XV: Neanche Mini-Me riesce a dormire

Mi trovo sulle rive di un fiume, che stranamente sembra scorrere all'interno di una grotta. La cosa più strana però, è che dietro di me vedo in lontananza una specie di quartiere residenziale, pieno di villette e giardini, dal quale provengono risate e profumo di barbeque. Una rapida occhiata in giro e mi rendo conto di essere nei Campi Elisi, il che vuol dire che il fiume vicino a me è il Lete.

Pur sapendo di essere in un sogno, faccio un passo indietro. Ho avuto esperienze con la perdita di memoria sufficienti per almeno sei vite, grazie tante.

Quando arrivo a questa conclusione, di fianco a me si materializza una fila di spiriti, probabilmente coloro che desiderano reincarnarsi. Non mi soffermo su nulla di tutto questo, però, perché vengo distratto dal primo spirito della fila. La riconosco un attimo prima che Thanatos chiami il suo nome.

"Bianca di Angelo, fatti avanti!" Lei si avvicina a testa alta, con un sorrisetto spavaldo in volto. Tuttavia, qualcuno le afferra il braccio. Mi giro a vedere chi è, e capisco che gli dèi hanno proprio deciso di farmi piangere stanotte.

"Lo so che te l'ho già chiesto, ma ne sei sicura?" Le chiede, con tono apprensivo, nient'altri che lo spirito di Luke Castellan.

Lei si discosta gentilmente e risponde, "Sì, è ora che vada avanti. Ma lo faccio soprattutto per Nico. Finché rimango qui, sarà ossessionato dal riportarmi in vita." Poi si gira verso Thanatos, e dice, "Sono pronta."

"Bene, allora... Nome completo: di Angelo, Bianca; età alla morte: 12 anni; causa della morte: fulminata e schiacciata da varie tonnellate di metallo -wow, sembra il titolo di un album heavy-metal- oggetti posseduti al momento della morte, bla bla bla, eccetera eccetera... fatto!" A questo punto Thanatos prende il suo tablet e, con tono da venditore di pentole, dice, "Qui c'è una lista di nomi di persone che a breve dovranno nascere. Scegli quello che più ti aggrada!"

Dopo qualche difficoltà ad operare il tablet, Bianca finalmente sceglie un nome. Per qualche motivo, Thanatos impallidisce. "Ne sei assolutamente sicura?"

"Sì, è la scelta migliore," risponde Bianca con una determinazione che non lascia spazio a repliche.

"Da un fratello incredibilmente pericoloso ad un altro..." mormorò Thanatos. "Oh beh, la scelta spetta a te. Allora, nuova identità: Estelle...Stockfis."

Dice anche altre cose, ma io sto ancora metabolizzando quelle due parole. Estelle...Bianca...Mia sorella è...no, non può essere....deve essere uno scherzo...ma se non lo fosse...

Mi riscuoto dai miei pensieri quando noto che Luke è il prossimo; tuttavia, appena lo vede, Thanatos lo ferma dicendo, "Tu no. Le Parche hanno altro in serbo per te."

"Cosa vuol dire 'altro'?" Chiede Luke con tono sospettoso.

"Vuol dire che, prima di lasciare per sempre la tua identità, hai un'altro compito da svolgere. Hai un'occasione per aiutare i tuoi vecchi amici. Non vuoi almeno sentire di cosa si tratta?" Chiede Thanatos, con l'aria del perfetto cospiratore.

Rassegnato, Luke sussurra, "Ti ascolto." Ed in quel momento mi sveglio.

Non ebbi il tempo neanche di capire dove fossi, perché l'intera Torre di Grifondoro era in subbuglio. Mi girai un attimo a guardare l'orologio al muro. Era ancora notte fonda. Come mai tanta agitazione?

Mentre mi ponevo questa domanda, notai che i gemelli Weasley stavano parlando con la McGranitt, e parevano angosciati. Fu in quel momento che capii quanto doveva essere grave la situazione.

