XLI: Il peggior compleanno di sempre
[Ahh, finalmente ha finito!]
[Che vuoi da me? Erano informazioni importanti!]
[Sì, sì, tutto quello che vuoi, però che palle, mammamia...]
La mattina dopo, sfinito ma esaltato dall'opera compiuta nella notte, Harry venne in Infermeria con Ron ed Hermione e ci raccontò quello che era successo. Fummo tutti ammirati da come aveva preso il ricordo a Lumacorno e decisamente sgomenti sentendo degli Horcrux e della promessa di Silente di portarlo con sé quando ne avesse trovato un altro.
"Wow," commentò Ron alla fine del racconto; stava agitando distrattamente la bacchetta verso il soffitto. "Wow. Andrai sul serio con Silente... a cercare di distruggere... Wow."
"Quindi c'è riuscito davvero," disse Jason, alzando gli occhi dal taccuino dove aveva riportato tutto. "Una buona notizia dietro l'altra..."
"Non possiamo chiedere aiuto ai vostri genitori?" chiese Ron, accigliato. "Cioè, Voi-Sapete-Chi è diventato immortale! Di certo è un motivo buono per chiedere rinforzi, non credete?"
Jason si lasciò sfuggire una risata amara. "Ron, siamo noi i rinforzi. E ti dirò di più: ci troviamo in questa situazione perché i nostri genitori non hanno alzato un dito l'ultima volta, quindi è inutile sperarci."
Ron rimase un attimo assorto nei suoi pensieri, poi sembrò arrendersi, perché sbuffò e disse, "Beh, che fregatura."
"Hai appena riassunto le nostre vite in tre parole," concluse Jason in tono tetro, poi tornò a studiarsi quel taccuino. In caso non fosse chiaro, era ancora di cattivo umore dopo quella sera. Da quel momento stava sempre a scribacchiare appunti su qualunque pezzo di pergamena gli capitasse sotto mano; formazioni, schemi di guerra, e roba così.
"Dai, ragazzi, non abbattiamoci!" Intervenne Hermione. "Sì, è vero, sconfiggere Voldemort è diventato all'improvviso più difficile, ma non tutto è perduto: Silente è già sulle tracce di un altro Horcrux, e poi abbiamo dei figli-" abbassò di colpo la voce. "Dei figli degli dèi, che ci aiutano in questa guerra. Cioè, non sto dicendo che sia una bella situazione, ma poteva andare molto peggio."
Harry la guardò in modo strano. "Qualcuno è di buon umore oggi..."
Lei fece spallucce, sorridente. "Che posso dire...è una bella giornata."
Ma Harry non parse convinto. "Non è che, per puro caso, ti sei bevuta la Felix anche tu?"
Hermione scoppiò a ridere. "Ma no, non essere sciocco! Sono solo di buon umore, tutto qui." Si alzò in piedi. "Ora, se volete scusarmi, devo proprio scappare. Ho un tema di Incantesimi che mi sta dando il tormento. Buona giornata!" E se ne andò saltellando, lasciandoci tutti basiti e sconcertati. E da quando Hermione era diventata così solare e briosa?
"Uhh... cos'è successo?" Chiese Harry, dopo qualche secondo.
"Amico, te lo dissi o no, anni fa, che eravamo una cattiva influenza per lei? Ora abbiamo raggiunto il punto di non ritorno," disse Ron scuotendo la testa, ma sono abbastanza sicura di aver intravisto un sorrisetto.
"Sarà... beh, io vado in sala comune. Ron, tu vieni?"
"Ti raggiungo dopo."
Harry salutò e uscì dall'Infermeria, visibilmente ancora perplesso dall'atteggiamento di Hermione. Nel momento esatto in cui chiuse la porta, Ron si girò verso di me. "Ti prego, devi aiutarmi con una questione."
"Sì, certo. Problemi con Lavanda?"
"No, non si tratta di Lavanda... Ci siamo lasciati," sussurrò a mezza bocca. "Ieri sera. Quando mi ha visto uscire dal dormitorio con Hermione. Ovviamente non ha potuto vedere Harry, così ha creduto che fossimo solo noi due."
