XX: L'Esercito di Silente senza Silente

"Allora, cosa hai scoperto?"

Mi trovavo in una stanza vuota, a parlare con Rachel Elizabeth Dare tramite Messaggio Iride. Tempo fa le avevo chiesto se i sogni di Harry potessero essere in qualche modo profetici, ed ora sembrava che avessi una risposta.

"Ciao, Percy! Allora, che tu sappia questo Harry discende da Apollo?"

"Non che io sappia..."

"Beh, in base a quanto ho capito, questi maghi discendono da Ecate, oppure da persone che hanno avuto la magia da lei, giusto? Ebbene se ad un certo punto una di queste persone si, ehm...congiunge con Apollo, il risultato è un Veggente, ovvero un mago o una strega che non solo possiede la Vista, ma ha anche una limitata capacità di predire il futuro. Credo anche, ma di questo non sono sicura, che tali persone siano potenziali ospiti per l'Oracolo."

Riflettei un po' sulle sue parole. "Capisco...parlando di Oracolo, lo spirito di Delfi ti ha detto nulla su questa impresa?"

Lei iniziò a rigirarsi una ciocca rossa tra le dita nervosa. "Ehm, no, perché..."

Subito mi allarmai. "Perché cosa?"

Lei sospirò. "Chirone non vuole che te lo dica...ma è una cosa importante. L'Oracolo ha smesso di funzionare, Percy."

"Che cosa?" Esclamai atterrito.

"È così da un mesetto ormai. L'ultima volta che ho provato ad evocarlo, sono stata una settimana in infermeria con un tremendo mal di testa. E Apollo è ancora in punizione sull'Olimpo, quindi non so proprio cosa sia successo." Il terrore nella sua voce era evidente. Tutto ciò che la legava al mondo greco era lo spirito dell'Oracolo. Se dovesse abbandonarla...

"Risolveremo la situazione, Rachel, te lo prometto!" Dissi, cercando di essere più convincente possibile.

"Tu hai la tua impresa, Percy. Qui...ce la caveremo. In qualche modo..."

"Hey, non dirmi che la mitica Miss Tre Nomi ha paura!" Potrebbe sembrare indelicato, ma sapevo per esperienza che scherzare così era il modo migliore per distrarre Rachel.

"Eccolo che ricomincia con quel soprannome!" Esclamò lei esasperata, alzando le mani al cielo. "Ma da dove lo hai tirato fuori?"

In effetti, la storia dietro a quel nomignolo è piuttosto buffa. Tempo fa, prima di venire ad Hogwarts, sognai di essere di nuovo nel Labirinto, con Annabeth e Rachel. Nel sogno però c'era anche un'altra persona, una ragazza della mia età. Se non ricordo male si chiamava Alex, e somigliava in modo impressionante a Talìa. Nel sogno era questa ragazza che usava sempre quel nome. Non sapevo chi era o cosa ci facesse lì, sapevo solo che era molto minacciosa e molto arrabbiata con me. Chissà cosa le avevo fatto di male, nella realtà del sogno.

"Sai com'è, sono simpatico per natura," scherzai, ammiccando giocosamente.

"Te lo lascerò credere," rispose lei, alzando gli occhi al cielo.

"Ora ti devo lasciare. Alla prossima!"

"Arrivederci. E, Percy...?" Mi interruppre prima che potessi chiudere la connessione. "Anche se mi hai cercata solo per avere informazioni, mi ha fatto piacere sentirti," disse lei con un sorriso amaro, per poi chiudere il messaggio.

Mi sentii un verme. Da anni che ci conoscevamo, la stavo frequentando sempre di meno. Certo, una buona parte di quel tempo l'ho passata a salvare il pianeta...beh, dal pianeta, ma era comunque mia amica, non era giusto nei suoi confronti.

Con questi pensieri non proprio allegri, scesi verso la Sala Grande quando sentii delle urla.