"Hey, ragazzi, cosa è successo?" Chiesi preoccupato.

La McGranitt stava per dire qualcosa, ma George la anticipò. "Percy! C'è Harry che dice che papà è stato attaccato da un grosso serpente, ma non so, mi sembra assurdo..." Sarà anche stato assurdo, ma il terrore sul suo volto era autentico.

Colto da un presentimento, chiesi, "Come fa a saperlo? Lo ha sognato?"

"Lui dice di si, ma-" Stava spiegando Fred, ma io stavo già correndo fuori dal dormitorio, scendendo i gradini a quattro alla volta. Anche se non sapevo spiegarmi il perché, sapevo per istinto che il sogno di Harry era reale.

Due piani più giù, Harry pareva fuori dalla grazia degli dèi. Strepitava come un matto e scalciava, i suoi compagni dovevano trattenerlo a forza. "Vi dico che è vero, L'ho visto sul serio! Ron, tuo padre sta morendo, bisogna mandare subito qualcuno!"

Scavalcando tutti a furia di gomitate e calci, mi piazzai di fronte ad Harry, gli bloccai le braccia, e lentamente scandii, "Harry, ora datti una calmata, e dimmi esattamente cosa hai visto. Non dimenticare nessun dettaglio, è importante!"

Non potendo credere di aver trovato finalmente qualcuno disposto ad ascoltarlo, Harry pian piano si calmò, prese un bel respiro, ed iniziò a raccontarmi di aver visto il signor Weasley venire attaccato da un grosso serpente; l'ultima scena che aveva visto era lui steso a terra, agonizzante e ricoperto di sangue.

Senza perdere altro tempo lo portai verso l'ufficio del professor Silente, portando assieme a me anche i gemelli, Ron, e Ginny. Qualcuno che per la fretta non riconobbi si piazzò davanti ad Harry, accusandolo di pazzia, ma un potente calcio nel sedere liberò la strada.

Non mi fu permesso di entrare nell'ufficio del Preside, per cui mi cercai un'aula vuota lì vicino e mi preparai per un Messaggio Iride; "Oh, Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia offerta. Mostrami Annabeth Chase nel suo appartamento." Se avevo fatto bene i calcoli, ora aveva finito di studiare, ma non avendo sonno si stava dedicando a qualche passatempo, tipo leggere un libro o cose simili.

[Neanche Hermione si mette a leggere dopo aver passato tutta la serata a fare i compiti!]

[Eh già, lei è fatta così.]

Quella sera aveva scelto di fare le parole crociate; aguzzando la vista, notai che le mancava una sola parola: otto lettere, verticale, la definizione era 'Che non ha difetti'. Feci qualche rapido calcolo a mente per assicurarmi di non fare una pessima figura, poi dissi, "Prova con Annabeth."

Lei ancora non mi aveva notato. Si girò di scatto mettendosi in guardia, ma quando mi vide sorrise raggiante per un secondo, poi cercò di assumere un'atteggiamento altezzoso. "Beh, finalmente. L'ultima volta che ci siamo sentiti è stata più di un mese fa. Ti sei ricordato di avere una fidanzata da questo lato del mondo?"

"Sai come sono fatto, tendo a dimenticare i dettagli inutili," la presi in giro. Vedendo l'occhiataccia incendiaria che mi lanciò, aggiunsi subito, "Cioè, inutile perché per me è come se fossi sempre al mio fianco."

Mi guardò con gli occhi ridotti a fessure per qualche secondo (giusto il tempo necessario a farmi riconsiderare tutte le mie scelte di vita), poi con un sorrisetto disse, "Sì, diciamo che ti sei salvato all'ultimo. Allora, grande eroe, come va l'impresa epica?"

