XXV: Finalmente tutti ci capiamo qualcosa
Non si fa.
Non si annuncia al mondo che la propria sorella, per anni ritenuta morta, non solo è viva e vegeta, ma fa anche parte del gruppo di assassini che in teoria l'aveva uccisa, per poi non dare alcuna altra spiegazione.
Perciò, naturalmente, fu proprio così che Chris si comportò.
Rimase totalmente apatico. Se qualcuno di noi provava a parlargli rispondeva, certo, ma aveva sempre lo sguardo perso nel vuoto, come se il suo cervello stesse processando un milione di pensieri al secondo.
Ben presto sarebbero arrivati gli impiegati del Ministero, quindi il professor Silente ci fece Smaterializzare tutti nel suo ufficio. Grazie ad Harry ed Hermione, la Umbridge aveva finalmente levato le tende.
"Buonasera ai nostri gentili ospiti," disse il professor Silente, rivolto ai nostri amici. "Ritengo che alla luce degli ultimi sviluppi, delle spiegazioni da entrambe le parti siano d'obbligo."
"Non si preoccupi," Si fece avanti Jason. "Le spiegazioni dovrebbero arrivare....adesso!"
Non successe nulla.
"Ehm...volevo dire...adesso!"
Di nuovo nulla.
"Amico, mi fai fare brutta figura con gli stregoni," gli sussurrò Percy all'orecchio.
"Ma dove si è cacciata?" Bisbigliò a sua volta Jason, poi alzò la voce. "Ho detto...ADESSO!"
"Eccomi, arrivo! Quanta fretta!" Disse una voce nell'aria.
La luce sembrò piegarsi verso il centro della stanza, poi ci abbagliò tutti. Quando riaprimmo gli occhi, di fronte a noi c'era Ecate, con un aspetto del tutto diverso dal solito: Capelli raccolti in una crocchia, occhiali da lettura ed un elegante... tailleure... taiglieur...no, è tailleur, ecco. Un elegante tailleur color viola scuro che le dava un'aria da avvocato. Jason mormorò qualcosa che non capii quando arrivò.
"Scusate il ritardo, Zeus ci ha messo un'eternità a firmare i permessi. Ebbene, eccoli qui," disse, indicando l'enorme pila di carta che aveva in mano. "Un chilo e mezzo di documenti, permessi e delibere varie."
Estrasse un foglio dalla pila e lesse, con tono esageratamente solenne, "È stabilito così dal Consiglio degli Dei Maggiori che al semidio Percy Jackson e ai suoi compagni d'impresa sia concesso di rivelare ai membri dell'Ordine della Fenice qualunque informazione essi ritengano necessaria, purché si assumano la piena responsabilità delle conseguenze. Firmato da bla bla bla, sottoscritto eccetera eccetera...direi che è tutto. Possiamo procede-"
"Fermi, time-out, un momento," disse Harry, gesticolando come un matto. "Cosa sta succedendo?" Allargò le braccia come ad indicare tutto l'universo attorno a sé. "Chi è questa donna? Come ha fatto ad entrare? E cosa è questa storia di Zeus e semidei e così via?"
Percy e Jason si guardarono negli occhi. "Sei tu il capo," disse Jason facendo qualche passo indietro.
"Traditore," borbottò Percy. Si girò verso Harry e il resto dei maghi, poi, con un sorriso leggermente imbarazzato, chiese, "Vedete, tanto tempo fa, nell'antica Grecia..."
E fu così che Percy si lanciò in una lunga spiegazione sugli dèi e sul loro ruolo nel mondo moderno. Seguii la cosa per un po', poi Percy iniziò a raccontare di alcune delle sue imprese (solo alcune, altrimenti avremmo fatto notte); dato che le avevo sentite un milione di volte, decisi di concentrarmi su Chris e Claire.
Si erano ritirati in un angolino dell'ufficio, e parlottavano a bassa voce. Ad un certo punto Chris provò a metterle una mano sulla spalla, ma lei trasalì e si tirò indietro. Era evidente che non lo aveva fatto con cattiveria, era stato solo un gesto istintivo, ma era altrettanto evidente che Chris ci era rimasto male.