Le grida venivano proprio dalla Sala d'Ingresso e si facevano sempre più forti via via che correvo per le scale.

Trovai la Sala d'Ingresso piena di gente; gli studenti erano usciti in massa dalla Sala Grande, dove la cena era ancora in corso, per vedere che cosa stava succedendo; altri si erano affollati sulla scalinata di marmo. Mi feci strada fra un gruppo di Serpeverde e vidi che gli spettatori si erano disposti in un ampio cerchio, alcuni sbalorditi, altri addirittura spaventati. La professoressa McGranitt era al capo opposto della Sala rispetto a Harry e guardava la scena nauseata.

La professoressa Cooman era al centro della Sala d'Ingresso, con la bacchetta in una mano e una bottiglia di sherry vuota nell'altra, e l'aria completamente folle. I capelli le stavano diritti sulla testa, gli occhiali erano storti così che un occhio risultava più dilatato dell'altro; i suoi numerosi scialli le pendevano disordinati dalle spalle, dando l'impressione che si stesse disfacendo. Due grossi bauli giacevano sul pavimento accanto a lei, uno rovesciato, come se fossero stati gettati dalle scale. Lei fissava con evidente terrore qualcosa che Harry non poteva vedere ma che a quanto pareva era ai piedi della scala.

"No!" gridò. "No! Questo non può succedere... non può essere... mi rifiuto di accettarlo!"

"Non aveva capito che stava per succedere?" domandò un'acuta voce infantile, divertita e spietata, ed io, spostandomi un po' sulla destra, mi resi conto che la visione terrificante della Cooman non era altro che la professoressa Umbridge. "Nonostante non sia in grado nemmeno di prevedere che tempo farà domani, deve per forza aver capito che la sua penosa condotta durante le mie ispezioni e la mancanza totale di progressi avrebbero reso inevitabile il suo licenziamento!"

"Lei non p-può!" ululò la Cooman, con le lacrime che scendevano sotto le lenti enormi. "Lei non p-può licenziarmi! Sono q-qui da sedici anni! H-Hogwarts è la mia c-casa!"

"Era la sua casa," la corresse la Umbridge, e trovai rivoltante la gioia sulla sua faccia da rospo mentre guardava la Cooman che si lasciava cadere su uno dei bauli, singhiozzando in maniera incontrollabile, "fino a un'ora fa, quando il Ministro della Magia ha controfirmato il suo Ordine di Licenziamento. Ora la prego di togliersi dall'ingresso. Ci mette tutti in imbarazzo."

Ma rimase a guardare compiaciuta la Cooman che rabbrividiva e gemeva dondolandosi avanti e indietro in un crescendo di dolore. Sentii un singhiozzo soffocato alla mia sinistra e mi voltai. Lavanda e Calì piangevano entrambe in silenzio, abbracciate. Poi sentii dei passi. La professoressa McGranitt si era avvicinata con passo sicuro alla Cooman, e ora le batteva con decisione sulla schiena, porgendole un grande fazzoletto.

"Su, su, Sibilla... calmati... soffiati il naso... non è così brutto come sembra... non dovrai lasciare Hogwarts..."

"Oh, davvero, professoressa McGranitt?" chiese la Umbridge con voce mortifera, facendo un passo avanti. "E l'autorità per fare questa affermazione...?"

"È la mia," rispose una voce profonda. Il portone di quercia si era aperto. Gli studenti si fecero da parte quando Silente apparve sulla soglia. Non immaginavo proprio che cosa stesse facendo fuori, ma c'era qualcosa di impressionante nella sua figura immobile sulla porta, stagliata contro una notte stranamente nebbiosa. Lasciandosi le porte aperte alle spalle, avanzò sorridendo all'interno del cerchio degli spettatori verso la professoressa Cooman, in lacrime e tremante sul suo baule, con la McGranitt accanto.