Ahh, ecco perché Hermione era così felice! E Ron come al solito non aveva notato nulla... ma non credevo che quel ragazzo fosse così scemo; di certo c'era un motivo, e dopo tanti mesi, credevo di averlo capito.
"Ah," dissi. "Beh... non ti importa che sia finita, vero?"
"No," ammise Ron. "È stato brutto quando ha urlato, ma almeno non ho dovuto piantarla io."
"Alla faccia del Grifondoro," osservai, alzando gli occhi al cielo.
"Hey, che posso farci! Quella mi fa paura!"
Non riuscii a non ridere. "Ma dai, davvero hai paura di lei?"
"Come non potrei averne? A Natale mi ha regalato una enorme catena d'oro con incise le parole 'Amore mio'"
Rabbrividii. "Ok, non hai tutti i torti. Allora, di che si tratta?"
"Ecco, io... Allora, il fatto è che..." Sbuffò frustrato. "Non so neanche da dove iniziare..."
"Che ne dici di iniziare dal macello che hai creato con Hermione?" Dissi io, senza nascondere la mia disapprovazione.
Ron fece la stessa espressione di un cagnolino a cui era stata pestata la coda. "Non è che lo faccio apposta a farla arrabbiare, è solo che... Insomma, ci ho provato, va bene? Ma lei non mi guardava neanche. E quindi mi sono guardato attorno, e ho trovato Lavanda. Puoi forse biasimarmi?"
"Non è un problema che tu ti sia messo con Lavanda," dissi io, facendo spallucce. "Il fatto che tu sia rimasto con lei per tutto questo tempo, nonostante fosse chiaro che non ti piacesse... quello sì che è un problema, e anche bello grosso. Posso almeno sapere perché ti sei messo con lei in primo luogo?"
"Beh, te l'ho detto, Hermione non mi calcola proprio, e di certo non posso andarle dietro come un cagnolino, quindi ho aperto gli occhi, e ho scoperto che Lavanda era interessata a me. Tutto qui. Perché insisti?"
"Perché non ti credo," risposi in tutta onestà. "Non è affatto vero che Hermione 'non ti calcola proprio'. Ti sta sempre vicino, ogni volta che sei giù lei ti dà una carezza e una parola di conforto, e se ciò che mi ha raccontato Harry riguardo quel famoso ballo è vero, tiene moltissimo alla tua opinione. È impossibile che tu non abbia notato neanche una di queste cose in quasi sei anni che la conosci. Vuoi sapere cosa penso?"
"Dai, sentiamo," disse lui, leggermente piccato.
"Secondo me tu non ti ritieni all'altezza di Hermione, dunque hai accettato le avance della prima ragazza che ha mostrato interesse. Il tutto a causa di un tuo complesso di inferiorità. Ho ragione?"
Ron mi guardò con occhi sgranati. "Come hai fatto a-"
"Perché per molto tempo mi sono sentita così anch'io." Parlare di quella parte di me non mi entusiasmava troppo, ma qualcuno doveva pur dirglielo, prima che combinasse qualche guaio. "Quando avevo più o meno la tua età, mi sentivo quasi inutile. l'unica cosa che mi riusciva bene era combinare un casino dietro l'altro per ottenere l'attenzione di mio padre. Come se non bastasse, ho scoperto di essere una semidea, e sono capitata nel bel mezzo di una guerra." Guardai verso il mio ragazzo, che a sua volta mi stava lanciando uno sguardo interrogativo. "Per questo ero così ossessionata dal mio rapporto con Jason. Mi sembrava l'unica cosa buona che avessi fatto in vita mia."
Ron si avvicinò e sussurrò a bassa voce, "Hey, lui è qui, non dire queste cose!"
Jason si fece scappare una risatina. "Non ti preoccupare, so tutto. Ne abbiamo parlato a fondo, tempo fa. Da parte mia, avevo bisogno di qualcuno che mi desse sicurezza, specialmente durante una guerra."
"Già... se non avessimo rischiato la morte ogni giorno in quel periodo, forse non saremmo durati neanche un mese... ma stiamo divagando. Il punto è che una relazione così semplicemente non è fatta per durare. Infatti, ci siamo lasciati poco dopo la fine della guerra. Siamo rimasti buoni amici, ma nulla più. Così ho iniziato a 'guardarmi intorno', tanto per dirla alla tua maniera, e ho scoperto parecchie cose su di me. Ho iniziato a credere in me stessa, ho capito che non posso rispettare le aspettative di tutti... e così ho iniziato a sentirmi meglio, ero più sicura di me e di ciò che facevo. Soprattutto, capii che non avevo bisogno di nessuno per essere felice."
