XVIII: Storie vere

Mi fermai un istante davanti alla porta, desiderando di essere in qualunque altro posto, poi trassi un profondo respiro, bussai  ed entrai.

Le pareti della stanza in penombra erano occupate da scaffali carichi di centinaia di barattoli di vetro, in cui viscidi pezzi di animali e piante erano sospesi in pozioni di vari colori.La mia attenzione fu però attratta dalla scrivania, sulla quale era posato un bacile di pietra poco profondo, coperto di rune e simboli incisi, immerso nella luce delle candele. Lo riconobbi all'istante: era il Pensatoio di Silente.

Mi chiesi che cosa ci faceva lì, e sobbalzai quando la fredda voce di Piton comandò dal buio: "Chiudi la porta, Potter."

Obbedii, con la terribile sensazione di chiudermi in trappola. Quando mi voltai, Piton si era spostato alla luce e indicava senza parlare la sedia di fronte alla scrivania.

"Bene, Potter, sai perché sei qui. Il Preside mi ha chiesto di insegnarti l'Occlumanzia. Questa non è una lezione normale, Potter, ma sono sempre il tuo insegnante e perciò devi chiamarmi 'signore' o 'professore'."

"Sì... signore."

"Dunque, l'Occlumanzia. Come ti ho detto nella cucina del tuo caro padrino, questa branca della magia chiude la mente alle intrusioni e alle influenze esterne."

"E perché il professor Silente crede che ne abbia bisogno, signore?" Domandai, guardando Piton dritto negli occhi e chiedendomi se avrebbe risposto.

Piton ricambiò lo sguardo, poi disse sprezzante, "Dovresti esserci arrivato anche tu, a questo punto, Potter. L'Oscuro Signore è molto abile nella Legilimanzia...la capacità di estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un'altra persona..."

"Sa leggere il pensiero?" Chiesi in fretta, sentendo confermare le mie peggiori paure.

"Tu non hai acume, Potter. Non capisci le sfumature. È uno dei difetti che ti rendono un pozionista così scadente." Piton fece una pausa, per assaporare il gusto di insultarmi. "I pensieri non sono un libro che si possa aprire ed esaminare a piacimento. Non sono incisi all'interno del cranio in modo che qualunque intruso possa leggerli. La mente è qualcosa di complesso e stratificato, Potter... o perlomeno, la maggior parte delle menti lo sono." Sorrise, beffardo.

"È comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado di scavare nella mente delle sue vittime e interpretare correttamente ciò che vi trova. L'Oscuro Signore sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo. Solo chi è abile in Occlumanzia è in grado di escludere i ricordi e le emozioni che contraddicono la bugia, e può così mentire in sua presenza senza essere scoperto."

Checché ne dicesse Piton, a me la Legilimanzia sembrava proprio la lettura del pensiero, e non mi piaceva affatto. "Quindi lui potrebbe sapere che cosa stiamo pensando ora? Signore?"

"L'Oscuro Signore si trova a una considerevole distanza e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi che garantiscono l'incolumità di coloro che vi abitano. Il tempo e lo spazio sono importanti nella magia, Potter. Il contatto visivo è spesso essenziale per la Legilimanzia."

"Be', allora perché devo imparare l'Occlumanzia?" 

"A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione fra te e l'Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più rilassata e vulnerabile, tu condividi i suoi pensieri e le sue emozioni. Il Preside ritiene che questo non debba continuare." 

Il mio cuore batteva forte di nuovo. I conti non tornavano. "Ma perché il professor Silente vuole che smetta? A me non piace, ma è stato utile, no?Se non avessi visto quel serpente che attaccava il signor Weasley, il professor Silente non avrebbe potuto salvarlo, vero? Signore?" 

Piton mi fissò per qualche istante. Quando parlò di nuovo, lo fece con deliberata lentezza, come soppesando le parole. "A quanto pare l'Oscuro Signore non si era reso conto del vostro legame. Finora sembra che tu abbia provato le sue emozioni e condiviso i suoi pensieri senza che lui lo sapesse. Tuttavia, la visione che hai avuto poco prima di Natale..."

"Quella del serpente e del signor Weasley?"

"Non interrompermi, Potter. Come stavo dicendo, la visione che hai avuto poco prima di Natale ha rappresentato un'incursione così potente nel pensiero dell'Oscuro Signore..."

"Io ero nella testa del serpente, non nella sua!"

"Non ti ho appena detto di non interrompermi, Potter?" Ma a me non importava che Piton fosse arrabbiato; finalmente mi sembrava di venire a capo della questione.

