22. Il soldato fantasma ( Parte I )
La situazione si animò e dopo quel primo contatto lei si mise a cavalcioni su di me, facendo cadere in terra il prezioso volume, ma a nessuno dei due importò granché.
Iniziai a baciarle il collo, mentre le mie mani scivolavano sui suoi glutei sodi. Mi tolse quasi subito le mani da lì e le mise dietro la schiena. Era abbastanza pudica la ragazza, nonostante fosse ormai a gambe aperte su di me. Ci aveva messo parecchio per anche solo darmi un misero bacio.
Quella posizione era una conseguenza data dalla frenesia del momento.
C'era un'altra reazione che riuscivo a stento a controllare ed era quella dei miei canini troppo vicini al suo collo. La pelle liscia così esposta, con la vena che pulsava per l'eccitazione, era irresistibile. Per sua fortuna, si scostò da me buttandosi sul divano.
«Forse è meglio se ci andiamo piano», affermò Sharon sorridente, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Avevo a che fare con Miss Castità e non ci ero abituato. L'ultima donna così santarellina era stata Federica Marchesi nel 1874... e poi si era visto come era diventata alla fine!
«Sì, lo credo anche io», mi finsi d'accordo, ma non troppo, «prendo i miei libri e ti lascio riposare», sorrisi raccogliendo i due volumi e mettendoli sotto il braccio.
«Grazie per essere passato, chiamami qualche volta, lo faccio sempre io», mi riproverò la ragazza accompagnandomi alla porta.
Era vero, cercavo di tenerla più alla larga possibile da me, da ciò che ero e da quello che giornalmente dovevo affrontare.
Mi apprestai a uscire, ma lei mi tirò da un braccio poggiando le sue labbra sulle mie e premendo per qualche istante, dopodiché sorrise vicino al mio viso e mi diede la buona notte.
Mi voltai per andarmene ma di fronte a me vidi un uomo immobile, come paralizzato dalla vista di me e Sharon insieme. Aveva una t-shirt abbastanza larga, di un verde molto scuro, dei jeans consumati e strappati e delle scarpe vecchie di un marroncino chiaro.
Era parecchio trascurato: i suoi capelli biondo cenere erano arruffati e aveva una barba incolta e non curata. Il colore dei suoi occhi non si distingueva bene, sembravano azzurri o grigi. Aveva un fisico palestrato, ma non troppo, e dei lineamenti molto duri e mascolini.
«Chi cazzo sei tu? Tu! Ti scopi questo schifoso?!» sbraitò il ragazzo indicandoci come due criminali con mano tremante e accusatoria.
«Trevor, ti prego, calmati! Non abbiamo fatto nulla, è un amico», replicò terrorizzata Sharon tenendosi attaccata alla porta per scaricare la tensione e la paura.
«Ehi, ehi, che diavolo succede qui? Scommetto che sei il suo ex. Ho già visto troppe volte queste scene nei film e non voglio finisca male, perciò...calma. Sono venuto a prendere solo questi due libri e me ne vado, ok?» dissi cercando di controllarmi. Non era da me essere diplomatico, ma per quella ragazza assumevo comportamenti che erano totalmente inusuali per me.
«Non dirmi cazzate, ho visto che l'hai baciata!» ringhiò Trevor fuori di sé.
«No, è stata lei a baciare me! In ogni caso, non credo tu debba impicciarti della vita di Sharon. Non siamo andati a letto insieme, né tanto meno ci frequentiamo. Ci vediamo occasionalmente e senza secondi fini», tentai di risultare sempre attento alle parole, ma se avesse cercato di farle del male, lo avrei fatto fuori sul posto. Questo senso di protezione stava diventando pericoloso!
Il ragazzo estrasse una pistola dal retro dei jeans e la puntò contro Sharon e me.
«Basta! Io ti faccio fuori e poi ammazzo pure lui!» esclamò tremante.
Sharon scoppiò a piangere e rimase paralizzata contro la porta dalla paura.
Trevor era uscito di testa, il muro della pazzia era stato abbattuto e ormai non c'era alcun rimedio.
«Scusami, io ti amo», disse singhiozzando, mentre indirizzava l'arma verso Sharon e premeva il grilletto.
Subito mi misi davanti a lei, incassando la pallottola nel torace, sentii un urlo di disperazione alle mie spalle e un tonfo.
Rimasi impassibile tranne per il fatto che feci cadere i libri in terra. Il mio viso iniziava a dare segni di cedimento, le mie pupille diventarono rosse e i miei canini si allungarono. Il ragazzo fece fuoco ancora una volta e, come prima, sopportai il colpo del proiettile indietreggiando appena.
Mi avventai velocemente su di lui, coprendo i metri che ci dividevano con velocità accecante.
Gli bloccai il polso dove teneva la pistola e glielo spezzai, mentre mi guardava in preda a una paura che avrebbe perfino potuto stroncarlo, ma non sarebbe morto così facilmente.
Reclinai la testa all'indietro e inforcai i canini nella sua giugulare straziando la carne della gola, intanto che gli tenevo il polso piegato.
Iniziai a succhiare il suo sangue avidamente, dando forti strattoni con i denti per rendere ancora più copiosa la sua emorragia.
Continuai a bere, il liquido cremisi mi inondava la trachea e colava copiosamente ai lati della mia bocca, non mi fermai finché non sentii la vita abbandonarlo.
Il suo sangue zampillava sempre di più, mi macchiava i vestiti e si versava sul suo corpo che lentamente stava trapassando il confine tra la vita e la morte.
Erano passati moltissimi anni dall'ultima volta che mi ero nutrito così violentemente di qualcuno.
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