Donna con treccia
Il vestito le avvolgeva il corpo come ormai le sue braccia avevano smesso di fare da anni. I suoi lunghi capelli castani erano soavemente mossi dal leggero vento impregnato del suo profumo. Lo sapeva che era là tra la gente, la avevano avvertita. Migliaia di occhi la fissavano muoversi delicatamente sul palco e sicuramente non avrebbe mai trovato il suo viso tra la folla.
"I got my red dress on tonight, dancing in the dark in the pale moonlight. Done my hair up real big beauty queen style, high heels off" disse assaporando ogni singola parola,"I'm feeling alive." Chiuse gli occhi e con un braccio si strinse la vita mentre inclinò la testa verso sinistra. "Oh, my God, I feel it in the air."
La prima volta che la aveva finalmente incontrata, la aveva abbracciata così forte che le era mancato il fiato. La aveva sollevata da terra e lei aveva nascosto il viso nell'incavo del suo collo. Lui sapeva di caffè. Un aroma delicato, ma forte allo stesso tempo e da quel momento lei lo aveva respirato come se ne fosse diventata dipendente. Si beava del suo profumo ogni volta che lo aveva accanto e silenziosamente si sentiva in paradiso.
"Honey, I'm on fire, I feel it everywhere, nothing scares me anymore."
Le aveva promesso che la avrebbe protetta da tutto. Le aveva detto che lui sarebbe stato sempre con lei, non importavano i chilometri che li avrebbero separati.
Ma l'unica cosa che imparò fu a difendersi da sola.
La canzone parlava di lui come tutte quelle canzoni che aveva scritto dal giorno che lo aveva conosciuto. La gente le amava, le cantava con lei, ma lei non sentiva più niente. Ormai quel dolore era svanito e quelle melodie non facevano più contorcere il suo cuore. Ora lei le cantava con una forza che non aveva mai sentito prima. Riusciva a sostenere i mille sguardi del suo pubblico. I suoi occhi non tendevano più ad inumidirsi per lui e regalava qualche sorriso sparso qui e là. Una canzone dopo l'altra. Un ricordo dopo l'altro.
"Later's better than never, even if you're gone I'm gonna drive." Il suo piede sentì qualcosa solleticarlo. Lei abbassò lo sguardo e vide che qualcuno tra la folla le stava tendendo una rosa bianca. Cercò di scorgere il suo viso, ma le luci la accecavano. Si chinò leggermente e poté vedere degli occhi color caffè. Quel caffè che la avevano tenuta sveglia per molte notti. Prese la rosa senza distogliere lo sguardo dal suo e, senza accorgersene, aveva smesso di cantare. Il pubblico aveva iniziato a cantare per lei con tutto l'ossigeno che aveva nei polmoni. Nessun pubblico aveva mai cantato così intensamente una sua canzone. E quando finirono di cantare le ultime parole, un boato iniziò a gridare il suo nome.
Guardò la rosa e poi tornò a guardare quegli occhi che la avevano intrappolata per anni.
"La prossima canzone si intitola Big Eyes. Ho scritto questo pezzo per la colonna sonora di un film, è vero. Ma devo ammettere che l'ho fatto per una persona. Questa persona oggi è qui tra di voi e spero che capisca di essere lui quando sentirà il testo della canzone."
L'orchestra iniziò e suonare. Lei chiuse gli occhi, tirò la testa indietro e annusò la rosa bianca. Se la rigirò davanti agli occhi e senza accorgersene si punse il dito. Con la punta della lingua leccó quel piccolo rivolo di sangue che aveva iniziato a sgorgare e poi scese dal palco e si avvicinò a lui.
"I noticed you got hot in summer you had no comfort, your shirt was cotton your face was sunburned. You paced around like you'd been waiting for something, your world was burning and I stood watching. As I looked on the flames grew high you watched me frown. With your big eyes, and your big lies."
Aveva cantato quelle parole come se fossero state lacrime represse da tempo. Senza dolore, però. Lo aveva guardato fisso negli occhi e durante quei minuti tutti erano spariti, tranne loro due.
"Is it me was I wrong to have trusted you. Did I see what I wanted, what wasn't true? Was I wrong to go on like a little fool? It's amazing what women in love will do."
Il sangue non smetteva di scorrere dal suo dito e ogni tanto lo avvicinava alla bocca per inumidirlo. Ma proprio quando lo stava per fare per l'ennesima volta, si fermò. Appoggiò il microfono sul palco dietro di lei, prese la rosa e le strappò un petalo bianco. Posò un lieve baciò su di esso e con il sangue che usciva dalla ferita vi disegnò un piccolo cuore. Si voltò verso di lui e glielo porse.
"It's amazing what a woman in love will do."
Le luci si spensero come succedeva alla fine di ogni concerto. Sentì la sua voce chiamarla. Stava gridando il suo nome, la implorava di avvicinarsi a lui per un secondo.
Le sue guardie del corpo le avevano preso il braccio e la stavano esortando a lasciarsi aiutare per salire nuovamente sul palco, ma fu inevitabile.
Inevitabile.
Scappò dalla presa di quegli uomini, si voltò e corse verso di lui. Si fermò davanti ai suo occhi. Non capiva niente di quello che le stava cercando di dire. La sua voce era come il delicato suono dell'acqua di un ruscello durante un terribile temporale. Impercettibile. Si precipitò tra le sue braccia e lasciò che lui l'abbracciasse ancora una volta. L'incavo del suo collo era esattamente come lo ricordava: caldo e soffice. Si scostò leggermente dalla sua presa e lo baciò.
Lo baciò perché lo voleva. Perché sentiva quel bisogno irrefrenabile di farlo. Lo guardò ancora negli occhi e poi abbassò lo sguardo. Sentì nuovamente la presa delle sue guardie del corpo, ma questa volta non oppose resistenza.
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