A quel punto le raccontai tutti gli ultimi sviluppi, soffermandomi in particolare su ciò che era successo questa notte. Per il momento evitai di dirle del sogno su Bianca, non era un argomento che si poteva discutere tramite Messaggio Iride. Le mostrai Bob, e giuro che stava quasi per piangere quando lo vide. Le dissi dei miei sospetti riguardo al sogno di Harry, e lei promise di parlarne con Rachel, poi mi fece una domanda che non mi aspettavo: "Parlami un po' di questa Ginny."

"Oh beh, non c'è molto da dire. Capelli rossi, 14 anni, piuttosto alta, molto simpatica, grande amica di Hazel...ogni volta che può si siede vicino a me a mangiare...trova sempre il modo di coinvolgermi nel discorso...questo è tutto, davvero."

Evidentemente non soddisfatta, lei continuò a premere sull'argomento. "Hai detto che ti ha chiesto di entrare nella squadra di Quddi...Quidde... insomma, la squadra dove gioca lei?"

"Sì, nonostante le dica sempre no. Chissà perché."

Lei chiuse gli occhi e si massaggiò la fronte con le mani. "Te lo dico io perché. A quanto pare tu sei una vera e propria calamita per le rosse..."

Ora, chi mi conosce sa bene che non sono il più svelto nelle questioni romantiche-

[Stai usando un eufemismo.]

[Harry, proprio tu parli?]

Dicevo, ma una frase del genere la capisco pure io. "Ma...ma non ha senso, Hazel dice che a lei piace Harry!"

"Ma lui a momenti neanche sa che esiste, da quanto mi hai raccontato, giusto?" Annuii. "Bene, e in base alla descrizione che mi hai dato, tu sei praticamente una versione più affascinante di Harry. Quanto fa due più due?" Quest'ultima frase mi fece venire in mente un medico dal quale mamma mi portava quando ero piccolo, che diceva sempre 'Ricordi, signora Jackson, che in medicina due più due può fare anche tredici!' E io gli ridevo sempre in faccia perché 'Due più due fa quattro, mamma! Questo dottore non è buono proprio!'.

Ma mi sto distraendo, torniamo alla storia.

"Oh beh, questa è una cosa interessante. Vorrà dire che dovrò iniziare a mostrare in giro foto della mia stupenda ragazza." Sarà stata la decima volta da quando stiamo insieme che ho detto questa frase, e come ogni volta lei arrossì e girò lo sguardo. Era adorabile quando faceva così.

"Comunque, ho già trovato dove comprarti il regalo che ti avevo promesso, devo solo capire come fare per la spedizione."

"Dai Percy, ne abbiamo già parlato, non c'è bisogno di regalarmi un gufo. Mi accontento di qualcosa di più semplice, davvero!"

"Ma è questo il punto, il regalo non deve 'accontentarti', deve piacerti sul serio. Ed ho capito che l'idea del gufo ti è piaciuta da subito, non negarlo." Dopo tanti anni passati al fianco di Annabeth, avevo imparato ad interpretare anche i piccoli gesti. Quando, tempo prima, le avevo raccontato che i maghi comunicavano tramite gufi, e che Hazel ne aveva comprato uno, le si erano illuminati gli occhi, per cui mi ero messo in testa di regalargliene uno. Ogni volta che glielo dicevo cercava di dissuadermi, ma capivo dal suo sguardo che sotto sotto ne desiderava tanto uno.

Per cui, quindici lettere ed un mare di Galeoni dopo,

[A proposito, si ringrazia Hazel per la gentile concessione di Ralph.]

[Lo hai usato più tu che io quel gufo. Per un periodo non ha accettato cibo da me...]

avevo finalmente convinto un tizio di Diagon Alley a vendermi un bellissimo gufo della Virginia, importato direttamente dal figlio di Scamander (che non avevo idea di chi fosse, ma da come me ne avevano parlato sembrava uno importante), dovevo solo passare a ritirarlo. Sarebbe stato meglio evitare di usare mezzi divini, ma probabilmente l'unico modo per farlo arrivare in tempo sarebbe stato il servizio di Hermes.

