XLV: Gamberzilla parte 2: La vendetta

Era tutto pronto.

L'Argo II era ancorata nel laghetto delle canoe, in attesa delle ultime riparazioni. Fosse stato per Leo l'avrebbero finita tempo fa, ma con tutta la storia di Apollo/Lester le priorità erano altre. In ogni caso, mancavano solo le armi e la testa di Festus, e la nave sarebbe stata pronta. Leo era sul ponte a fare chissà cosa, e conoscendo il modo in cui si concentrava al 100% sul suo compito, ignorando tutto il resto, ero sicura che io e Percy non saremmo stati disturbati, di sotto nella stiva.

"Pronta, Miss Saggezza?" Disse Percy, sollevando Vortice.

"Certo," dissi, preparando la mia spada d'osso. Mi ci trovavo bene, ma non quanto il mio pugnale, quindi ogni momento libero lo passavo ad affinare la mia tecnica.

Il pomeriggio stava procedendo come al solito, noi due ci stavamo allenando come sempre, e in generale la vita scorreva tranquilla. Poi, all'improvviso, l'intera nave fu investita da una violenta scossa.

Io e Percy venimmo sbattuti contro al muro, e non facemmo in tempo a rimetterci in piedi che venimmo gettati in tutt'altra direzione. Provai ad aggrapparmi ad una delle tende, ma il bastone che la teneva fissa si staccò ed io volai di faccia contro l'altro muro. Mentre succedeva tutto ciò, sentii un fortissimo rumore di sirene antiaeree.

Dopo non so quanto tempo, sembrò fermarsi. "Tutto a posto?" Chiesi a Percy come prima cosa.

"Un po' scombussolato..." Disse Percy, attualmente appoggiato contro il muro a testa in giù. "Ora penso sia finit-"

Il muro venne sfondato da un enorme tentacolo. Si agitò, e dovetti saltare per evitarlo, poi si ritirò dalla breccia.

"Ma cosa..." Io e Percy ci guardammo negli occhi, e un secondo dopo avevamo già preso le armi e stavamo uscendo sul ponte.

Il cielo era diventato di un rosso così scuro da sembrare quasi nero. Una fittissima nebbia copriva tutto il lago e saliva fin oltre le murate della nave, dunque non vedevo dove avevo i piedi. La situazione era già abbastanza spaventosa, senza contare il qualcosa dotato di enormi tentacoli che si stava issando sulla nave, aggrappandosi agli alberi e alle murate.

Quando capimmo cos'era, a Percy sfuggì un "Per gli dèi..." non proprio arrabbiato, ma decisamente infastidito, come a dire "Quando la finiremo?"

Era un gigantesco serpente di mare, con la testa grossa quanto un minivan. Coperto di scaglie verdi-bluastre, aveva due enormi occhi lattiginosi (ma non capivo se era il loro colore naturale, o se era cieco). In cima alla testa aveva due grosse pinne laterali, ed una cresta che terminava sopra la bocca, quasi fosse una specie di pseudo-becco. A proposito della bocca, era simile a quella di una sanguisuga, era irta di denti più lunghi della mia spada d'osso, e da essa colava di continuo una melma verdognola schifosa. Infine, dal resto del corpo, ancora semi-immerso in acqua (o in qualunque cosa ci fosse sotto la nebbia), spuntavano sei enormi tentacoli.

Il mostro ruggì, facendo vibrare le pinne sul dorso e ai lati della testa. "Percy! È il Serpente Etiope!"

"Come?" Non capii se non mi aveva sentito, o non aveva idea di cosa stessi parlando. Entrambe erano opzioni validissime.

[Ovviamente non ti avevo sentito, Annabeth, che vai a pensare...]

[Certo, ovviamente...]

"Mito di Andromeda," urlai, cercando di sintetizzare al massimo. "Perseo lo uccise con la testa di Medusa!"

Mentre parlavamo, Leo iniziò a scagliargli contro palle di fuoco come un pazzo, urlando a squarciagola "GIÙ-DALLA-MIA-NAVE!" Ma purtroppo non sembrava fare molto. Sentii le urla di altri semidei in arrivo, e vidi arrivare una salva di frecce dal lato della spiaggia. Al mostro bastò alzare un tentacolo per ripararsi.

"Ho cambiato pantaloni, non ho teste di Medusa a portata di mano," disse Percy. "Qualche idea?"

