Le passioni non dette

Le carrozze arrivavano da ogni dove nell'immenso giardino della villa, tra tutte una in particolare brillava più delle altre per fama e prestigio.
La contessa Yoland de Polignac aveva accettato l'invito a casa Chavelier per la festa di fidanzamento di Jean-Michael, primo genito della famiglia e la contessina Paulette Lefevre.
La donna, come tutti ben sapevano, era stata una cara amica della regina Maria Antonietta, aveva vissuto a Versailles per molti anni fin quando un mese prima aveva preso la decisione di allontanarsi da corte per tornare nei suoi alloggi personali.
Le sorelle Chavelier non potevano non essere eccitate da tale notizia, avrebbero chiesto a madame Polignac di fare il reso conto dettagliato di tutto ciò che accadeva a corte e come, dopo lo scandalo della collana, avevano reagito i regnanti dato che i loro genitori ultimamente erano restii a raccontare pettegolezzi su ciò che accadeva a corte.
Gli animi delle quattro donne e dei loro quattro fratelli erano divisi in due: se da una parte erano felici per la festa, dall'altra il dolore per non aver ancora avuto notizie sull'assalitore di Edmound bruciava come non mai in fondo al loro stomaco.

Gli uomini di casa insieme a gli ospiti che da qualche giorno alloggiavano nella villa, si trovavano nel salotto nella l'ala laterale destra, addebito a discutere di politica e bere cognac.
Consisteva in un'ala rettangolare stretta e lunga, con tre grandi vetrate nella parete sinistra coperte da un tendaggio bianco candido; da cui filtravano i flebili raggi del sole che stavano per tramontare dietro le chiome dei pini. I fasci di luce insinuandosi tra le pieghe bianche e riflettendosi sulle coppe dorate che abbellivano i mobili di mogano, posti accanto alle due porte situate nel muro parallelo, creavano un gioco di luci intorno a gli ospiti.
Il soffitto della stanza era affrescato con le immagini della sapiente Atena, al centro della stanza proprio sotto il dipinto vi era posto un tavolo rotondo adornato con una stoffa azzurra dai ricami argentei e due divanetti adiacenti in fondo la stanza dove chi si accomodava poteva riflettersi e pavoneggiarsi sulla grande specchiera adagiata al muro.

Jean-Michael era in piedi vicino la finestra a discutere di affari con il futuro suocero monsieur Lefreve, egli guardava il ragazzo con aria ammirata mentre sorseggiava il suo cognac dalla coppa di vetro, al contatto con il liquore i grandi baffi grigi si tingevano di un color giallognolo, esso era dovuto anche alla vasta quantità di sigari che fumava.
Monsieur Dupuarò era in compagnia dei signorotti Theodore, Pierluì e Dorian che narravano le loro valorose gesta durante la caccia ed egli raccontava di come re Luigi passava le sue giornate nel medesimo modo,

-Il suo amore per quel passatempo è davvero sfrenato.

Diceva mentre i giovani lo ascoltavano.
Oscar-Javier stava poggiato sul muro frontale al portone, osservava la cura con cui era intagliato il legno di balsa e i disegni ramificati, ma il suo interesse era vuoto. Il suo pensiero di fatti era ben lontano dagli arredi di casa sua, si chiedeva se il giovane dottore avesse accettato l'invito e sarebbe sceso durante la festa.
Aveva ordinato ad una serva di preparare un bagno caldo e di portargli un abito adatto all'occasione. Maturava un certo interesse per Maël ma fungeva da lui l'idea di farglielo notare, nonostante fosse un bel ragazzo e buono d'animo era molto diverso da i suoi abituali amanti, il fatto stesso che appartenesse ad un rango inferiore lo infastidiva, perché una creatura tanto amabile doveva essere tanto diversa è distante dal suo mondo?
Questi pensieri lo assillavano, oltretutto Jean-Michael si sarebbe sposato a breve e presto sarebbe toccato anche a lui. Quale triste sorte lo attendeva! Non avrebbe mai potuto toccare una donna, per quanto ci avesse provato in passato i risultati erano stati vani e quando si sarebbe trovato davanti la donna che in poco tempo avrebbe dovuto ingravidare come avrebbe reagito? Da anni ormai aveva deciso cosa fare della sua vita, si sarebbe sposato certo è avrebbe curato la sua sposa nel migliore dei modi ma, non l'avrebbe mai toccata. Almeno sperava di trovare delle scuse plausibili per il primo anno di matrimonio, dopo avrebbe affrontato la donna e l'avrebbe costretta al silenzio. Sperava di sposare una fanciulla buona di cuore che potesse comprenderlo e di non finire per disgrazia nelle mani di un'arpia. Il suo carattere mite e a volte un poco codardo non l'avrebbe sopportato.