"Perché vedevo con gli occhi del serpente se condivido i pensieri di Voldemort?"

"Non pronunciare il nome dell'Oscuro Signore!" sbottò Piton.

"Il professor Silente lo pronuncia."

"Silente è un mago di grande potere. Se lui si sente sicuro a usare quel nome... il resto di noi..." Si strofinò l'avambraccio sinistro, nel punto dove Harry sapeva che il Marchio Nero era impresso a fuoco nella pelle.

"Volevo solo sapere, perché..."

"A quanto sembra sei stato nel serpente perché l'Oscuro Signore si trovava lì in quel momento," ringhiò Piton. "Stava possedendo il serpente, e quindi tu hai sognato di essere lì."

"E Vol... lui... ha capito che c'ero anch'io?"

"Così pare," rispose gelido Piton.

"Come fate a saperlo? È solo un'idea del professor Silente, o-"

"Ti ho detto di chiamarmi 'signore'."

"Sì, signore. Ma come fate a sapere...?"

"Lo sappiamo e basta," tagliò corto Piton. "L'importante è che l'Oscuro Signore ora è a conoscenza del fatto che tu hai accesso ai suoi pensieri e sensazioni. Ha dedotto che il processo probabilmente funziona anche al contrario; potrebbe avere accesso ai tuoi pensieri e sensazioni..."

"E potrebbe cercare di farmi fare delle cose... Signore? 

"Potrebbe, Il che ci riporta all'Occlumanzia."

Piton estrasse la bacchetta da una tasca interna ed io mi irrigidii, ma Piton si limitò ad avvicinarsi la bacchetta alla tempia. Quando la ritrasse, venne via anche una sostanza argentea, tesa fra la tempia e la bacchetta come uno spesso filo di ragnatela, che si spezzò e cadde con grazia nel Pensatoio, dove turbinò, né gassosa né liquida. Ancora per due volte Piton ripeté l'operazione, poi sollevò con cautela il Pensatoio e lo ripose su uno scaffale, tornando a fronteggiare Harry con la bacchetta puntata.

"Alzati e prendi la bacchetta, Potter." Mi alzai, nervoso. Eravamo uno davanti all'altro, con la scrivania in mezzo. "Puoi usare la bacchetta per tentare di disarmarmi, o difenderti in qualunque altro modo. Io cercherò di forzare la tua mente. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile... ora concentrati. Legilimens!"

Piton mi colpì prima che fossi pronto, prima che avessi anche solo cominciato a raccogliere le forze. L'ufficio fluttuò davanti ai miei occhi e svanì; le immagini si susseguivano veloci nella sua testa, come un film tremolante, così vivido da abbagliare. Avevo cinque anni, e guardavo Dudley sulla sua nuova bicicletta rossa col cuore gonfio di invidia... avevo nove anni, e Squarta il bulldog mi aveva costretto a scappare su un albero, con i Dursley che ridevano nel prato...ero seduto sotto il Cappello Parlante, che mi diceva che sarei stato bene a Serpeverde... Hermione era a letto in infermeria, col viso coperto di folti peli neri... un centinaio di Dissennatori mi circondavano sulla riva del Lago Nero... Cho Chang mi si avvicinava sotto il vischio...

No, disse una voce nella mia testa, mentre il ricordo di Cho si faceva più vicino, questo non lo vedi, non lo vedi, è una cosa personale...

Sentii una fitta al ginocchio. L'ufficio di Piton era di nuovo visibile e mi resi conto di essere caduto a terra; avevo sbattuto dolorosamente contro una gamba della scrivania. Guardai Piton, che aveva abbassato la bacchetta e si massaggiava il polso, dove si era aperta una brutta piaga, simile a un'ustione. "Volevi scagliare una Fattura Pungente?" Chiese Piton, gelido.

"No," risposi in tono amaro, alzandosi.

"Lo immaginavo. Mi hai permesso di andare troppo a fondo. Hai perso il controllo."

"Ha visto tutto quello che vedevo io?" Non ero sicuro di voler sentire la risposta.

"Delle immagini. Di chi era il cane?"

"Di mia zia Marge."

"Bene, per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso. Alla fine sei riuscito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare. Devi rimanere concentrato. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di ricorrere alla bacchetta."

"Io ci provo! Ma lei non mi spiega come fare!"

"Modera il tono, Potter! Ora voglio che tu chiuda gli occhi."