Ron si accigliò. "Ma... allora perché stai con lui?"
"Ci stavo arrivando," risposi paziente. "Stavo dicendo, non ho bisogno di Jason, e lui non ha bisogno di me. Eppure stiamo insieme. Perché è ciò che vogliamo." Mi avvicinai a Ron e lo guardai dritto negli occhi. "Capisci la differenza? L'amore non è uno scambio, in cui ognuno ottiene 50% dell'altro. Amore significa dare tutto sé stesso all'altro, poiché vogliamo che quella persona sia felice anche a discapito nostro. Se poi l'altra persona ricambia, entrambi otteniamo il 100%. E non è un sacrificio, perché è ciò che vogliamo. Adesso, Ron Weasley, rifletti attentamente su ciò che ti ho detto, e rispondimi con onestà. Tu ami Lavanda Brown?"
Lui mormorò qualcosa. "Non ti ho sentito."
"N-no," disse con più convinzione.
"Allora chi ami?"
"I-io..." Prese un bel respiro, poi tutto d'un fiato disse, "Io amo Hermione Granger!" Appena lo disse, un accenno di sorriso gli si formò sul volto, come se aspettasse questo momento da una vita. Molto probabilmente era vero.
"Allora che aspetti? Va da lei!" Dissi io, con un sorriso incoraggiante. "Ti sei comportato da idiota, ma hai un cuore d'oro, e lei lo sa."
Lui si alzò, col sorriso in volto e il petto gonfio, e marciò verso la porta. Tuttavia, si afflosciò dopo tre passi. "Ma... e se lei non mi vuole? E anche se mi volesse, siamo sull'orlo di una guerra. Chi mi dice che durerà."
"Nessuno, ovviamente," intervenne Jason (finalmente, aggiungerei. E no Jason, il fatto che me la stessi cavando benissimo da sola non c'entra nulla.) "Cosa credi, che io e Piper abbiamo già fissato la data delle nozze? La cosa importante è che adesso siamo felici. Il resto si vedrà. Hai qualcosa da aggiungere?" Chiese, rivolto verso di me.
Alzai le mani. "Non avrei saputo dirlo meglio."
"Va bene, allora... allora ci proverò. Grazie mille ragazzi, vi devo un favore!"
"Me ne ricorderò!" Gli urlai dietro, mentre usciva dall'infermeria a testa alta.
[E poi dici che io sono palloso quando racconto... credi che questa parte sia stata interessante?]
[Zitto un po', Potter.]
"Complimenti per la scelta di parole, dottoressa McLean," disse Jason con un sorrisetto.
"Già, sembra quasi che io stia studiando psicologia, eh?"
"Eh sì. Mi hai un po' stupito quando mi hai detto di voler fare quel lavoro, ma devo dire che ti riesce bene."
"Avevi forse dubbi?" Dissi con finta superbia. "E poi, con tutti i semidei che conosco, sai quanti clienti avrò fin da subito?"
"Soldi a palate, proprio," confermò Jason, e ridemmo entrambi.
Mi trovo in un luogo buio e umido, non riesco a vedere nulla. In base al suono dei miei passi, devo trovarmi su una specie di grata metallica. Percepisco qualcosa muoversi attorno a me, però, e sento sibili e grugniti animaleschi da tutte le direzioni, creando una cacofonia bestiale che mi fece spaventare.
Una luce rossa si accende all'improvviso. È debole, ma basta a intravedere gli orrori attorno a me: file su file di gabbie costruite con spesso ferro arrugginito, in cui sono rinchiuse alcune delle bestie più disgustose e inquietanti che abbia mai visto; doberman a tre teste dalla pelle scorticata, mostri rettiliani che ricordano delle dracene sotto steroidi... perfino una moltitudine di quegli strani esseri marroni del mio incubo, ammassati a decine in una grossa gabbia. Guardandomi meglio attorno, noto dall'altro lato della stanza quella strana lucertola che incontrammo nella foresta. Addossati ai muri arrugginiti, vedo gabbie enormi, alte forse dieci metri, ma la luce è troppo debole per distinguere cosa ci sia al suo interno.