"Ci sto pensando, ci sto pensan- GIÙ!" Urlai, buttandomi a terra e tirando Percy con me mentre un tentacolo si schiantava contro l'albero maestro. Qualche decina di semidei, guidati da Argo, si era arrampicato sulla nave ed iniziò ad attaccare il corpo del serpente. Io e Percy ci unimmo ben presto alla battaglia.

Tra frecce, giavellotti, asce e spade, provammo a tagliargli i tentacoli e a farlo scendere dalla nave, ma era quasi impossibile. Le scaglie del mostro erano durissime, e i tentacoli e la sua bocca si muovevano in continuazione, spazzando il ponte, spezzando i pennoni e cercando di mordere qualcuno. Ora che ero più vicina, notai che il suo corpo era pieno di grosse cicatrici, che secernevano la stessa melma verde della bocca. Non ero sicura che fosse roba tossica, ma non volevo affatto scoprirlo sulla mia pelle.

Ero salita su un tentacolo, per cercare un angolo migliore da cui tagliarlo, ma il mostro si mosse all'improvviso, persi l'equilibrio e caddi. Quando rialzai lo sguardo, il mostro chiuse la bocca e tirò la testa all'indietro, come per sputare qualcosa. Quando la riaprii, lanciò fuori una specie di lingua, che si avvolse attorno ad Argo. In una frazione di secondo, il nostro responsabile della sicurezza venne sollevato da terra ed ingoiato in un sol boccone.

Non ebbi nemmeno il tempo di metabolizzare l'accaduto che dietro di me sentii qualcuno urlare, "OCCHIO, RAGAZZI!"

Mi girai e vidi Leo, in piedi vicino ad una catapulta improvvisata fatta con un lungo asse di legno appoggiata su una pila di scatoloni. Su un braccio della catapulta c'era un barilotto con una miccia, il che mi fece pensare che fosse pieno di Fuoco di Lemno (uno dei dodici componenti del combustibile della nave).

Leo si arrampicò sugli scatoloni, si infiammò un dito, accese la miccia, e saltò sull'altro lato dell'asse, scagliando il barile in aria. Attirato dal movimento, il mostro fece scattare quella specie di lingua e lo ingoiò tutto intero. 

"Ed ora," disse lui, scendendo dagli scatoloni, "Un bel piatto di sushi!" Nel frattempo era arrivato anche Percy, e aspettammo con ansia l'esito di quell'idea.

Un paio di secondi dopo, un fremito scosse tutto il corpo del serpente, del fumo uscì dalla sua bocca... E poi cominciò a sputare melma verde da tutte le parti, inzaccherandoci completamente.

[Miss Saggezza, credo che tu volessi dire 'smerdandoci completamente'.]

[Tu sei di New York e dici così, io sono di San Francisco e dico a modo mio.]

Durante quella specie di attacco di vomito, il mostro sputò anche Argo, miracolosamente tutto intero. Appena si riprese, Argo riafferrò la spada, si tirò in piedi, e si slanciò all'attacco a peso morto, lanciando un urlo rabbioso e disperato.

"Chirone deve dargli un aumento a quello," mi disse Percy.

"Decisamente," concordai.

Più infuriato di prima, il mostro ricominciò ad agitare i tentacoli attorno. Uno di questi colpì in pieno Leo, che venne scagliato in uno dei boccaporti. Tra una schivata e l'altra, mi guardai attorno alla ricerca di un'idea, e notai che i pennoni delle vele erano spezzati e si reggevano sugli alberi solo grazie a poche cime. Un'idea pazza iniziò a formarsi nel mio cervello, e per metterla in atto, dovevo solo trovare un modo di tenerlo fermo.

E il modo mi venne in mente. Forse non era il migliore, anzi sicuramente non era il migliore, ma non avevo tempo di valutare ogni minima possibilità.

"Forza, forza, Annie, allontaniamoci!" Mi incitò Percy.

"Fermo! Tieniti pronto," dissi, poi iniziai a fischiare e a sbracciarmi.

"Ma... che vuoi fare?" Probabilmente agli occhi di Percy sembravo una pazza-

[Sì, decisamente.]

-ma avevo un piano ben preciso, e richiedeva un tempismo perfetto da parte mia. Dovevo rimanere concentrata.

