In questi giorni ho vissuto in terribile stato di assuefazione.

Mi sono sentita schiava, intrappolata in una gabbia che io stessa avevo creato.

E quella gabbia è quella domanda che non riesce a trovare risposta dentro di me.

Sempre lei, sempre la stessa.

E' come una droga, non riesco a liberarmene, non riesco a farne a meno. E ho paura. Ho paura di rimanere intrappolata, di non poter fare quello che credo di essere in grado di fare, ho paura di non saper scappare, di non sapervi rinunciare o peggio di non voler scoprire la risposta.

Cosa farò della mia vita?

Eccola qui, poche parole che hanno il potere di condizionare e controllare il mio umore e di tenermi prigioniera.

A quanti di voi è successo di rimanere prigionieri dei propri problemi? E' successo a tutti, non ci sono dubbi. Coloro che non l'hanno provato lo proveranno, prima o poi capita, è una fase di passaggio. 

C'è chi, come me, però che in quella fase ci sguazza. Non smette mai, non ha una fine.

Ho pensato molte volte che forse era meglio farla finita, ma anche la parte più coraggiosa di me ha ceduto al panico. In poche parole, il fascino del mistero mi tiene a terra.

Essere sul filo del rasoio mi tiene viva e vigile. Risolvere problemi e farmi domande, chiedersi cosa viene dopo e cosa succederà domani mi riempie di speranza.

Anche quando le giornate sembrano tutte uguali, c'è una parte di me che continua a sperare che un giorno le cose cambieranno, che aspetta l'inverno, portatore di caos e routine. 

Eccomi qui, creatura dell'oscurità, quell'oscurità che mi divora e mi impedisce di vivermi le giornate serenamente, che mi obbliga a pensare al domani e a quella domanda che non avrà mai risposta.

So di farmi del male. Ci sono domande che non avranno mai risposta e per quanto cerchiamo non ci avvicineremo neanche un po' alla soluzione del problema.

L'unica cosa che posso fare è aspettare, lasciarmi guidare e non avere paura, anche quando l'unica cosa che vorrei fare è sparire sotto le coperte.