoi pensieri,
- Maël so bene cosa ti turba, ma devi essere forte. Qui molte persone hanno bisogno di te, dal vecchio fioraio, alla signora Dormier che presto partorirà per la settima volta. Non lasciarti abbattere.
Il ragazzo sorrise flebilmente all'amico di vecchia data,
-So bene che molte persone hanno bisogno di me. Ho scelto questa professione appunto per aiutare i più bisognosi, ma davanti a tanta crudeltà mi chiedo se ne valga la pena.
-Sì che ne vale la pena amico mio!
Quante persone hai aiutato? Quante volte hai medicato bambini e cucito le ferite degli sventurati?
- Ma oggi non ho salvato quel bambino.
- Non è stato per colpa tua, era già morto quando sei arrivato.
-Ho aiutato tante di quelle volte anche delle guardie e guarda il risultato, forse non avrei dovuto farlo!
La rabbia lo rendeva cieco, il fuoco che ardeva dentro di sé per l'ingiustizia a cui aveva assistito lo faceva parlare a sproposito andando anche contro i suoi stessi principi.
Frédéric lo guardò negli occhi e sospirando gli rispose:
- Sono pur sempre persone, lo dici sempre tu stesso, ogni essere vivente possiede del buono dentro di sé. Non lasciarti avvelenare da tutto questo amico mio! Sei migliore di così.
Lo continuò a guardare finché non sparì dietro l'incrocio alla fine della strada.
Il suo amico saggio e giusto, trovava sempre il modo di farlo ragionare.
Un sorriso spuntò sulle sue labbra, un sorriso triste pieno della amarezza di quel giorno.
Restò a fissare a lungo la vecchia porta di casa sua quando, un giovane uomo dai vestiti eleganti, gli corse incontro.
-Siete il dottore Maël Georgette?
Gli chiese con il fiato corto per via della corsa, si avvicinò prendendolo per mano con modi impazienti
-Sì sono io, cosa posso fare per voi?
Chiese incerto, il ragazzo che aveva di fronte doveva sicuramente appartenere ad una famiglia di nobili origini o comunque molto ricca.
Era di bella presenza, dalla mascella squadrata e gli occhi piccoli e celesti. Il naso era abbastanza pronunciato, tondo alla punta e schiacciato nel setto.
Le mani grandi erano curate e lisce, anche la pelle del viso imperlato di sudore sembrava esser morbida e delicata.
Indossava un completo da giorno a tre pezzi, la giacca era di raso nera e aderente sul corpo scolpito, scendeva lunga nella parte posteriore e terminava con una coda, i pantaloni erano in tinta con la giacca, solo il panciotto spiccava per il colore purpureo.
I capelli, probabilmente neri date le sopracciglia scure, erano nascosti da un ingombrante parrucca incipriata. Anche il viso era ricoperto di cerone bianco e gli abiti emanavano un dolce profumo d'arance, nulla a che vedere con la sua casacca smunta di color verde oliva e i calzari lunghi fino il pavimento.
-Che Dio sia benedetto!
Presto dovete venire con me!
Sono il marchesino Theodo Chevalier, mio fratello Edmound è stato vittima di un tentato omicidio!
Quelle parole non stupirono Maël, a Parigi ogni attimo moriva qualcuno, ogni secondo si rischiava la vita.
Com'era strano il destino, prima aveva visto morire un bambino per via di una guardia reale e adesso si trovava a dover salvare la vita ad un nobile.
Fece un cenno con la testa e silenziosamente seguì il ragazzo.
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