Mi avvicinai a loro. A costo di sembrare maleducata, dovevo capire come erano andate esattamente le cose. "Ora voi due mi dite cosa è successo al Ministero."
Claire subito scattò al riparo dietro Chris. Riuscivo a vederle solo il volto, e non potei non notare quanto si somigliassero. Certo, la Claire di fronte a me era più grande della bambina che avevo sognato, i tratti femminili erano molto più evidenti; eppure, un taglio di capelli e qualche ritocco sarebbero stati sufficienti a renderli praticamente indistinguibili.
Si guardarono, come per decidere a chi dare la parola. Alla fine parlò Chris.
"Cerco di fartela breve. Io, Harry e gli altri siamo rimasti circondati dai Mangiamorte. Io e Ginny siamo rimasti separati dagli altri, e ci siamo trovati ad affrontare Malfoy e-"
"E me," disse Claire. "Stavo per uccidere mio fratello..."
Era alta quasi quanto il fratello, e i lineamenti spigolosi e la cicatrice in viso la facevano sembrare un'adulta. Sembrava assurdo che avesse solo 15 anni. Ancora più assurdo però era che una tale ragazzona in quel momento si era rannicchiata su sé stessa e stava piangendo come una bambina.
Chris non sapeva che fare. Provò ad avvicinarsi e a guardarla in volto. "Te l'ho già detto, non è colpa tua, non eri in te."
"Sì, però-"
"Però niente. Sei tornata. Sei di nuovo con me. Non mi importa di nient'altro." Non avevo mai visto Chris così. Piangeva e sorrideva allo stesso tempo, e parlava con una gentilezza di cui non lo ritenevo capace. Provò ad abbracciarla, e questa volta lei sembrò accettare per qualche secondo, poi si dimenò e si scansò. Stavolta Chris capì l'antifona, e non provò più a toccarla.
Mi sentivo parecchio a disagio a stare lì in piedi, quindi ripresi il discorso. "Poi cosa è successo?"
"Io e Ginny abbiamo sconfitto Malfoy. Il tutto è durato molto poco, abbiamo avuto il vantaggio della sorpresa. Poi abbiamo affrontato lei, ed è stato molto più difficile." Claire distolse lo sguardo da quel punto in poi. "Stavamo anche per vincere, ma ad un certo punto un'ombra scura è calata su di noi."
"Era l'Oscuro Signore," spiegò Claire; il terrore nella sua voce era palpabile. "Qualcuno deve averlo chiamato quando hanno beccato Potter."
"Silente ci ha detto che Harry ha affrontato Voldemort al Ministero." Mi pentii subito di aver pronunciato il nome; Claire trasalì, come se Voldemort potesse spuntare da un momento all'altro. "Mi stai dicendo che in quei pochi attimi ha abbattuto noi, liberato i Mangiamorte che avevamo intrappolato, ed ha trasportato Harry da un'altra parte?"
"Non ho capito bene cosa è successo," riprese Chris, "so solo che qualche attimo dopo lei era sopra di me, col mio coltello a pochi centimetri dall'occhio. È così che mi sono fatto questa," disse, indicando la cicatrice sul volto.
"Ti prego, basta," lo implorò Claire.
"Sto solo raccontando i fatti, non hai colpa di niente," ribadì Chris, ma Claire non ne sembrava molto convinta.
"A quel punto io e Ginny eravamo in difficoltà, ci serviva un piano. E mi sono ricordato di una cosa. Ecate ci aveva dato la possibilità di usare la Legilimanzia, ricordi?"
Annuii. "Beh, quale miglior momento per usarla? Speravo di poter prevedere le sue mosse, o qualcosa del genere."
Si girò verso la sorella. "Da qui in poi devi raccontare tu, perché io non ci ho capito nulla."
Claire mi guardava ancora come se potessi aggredirla da un momento all'altro. Le feci il mio miglior sorriso incoraggiante. Lei prese un bel respiro ed iniziò a parlare.
"Prima di andare al Ministero, mi hanno fatto la maledizione Imperius. Non era una novità, passavo tre quarti del mio tempo così. Perfino quando ti ho visto in pieno volto, Chris, non ti ho riconosciuto. Eri solo il mio bersaglio."