Mentre noto tutto questo, un paio di occhi gialli da rettile si avvicinano verso di me. Indietreggio istintivamente, cercando qualcosa per difendermi, ma poi la creatura viene sotto la luce...e si tratta di una donna!
Indossa un camice da laboratorio, e tiene i capelli legati in una coda di cavallo. Poi viene più vicino, e noto che in realtà si tratta di serpenti, legati da una benda intrisa di sangue che ancora gocciola. Nonostante sia proprio di fronte a lei, la donna non sembra notarmi.
"Sveglia, bellezze mie. Alzatevi e splendete!" Un coro di sibili affamati risponde alla sua voce. "È un nuovo giorno, e il mondo dei mortali è in pace. Ma non per molto..."
Ha una voce calda, sensuale e invitante, di quelle che con un semplice "Ciao" rimescolano il sangue ad un uomo (ma anche ad una donna, in questo caso specifico). Tuttavia, il tono allusivo con cui ha pronunciato le ultime parole è sufficiente a tenermi in guardia.
Si muove in avanti come se camminasse, ma sembra più che altro fluttuare a mezz'aria. Oltre a ciò, sembra avere una consistenza fumosa, eterea, come se non fosse veramente lì.
"Vediamo un po' come stanno i miei giocattolini preferiti," dice la donna. Avanza verso un rubinetto che spilla acqua (e che sono certa non ci fosse prima); ad un suo movimento della mano, l'acqua si solleva, formando qualcosa di simile ad un Messaggio Iride. L'immagine è molto sfocata, ma mi sembra di vedere la terrazza di una casa, di sera, dove due bambini giocano allegri. Uno dei due si arrampica sull'altro ad un certo punto, e si muovono come se dovessero afferrare qualcosa.
La donna fissa la scena per qualche minuto, pensierosa, poi dice, "Sì, direi che abbiamo aspettato abbastanza. È ora che quel branco di decerebrati svolgano finalmente il loro lavoro." La donna passa una mano attraverso l'immagine dissipandola, poi si dirige verso l'uscita.
Con un sorrisetto in volto e un tono di voce che tradisce l'attesa, la donna dice, "Inizio dei giochi!"
"Siamo ricchi! Yu-uuuh!" Urlò Chris a squarciagola, dopo aver spento le candeline. Ci trovavamo nella Stanza delle Necessità, e stavamo festeggiando il compleanno dei gemelli (l'8 Maggio, per rispettare la tradizione).
La settimana precedente Madama Chips aveva finalmente trovato l'antidoto al veleno nella ferita di Jason, e da lì in poi la guarigione procedette spedita; a parte una grossa cicatrice e il braccio intorpidito per un po', Jason era tornato come nuovo.
Da parte mia, il labbro mi era stato ricucito, e la ferita al torace era stata chiusa già tempo prima. Promisi solennemente a me stessa che non sarei finita una quarta volta in infermeria.
"Allora, sorellina mia bella, ora che sei maggiorenne e ricca sfondata, cosa farai con la tua metà di soldi?" Chiese Chris tutto allegro, mentre mangiava la sua fetta di torta (generosamente offerta dagli elfi domestici.
"Prima di tutto, mi comprerò una bella casa in campagna! E una moto! Il resto...non lo so. E tu?" Chiese Claire, anche lei allegra e sorridente. Avevo notato da un po' che aveva l'abitudine di mordersi il labbro inferiore quando sorrideva. Chissà come mai.
"Ah, io mi farò una bella vacanza alle Fiji come prima cosa. Poi, penso che mi comprerò una bella Lamborghini. Hey, però la moto me la presti ogni tanto, no?"
"Sai portare la moto?" Chiese stupita Claire.
"Beh, insomma... Non sarei finito addosso a quel tipo se l'avessi saputa portare, ti pare?" Rispose Chris in tono pratico. "Era pure un poliziotto in borghese..."
"Chi te lo ha insegnato?" Chiesi, curiosa.