"La sua, professor Silente?" La Umbridge diede in una risatina sgradevole. "Temo che lei non capisca la situazione. Io ho qui," e trasse un rotolo di pergamena dalla tasca, "un Ordine di Licenziamento firmato da me e dal Ministro della Magia. Ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventitré, l'Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di fare indagini, mettere in verifica e licenziare qualunque insegnante ella, vale a dire io, non ritenga all'altezza degli standard richiesti dal Ministero della Magia. Non ho ritenuto la professoressa Cooman all'altezza, e l'ho licenziata."

Con mia enorme sorpresa, Silente continuò a sorridere. Guardò la professoressa Cooman, che ancora singhiozzava sul suo baule, e disse: "Naturalmente ha ragione, professoressa Umbridge. Come Inquisitore Supremo ha tutto il diritto di licenziare i miei insegnanti. Tuttavia non ha l'autorità di mandarli via dal castello. Temo," proseguì con un piccolo inchino, "che quel potere spetti ancora al Preside, ed è mio desiderio che la professoressa Cooman continui a vivere a Hogwarts."

A queste parole, la Cooman scoppiò in una piccola risata isterica che nascondeva a malapena un singhiozzo. "N-no, me ne vado, Silente! Io l-lascerò Hogwarts e c-cercherò fortuna altrove..."

"No," disse Silente con fermezza. "Io voglio che lei resti, Sibilla." Si voltò verso la McGranitt. "Posso chiederle di scortare Sibilla di sopra, professoressa McGranitt?"

"Ma certo," rispose la McGranitt. "Su, alzati, Sibilla..." La professoressa Sprite uscì in fretta dalla folla e afferrò l'altro braccio della Cooman. Insieme la guidarono su per le scale, passando davanti alla Umbridge. Il professor Vitious puntò la bacchetta davanti a sé, esclamò "Baule Locomotor!" e il bagaglio della Cooman si alzò a mezz'aria e la seguì per le scale, con Vitious a chiudere il corteo.

La Umbridge era immobile e fissava Silente, che continuava a sorridere benevolo. "E che cosa farà di lei," chiese, in un sussurro ben udibile in tutta la Sala d'Ingresso, "quando avrò assunto un nuovo insegnante di Divinazione, che avrà bisogno dei suoi alloggi?"

"Oh, non sarà un problema" rispose Silente in tono gentile. "Vede, ho già trovato un nuovo insegnante di Divinazione, e preferisce abitare al pianterreno."

"Lei ha trovato...?" urlò stridula la Umbridge. "Lei? Posso ricordarle, Silente, che in base al Decreto Didattico Numero Ventidue..."

"Il Ministero ha il diritto di incaricare un candidato idoneo se, e solo se, il Preside non è in grado di trovarne uno," disse Silente. "E sono felice di comunicarle che in questa occasione ho avuto successo. Posso presentarvi?" Si voltò verso le porte aperte, dalle quali stava entrando la foschia della notte. Sentii un rumore di zoccoli che aveva qualcosa di familiare. Nella Sala si diffuse un mormorio attonito e quelli accanto all'ingresso si spostarono precipitosamente ancora più indietro; alcuni inciamparono per la fretta di fare strada al nuovo venuto. Dalla nebbia emerse un volto d'uomo, dall'aspetto piuttosto selvaggio, con i i capelli di un biondo chiarissimo e gli occhi di un azzurro sorprendente; la testa e il torso di un uomo uniti al corpo di un cavallo palomino. "Questo è Fiorenzo," disse allegro Silente a una folgorata Umbridge. "Credo che lo troverà idoneo."

Mi ci volle tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a ridere. Ben le stava a quello scarabocchio rosa!

E poi, se devo dirla tutta, Fiorenzo era un insegnante molto migliore della Cooman. Certo, la Divinazione era una materia piuttosto vaga, ma lui lo sapeva, e ripeteva sempre che spesso e volentieri le profezie si riferiscono ad avvenimenti ben più importanti della vita di un singolo individuo.