"E va bene, tanto so che non cambierai idea. Avrei però preferito avere qui te, non un gufo. Quando tornerai dobbiamo fare quattro chiacchiere con gli dèi," disse lei amaramente. Mi ero preparato psicologicamente per un urlo infuriato, invece sembrava semplicemente esausta, ed era chiaro che la causa non erano i compiti.

"Lo so Annabeth, fidati, fosse per me mollerei tutto e tornerei lì. Ma Harry ha bisogno di aiuto, ed io voglio darglielo."

"Ogni volta che parliamo lo dici. Non è che ti stai affezionando a questo Harry?" Chiese lei, con tono curioso.

"Beh...non ci avevo mai pensato in questo modo ma...sì, credo sia così. Il fatto è che mi rivedo un po' in lui, ecco. È solo un ragazzo di quindici anni, eppure dovrà condurre una guerra. È esattamente ciò che ho passato io a quell'età, ma a differenza di me lui può avere a disposizione qualcuno che lo aiuti. Per quanto possibile, voglio essere io quel qualcuno. Voglio dargli l'aiuto che non ho avuto io ai tempi." Mi aveva preso un po' in contropiede con quella domanda, ma una volta partito, sfogai tutti i miei pensieri in quel breve monologo. Ero consapevole che per Harry ero uno sconosciuto qualunque, ma in qualche modo mi ero davvero affezionato a lui.

Lei sorrise. "Ecco cosa intendevo quando ho detto che non ti tiri mai indietro. Non cambiare mai, Percy. Io ora vado a dormire, sono esausta. Buonanotte, amore."

"Buonanotte," le dissi, poi mi venne in mente di aggiungere una cosa. "Per quanto riguarda la storia delle foto, stà tranquilla! Mostrerò solo quelle dove sei vestita!" E chiusi subito la connessione, prima che mi strappasse la pelle dalla faccia con un urlo.

Quella conversazione mi aveva temporaneamente fatto dimenticare la preoccupazione per il signor Weasley, ma quando mi rimisi nel letto ritornò più forte di prima. Ovviamente non lo conoscevo, ma avevo visto quanto fossero angosciati i suoi figli alla notizia. Prima di addormentarmi, rivolsi una preghiera sia a papà che ad Apollo perché tutto andasse bene.

Grazie agli dèi, il giorno dopo Silente annunciò che il signor Weasley stava bene, e che i suoi figli ed Harry Potter erano andati a trovarlo all'ospedale. La Umbridge neanche provò a nascondere la sua irritazione di fronte al fatto che gli fossero sfuggiti dal sotto il naso. Nonostante questo, anzi proprio per questo, per tutto il resto delle lezioni mi assicurai di sorriderle sempre e di essere il più educato possibile. Non era un mistero che fossi grande amico dei due gemelli.

A proposito di Fred e George, i loro affari stavano andando a gonfie vele; tutti gli studenti avevano usato i loro prodotti almeno una volta, con la sola eccezione di Hermione Granger, la quale stava perdendo il sonno pur di cercare un modo per incastrarli. Non riusciva mai a scoprire dove loro tenessero le scorte. La soluzione era molto semplice.

Loro non tenevano un bel niente, ero io a tenere nascosto tutto in uno scomparto segreto solo il letto (anni passati a spacciare caramelle nelle varie scuole aiutarono ad affinare la tecnica). George raccoglieva gli ordini, e me li passava. Io quindi raccoglievo solo lo stretto necessario (una barretta di Torrone Sanguinolento, un pacchetto di Pasticche Vomitose, cose così) e le passavo a Fred, che si occupava della consegna. In questo modo, nessuno di noi tre spariva dalla circolazione per troppo tempo; due di noi potevano giustificare l'assenza del terzo dicendo che doveva andare il bagno o che doveva prendere una nuova boccetta di inchiostro o altre stupidaggini del genere.