"HEY!" Urlai con tutto il fiato che avevo. "HEEY!" Il mostro finalmente mi notò. "SEPPIOLONE! VIENI QUA!"

Come speravo, il mostro e fece scattare la lingua verso di me. Spinsi via Percy, e contemporaneamente saltai all'indietro. La lingua del mostro colpì il legno nel punto in cui mi trovavo meno di un decimo di secondo prima. Sollevai la spada e la infilzai nella lingua del mostro con tutta la forza che avevo, fino a trapassare il ponte di legno.

Il mostro ruggì di dolore e cercò di tirare via la lingua, ma la nave era solida, e ogni minimo movimento gli causava solo altro dolore.

"RITIRATA!" Urlò Percy agli altri semidei, mentre io mettevo in moto la seconda parte del piano. Raccolsi da terra un coltello perso da chissà chi e mi diressi con Percy verso l'albero di trinchetto. Le scale di corda erano state quasi totalmente spezzate dagli attacchi del mostro, ma con un po' di lavoro di squadra, riuscimmo ad issarci fino sopra al pennone spezzato. Il mostro avvolse due tentacoli attorno all'albero, ma non riuscì a smuoverlo di un millimetro. Ancora oggi ringrazio la cabina di Efesto per essere così bravi nel loro lavoro.

[È un piacere, baby!]

[Leo, non ti uccido solo perché tanta gente aspetta quest'occasione da più tempo di me.]

[Hey!]

"Qual è il piano?" Chiese Percy con un sorrisetto di circostanza.

"Che ne dici di 'Non restarci secchi'?" Sorrisi anche io, ma in realtà ero preoccupatissima che il mio piano non funzionasse, o peggio, che qualcuno rimanesse ferito a causa di questo piano. Ma ormai non potevo tirarmi indietro. Mi issai in cima all'albero, sulla corda che lo univa all'albero maestro. "Tieniti forte!" Urlai, e tagliai una delle cime che reggeva il pennone. Questo si inclinò verso il basso, e Percy dovette tenersi all'altra cima per non cadere, quasi perdendo la presa su Vortice. "Non perderla! Ti servirà!"

"Ma dove vai?"

"A pescare!" Urlai io, e cercando di non guardare giù, iniziai a camminare sulla corda, estendendo le braccia per tenermi in equilibrio. Sinistra, destra, sinistra, destra... Per un momento, guardai giù e quasi scivolai. Perché guardare giù è così allettante in queste situazioni??

Sentii il mostro fare un verso, dopodiché lo sentii spostarsi (per quanto gli consentiva la lingua) sotto di me; ora che era abbastanza vicino, alzò un tentacolo per afferrarmi. Mi buttai in avanti un attimo prima che il mostro strappasse via la corda. Atterrai di pancia sull'altro pennone, e dovetti fermarmi un attimo per riprendermi dalla botta.

Quando mi tirai su, estrassi il coltello e incrociai lo sguardo di Percy. Un secondo dopo, la sua espressione cambiò, segno che aveva inteso la mia idea. Tagliai quella cima, poi corsi indietro sul pennone per arrivare alle altre cime prima che la pendenza diventasse eccessiva.

Era tutto al suo posto. Le due estremità spezzate e affilate del pennone puntavano dritte sulla testa e sulla schiena del mostro, e si reggevano solo grazie a qualche cima. Di nuovo guardai Percy, e lui alzò Vortice. Io alzai il mio coltello, e urlai "ORA!"

Io e Percy tagliammo le corde allo stesso momento, e vi rimanemmo appesi. Sotto di noi, i pennoni si infilzarono ne cranio e nella carne del mostro, sfondando il ponte superiore ed incastrandosi nello scafo. Percy esultò urlando, ed io lo imitai. 

I semidei urlarono e si scagliarono contro il mostro ormai inerte. Dopo una decina di minuti in cui i semidei si diedero alla pazza gioia, lacerando e strappando e perforando ogni centimetro quadro del mostro che riuscissero a raggiungere, Il mostro si dissolse in una poltiglia marrone. I semidei presero in fretta delle scale e ci tirarono giù.

"Chase, tu sei pazza," disse Percy, abbracciandomi con un sorriso enorme in volto.

"Non è per questo che mi ami?" Lo presi in giro, poi lo baciai. Sentii di nuovo le sirene, la nebbia si diradò, e il cielo si schiarì. Andai ad estrarre la mia spada dalle assi di legno, ma poi sentii Percy urlare "NO!"