Non mi piaceva l'idea di stare lì a occhi chiusi davanti a Piton con la bacchetta puntata.

"Svuota la mente, Potter. Liberati di ogni emozione...Non lo stai facendo, Potter... serve più disciplina... ora concentrati...Ricominciamo... al mio tre... uno, due, tre... Legilimens!"

Un grande drago nero ruggiva davanti a me... mio padre e mia madre mi salutavano da uno specchio incantato... Cedric Diggory giaceva a terra con gli occhi sbarrati, fissi su di lui... "Nooooooo!"

Ero di nuovo in ginocchio, il viso tra le mani, la testa che doleva come se qualcuno avesse cercato di strappami via il cervello.

"In piedi! In piedi! Non ci stai provando, non fai nessuno sforzo. Mi lasci libero accesso ai ricordi che temi, mi offri delle armi!" Piton era più pallido e arrabbiato che mai, ma nemmeno lontanamente furioso quanto me.

"Io... mi... sto... sforzando!"

"Ti ho detto di liberarti delle emozioni!"

"Sì? Be', in questo momento lo trovo difficile," ringhiai.

"Allora sarai una facile preda per l'Oscuro Signore! Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente... gente debole, in altre parole... non hanno alcuna possibilità contro il suo potere! Entrerà nella tua mente con una facilità inverosimile, Potter!"

"Io non sono debole," dissi a voce bassa, mentre la furia montava così rapida che avrei potuto aggredire Piton da un momento all'altro.

"Allora dimostralo! Controllati! Misura la rabbia, disciplina la mente! Proviamo di nuovo! Preparati! Legilimens!"

Vidi zio Vernon che chiudeva a martellate la buca delle lettere... cento Dissennatori attraversavano il lago fluttuando e venivano verso di me...correvo lungo un corridoio senza finestre insieme al signor Weasley... ci stavamo avvicinando alla porta nera e liscia alla fine del corridoio... mi aspettavo di entrare... ma il signor Weasley mi guidava verso sinistra, giù per una rampa di scale di pietra...

"LO SO! LO SO!"

Ero di nuovo a quattro zampe sul pavimento dell'ufficio di Piton; la cicatrice bruciava in modo spiacevole, ma la voce che era uscita dalle mie labbra era trionfante. Mi rialzai e vidi che Piton mi fissava, la bacchetta levata. Ma stavolta sembrava che avesse interrotto l'incantesimo prima ancora che tentassi di resistere. "Che cos'è successo, Potter?"

"Ho visto... ho ricordato," ansimai. "Ho appena capito..."

"Capito cosa?"

Non risposi subito; stavi ancora assaporando quel lampo di comprensione, mentre mi passavo le dita sulla cicatrice...Per mesi avevo sognato un corridoio senza finestre che terminava con una porta chiusa a chiave. Ora, rivedendo quel ricordo, capivo di aver sognato il corridoio percorso insieme al signor Weasley il dodici agosto, mentre correvamo verso la sala udienze del Ministero; era quello che portava all'Ufficio Misteri, ed era lì che il signor Weasley si trovava la notte in cui era stato attaccato dal serpente.

"Cosa c'è nell'Ufficio Misteri?"

"Che cosa hai detto?" Chiese Piton a voce bassa, ed io vidi, con profonda soddisfazione, che era innervosito.

"Ho detto, cosa c'è nell'Ufficio Misteri, signore?" 

"E perché mi fai una domanda del genere?"

"Perché il corridoio che ho appena visto, che sogno da mesi... l'ho appena riconosciuto... porta all'Ufficio Misteri... e credo che Voldemort voglia qualcosa da..."

"Ti ho detto di non pronunciare il nome dell'Oscuro Signore!" Ci guardammo storto. La cicatrice diede un'altra fitta, ma non ci badai. Piton sembrava agitato, ma cercò di apparire freddo e distaccato. "Ci sono molte cose nell'Ufficio Misteri, Potter, poche alla portata della tua comprensione e nessuna che ti riguardi. Sono stato chiaro?"

"Sì," risposi, massaggiandomi la fronte che bruciava sempre più forte.

"Voglio che torni qui mercoledì alla stessa ora. Continueremo a lavorare."

"D'accordo," dissi. Non vedevo l'ora di uscire e cercare Ron e Hermione.

"Devi sgombrare la tua mente da ogni emozione tutte le notti prima di dormire; svuotala, rendila piatta e calma. Hai capito? E ti avverto, Potter... lo capirò, se non ti sei esercitato..."