"Un tizio che ogni tanto veniva a portare roba all'orfanotrofio. Sai, vestiti e roba simile," spiegò Chris. "Lo chiamavamo Big Smoke, ma non so quale sia il suo vero nome. Aveva una di quelle vecchie KTM, quelle da cross con la sella altissima. Grosso com'era, non riusciva ad alzare la gamba per salirci, quindi appoggiava la ruota davanti su un pullman, e si metteva in posizione. Quando poi il pullman partiva, lui accendeva la moto e partiva così. Mi ha preso in simpatia, e mi ha insegnato."
"Huh-uh...." All'improvviso, Claire fece un sorrisetto malandrino. "E dimmi un po', hai mai fatto un giretto in moto con la tua vecchia fiamma?"
"Eh? Che... che cosa intendi?" Chiese Chris, fallendo miseramente nel tentativo di sembrare disinvolto.
"Come chi intendo? Lo sai no? Capelli castani, occhi da cerbiatta... labbra morbidissime, a quanto mi hai raccontato... La conosci, no? Herm-"
Con un verso a metà tra un urlo di guerra vichingo e un pollo strozzato, Chris fece un balzo in avanti e coprì la bocca della sorella con una mano, la quale dal canto suo sembrava divertirsi un mondo.
Dal canto mio, ero ancora troppo stordita per collegare i puntini. Jason si riprese prima di me. "Tu hai... lui ha... lui ha baciato Hermione Granger!?"
"Da questa bocca non uscirà un'altra parola," disse Claire con un sorrisetto autocompiaciuto.
"Ormai hai detto tutto, che altro devi aggiungere?" Brontolò Chris. Rivolgendosi a noi, disse, "E va bene, sì, ci siamo baciati, ok? Ma avevamo 12 anni, non è stato nulla di che. Anzi, se devo dirla tutta, è stato piuttosto imbarazzante."
Con un ridicolo falsetto, Claire cinguettò, "Sapeste quanto è stato tenero quando mi ha raccontato del suo primo bacetto..." Chris diventò rossissimo, e Claire scoppiò a ridere.
"E va bene," disse il figlio di Ares. "Per punizione, non avrai il tuo regalo."
Claire fece un sussulto decisamente esagerato. "Come puoi fare questo al mio povero cuoricino?"
"E va bene, e va bene, prendilo. Basta che non mi fai un'altra litania."
"Yeee!" Squittì Claire.
"Vorrei tanto sapere chi le ha insegnato ad essere così esagerata in tutto," brontolò Chris.
"Secondo te?" Rispose sua sorella, facendo una linguaccia.
Chris sospirò. "Tieni, rompipalle. Non hai idea di ciò che ho dovuto fare per fargli superare i controlli."
Le diede una scatoletta di legno, col nome "Claire" inciso sopra a tratti eleganti. Dentro c'era un bellissimo pugnale di bronzo celeste dalla lama ondulata, sulla cui impugnatura era incastonato un grosso opale. Era appoggiato su un cuscino di seta rossa, e sull'interno del coperchio c'era inciso in un angolino il simbolo dei figli di Efesto.
Quando Claire alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. "È... bellissimo! È come quello di mamma!"
"Già. Ed è identico al mio." Disse Chris, estraendo il suo pugnale. "È un set abbinato. Così la... portiamo sempre con noi... sono contento che ti piaccia."
"LO ADORO!" Urlò Claire, gettando le braccia attorno al collo del fratello.
Chris ebbe una reazione molto simile quando vide il suo regalo: due fondine in pelle di drago fatte su misura per i suoi due revolver, completo di un fodero per il coltello all'altezza del pettorale sinistro. Aveva inoltre un'altra striscia di pelle sul retro, per tenerci un fucile di taglia più grossa. Appena indossata, Chris iniziò subito ad esercitarci su dei trucchetti con le armi; roba tipo estrarli e farli roteare in mano, oppure estrarli e sparare (per finta) più rapidamente possibile, cose così.
"Hey, ragazzi, dovremmo andare," feci notare. "Tra poco ci sono le lezioni del pomeriggio."
"Voi andate avanti," disse Chris. "Io rimango un altro po'."
"Ed io devo assicurarmi che questo pazzoide non si dia una botta in testa da solo," disse Jason. "Vi raggiungiamo tra poco."