Qualche altra lacrima lasciò i suoi occhi. Avrei voluto fare qualcosa per consolarla, ma come avrei potuto dire? 'Hey, non è colpa tua se hai quasi ucciso tuo fratello, mica hai chiesto tu di essere schiavizzata da un gruppo di psicopatici'? Era meglio stare zitta e lasciarla parlare.
"Quando Chris mi ha letto la mente, però, è successo qualcosa. Non so bene come spiegarlo. Ho rivisto in pochi attimi tutta la mia infanzia, tutta la mia vita precedente. La cosa strana è che non avevo esattamente dimenticato...era come se i ricordi fossero lì, però nascosti da qualche parte nella mente. Lo so che sembra assurdo, ma ti giuro che è la verità!" Mi disse con sguardo implorante.
Io le sorrisi. "Ti credo."
Ora, sarebbe bello dire che le credevo perché percepii la sincerità nella sua voce o qualche altra spiegazione da fiaba, ma la verità era tutt'altra. Avevo molti dubbi su di lei, ma si trovava da sola in mezzo ad una ventina tra maghi e semidei, se avesse avuto cattive intenzioni non le avrebbe di certo urlate ai quattro venti; perciò le dissi quelle parole per farla rilassare, per darle un senso di falsa sicurezza.
Col senno di poi, mi sento una persona orribile ad aver dubitato di lei.
[Tutti avevamo dei dubbi su di lei. E invece guarda come è andata a finire.]
[Lo so, Pip, ma nessuno poteva immaginare come sarebbero andate le cose.]
"A quel punto, la mia mente si è schiarita. Ho riconosciuto mio fratello, ho capito cosa stavo per fare...ho capito quello che avevo già fatto... Ho mollato tutto e me ne sono andata. Io non appartengo ai Mangiamorte...no, non appartengo ai Mangiamorte..."
"No, non sei una di loro," confermò Chris.
Lei lo guardò in volto. "Sei tu, ti riconosco, eppure sei cambiato così tanto...quanto tempo è passato?"
Chris appariva molto riluttante quando rispose, "Claire, sono passati quasi cinque anni."
Lei spalancò gli occhi. "Cosa...cinque a-anni?" Parlò con un filo di voce.
"Sì," Chris non riuscì più a tenere il sorriso. "Era giugno quando è successo. Qualche giorno dopo che andammo a Diagon Alley, ricordi?"
"Sì, qualcosa ricordo..." Claire ormai non ci ascoltava più. Fissava il vuoto e sussurrava, "cinque anni..."
Prima che uno di noi potesse aggiungere altro, Percy finì il suo racconto. Me ne accorsi dalla valanga di esclamazioni che ne seguì.
"Miseriaccia, è una cosa pazzesca!"
"Ed io che pensavo che la mia vita fosse incasinata!"
Ma il miglior commento fu quello di Sirius Black. "Mi state dicendo che l'uomo che venne in casa mia a Natale, il padre di Percy...era un dio?"
"Esatto. Mio padre è Poseidone, dio dei mari, dei terremoti, dei cavalli e di una serie di altre cose," disse Percy con evidente orgoglio.
Tutti i presenti sbiancarono. Il signor Black, essendo già pallido di per sé, sfiorò la trasparenza. Il professor Silente fu il primo a riprendersi. Con una risatina disse, "Allora me la sono vista davvero brutta quella volta," poi si girò verso di noi e disse, in tono molto più serio, "Vi devo delle scuse, ragazzi. Vi ho accusato di complottare contro di noi, quando il vostro obiettivo era l'esatto opposto."
"Una cosa va detta, non è stata del tutto colpa vostra," disse Ecate, e passò a spiegare il funzionamento della Foschia. I maghi sembrarono stranamente molto propensi ad accettare la realtà, ma immagino che vivere in un castello magico dove i ritratti parlano dia una diversa prospettiva dell'impossibile. E poi avere una dea in carne ed ossa di fronte ai propri occhi rappresenta una prova piuttosto schiacciante.