"Bene," borbottai. Uscii senza aggiungere altro, chiudendo con attenzione la porta. La cicatrice mi pulsava dolorosamente.

E la cosa peggiore è che non smise. Prima di cominciare a studiare Occlumanzia, la mia cicatrice pizzicava ogni tanto, di notte, o durante uno di quegli strani picchi dell'umore di Voldemort. Invece ora non smetteva mai di bruciare, e spesso avvertivo un senso improvviso di fastidio o allegria che non aveva alcun legame con ciò che gli stava succedendo, accompagnato da una fitta particolarmente dolorosa alla fronte.

"Forse è un po' come una malattia" disse Hermione preoccupata. "Un'influenza, qualcosa del genere. Deve peggiorare prima di poter migliorare."

"Sono le lezioni di Piton che la fanno peggiorare. Non ne posso più di questo dolore alla cicatrice, e mi sono stufato di camminare lungo quel corridoio tutte le notti." Mi strofinai la fronte con rabbia. "Vorrei solo che quella porta si aprisse, mi sono stufato di stare lì a guardarla..."

"Non scherzare," mi interruppe Hermione brusca. "Silente non vuole che tu sogni quel corridoio, o non avrebbe chiesto a Piton di insegnarti Occlumanzia. Devi solo impegnarti un po' di più."

"Io mi sto impegnando! Provaci tu qualche volta... Piton che cerca di entrarti nella testa... non è proprio uno spasso, sai!"

"Forse...Forse non è colpa di Harry se non riesce a chiudere la mente," disse cupo Ron.

"In che senso?» chiese Hermione.

"Be', forse Piton non sta proprio cercando di aiutarlo...Forse, invece, cerca di aprire la mente di Harry un po' di più... per facilitare Voi-Sapete..."

"Taci, Ron! Quante volte hai sospettato di Piton, e quando mai hai avuto ragione? Silente si fida di lui, lavora per l'Ordine, e questo ci deve bastare."

"Era un Mangiamorte!" insisté Ron. "E non abbiamo mai avuto la prova che abbia davvero cambiato bandiera."

"Silente si fida di lui," ripeté Hermione. "E se noi non possiamo fidarci di Silente, non possiamo fidarci di nessuno."

Con tali preoccupazioni e tante cose da fare, gennaio parve passare a una velocità allarmante. Prima che me ne rendessi conto, arrivò il quattordici febbraio. Avevo avuto pochissimo tempo per parlare con Cho da quando avevamo deciso di andare al villaggio insieme, ma ecco che all'improvviso mi ritrovai davanti la prospettiva di trascorrere San Valentino con lei. La mattina mi vestii con cura particolare. Io e Ron scendemmo a colazione appena in tempo per l'arrivo dei gufi postali. Edvige non c'era, ma mentre ci sedevamo al tavolo Hermione sfilò una lettera dal becco di un gufo marrone sconosciuto.

"Era ora! Se non fosse arrivata oggi..." disse, aprendo avidamente la busta ed estraendone un piccolo foglio di pergamena. Scorse in fretta il messaggio e un'espressione di cupo compiacimento si diffuse sul suo viso. "Senti, Harry," disse, alzando lo sguardo, "è una cosa importante. Credi che possiamo incontrarci ai Tre Manici di Scopa verso mezzogiorno?"

"Be'... non so...Cho forse si aspetta che passiamo tutta la giornata insieme. Non abbiamo ancora deciso cosa fare."

"Porta anche lei, allora! Verrai?"

"Va bene... ma perché?"

"Non ho tempo di spiegartelo adesso, devo rispondere subito a questa." E scappò via dalla Sala Grande, con la lettera stretta in una mano e una fetta di pane tostato nell'altra.

"Tu vieni?" Chiesi a Ron, ma lui scosse il capo con aria abbattuta.

"Non posso proprio, Angelina vuole che ci alleniamo tutto il giorno. Come se servisse a qualcosa... siamo la peggiore squadra mai esistita. Dovresti vedere Sloper e Kirke, sono patetici, ancora peggio di me." Fece un gran sospiro. "Non so perché Angelina non mi lascia dare le dimissioni e basta."

"Perché quando sei in forma sei bravo, ecco perché," replicai irritato. Trovavo molto difficile essere solidale con Ron, visto che io avrei dato qualunque cosa per poter giocare nella prossima partita contro Tassorosso. Ron parve notare il mio tono, perché non nominò più il Quidditch durante la colazione. Si avviò verso il campo, ed io andai da solo nella Sala d'Ingresso a incontrare Cho, chiedendomi con grande preoccupazione di che accidenti avremmo parlato.