Ovviamente, il fatto che l'avessimo fatta sotto al naso della Umbridge non significava che potesse durare per sempre.

Alle lezioni dell'ES, fra l'entusiasmo generale avevamo finalmente cominciato a lavorare sui Patronus, anche se, come continuava a ricordarci Harry, evocarne uno in tutta sicurezza e in un'aula illuminata a giorno era ben diverso dall'evocarlo di fronte a un Dissennatore. 

"Non fare il guastafeste," lo rimproverò allegramente Cho, seguendo con lo sguardo il suo Patronus - un cigno argenteo - che svolazzava nella Stanza delle Necessità durante la loro ultima lezione prima delle vacanze pasquali. "Sono così carini!"

"Non devono essere carini, devono proteggerti," le spiegò Harry paziente. «"Quello che ci servirebbe è un Molliccio o qualcosa del genere...è così che ho imparato: evocando un Patronus mentre il Molliccio faceva finta di essere un Dissennatore..."

"Ma sarebbe spaventoso!" disse Lavanda, dalla cui bacchetta uscivano solo sputacchianti sbuffi di vapore argenteo. "E a me... ancora... non riesce!" aggiunse stizzita.

Nemmeno Neville se la cavava troppo bene. Aveva il volto contratto in una smorfia di concentrazione, ma dalla punta della sua bacchetta uscivano solo sparuti ciuffi di fumo grigio. "Devi pensare a qualcosa che ti renda felice," gli ricordò Harry.

"Ci provo,"disse avvilito Neville, e in effetti s'impegnava tanto che aveva la faccia tonda lucida di sudore.

"Harry, forse ce l'ho fatta!" gridò Seamus. Era venuto insieme a Dean, e quella era la sua prima riunione dell'ES. "Guarda... ah... è sparito... ma era qualcosa di peloso, ne sono sicuro!"

"Però sono carini," disse Hermione, guardando con affetto il suo Patronus, una scintillante lontra argentea che continuava a saltellarle attorno.

Io osservai il mio di Patronus, un'orca assassina, volteggiare per la stanza. Il ricordo che avevo scelto fu il bacio subacqueo, il mio primo vero bacio con Annabeth. Se quello non avesse funzionato, nient'altro lo avrebbe fatto. Ora, la mia orca stava giocando con il riccio evocato da Hazel, facendolo saltare su e giù sul muso. La cosa che mi stupì, e mi fece provare una certa malinconia, era che Chris non ci riusciva, per quanto si concentrasse. Una volta sola era riuscito ad evocare qualcosa di vagamente simile ad un uccello, ma era scomparso quasi subito. Tutte le altre volte, solo vapore argenteo usciva dalla sua bacchetta.

Sapevo che aveva talento come mago, anche Harry lo diceva. Possibile che non avesse ricordi abbastanza felici?

All'improvviso, la porta della Stanza delle Necessità si aprì e si richiuse. Harry si voltò per vedere chi era entrato, ma non vide nessuno. Gli ci volle un momento prima di rendersi conto che i ragazzi più vicini alla porta erano ammutoliti. Un attimo dopo qualcosa gli strattonò la veste all'altezza del ginocchio, e abbassando stupefatto lo sguardo vidi una strana creaturina umanoide, alta meno della metà di una persona, con due giganteschi occhi verdi. Ricordava vagamente un gatto spelacchiato.

 "Ciao, Dobby!" disse Harry. Conosceva quella creatura? "Che cosa fai... Cosa succede?" La creatura aveva gli occhi sbarrati e tremava da capo a piedi. Gli studenti più vicini a Harry si erano zittiti, gli occhi fissi su 'Dobby'. I pochi Patronus che erano riusciti a evocare svanirono in una nebbiolina perlacea, lasciando la stanza molto più buia di prima.