"Quindi, se ciò che avevamo visto non era il Marchio Nero, cos'era?" Chiese Hermione.
"Il simbolo della Dodicesima Legione Fulminata, che accoglie tutti i semidei romani," spiegò Jason esponendo il suo tatuaggio. "Ora che siete a conoscenza del mondo divino, dovreste vederlo senza problemi."
Tutti quelli di noi che avevamo i tatuaggi li facemmo vedere ai maghi. Sui loro volti vidi prima stupore, poi vergogna.
"Il tatuaggio è composto dalla scritta S.P.Q.R.-"
"Che significa Sono Pazzi Questi Romani," mi interruppe Leo.
"No affatto," lo fulminai con lo sguardo. "Poi c'è un simbolo che identifica il proprio genitore divino. Infine, una linea orizzontale per ogni anno di servizio," finii di spiegare.
"Un attimo. Vuol dire che lui ha servito per quattordici anni?" Chiese Hermione, indicando Jason.
"Esatto," rispose lui. "Avevo quattro anni quando mi sono unito alla Legione."
Hermione deglutì. Harry disse, "Non mi lamenterò mai più della mia infanzia."
"Ognuno ha le sue battaglie da combattere," disse Annabeth.
"Esatto," intervenne Ecate, "ma da oggi combatteremo uniti. Maghi e streghe, gli dèi dell'Olimpo vi offrono un'alleanza che riteniamo possa dar beneficio ad entrambi. Noi promettiamo di combattere al vostro fianco e darvi supporto, se voi giurerete di sostenere l'Olimpo e di non intraprendere azioni contro di esso."
Politica di vecchia e alta scuola, la cara Ecate.
"Ragazzi, immagino che voi vogliate parlare tra di voi. Andate pure, qui ce la sbrigheremo noi," ci disse Silente, congedandoci in modo non proprio sottile.
Quando uscimmo, Harry disse, "Vi dobbiamo la vita, e non ci siamo neanche presentati. Io sono Harry Potter." A quel punto si presentarono tutti i maghi.
"Io sono il fighissimo Leo Valdez," disse Leo, balzando avanti a tutti. "E questa è Annabeth, la fidanzata di Percy. Questa invece è la mia migliore amica Piper, la fidanzata di Annabeth, mentre lui è Jason, il fidanzato di Piper. Ovviamente conoscete già Percy, il fidanzato di Jason."
I maghi sbatterono gli occhi più volte. "Ehm...qualcosa non torna," disse Neville.
"Ovviamente, perché lui è un idiota," disse Calipso dandogli una gomitata giocosa, dopodiché fece le presentazioni come si deve. "-Ed io sono Calipso."
Hermione esclamò, "Ah, come la ninfa del mito!" Tutti noi ridemmo.
"Tesoro," le disse Leo, "Lei È la Calipso del mito."
"Cosa?!" Disse Hermione, spalancando gli occhi. "Sei proprio tu? La figlia di Atlante? La ninfa immortale?"
"Beh, lo ero fino ad un anno e mezzo fa," rispose Calipso, chiaramente irritata dalle definizioni scelte da Hermione. "Ora sono una mortale di quasi diciott'anni, anche se in teoria dovrei avere...aspetta...se il Medioevo è finito nel 1492...riporto di 4... settemilasettecentoventisette anni a settembre. Aspetta...Leo, viene prima settembre od ottobre?"
"Prima settembre," rispose paziente Leo.
"Allora ad ottobre," confermò Calipso.
"Ehm ehm," Io e Percy sobbalzammo, ma in realtà era solo quell'imbecille di Chris. "Non avete dimenticato qualcuno?"
"Cosa vuoi ora?" Chiese Hermione, poi sembrò capire. Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. "No, dai...non è possibile..."
"Possibilissimo, invece," disse lui con un enorme sorriso. Fece un profondissimo inchino ed esclamò, "Chris Cole, figlio di Ares, al vostro servizio."
"COSA?" Esclamarono due persone. La prima fu Claire, la quale aveva una faccia in parte sbalordita in parte arrabbiata, come a dire 'C'è altro che devo sapere?'.
