Magica atmosfera

Laura osservò a lungo Rinaldo, prima di decidersi a fare un ingresso lento e studiato con effetto, per colpirlo.

Sapeva che Rinaldo sarebbe andato lì quella sera.

Si era preparata con estrema cura. Aveva indossato un vestito lungo attillato di un bel colore rosso fiammante, che metteva in risalto la sua figura morbida e ben proporzionata.

Aveva scelto con premura il trucco più congeniale al suo viso che le avrebbe permesso di nascondere quell'orribile naso aquilino che odiava. Un ombretto rosa e grigio perla steso con precisione sulle palpebre valorizzava i suoi occhi verdi.

Gli si avvicinò ancheggiando vistosamente. I tacchi a spillo picchiavano ritmicamente sul pavimento marmoreo di quel ristorante chic dove era tutto bianco, dai tavoli alle sedie, dalle tende ai vasi sui quali erano stati messi fiori candidi.

Rinaldo era un bell'uomo: gli occhi color del mare erano due zaffiri luminosi in un volto ovale e dal naso greco. La bocca carnosa e piena si aprì in un sorriso scintillante, dove i denti bianchi curati spiccavano come candide sentinelle.

Lei gli mise una mano sulla spalla per salutarlo, in un gesto confidenziale e intimo che lui apprezzò molto. Rinaldo rimase avvolto dal suo profumo, un misto di iris e viole, che gli fece pensare ai campi fioriti di primavera. Laura era un cocktail di freschezza e mistero e portava una nota di novità in quella sera di inizio estate.

L'uomo rimase turbato di fronte a quella bella donna maliziosa e così sicura di sé e che aveva il fascino di una creatura speciale, ma pericolosa.

«Posso?», chiese Laura, cercando di simulare nel guardarlo l'espressione da cerbiatta smarrita che aveva letto da qualche parte, faceva tanto impazzire gli uomini.

«Prego», rispose lui mangiandosela con gli occhi, e con galanteria spostò la sedia, per farla accomodare.

L'ingresso di Laura lo aveva in qualche modo sorpreso. La conosceva da quando era entrata a lavorare nella sua azienda vinicola, come sommelier. Laura ci sapeva fare e ben presto i suoi tour degustativi attraverso i quali portava i clienti a visitare le cantine, con assaggi dei vini locali e prodotti, erano diventati molto graditi, tanto che la clientela era aumentata.

Rinaldo la stimava, era senz'altro una professionista seria ed efficiente. Avrebbe voluto anche provarci, ma poi ci aveva sempre ripensato perché lei non era come le altre e non si sarebbe fatta tanto abbindolare da lui. Era una donna intelligente e seria, che sapeva il fatto suo, per questo aveva lasciato perdere. Eppure la tentazione era stata forte, ma erano bastate qualche occhiate gelide da parte di Laura per farlo desistere. Invece stasera era tutt'altra persona.

"Cosa sarà successo?", si chiese Rinaldo. Non era da lei comportarsi così.

Chiamò il cameriere per far aggiungere un altro servito, poi chiese gentilmente un cambio di menù. Si vedeva che lì era di casa e che poteva decidere in tutta libertà. Optò per un menù completo a base di pesce. Era molto più raffinato che un piatto di spaghetti e bistecca e avrebbe fatto più effetto sulla donna.

Laura lo ringraziò calorosamente con lo sguardo, sorridendo non solo con le labbra ma anche con gli occhi così verdi e pieni di complicità. Si stava aprendo a lui, dandogli chiari segnali di interesse.

Rinaldo lesse negli occhi di lei la malizia tipica di una donna che vuol essere conquistata.

Chissà perché si era avvicinata a lui quella sera, non riusciva a capire cosa avesse in mente.

Perché questo cambiamento repentino di atteggiamento? Di solito le donne lo fanno quando hanno in mente qualcosa. ‟Qui gatta ci cova", pensò. Tuttavia si sentiva lusingato da quelle attenzioni.

"Mio Dio, quanto è bella!".

Si sentiva ribollire il sangue nelle vene guardandola e pregò che non si accorgesse della vampata di desiderio, che lei gli aveva provocato involontariamente. Rinaldo era molto sensibile al fascino femminile.

Le donne gli piacevano molto, ma erano avventure senza nessun impegno, facce e corpi di cui non ricordava nemmeno il nome, evanescenti e trasparenti come fantasmi.

Lui era un bell'uomo e non aveva problemi ad approcciarsi con persone dell'altro sesso, ma Laura riusciva con la sua sola presenza ad intimidirlo.

Rinaldo era un conte, la sua famiglia discendeva da un'antica casata, molto popolare nella sua zona. Di questa rimaneva solo il nome, la terra, una casa colonica che era stata adibita ad azienda vinicola e lo stemma di famiglia, un grifone con il corpo di leone e la testa d'aquila.

Quella sera si era vestito anche lui con cura: camicia celeste pallido che metteva in risalto il colore dei suoi occhi su dei pantaloni classici e una giacca in lino di colore blu scuro.

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