"Harry Potter, signore..." squittì, senza smettere di tremare. "Harry Potter, signore... Dobby viene per avvertire... ma gli elfi domestici non possono parlare..." Si lanciò a capofitto contro il muro. Harry fece per agguantarlo, ma l'urto fu attutito dagli otto berretti e Dobby si limitò a rimbalzare sulla pietra. Hermione e qualche altra ragazza emisero strilli di paura e compassione.

"Cos'è successo, Dobby?" chiese Harry, afferrandolo per un braccio sottile, per tenerlo alla larga da qualunque cosa potesse fargli del male.

"Harry Potter... lei... lei..."Dobby si colpì con il pugno libero, e Harry si affrettò a bloccargli anche l'altro braccio.

"Chi è 'lei', Dobby?"

Ma sospettavo di conoscere la risposta; soltanto una 'lei' poteva terrorizzare chiunque fino a quel punto. Dobby fissò Harry strabuzzando gli occhi e mosse le labbra senza emettere suono.

"La Umbridge?" sussurrò Harry inorridito. Dobby annuì, e subito tentò di sbattergli la testa sulle ginocchia, ma con pari prontezza Harry tese le braccia per tenerlo a distanza.

"La Umbridge che cosa? Dobby... non avrà per caso scoperto di noi...dell'ES?"

La risposta era scritta chiaramente sul suo viso sconvolto. Dato che aveva le braccia bloccate, Dobby tentò di prendersi a calci e cadde sulle ginocchia.

"Sta venendo qui?" Chiese Harry piano. Dobby lanciò un ululato e cominciò a pestare i piedi nudi sul pavimento. "Sì, Harry Potter, sì!"Harry si raddrizzò di scatto a fissare i compagni che assistevano paralizzati alle contorsioni dell'elfo.

"CHE COSA ASPETTATE?" urlò. "SCAPPATE!" Ci lanciammo tutti insieme verso l'uscita, accalcandoci sulla porta; poi cominciammo a riversarci nel corridoio.

Io ed Hazel corremmo verso la Torre di Grifondoro, prendendo però una strada alternativa. Sfortunatamente, non fu abbastanza. Il nemico si era preparato. Girato un angolo, sia io che Hazel cademmo a terra, inciampando su qualcosa.

"Ehi,professoressa... PROFESSORESSA! Ne ho preso uno!" La Umbridge arrivò di gran carriera dall'altro capo del corridoio, col fiato corto e un sorriso deliziato. 

"Eccellente, Goyle, eccellente, oh, sì... cinquanta punti a Serpeverde! Adesso ci penso io... in piedi!" Ci rialzammo, fulminandola con gli occhi. Non avevo mai visto la Umbridge così soddisfatta. Mi strinse le dita come una morsa attorno al braccio e si voltò sorridendo verso Goyle."Cerchi di acchiapparne qualcun altro, Vincent. Dica agli altri di controllare in biblioteca... chiunque abbia il fiatone... e anche nei bagni, la signorina Parkinson può controllare quello delle ragazze... andate, svelti...Quanto a voi, Jackson e Levesque..." aggiunse con la sua voce più sommessa e più pericolosa, mentre Goyle si allontanava, "verrete con me nell'ufficio del Preside."

Fummo davanti al gargoyle di pietra nel giro di pochi minuti. Continuavo a chiedermi se avevano catturato qualcun altro. Pensai ad Harry - Chirone mi avrebbe strozzato - e a come ci sarebbe rimasta male Hermione se l'avessero espulsa prima del G.U.F.O. E per Seamus quella era stata la prima riunione... e Neville era così migliorato...