Io e Claire facemmo spallucce ed uscimmo. Un piano più sotto, tuttavia, trovammo Harry che si aggirava con fare furtivo lì attorno.
"Che stai facendo?" Chiesi, accigliandomi.
Il Prescelto mostrò il suo proverbiale coraggio, facendo un salto di due metri in avanti quando mi sentì. Appena mi riconobbe, però, abbassò la bacchetta, e molto rapidamente disse, "Malfoy sta tramando qualcosa."
"Ancora?" Sbottai irritata. "Quando lo capirai che sei solo paranoico? Draco non è il male assoluto che tu credi!"
"Lo dici solo perché è carino con te!" Contrattaccò lui.
"Questo dovrebbe farti riflettere sul perché sia così scontroso con te!"
"SILENZIO!" Ordinò Claire, ed ubbidimmo all'istante. Quella ragazza faceva paura quando voleva. "Piper, io ti credo, ma non puoi negare che abbia avuto atteggiamenti sospetti tutto l'anno. E tu, Harry, sei un vero ipocrita a sospettare di lui così tanto, anche se ti sei subito fidato di me. Andiamo a controllare. Così scopriremo una volta e per sempre la verità."
"Va bene," brontolammo io ed Harry all'unisono. Quest'ultimo ci portò verso il bagno dei maschi di quel piano, seguendo le indicazioni della sua fantasmagorica Mappa del Malandrino.
Harry premette l'orecchio contro la porta; evidentemente non sentiva nulla, poiché spinse la porta molto piano. Draco Malfoy ci dava le spalle, aggrappato con le mani ai lati del lavandino, la testa con i capelli argentei china in avanti.
"No," gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei cubicoli. "No... dimmi che cosa c'è che non va... io posso aiutarti..."
"Nessuno può aiutarmi," rispose Draco. Stava tremando. "Non posso farlo... Non posso... non funzionerà... E se non lo faccio presto... dice che mi ucciderà..."
Harry rimase come fulminato, e noi con lui. Draco stava piangendo: le lacrime scorrevano sul volto pallido e dentro il lavandino sudicio. Draco singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla. Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta. D'istinto Harry fece lo stesso, e così Claire. Mi vergogno di dirlo, ma rimasi paralizzata da ciò che avevo davanti, perché voleva dire che era tutto vero: Draco stava davvero tramando qualcosa, il che voleva dire... che era uno di loro.
Il maleficio di Draco mancò Claire di pochi centimetri, mandando in pezzi la lampada sulla parete accanto a lei; Harry si gettò di lato e agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò la fattura e si preparò a scagliarne un'altra...
"No! No! Basta!" Strillò Mirtilla Malcontenta. La sua voce mi riscosse, e provai ad usare il mio potere.
"Basta! BASTA!" Ma non successe nulla. Non ero abbastanza calma per agire.
Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Claire tentò una Fattura Orcovolante che rimbalzò sulla parete dietro l'orecchio di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora più forte; l'acqua si riversò dappertutto e Harry scivolò in terra, mentre Malfoy, il volto deformato dalla rabbia, urlava: "Cruci..."
"SECTUMSEMPRA!" Gridò Harry dal pavimento, agitando furiosamente la bacchetta. Successe tutto in un lampo. Draco si preparò ad incassare il colpo; Claire, sgranando gli occhi, si buttò avanti ad Harry, incassando in pieno la maledizione.
Il sangue schizzò dal volto e dal petto della mia amica come se fosse stata colpita da una spada invisibile. Barcollò all'indietro, lasciò cadere la bacchetta dalla mano afflosciata e piombò sul pavimento allagato sollevando un enorme spruzzo.
"No..." ansimai, senza fiato. Scivolando e barcollando, mi lanciai verso Claire , che aveva il viso lucido e rosso; le sue mani bianche raspavano il petto zuppo di sangue.
"No... io non..." Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in ginocchio accanto a Claire, che tremava in maniera incontrollabile, in una pozza di sangue.
Mirtilla Malcontenta levò un urlo assordante: "ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!" La porta si spalancò dietro Harry, che alzò lo sguardo, terrorizzato: Piton si era precipitato nella stanza, livido in volto.