[Quindi...in poche parole eri la versione Family-Friendly di uno spacciatore?]

[Proprio così, mio caro Jason, proprio così.]

Fortunatamente, quello era l'ultimo giorno di lezione. La mattina dopo, in seguito a tantissimi graffi causati da Bob che proprio non voleva entrare nella gabbia per il viaggio, tornammo a Londra tramite treno. Qui, ci accordammo con Harry per farci venire a prendere a Diagon Alley alle 18:00, perché io ed Hazel avevamo bisogno di fare dello shopping per i regali. Ricordo ancora i singoli regali;

Per Annabeth, il gufo di cui ho parlato sopra. Stranamente, non si ribellò quando presi la sua gabbia. Forse perché Atena aveva capito che era un regalo per la figlia.

Per Frank, una copia di Animali Fantastici e Dove Trovarli; Evidenziai la pagina dello Snaso con 3 inchiostri diversi.

Per Piper, un set di piume per i capelli nei colori delle quattro Case di Hogwarts (era stata lei stessa a chiedermele, chissà come mai). In allegato c'era un biglietto che diceva di tener pronta la macchina fotografica per quando Jason avrebbe aperto il suo regalo.

Per Leo e gli Stoll, un pacco assortito di prodotti Weasley. Così quando avrei vinto la gara di scherzi dell'estate non mi avrebbero accusato di barare.

[Excusez moi? Chi l'ha vinta la gara di scherzi di quell'anno?]

[*sospiro* Tu, Pip, come sempre.]

Per Jason, una spillatrice incantata, per dei bellissimi momenti romantici. Oh, e anche una scopa volante di un certo livello. Probabilmente mi avrebbe ucciso nel sonno, ma ne sarebbe valsa la pena.

Per Hazel, una Puffola Pigmea. Appena la vidi seppi che era il regalo ideale.

[Posso confermare, è così morbida!]

[Lieto che ti sia piaciuta, Haz.]

Per Reyna, una foto che scattammo durante la nostra prima rimpatriata mensili sull'Argo II. C'eravamo noi dei 7, poi lei, Coach Hedge, e Will Solace. Scelsi questa perché ad un certo punto iniziammo a lanciarci i nachos addosso. La foto mostrava il momento in cui Leo la colpì in pieno volto, e lei lo fissava con sguardo assassino. Che bella serata.

Per Nico...nulla che potessi comprare qui a Londra. Dato che quel ragazzo si rifiutava di indossare qualunque colore più brillante del grigio antracite, ci eravamo organizzati con tutti gli altri per creargli una T-Shirt del Campo su misura: scritta arancione, maglia nera. A quel punto non avrebbe avuto più scuse.

[Percy, stringi un po'.]

[Hai ragione, scusa.]

Passando alla famiglia vera e propria, avevo preso:

Per quell'angelo di Estelle, una bacchetta giocattolo, di quelle che sparano solo scintille innocue.

Per mamma, una collana di opali trovata in un negozio.

Per Tyson, le Fiabe di Beda il Bardo.

Per Paul, una copia di Storia di Hogwarts.

Alla fine del giro ci rimaneva ancora un po' di tempo e qualche spicciolo, e spendemmo entrambi alla gelateria di Florean Fortebraccio.

[A proposito, grazie del consiglio, Harry.]

[Non c'è di che.]

Dopodiché, ci incontrammo all'entrata sul retro del Paiolo Magico assieme ad Harry, Ron, ed una signora piuttosto in carne dal sorriso gioviale che si presentò come Molly Weasley. Mi fece una buonissima impressione fin da subito, aveva quei modi da madre amorevole che ti ispirano fiducia all'istante. Assieme a lei ci dirigemmo verso un posto che chiamò 'Grimmauld Place'.

Dopo qualche istante di quella tortura cinese che i maghi chiamavano 'Smaterializzazione', sbucammo nella piazza, di fronte al numero 12. O meglio, di fronte a dove sarebbe dovuto esserci il 12. Invece, si passava direttamente dall'11 al 13.