E feci bene a preoccuparmi, perché fu l'appuntamento più disastroso ed umiliante di sempre.

[Ah sì? Tu per caso hai festeggiato un mese di fidanzamento con la tua ragazza nelle fogne a combattere un gigante sputafuoco?]

[Lo dici come se tu lo avessi fatto...aspetta... lo hai fatto?]

[Andiamo avanti a quando arrivi ai Tre Manici di Scopa, che è meglio.]

"Harry! Harry, di qua!" Hermione sventolava una mano all'altro capo del locale. Non era sola. Era con le più improbabili compagne di bevute che potessi immaginare: Luna Lovegood e nientemeno che Rita Skeeter.

"Sei in anticipo! Credevo che fossi con Cho, ti aspettavo come minimo tra un'ora!"

"Cho?" s'informò subito Rita. "Una ragazza?" Aprì la borsetta di coccodrillo e vi rovistò dentro.

"Non sono affari suoi anche Harry è stato con cento ragazze," ribatté Hermione gelida. "Quindi può metterla via subito."

Rita era stata sul punto di cavare dalla borsetta una piuma verde acido. Con l'aria di una che è stata costretta a ingoiare Puzzalinfa, richiuse di colpo la borsetta.

"Che cosa avete in mente?" chiesi, sedendomi e guardando Rita, Luna e Hermione.

"La Signorina Perfettini stava per dirmelo quando sei arrivato," rispose Rita, bevendo un generoso sorso dal suo bicchiere. "Immagino che mi sia permesso di parlargli, vero?"

"Sì, direi di sì" rispose fredda Hermione. La disoccupazione non si addiceva a Rita. I capelli le pendevano flosci e spettinati attorno al viso. Lo smalto scarlatto sui suoi artigli di cinque centimetri era scheggiato, e mancavano un paio di pietre false nella montatura degli occhiali a farfalla.

Bevve un altro sorso e chiese a denti stretti, "È carina, Harry?"

"Un'altra parola sulla vita sentimentale di Harry e il patto è cancellato, è una promessa," intervenne Hermione, irritata.

"Quale patto?" chiese Rita, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. "Tu non hai parlato di nessun patto, Signorina Sotutto, mi hai solo detto di venire qui. Ah, ma uno di questi giorni-"

"Sì, sì, uno di questi giorni scriverà un sacco di storie orrende su Harry e me" concluse Hermione in tono indifferente. "Perché non cerca qualcuno a cui interessi?"

"Quest'anno ne hanno già scritte parecchie su Harry senza il mio aiuto," osservò Rita, lanciandomi un'occhiata da sopra l'orlo del bicchiere, e aggiunse in un roco sussurro, "Come ti sei sentito, Harry? Tradito? Turbato? Frainteso?"

"È arrabbiato, è ovvio," rispose Hermione con voce dura e limpida. "Perché ha detto la verità al Ministro della Magia, ma il Ministro è troppo idiota per credergli."

"Dunque continui a sostenere che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è di nuovo tra noi?" Chiese Rita, lanciandomi uno sguardo perforante, mentre il suo dito si allungava goloso verso il fermaglio della borsetta di coccodrillo. "Sostieni tutte le idiozie che dice Silente sul fatto che Tu-Sai-Chi è tornato e tu sei l'unico testimone?"

"Non sono l'unico testimone," ringhiai. "C'erano anche almeno una decina di Mangiamorte. Vuole i nomi?"

"Non vedo l'ora," sospirò Rita, frugando nella borsa e guardandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. "Un titolone: Potter accusa. Sottotitolo: Harry Potter fa i nomi dei Mangiamorte ancora fra noi. E poi, sotto una tua bella foto, Harry Potter, 15 anni, adolescente disturbato, sopravvissuto all'attacco di Voi-Sapete-Chi, ieri ha provocato una tempesta accusando rispettabili ed eminenti membri della comunità dei maghi di essere Mangiamorte..."

La Penna Prendiappunti era già nella sua mano, quando l'espressione rapita svanì dal suo volto. "Ma naturalmente" proseguì, abbassando la penna e lanciando sguardi di fuoco a Hermione, "la Signorina Perfettini non vorrebbe mai un articolo del genere, giusto?"

"A dire il vero, è esattamente quello che la Signorina Perfettini vuole." Rita la fissò. Io anche. Luna, dal canto suo, canticchiava con aria svagata 'Perché Weasley è il nostro re' e mescolava la sua bibita con un bastoncino su cui era conficcata una cipollina.