Marius era seduto sul divanetto in una posizione tutt'altro che signorile, aveva le gambe larghe e teneva la testa poggiata su una mano, mentre si mangiava le unghie dell'altra.
Amava le feste: erano l'occasione perfetta per dilettarsi in bevute e corteggiare belle signorine, per allontanarsi dalle questioni di politica in cui suo padre trascinava lui e tutti i suoi fratelli, non che la politica o la cultura lo annoiassero anzi, Marius era un ottimo politico e un chimico nato, amava la scienza e la matematica, ma la tensione che viveva il suo paese lo rendevano nervoso e per una sera voleva dilettarsi in questioni più frivole.
Tra tali questioni vi rientrava la graziosa signorina Celine, la dolce fanciulla timida e sorridente per cui sembrava aver perso la ragione. La ragazza lo incuriosiva, non esisteva un motivo preciso ma a gli occhi di Marius l'innocente fanciulla era troppo perfetta, troppo docile e tranquilla, dei difetti doveva pur possederli ma per quanto in quella giornata aveva avuto modo di starle vicino non aveva trovato nulla: non un gesto volgare o scortese era uscito dalla sua bocca, non un pettegolezzo o una mal dicenza su qualcun altro.
Qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla facendolo sobbalzare. Proprio il padre della ragazza a cui pensava con tanta insistenza lo osservava con un'espressione preoccupata, lo scrutò per bene e con garbo gli chiese:

-Cosa vi turba Marius?

-Nulla monsieur Pascal, pensieri che affollano la mia testa, stavo riflettendo su una teoria da...

-Perdonate l'interruzione cari amici ma è ora che io e i miei figli andassimo nei piani inferiori per fare gli onori di casa.

-Vi parlerò della teoria in un altro momento monsieur, vogliate scusarmi.

-Andate Marius non preoccupatevi! Presto vi raggiungeremo.

Gli uomini di casa uscirono dalla porta, si incamminarono per il lungo corridoio fin quando arrivarono nell'immensa scalinata, girarono a destra e due servi aprirono le grandi anti del portone.
La Sala dove si sarebbe tenuta la festa era un tripudio di luccichio e brillanti, le mattonelle di cui era composto l'immenso pavimento erano talmente pulite da potersi specchiare in esse, ogni singola parete della stanza era dipinta con ricami ramificati e fiori, gli angoli delle pareti erano impreziositi con stucchi, e le vetrate, che davano su un sentiero che portava a i giardini, erano dipinte con coloratissimi uccelli esotici.
Il colore predominante era il rosso il quale lo si trovava ovunque: dal tendaggio drappeggiato, alle piumaggio degli animali disegnati, ai vasi e anche nelle pareti che erano di una tonalità molto più chiara tendente al rosa.

Gli uomini di casa si sparpagliarono per la sala per conversare con gli ospiti e dare il benvenuto.
Hyacinte insieme a mademoiselle Celine conversava con madame Margò Antonia De la platë, ella era una donna grassottella, dalle gote rosse e piene, la sua mole ingombrante veniva repressa in un corsetto strettissimo color verde prato, dal quale uscivano i prorompenti seni. Al centro una fettuccia di color blu cobalto faceva pandance con le balze orizzontali al centro della gonna pomposa anch'essa di color verde.
Dietro la schiena una fascia di stoffa aderente alle spalle scendeva fino il pavimento è formava un lungo strascico.
Parlava a voce alta e gesticolava, era chiaro a tutti che cercava di attirare l'attenzione del suo ex amante e della moglie di quest'ultimo che l'aveva lasciata per un'amante più giovane e bella. Era un caso più unico che raro che una donna con tale passato potesse mostrarsi in società con tanta disinvoltura, ma ella era famosa per la sua sfrontatezza e nulla le avrebbe impedito di vivere la sua vita, oltretutto era nubile e prove schiaccianti sulle sue avventure non ne esistevano.

-Mia cara Hyacinte casa mia sarà sempre aperta per voi e le vostre sorelle! Villa Sophie è un luogo di pace e libertà!

-Oh non ne dubito madame, ma dovrò declinare l'invito.
In questi giorni siamo terribilmente indaffarati qui alla tenuta, è inutile negarlo sapete bene il motivo di questa festa e mia madre insiste per farci partecipare e insegnarci come si governa una casa in queste occasioni! "Molto meglio la pratica che gli insegnamenti di un precetto" ripete spesso.