"Uhm...signora Weasley...le hanno rubato casa..."

"Vuol dire che l'incantesimo funziona caro," rispose lei con una risatina, poi mi spiegò che la casa era protetta da un incantesimo che la rendeva invisibile ed inaccessibile, eccezion fatta per il cosiddetto 'Custode Segreto' e per le persone a cui tale Custode aveva rivelato il luogo.

Appena me ne parlò, fu come se un'enorme tenda trasparente si sollevasse di fronte a me, mostrandomi la casa al numero 12, che spiccava per l'aspetto abbandonato e decrepito. Sì, era decisamente la casa di un ricercato. Entrati lì, trovammo la banda al completo: Harry, Hermione, tutta l'armata Weasley, e a gran sorpresa Albus Silente in persona.

"Buonasera, ragazzi. Prima di lasciarvi alle vostre vacanze decisamente meritate dopo mesi di duro lavoro, ho delle cose di cui parlare con voi. Mi seguireste in soggiorno, per favore?"

Immediatamente una decina di campanelli d'allarme mi scattò nel cervello. Guardai verso Harry, e notai che guardava dappertutto tranne che verso di me. Allora era di questo che si trattava? Avevano scoperto chi eravamo?

Lanciai uno sguardo ad Hazel, poi, con una mano dove tenevo la bacchetta, l'altra dove tenevo Vortice, dissi, con tutta la calma che riuscii ad accumulare, "Certamente, professore."

Ci avviammo verso la stanza da pranzo. Harry ed il resto della banda ci seguirono, ma Silente disse, "Vi prego, lasciateci soli qualche minuto."

Chiaramente irritato, Harry tornò indietro. Silente si accomodò su una poltrona, e fece gesto di sederci. Aveva ancora un sorriso gentile in volto, che però non raggiungeva i suoi occhi.

"Allora, ragazzi miei...come vi state trovando qui ad Hogwarts?"

"Molto bene, signor Preside. Non abbiamo nulla di cui lamentarci," esordì Hazel, all'erta come me.

"Non vi manca la vostra vecchia scuola?"

"Ci mancano i nostri amici, certo, ma ci troviamo bene qui."

"Vorrei che mi deste qualche altra informazione su questa scuola, se non vi dispiace. Quali materie studiate? Come sono i vostri professori?"

"Beh, non c'è molto da dire. Le materie che studiamo sono le stesse, ma qui i professori sono più bravi." Ormai avevo capito dove voleva andare a parare, ma non avrei mai detto nulla in più dello stretto necessario.

"E che mi dite invece della vostra famiglia? Vi mancano i vostri genitori?" Quel sorriso gentile era sempre incollato sul suo volto, e mi chiedo come mai, visto che ormai era chiaro fosse tutta scena.

Mi ero stancato di questo tira e molla. Non sono mai stato bravo ad inventare bugie sul momento, se avessimo continuato così prima o poi avrebbe vinto lui. Per questo motivo, decisi di rischiare e giocai a carte scoperte. "Professore, cosa vuole sapere?"

"Mi sto solo interessando all'esperienza dei miei studenti, tutto qui." Devo riconoscerglielo, ci provò fino all'ultimo.

"Se fosse così ci avrebbe semplicemente invitato nel suo ufficio, non sarebbe venuto fin qui," disse Hazel, che come al solito mi aveva capito subito. Adoro quella ragazzina.

[Continuo a pensare che sia stata la cosa più idiota che tu abbia fatto durante tutta l'impresa, ma visto che ormai il danno era fatto, tanto valeva andare fino in fondo.]

[Anche io ti voglio bene, Haz.]

[È inutile che mi abbracci, rimane sempre un'idea stupida.]

[Perché credi che ti abbia abbracciato solo per convincerti?]