La seconda fu Zenia, che appena ci individuò corse verso di noi con lo stesso impeto di una fucilata e si gettò addosso a Chris, abbracciandolo. "Non. Farlo. Mai. Più. Gira voce che tu sia andato al Ministero a combattere i Mangiamorte. Ti prego dimmi che non è vero."
"Come è possibile che si sia già saputo?" Chiesi a Ginny.
Lei fece spallucce. "Siamo ad Hogwarts, i segreti non durano." Si fece all'improvviso molto più seria. "Senti, Hazel, mi dispiace tantissimo. Ho dubitato di te, ed io-"
La bloccai con un'abbraccio. "Stavi difendendo le persone che ami. Non c'è mai errore in questo. Dov'è Luna?" Appena la trovai, trascinai Ginny verso di lei, ed abbracciai tutte e tre. "Vi voglio bene, ragazze."
"Quindi tu sei morta sul serio?" Mi chiese Luna.
"Davvero?" Feci finta di controllarmi il battito. "Perché nessuno me lo ha detto?"
"Scema," disse Ginny ridendo, e mi diede uno scappellotto affettuoso.
[appunto, affettuoso, non come quelli che dai tu.]
[Mai sentito parlare di amore severo, caro Percy?]
Mentre noi facevamo le affettuose, Chris si stava beccando una sgridata da record da Zenia.
"Si può sapere cosa avevi in mente," "Sei un'idiota" e "Non pensi a quanto mi sia preoccupata?" riempirono il corridoio. Era stranamente divertente vedere Chris completamente inerme di fronte a quella bambina, che anche alzandosi sulle punte non riusciva a guardarlo dritto negli occhi.
Chris si girò verso di me come per chiedere aiuto. La strigliata se la meritava, secondo me. Non ci aveva neanche lasciato un biglietto prima di partire per una missione potenzialmente suicida.
'Non avevate litigato?' Gli mimai con la bocca. Lui rispose con un gesto della mano, come a dire "Sì, ma tanto tempo fa."
"-E soprattutto, lei chi é?" Chiese infine Zenia, indicando Claire.
"Chi sei tu, piuttosto," replicò Claire, subito sulla difensiva. "E cos'è questa storia di Ares?"
"Ragazze, calmatevi, se mi date un attimo vi spiego tutto."
"Allora?" Chiesero tutte e due contemporaneamente.
"Vedete-"
"Sì?" Chiesero entrambe, di nuovo all'unisono.
Chris sospirò. "Sarà una lunga serata. Venite, c'è tanto da dire," disse, allontanandosi con le ragazze.
Riportai l'attenzione al gruppo di semidei; Nico stava spiegando agli altri come funziona il viaggio ombra.
"-E quindi dato che le ombre formano un unico spazio, i figli di Ade possono usarlo per viaggiare."
"Wow..." esclamò Ginny. "Hazel, sai farlo anche tu?"
"Sto cercando di imparare."
"A proposito, Nico, complimenti per oggi! Stai diventando bravissimo a controllare i tuoi poteri," disse Jason dandogli una pacca sulla spalla e sorridendo fiero.
Nico sorrise imbarazzato. "Grazie, papà."
Il tempo si fermò.
Non saprei dire se fosse passato un secondo oppure dieci minuti prima che Jason dicesse, "Hai...hai appena..."
"H-Ho detto, 'Grazie, amico'," Si affrettò a rispondere Nico, rosso come un pomodoro.
Tutti scoppiammo a ridere, ma dopo qualche secondo Leo ci interruppe. "Dai, ragazzi, smettetela. Anche perché è una cosa assurda."
"Ecco, diglielo tu."
"Lo sanno tutti che Jason in realtà è la mamma!"
Ancora più risate di prima. Perfino Reyna si concesse di ridere. "E chi sarebbe il padre, allora?"
Invece di Leo rispose Annabeth. "Ma ovviamente tu, mia cara Ra-Ra!"
Reyna arrossì subito. "Questo...questo è...è sbagliato!" Ma quasi nessuno la sentì, poiché tutti erano occupati a ridere.