"Ape Frizzola," cantilenò la Umbridge; il gargoyle si scostò, la parete si spalancò e i due salirono la scala mobile di pietra. Quando raggiungemmo la lucida porta col batacchio a forma di grifone, la Umbridge, sempre tenendoci stretti, entrò senza nemmeno bussare. L'ufficio era pieno. Silente era seduto dietro la scrivania, l'espressione serena, le lunghe dita unite in punta. La professoressa McGranitt gli stava accanto, irrigidita dalla tensione. Cornelius Caramell, il Ministro della Magia, si dondolava gongolante sulla punta dei piedi accanto al fuoco. Due maghi dall'aria dura, uno vestito sontuosamente di blu, l'altro con cortissimi capelli ispidi, che non avevo mai visto, erano piazzati ai lati della porta come guardie; un ragazzo occhialuto e lentigginoso oscillava eccitato accanto a una parete, una penna d'oca e un rotolo di pergamena fra le mani, pronto a prendere appunti. Quella sera i ritratti degli antichi Presidi non stavano sonnecchiando. Erano tutti vigili e seri, lo sguardo fisso su quanto accadeva sotto di loro.

La Umbridge uscì dall'ufficio. Un quarto d'ora dopo tornò, con Harry e Ron tenuti per il collo. Mentre la porta si chiudeva alle loro spalle, Harry si divincolò dalla sua stretta. Cornelius Caramell lo fissò con aria di maligna soddisfazione."Bene" disse. "Bene, bene, bene..." Harry lo ricambiò con la sua occhiata più velenosa. Mi sentivo il cuore in gola, ma il cervello stranamente freddo e lucido.

"Cercavano di raggiungere la Torre di Grifondoro," disse la Umbridge. Nella sua voce vibrava un'eccitazione indecente, la stessa gioia perversa che le avevo visto mentre guardava la professoressa Cooman sciogliersi in lacrime nella Sala d'Ingresso. 

"È stato il giovane Malfoy a fermarli."

"Malfoy, eh?" si compiacque Caramell. "Devo ricordarmi di dirlo a Lucius. Bene, Potter... suppongo che tu sappia perché sei qui, vero?"

"Sss...no."

"Prego?" chiese Caramell.

"No," disse Harry deciso.

"Non sai perché sei qui?"

"No, non lo so." Lo sguardo incredulo di Caramell si spostò da lui alla professoressa Umbridge; 

"Dunque non sai," riprese Caramell, la voce traboccante sarcasmo, "perché la professoressa Umbridge ti ha portato in questo ufficio? Non ti rendi conto di aver infranto le regole della scuola?"

"Regole della scuola?" ripeté Harry. 

"Insomma, è una novità per te," riprese Caramell con voce fremente di collera, "apprendere che in questa scuola è stata scoperta un'organizzazione illegale?"

"Davvero?" disse Harry, ostentando un'aria stupita pochissimo convincente.

"Ritengo, Ministro," intervenne melliflua la Umbridge, ancora accanto a lui, "che potremmo compiere maggiori progressi se mi fosse permesso convocare la nostra informatrice."

"Sì, sì, permesso accordato." Mentre aspettavamo, notai Hazel stringere gli occhi per la concentrazione. Su cosa si stesse concentrando, però, non lo sapevo.

Dopo un'attesa di vari minuti, sentii la porta aprirsi. La Umbridge mi passò accanto, tenendo una mano sulla spalla della ricciuta amica di Cho, Marietta, che si nascondeva la faccia tra le mani.

"Non abbia paura, cara, non ce n'è bisogno" la incoraggiò mielata, dandole dei colpetti rassicuranti sulla schiena. "Andrà tutto bene. Ha fatto la cosa giusta. Il Ministro è molto contento di lei." 

"Bene, bene," disse calorosamente Caramell. "Su, cara, guardami, non essere timida, sentiamo cos'hai da dire... Per tutti i gargoyle galoppanti!" Marietta quasi non fece in tempo ad abbassare le mani e alzare la testa che Caramell indietreggiò sgomento, evitando per un pelo di finire nel fuoco, e prese a calpestare imprecando l'orlo bruciacchiato del mantello. Con un gemito, Marietta si tirò il colletto della veste fin sopra gli occhi, ma tutti fecero in tempo a vederle la faccia orribilmente sfigurata da una serie di fitte pustole purpuree che le si allargavano sul naso e sulle guance formando la parola spia. Ecco allora qual era la maledizione di Hermione!