Spinse via Harry, si chinò su Claire, estrasse la bacchetta e la passò sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un incantesimo che sembrava quasi una canzone. Il flusso di sangue parve rallentare; Piton asciugò quello che restava dal volto di Claire e ripeté la formula. Le ferite parvero ricucirsi. Harry stava immobile a guardare, orripilato da quanto aveva fatto, senza accorgersi che era a sua volta zuppo di sangue e acqua. Mirtilla Malcontenta continuava a singhiozzare e a ululare, in alto.
Quando Piton ebbe praticato la contro-maledizione per la terza volta, riuscì a rimettere in piedi Claire. "Tu e tu," disse il professore, indicando me e Draco. "Portatela in infermeria subito! Può darsi che restino delle cicatrici, ma se prende subito del dittamo forse riusciamo a evitarlo..."
Poi si girò verso Harry e sibilò con furia gelida, "E tu, Potter... tu aspettami qui."
Io e Draco sorreggemmo Claire, ed uscimmo dal bagno. Ero così sconvolta che non mi venne neanche in mente di chiedere a Draco cosa diavolo fosse successo. I miei piedi si mossero da soli, finché, quando arrivammo al quinto piano, non sentii un urlo.
Zenia Malik corse verso di noi, tremante e spaventata. "Claire! Cos'è successo?"
"Che vuoi tu? Spostati!" Abbaiò Draco.
"No, no, aspetta! Zenia, vai a chiamare Chris e Jason, sono nella stanza delle Necessità! VAI!" La piccola, ancora tremante, annuì debolmente e corse via a tutta velocità.
Da quel momento in poi, entrai in una sorta di pilota automatico. Non mi resi conto di essere arrivata in infermeria, né che Draco era sparito, finché non sentii qualcuno quasi sfondare la porta e correre verso il letto di Claire. Quel qualcuno era, ovviamente, suo fratello.
"CLAIRE!" Urlò lui, sconvolto. "Oddei, ma che ti hanno fatto!?"
"Hey," sussurrò Claire debolmente. Tentò un sorriso, ma si tramutò ben presto in una smorfia di dolore.
"Stia calmo, signor Cole," lo tranquillizzò madama Chips, arrivata in quel momento. "Sua sorella se l'è vista brutta, ma è stata presa in tempo. Guarirà entro pochi giorni."
Finalmente Chris sembrò calmarsi. Riuscì ad articolare, "V-va bene..." Jason si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. Io gli presi una mano, ed usai il mio potere per aiutarlo a calmarsi.
Dopo una decina di minuti passati a fissare la sorella in apatia completa, finalmente lo convincemmo ad alzarsi e ad uscire fuori. Nel corridoio, mi chiese cosa fosse successo, ed io risposi che Harry aveva usato un incantesimo chiamato Sectumsempra.
Chris sbiancò di colpo, ed inciampò nei suoi stessi piedi. "C-come?"
Mi accigliai. "Sectumsempra."
Con uno scatto improvviso, Chris si mise con la schiena contro il muro, e si mise le mani nei capelli. Era scosso da un tremore, ed ansimava come se i polmoni avessero smesso di funzionare.
Cautamente, cercai di avvicinarmi. "Hey, che ti prende?"
Mi abbassai per incontrare il suo sguardo, e assistetti alla metamorfosi; da sconvolto che era il suo volto si accese d'ira. Strinse i pugni, iniziò a grugnire come un toro che stava per partire alla carica... e poi esplose.
"POTTER!"
Spigolo autore
La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!
Inoltre, un enorme grazie a ArcadiaRejss che mi ha dato una grossa mano per questo capitolo. Claire ti ringrazia :)
Domanda del giorno: Film e libro preferiti di Harry Potter?
Risposta personale: Come film sicuramente Il Prigioniero di Azkaban. Sì, mancano delle cose, come in tutti i film, ma da un punto di vista di inquadrature, effetti speciali e cinematografia è spettacolare. E poi la scena nella Stamberga Strillante è fenomenale. Come libro sono un po' indeciso, ma se proprio devo dirne uno, direi La Pietra Filosofale. C'è poco da fare, la sensazione di scoperta che si prova leggendo il primo libro di una saga è difficile da battere.
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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