"Annabeth, ti ricordi che fine ha fatto l'ultima persona che mi ha chiamato Ra-Ra?" Disse Reyna, che come al solito si era ricomposta a tempo di record.
"Ti amo anch'io," disse Annabeth facendole un occhiolino.
"Tutti vi arrabbiate quando mischio le coppie, e poi vi dite certe cose!" Esclamò Leo, fingendosi esasperato.
Mentre gli altri continuavano a ridere e a scherzare, io mi tirai Frank da parte. La prima cosa che feci fu baciarlo. La seconda cosa che feci fu baciarlo di nuovo.
[Hai capito la piccoletta di famiglia!]
[Che volete che vi dica, non solo Percy soffre di nostalgia dopo nove mesi.]
Frank mi diede un abbraccio da orso (senza trasformarsi in orso, bada bene. Con lui è sempre meglio specificare). "Sei stata fenomenale!"
"Sì, è stato divertente. Però ora voglio ho solo voglia di dormire," dissi, senza riuscire a trattenere uno sbadiglio. "Che fine ha fatto Ecate?"
"Eccomi qui, ragazzi," Disse la sua voce, seguita dalla sua apparizione in un lampo di luce. Si guardò un attimo intorno. "Dove sono i gemelli?"
"Parlano in privato. Glieli vado a chiamare?" Sì offrì Percy.
"No, anzi, meglio così." Abbassò la voce e si rivolse solo a noi semidei. "Non c'è tempo per i convenevoli. Dobbiamo tornare subito al campo, temo che a breve succederà qualcosa di serio."
"La supplico, non un'altra Grande Profezia," piagnucolò Percy.
"Non proprio. Purtroppo Zeus mi ha tassativamente vietato di dirvi di cosa si tratta, se non che c'entrano gli Oracoli." Ovviamente ciò non bastò a tranquillizzarci, proprio per niente.
"Non la finiremo mai, vero?" Sospirò Piper.
"Tu e Jason Grace per il momento tornerete al Campo, ma il vostro ruolo sarà altrove. E portate i gemelli con voi. Me la vedrò io con la Foschia e tutto il resto. Ho qualche idea riguardo a loro..."
Ero tentata di dire a Chris e Claire di fuggire in Russia. Tu che senti questa registrazione, prendi nota: un dio che ha dei piani per te non è MAI una cosa positiva.
"Andiamo, salutate e prendete le vostre cose. Dobbiamo andare."
"Peccato, però, mi mancherà questo posto," disse Percy, e non potevo essere più d'accordo. "Ebbene, mi sa che dobbiamo salutarci..."
"Aspettate, Percy, Hazel," disse Harry, un po' esitante.
"Sì?" Rispose Percy, incrociando le braccia e inarcando le sopracciglia.
"Mi dispiace di aver dubitato di voi. Sono stato uno stupido."
"Decisamente," dissi io.
"E...e avrei dovuto confrontarmi direttamente con voi invece di parlarvi alle spalle..."
"Continua," fece Percy.
"E ho imparato la lezione. Non giudicherò una persona prima di avere tutti i dettagli."
"Mhh, che dici, lo perdoniamo?" Chiesi a Percy, facendo la finta altezzosa.
"Mah, non mi ha convinto molto..." disse Percy con lo stesso tono, ma non resse a lungo. Sorrise come un bambino e allargò le braccia. "Ahh, vieni qui!"
Stritolò Harry in un abbraccio. "Tu sei mio amico!"
"S-sono felice...a-anche tu sei mio amico...le costole!" Squittì Harry.
"Scusa scusa," disse Percy, mettendolo giù. "Un giorno, quando tutto questo sarà finito, ci vedremo tutti a New York per un bel cheeseburger."
"Non vediamo l'ora," disse Ron.
"Fino a quel momento...Combatteremo insieme," disse Percy, poi sguainò la spada e la puntò verso l'alto. "INSIEME!"
"INSIEME!" Urlammo tutti. Non era una semplice parola.
Era una promessa.
Spigolo autore
Sono desolato, ma oggi un solo capitolo. Questa settimana sono stato impegnatissimo con lo studio.
Finalmente posso scrivere di Claire? Che ne pensate, a primo impatto?
La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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