Era sulla murata, e fissava il centro del lago. Corsi da lui, e appena vidi cos'era successo sentii il cuore fermarsi.

Non c'era più un lago. Era stato totalmente prosciugato, a causa di un enorme buco proprio al centro. In seguito ipotizzai che da lì fosse arrivato il serpente, ma in quel momento ero troppo sconvolta per rifletterci su. Riuscii solo ad osservare, impotente, le canoe e la nostra nave incagliate sul fondo asciutto del lago, tutte le piante acquatiche e le alghe già ridotte ad una mezza poltiglia per il calore estivo, e... E...

E i cadaveri rinsecchiti delle Naiadi che abitavano questo lago. A malapena si riconoscevano i loro volti, sembravano foglie bruciacchiate.

Percy era appoggiato sulla murata, immobile, e tremava. Anche io ed altri semidei non riuscimmo a muovermi per qualche secondo, ma quando mi ripresi, corsi giù dalla passerella urlando "PRENDETE DEI SECCHI D'ACQUA! AIUTIAMOLE!"

Ma fu tutto inutile. Nel tempo che scendemmo dalla nave, le Naiadi si erano già completamente sgretolate, divenendo di finissima sabbia nera.

Mentre osservavamo impotenti ciò che era avvenuto, sentii un forte schiocco di fianco a me, e mi coprii il viso per istinto. Quando abbassai le braccia, vidi Jason e Piper; lei si portò le mani alla bocca, lui riuscii solo a dire, "Miei dei..."

"Cosa... Che ci fate qui voi?" Chiesi. Lo stupore di vederli si sommò a tutte le emozioni che già provavo, e all'improvviso sentivo il bisogno di sedermi su una sedia e di bere qualcosa di caldo.

Jason si girò verso di me, e ci mise qualche istante a inquadrami. "Annabeth, noi... Ecate ci ha fatto venire qui... Cosa è successo?"

Sospirai. "Non ne ho idea. Io e Percy eravamo sulla nave, quando all'improvviso c'è stato una specie di terremoto, e abbiamo sentito un rumore di sirene antiaeree-"

"-Come!?" Mi interruppe lui, improvvisamente all'erta. "Sei sicura di aver sentito quel suono?"

"Sicurissima, perché?"

Jason e Piper si guardarono. Lei iniziò a tremare, e sembrava sull'orlo di piangere. Jason le mise un braccio attorno alla spalla, dopodiché, a bassa voce, mi disse, "Di tutti i presenti quella sera, chi altro c'è qui al Campo?"

Si riferiva alla sera in cui Ecate piombò a casa di Percy, dando inizio a tutta questa storia. "Percy e Leo sono ancora sulla nave; Nico e Will si sono presi il pomeriggio libero e sono andati in città, dovrebbero tornare tra poco."

Jason annuì. "Tu raduna tutti, io nel frattempo parlo con Chirone. Incontriamoci alla Casa Grande. La situazione è gravissima."

Una volta riuniti nel salone della Casa Grande, Jason e Piper ci raccontarono in breve tutti gli eventi del loro anno ad Hogwarts, e noi gli raccontammo tutta la storia di Apollo, inclusi gli eventi di quel pomeriggio. Hai già sentito tutto dai racconti degli altri, tanto vale passare direttamente a ciò che accadde dopo.

"Wow," disse Leo alla fine del racconto. "Qualcuno sa se gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra alla Russia? No perché ci mancherebbe solo questo."

"Non sei di aiuto," sibilò Jason a denti stretti, indicando Piper con un cenno del capo. Lei si era seduta sul divano (in realtà, sarebbe più corretto dire che ci era caduta sopra), aveva abbassato lo sguardo, e non aveva detto una sola parola nell'ora e mezza abbondante che avevamo passato ad aggiornarci a vicenda. Era stato Jason a raccontare anche la sua parte, e quando gli serviva una conferma, Pip si limitava ad annuire leggermente.

Io li ignorai, perché stavo riflettendo su una cosa che Jason aveva detto verso il finale. "Quindi questa donna misteriosa, di cui noi non sappiamo assolutamente nulla, suppone che queste strane creature che avete affrontato siano, in qualche modo, create artificialmente?" Jason annuì. 

