La casetta sul ciglio della strada


Veloce. Troppo veloce. La moto non gli rispondeva più. La testa era un vortice di pensieri confusi. Lo stridio dei freni sull'asfalto. Poi, lo schianto.
Nero. Tutto intorno a lui. Vociare preoccupato. Polvere di vetro che gli squarciava la pelle della schiena. Le gambe e le braccia girate in strane posizioni. Nero. Poi nulla. Un eterno sonno che lo avvolgerà.

Il loro unico figlio era morto in un secondo. Quella mattina stessa era vivo, il pomeriggio era morto. Era stato difficile crederci. Avevano pensato a uno scherzo, all'inizio, poi avevano visto il corpo. Era morto, non c'erano dubbi e non c'era niente da fare. Solo ricordarlo.
Costruirono una casetta, alta una quarantina di centimetri, la posizionarono proprio sul luogo che aveva ospitato il suo corpo al momento dell'incidente. Era bianca, con due piccole finestrelle dalle serrande verdi, una porticina marrone e il tetto rosso spiovente. C'era anche un giardino, delimitato da una piccola staccionata. Al suo interno i fiori erano rossi, bianchi e gialli. Andavano a cambiare i fiori una volta a settimana. Qualche volta riassestavano la facciata della piccola casetta. Attraverso quelle piccole finestre riuscivano a scorgere gli occhi vivaci di loro figlio. Quegli occhi ormai chiusi.

C'era una bambina, che per andare al mare passava in bicicletta davanti a quella casa. Aveva quattro anni. Era nata qualche anno dopo la morte del ragazzo, eppure si era affezionata a quella piccola costruzione in modo singolare. Aveva inventato una storia: raccontava che quella fosse la casetta di una famiglia di uccellini marroni. I genitori e due fratelli. La madre degli uccellini era morta qualche mese prima, il padre era all'estero per lavoro. I fratellini si chiamavano Gianni e Mainebum. Il secondo nome lo aveva inventato lei, non sapeva nemmeno che probabilmente era molto simile alla traduzione tedesca di "il mio sedere". Aveva preso delle lettere a caso e le aveva messe insieme.
La bambina cresceva, eppure manteneva costante l'amore per quella casetta. Quando raggiunse l'età di sette anni i genitori si decisero a dirle che era una costruzione in ricordo per una persona morta. Ma la bambina non cedette. Fino a quando...
Un inverno, costruirono una rete sul marciapiede dove si trovava il ricordo di morte. Quando la bambina, ormai undicenne, si trasferì nel paese per l'estate, trovò la casetta appena visibile attraverso la rete e gli arbusti che, incontrollati, erano cresciuti tutti intorno.
I genitori del ragazzo erano morti, nessuno curava più quella casetta.
L'anno seguente era ancora meno visibile, ormai nascosta dagli alberi e dimenticata dal marciapiede, rinnovato in seguito ad alcuni lavori sulla strada.

L'anno dopo un cantiere edile nacque a poca distanza dalla casetta. Si allargò. E quel ricordo venne coperto.
Nessuno avrebbe più ricordato quel ragazzo, o quell'incidente, presto la casetta abbandonerà anche i ricordi di quella bambina. Scomparsa per sempre. La facciata diventerà grigia e i fiori appassiranno. Le serrandine verdi cadranno dalle finestre e il tetto si riempirà di fori. Verrà schiacciata dal cemento, dai passi di una nuova vita che nascerà in quella casa appena costruita. Il ragazzo verrà dimenticato. Col tempo svanirà dai ricordi di tutti.

Ciao! Ci tengo a sottolineare che questa storia è tratta dalla realtà. Quando ero piccola adoravo quella casetta, e avevo veramente inventato una storia al riguardo, proprio come ho scritto. Gianni e "Mainebum". Purtroppo mia cugina parla tedesco... Spero solo mi abbia fatto uno scherzo.
Quest'anno quella casetta verrà coperta da una casa. E per me è un dolore terribile. Perchè tutte le estati, ogni giorno, ci passavo davanti. Non so, purtroppo, come sia mortola la persona a cui è stata dedicata quella casetta, perciò ho deciso di inventare una storia. Ma il fondale è vero. Esistono davvero quel tetto rosso e quelle serrande verdi, ve lo posso giurare. Si trova a Fregene, dove la costruzione di case si sta mangiando tutto il lungomare, che un tempo era popolato da piante, invece che dal cemento. E adesso costruiranno anche sopra a quel ricordo di morte. E io non posso fare nulla per evitarlo.

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