"Tu vuoi che io scriva un'intervista con lui su Tu-Sai-Chi?"

"Precisamente. La vera storia. Tutti i fatti, tali e quali Harry li riferisce. Le racconterà tutti i particolari, le dirà i nomi dei Mangiamorte che ha visto lì, le descriverà l'aspetto di Voldemort adesso...oh, si controlli," aggiunse in tono sprezzante, lanciando un tovagliolino attraverso il tavolo. Rita, al nome di Voldemort, aveva fatto un tale balzo che si era versata addosso metà del suo Whisky Incendiario.

Lei tamponò l'impermeabile sporco, poi disse schietta: "Il Profeta non lo pubblicherebbe. Nel caso tu non l'abbia notato, nessuno crede alla sua panzana. Tutti pensano che sia un mentecatto. Ecco, se mi lasci scrivere la storia in questo senso..."

"Di quelle ne abbiamo già troppe, grazie! Voglio che gli sia data l'occasione di dire la verità!"

"Non c'è mercato per un articolo del genere."

"O, per meglio dire, Il Profeta non lo pubblicherebbe perché Caramell non vuole." 

"D'accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usciranno con un articolo che mette Harry in buona luce. È contrario agli umori del pubblico.Quest'ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a sufficienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato."

"Perciò La Gazzetta del Profeta esiste solo per dire alla gente quello che vuole sentirsi dire?"

"Il Profeta esiste per vendere, sciocca."

"Mio padre dice che è un giornalaccio," disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione. Succhiando la cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po' folli. "Lui pubblica storie importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli importa di fare soldi."

Rita la guardò con disprezzo."Immagino che tuo padre sia il direttore di qualche stupido bollettino di paese, eh? Venticinque modi per confondersi con i Babbani e le date dei prossimi saldi?"

"No, è il direttore del Cavillo."

Rita sbuffò così forte che i clienti del tavolo accanto si voltarono. "Storie importanti che il pubblico deve conoscere, eh? Ci potrei concimare il giardino, con quella robaccia."

"Be', questa è la sua occasione per alzare un po' il livello," disse Hermione, soave. "Luna dice che suo padre sarebbe felice di accettare l'intervista di Harry. Ecco chi la pubblicherà."

Rita le fissò entrambe per un momento, poi scoppiò in una sonora risata. "Il Cavillo! Ma credete che la gente lo prenderà sul serio se viene pubblicato sul Cavillo?"

"Alcuni no. Ma la versione che ha dato La Gazzetta del Profeta della fuga da Azkaban presenta notevoli lacune. Credo che molti si chiedano se non esiste una spiegazione migliore, e se c'è una storia alternativa, anche se è pubblicata in un...in una rivista.... insolita, ecco... credo che avranno voglia di leggerla."

Rita non disse nulla per un po', ma fissò Hermione con la testa appena inclinata.

"Va bene, ipotizziamo per un attimo che io accetti. Quanto ci guadagno?"

"Non credo che papà paghi proprio le persone perché scrivano sulla rivista. Lo fanno perché è un onore, e naturalmente per vedere il loro nome pubblicato."

Rita Skeeter fece di nuovo la faccia di una che ha della Puzzalinfa in bocca."Devo farlo gratis?"

"Be', sì. Altrimenti, come ben sa, informerò le autorità che lei è un Animagus non registrato. Naturalmente Il Profeta la pagherebbe profumatamente per un resoconto diretto della vita ad Azkaban."

Rita non avrebbe chiesto di meglio che prendere l'ombrellino di carta che spuntava dal bicchiere di Hermione e ficcarglielo su per il naso. "Immagino di non avere scelta, no?" La voce le tremava appena. Aprì di nuovo la borsetta di coccodrillo, ne trasse un pezzo di pergamena e sollevò la Penna Prendiappunti. 

"Papà ne sarà contento," disse Luna allegra.

"Allora, Harry?" chiese Hermione. "Pronto a dire la verità alla gente?"

"Direi di sì."

"Fuoco alle polveri, Rita," disse serena Hermione, pescando una ciliegia dal fondo del suo bicchiere.




Spigolo autore

Oggi è giorno di festa! Io festeggio esattamente 1 anno nel fandom, ma è anche il compleanno della meravigliosa  @Ginwalker_  !! TANTI AUGURII!!!

Continua a leggere, troverai una sorpresina ;)

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top