"Questa sera dopo cena, la signorina Edgecombe è venuta nel mio ufficio e ha detto di volermi confidare qualcosa. Se fossi andata in una stanza appartata al settimo piano, nota come Stanza delle Necessità, vi avrei trovato qualcosa di molto interessante. L'ho interrogata più a fondo, e alla fine lei ha ammesso che lassù si sarebbe svolta una specie di riunione. Purtroppo a questo punto è entrata in azione una fattura..."

"Bene bene» ripeté Caramell, fissando Marietta con quella che secondo lui era un'espressione gentile e paterna. "Sei stata molto coraggiosa, mia cara, a raccontare tutto alla professoressa Umbridge. Hai fatto bene .Adesso, da brava, perché non mi dici che cosa succedeva durante queste riunioni? Qual era il loro scopo? Chi vi partecipava?"

Marietta scosse di nuovo il capo in silenzio, gli occhi sgranati e impauriti. Poi, all'improvviso, il suo volto si rilassò, ed iniziò a parlare. "Professoressa, lei ha completamente frainteso. Sì, era una riunione clandestina, ma non avevamo intenzione di fare nulla di male. Stavamo organizzando una festa a sorpresa per lei!"

Lo stupore colpì tutti come una bomba. Nessuno sapeva cosa dire. Perfino Silente sembrava a corto di parole. Ma che...

Mi guardai attorno, e capii cosa stava succedendo. Hazel, fantastica Hazel, stava manipolando la Foschia attorno a tutti, per far vedere alla Umbridge ciò che voleva di più: che gli studenti approvassero le sue idee.

"U-una festa a...a sorpresa?"

"Certo!" Rispose Marietta convinta. "Apprezziamo così tanto ciò che lei fa per noi! Appoggiamo in pieno le sue scelte!"

"Oh...questa non...ammetto che non me lo aspettavo..." per la prima volta, la Umbridge sembrava sinceramente sorpresa. "Davvero voi studenti approvate le mie scelte!"

"Assolutamente, una per una!"

"Ciò è molto interessante," sorrise lei in modo inquietante. "Ministro, si ricorda della mia proposta di assumere il ruolo di Preside della scuola? Signorina Edgecombe, lei e gli altri studenti approvereste un tale cambiamento?"

Hazel sgranò gli occhi. Doveva agire, e subito. Ma era troppo tardi. La Foschia funziona al meglio quando mostra alla persona ciò che essa vuole di più; quell'unico, brevissimo momento di esitazione, fu sufficiente alla Foschia per agire in automatico.

"Ma certo, professoressa."

"NO!" Urlò Harry.

"Ma sei matta?" Gli fece eco Ron.

Bene, bene, bene... ero venuto qui pensando di espellere Potter, e invece..."

"Invece espell ime," concluse Silente sorridendo. "È come perdere uno zellino e trovare un galeone, vero?"

"Weasley!" gridò Caramell, chiaramente fuori di sé dalla gioia. "Hai scritto tutto?"

"Sì, signore, credo di sì, signore!" annuì zelante il ragazzo, che aveva preso appunti con tanta frenesia da macchiarsi il naso d'inchiostro. Quello era Percy Weasley?

"Benissimo," disse raggiante Caramell. "Fanne una copia, Weasley, e mandala al La Gazzetta del Profeta. Se usiamo un gufo espresso dovremmo farcela per l'edizione del mattino!" Percy sfrecciò fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle, e Caramell tornò a voltarsi verso Silente. "Quanto a te, adesso sarai scortato al Ministero per la formalizzazione del passaggio di carica, poi sarai destituito! Da oggi in poi, Dolores Jane Umbridge è la nuova Preside di Howgarts!"

Quando uscimmo di lì, Hazel mi guardò con le lacrime agli occhi. "Ho fatto un casino..."



Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

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