[Avresti il coraggio di negarlo?]

[E va bene, hai ragione. Mi stacco.]

[Chi ha detto che mi dava fastidio?]

Scusa, scusa, hai ragione, è un momento importante e mi sto distraendo. Andiamo avanti. "E non avrebbe chiesto ad Harry di invitarci a passare il natale qui. Non neghi l'evidenza, fino a un paio di settimane fa né Harry né nessun altro aveva mai proposto nulla del genere."

Confermando la sua fama di uomo saggio, Silente capì che ormai non aveva più senso fingere. Il sorriso lasciò il suo volto, sostituito da uno sguardo fiero e determinato; lo sguardo di un comandante che osserva le truppe nemiche. Si alzò dal tavolo e si avvicinò a noi, e non mi sfuggì che aveva la mano dove teneva la bacchetta. Io dal canto mio gli rivolsi il mio migliore Sguardo da Lupo e strinsi Vortice in mano, pronto a reagire.

Parlò con studiata lentezza, evidenziando l'insinuazione che fece in modo inequivocabile. "E va bene, signorina Levesque. Lasci che le racconti una storia. Un uomo, un preside di una scuola, il giorno prima delle lezioni si sveglia e si ricorda che a breve dovranno arrivare due studenti stranieri nella sua scuola. Il giorno dopo incontra questi due ragazzi, e gli sembrano persone a posto, serie nello studio e gentili con i compagni. Il tempo passa, però, e il preside inizia ad avere dei dubbi. Ad esempio, non ricorda di aver approvato un programma di scambio per la propria scuola, né ricorda di essersi messo in contatto con un'altro preside per gestire lo scambio. A quel punto il preside inizia a notare anche altre stranezze, come ad esempio il fatto che non gli risulta ci siano altre scuole di magia americane al di fuori di Ilvermorny, oppure il fatto che uno dei ragazzi sia stato coinvolto in una caccia all'uomo su scala nazionale alla tenera età di dodici anni, oppure ancora che non esiste nessuna traccia dei 'famosissimi' genitori maghi dei due ragazzi. A quel punto il preside, che sa che una guerra scoppierà a breve, è costretto a prendere precauzioni, per la sicurezza dei suoi studenti."

"Tecnicamente anche noi siamo suoi studenti, signor Preside. Non rientriamo anche noi nella protezione?" Lo presi in giro io con un sorrisetto.

"Non se siete voi la minaccia a quella protezione. Per cui ora mi direte chi siete e da dove venite, oppure lo scoprirò con la forza."

"Fatti avanti, Babbo Natale," lo minacciai io, mettendomi in guardia.

Hazel stava per piazzarsi tra di noi, ma all'improvviso qualcuno bussò alla porta d'ingresso.

Potei praticamente sentire l'intera casa immobilizzarsi sul posto, non sapendo come reagire. La casa sarebbe dovuta essere invisibile.

"Voi due, venite con me," disse Silente, tenendo la bacchetta alzata. Ci avvicinammo lentamente all'ingresso. La signora Weasley uscì dalla cucina tutta spaventata. "Albus, c'è un'uomo fuori alla porta. Guarda direttamente verso di noi. Cosa facciamo?"

"Chiama Sirius e gli altri e porta i ragazzi di sopra. No, non loro due, loro rimangono con me," disse indicando me e Hazel. E ti pareva. Come minimo pensava fosse qualcuno che conoscevamo.

Anche se ancora non lo sapevamo, in effetti era proprio così.

Una volta che gli adulti vennero giù, si schierarono in una specie di linea di tiro, tutti con le bacchette alzate, rivolte verso la porta. L'amico di mamma, Remus, era nelle retrovie, e ci teneva d'occhio. Con un solo movimento della bacchetta, il professor Silente aprì la porta, rivelando di fronte a noi letteralmente l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.

"Buonasera, membri dell'Ordine della Fenice. Sono il padre di Percy Jackson."


Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

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