La giovane donna non mancava di certo di furbizia e ovviamente non avrebbe potuto mostrarsi a gli occhi di tutti amica di una tale donnaccia-ameno così l'additava la società- lei al contrario la trovava una donna forte e piena di sé ma l'etichetta imponeva un rigido comportamento.
Madame Margò le sorrise e si dileguò con un "con per messo".
Tra il luccichio dei gioielli e lo sfarzo degli abiti Hyacinte era completamente ammaliata dalla festa e ben presto si ritrovò attorniata da una cerchia di giovanotti sicuri di poterle rubare il cuore con i loro soldi e i modi affabili.
Tra tutti i presenti una chioma ramata attirò la sua attenzione,
Aguzzò la vista e accanto a suo fratello Oscar-Javier un viso familiare la scrutava con attenzione.
Il dottore con cui aveva avuto un'accesa discussione si trovava al centro della sala, vestito con una giacca bianca abbottonata a doppio petto che finiva con una lunga coda e un paio di pantaloni dello stesso colore, i ricami color oro risaltavano sul bianco cangiante e la stoffa raffinata sembrava esser stata cucita in quel completo per esser indossata solo da lui.
Le spalle larghe erano ben evidenziate dalla giacca stretta e i lineamenti eleganti le viso erano messi in risalto da un leggero trucco, tuttavia le lentiggini non erano state coperte del tutto.
La donna rimase paralizzata, era affascinante e per un attimo pensò che fosse davvero bello, ma la ragione tornò ferocemente in lei. Quell'uomo le aveva alzato la voce e l'aveva trattata come una sua pari, aveva messo suo fratello Oscar-Javier contro di lei e messa in ridicolo davanti un servo, no non poteva trovarlo bello. Era solo un pezzente che indossava la carità di suo fratello.
Respirò velocemente e camminando a testa alta per tutta la sala raggiunse il consaguigno e l'ospite, senza degnare Maël di una parola si avvicinò all'orecchio di Oscar-Javier.

-Come spiegherete a gli ospiti tale affronto Oscar?!

- Non capisco di cosa parlate, sorella.

Rispose ridacchiando il ragazzo,

-É un plebeo, un popolano, un rozzo dottorino come pensate che reagiranno gli ospiti?

Ribadì scandendo ogni parola e sputandola con astio verso il giovane.
Oscar-Javier non si scompose, restò fermo e con un sorriso stampato sul volto.

-Nostro cugino qui presente un plebeo? Sorella la vostra fervida immaginazione si prende gioco di voi, vi consiglio di prendere una boccata d'aria fresca alla luce della luna, la calura della stanza deve avervi fatto venire un malanno.

Maël scoppiò in una sonora risata che irritò di non poco la marchesina, ella mandò fulminea un'occhiataccia torva al fratello e con ardita manifestazione di contrarietà corse via per rifugiarsi a piangere lontano da i perfidi individui che si prendevano giuoco di lei.
Nessuno in casa osava mai sfidare la sua tirannia e suo fratello insieme al dottore aveva osato spingersi ove nessuno era mai arrivato.
Dentro il cuore di Hyacinte però si celava ben oltre che la sola rabbia per gli affronti di quella giornata, ciò che più le inondava il cuore di dolore era che suo fratello avesse legato in tal modo con un uomo della stessa classe sociale di colui che aveva attentato al sangue del suo sangue.

Maël restò impressionato dalla reazione spropositata che la damigella aveva avuto, così si sporse in avanti per seguirla quando Oscar-Javier lo fermò.

-La rabbia abbandonerà il suo esile corpo ben più presto di quanto immaginate, non vi consiglio di seguirla.

Il marchese Chevalier non capiva perché stesse ostacolando il dottore, ma l'ardore con cui i due si guardavano e discutevano destava in lui sospetti deplorevoli. Sua sorella era una dama di buona famiglia e non avrebbe permesso alla passione di sopraggiungere, ma nei modi di entrambi si notava una certa intesa e non indifferenza o semplice antipatia. Maël non doveva avvicinarsi a Hyacinte ma la reazione di lui lasciò in un limbo di paura e delusione Oscar-Javier.

-Perdonatemi ma ammetto di non essermi comportato nel migliore dei modi con madmoiselle Hyacinte, ella prova ribrezzo nei miei riguardi ma io che non odio e ne disprezzo nessuno non serbo rancore nei suoi riguardi. Vostra sorella non è un esempio di bontà e umiltà- vi prego non offendetevi non è mia intenzione arrecarvi offesa, voi siete tra le persone più nobili di cuore che io abbia mai conosciuto- ma io non sono un bifolco ed essendo un gentil uomo è mio dovere farle le mie scuse anche se non credo di esser totalmente nel torto.

A Maël l'idea di chieder scusa a Hyacinte balenava nella mente da quando l'aveva vista nella stanza del suo paziente e l'aveva aiutato, assistendolo come un'infermiera e non come la marchesa Hyacinte Chevalier. Così si congedò e aumentando il passo si diresse verso
La porta dove due camerieri lo fecero uscire senza distogliere lo sguardo dalla sua figura finché sparì nel corridoio infondo a destra.
Era un corridoio silenzioso dove sicuramente poche persone andavano, vide in fondo ad esso una porta semi-aperta e udì dei singhiozzi provenire da dietro essa. Hyacinte era lì, accovacciata ad un angolo vicino il camino.

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