"Chirone, correggimi se sbaglio," intervenne Will, "ma la descrizione che Annabeth ci ha fatto del Serpente non coincide con quella che ci hai insegnato a lezione, vero?"

"Niente affatto," confermò il centauro. "O meglio, di tutte le descrizioni che ho sentito nel corso dei secoli, quello che avete visto non sembra coincidere con nessuna. È come se qualcuno avesse preso degli elementi da ognuna, e poi li avesse combinati insieme. Ciò sembra supportare la teoria che qualcuno stia creando questi mostri..."

"Tu credi che sia così, Chirone?" Chiesi io.

Lui alzò le mani. "È un'ipotesi come un'altra, e non sarebbe saggio scartarla."

"No di certo, ma non mi convince molto... Will, tu che dici? Sarebbe possibile combinare mostri e animali comuni?"

Lui ci rifletté per un po'. "Beh, tutte le operazioni che ho svolto su mostri avevano come obiettivo togliere loro la vita, quindi non sono la persona migliore a cui chiedere... Sappiamo se i mostri possiedono un DNA? Perché ci sono molti studi su tecnologie che consentono di impiantare geni di una specie in un'altra."

"Ne ho sentito parlare," intervenne Leo. "Qualcosa tipo, far produrre alle pecore la stessa seta dei ragni e roba del genere?"

"Esattamente," rispose Will. "Il principio sarebbe lo stesso. Quindi ripeto la mia domanda: i mostri possiedono un DNA?"

Ci girammo tutti verso Chirone. "Nessuno lo sa con certezza," rispose Chirone, pensieroso. "Il concetto di DNA è molto più recente di tutte le fonti che possediamo; tuttavia, considerando che i mostri non si possono uccidere, dunque non seguono le normali regole biologiche, ne dubito fortemente."

"E dato che quando li uccidiamo non lasciano indietro un corpo, non possiamo neanche fargli un'autopsia," brontolò Nico.

"Stiamo divagando," intervenne Percy. "Chi se ne importa da dove vengono o chi li ha creati? L'importante è come ucciderli, giusto?" Ci fu un mormorio di assenso. "I Cole hanno scoperto il loro punto debole, quindi ora sappiamo come affrontarli."

Si sentii un singhiozzo. Ci girammo tutti verso Piper. "Ora mandiamo qualcuno a prenderli, vero?"

Ci guardammo tutti l'un l'altro, a disagio. Fu Chirone a parlare per tutti. "Mia cara, ti assicuro che appena potremo, decideremo come gestire al meglio la situazione, ma ora il Campo è sotto attacco da una minaccia di cui conosciamo ben poco, e la nostra priorità è la difesa del nostro mondo."

Piper alzò finalmente lo sguardo, e in viso aveva un'espressione oltraggiata. "Quindi volete abbandonarli? Sul serio?"

"Piper, non prenderla nel modo sbagliato," disse Nico con cautela, "Ma siamo sicuri che siano dalla nostra parte?"

"CERTO CHE LO SONO!" Urlò lei con tono quasi isterico.

"Devi ammettere però che le coincidenze sono molto strane..." stava dicendo Nico, ma Piper si alzò e si mosse verso di lui. Jason scattò in piedi e le si piazzò davanti, mettendole due mani sulle spalle.

"Calmati, Pip," le disse, gentile ma determinato. "Lo dice solo per cautela. Lo sai che Nico non è tipo da lasciare qualcuno indietro."

La riportò sul divano, poi lanciò un'occhiata eloquente a Nico. Quest'ultimo sbuffò. "Organizziamo le difese del Campo, valutiamo la minaccia, poi decideremo bene cosa fare."

"È stata una giornata dura per tutti," Chirone disse diplomaticamente. "Vi consiglio di andare a mangiare e di riposarvi. Domani ci sarà una riunione dei capi-cabina, e avremo un quadro più chiaro della situazione."

Uscimmo dalla Casa Grande con vari livelli di preoccupazione in volto. Sperai che l'attacco di quel mostro fosse un evento occasionale, ma in cuor mio sapevo che era l'inizio di un assedio in piena regola.






Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Domanda del giorno: Se foste semidei, quale arma scegliereste?

Risposta personale: Se proprio dovessi, direi lancia e scudo, ma francamente preferirei essere figlio di Efesto così il mio lavoro sarebbe crearle e non usarle (perché mi ucciderei da solo prima di ammazzare il mio primo mostro, ne sono certo).

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

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