XL: Felix Felicis
Hagrid rimase chiuso in casa per giorni dopo ciò che successe in quella foresta. Io, Ron ed Hermione non riuscimmo ad andare a trovarlo, perché lui non voleva aprirci la porta neanche se minacciavamo di sfondarla. La cosa peggiore è che nessuno sapeva del fratellastro di Hagrid, quindi non c'era motivo ufficiale per sospendere le lezioni. Per questo motivo, dopo qualche giorno Hagrid fu costretto a riprendere la normale routine, e doveva sforzarsi di non sembrare abbattuto di fronte agli studenti per non destare sospetti.
Un giorno che finalmente riuscimmo ad avvicinarlo, lui scoppiò a piangere come un bambino. L'intero pomeriggio si può riassumere con Hagrid che guaiva diverse varianti di, "Era così piccolo e dolce!", noi che tentavamo di consolarlo, e la promessa che nessuno di noi avrebbe messo piede nella Foresta (a cui Hagrid prontamente disobbedì per recuperare la carcassa di Aragog, ma onestamente non mi aspettavo nulla di diverso).
Sarebbe bello dirti che passammo quei giorni a cercare un piano d'azione, un modo per vendicare il povero Grop... ma sarebbe una grossa bugia. Non perché non volessimo, ma proprio non sapevamo da dove partire. Jason e Piper erano bloccati in infermeria, uno più scassato dell'altra, e la cosa ci spaventava assai; se persino dei veterani come loro erano stati ridotti così, che speranza avevano tre maghetti ancora minorenni?
E poi, nessuno riusciva a capire esattamente cosa fosse successo in quell'occasione. Più volte parlammo con i gemelli degli eventi, cercando di trovare una spiegazione logica, ma ogni volta ritornavamo sempre al punto di partenza; Parafrasando la spiegazione di Piper, era come se un incubo fosse evaso dalla loro mente e avesse invaso il mondo reale.
Ma il dettaglio più inquietante era che quei quattro ragazzi erano ancora vivi solo perché erano stati lasciati vivere. Se erano davvero così numerosi come dicevano (e non vedo perché non dovrebbe essere così), nulla gli impediva di circondarli e finirli in pochi secondi.
In mezzo a tutti questi eventi deprimenti, però, ci fu un singolo, radioso raggio di sole, che si manifestò verso fine Aprile, il giorno degli esami di Materializzazione.
Ron e Hermione tornarono nel tardo pomeriggio. "Harry!" Esclamò lei non appena ebbe varcato il buco del ritratto. "Harry, sono stata promossa!"
"Bene!" Feci io. "E Ron?"
"Lui... lui è stato bocciato per un soffio," sussurrò Hermione, mentre Ron entrava nella stanza, imbronciato. "È stata una vera sfortuna, una cosetta, l'esaminatore si è accorto che aveva lasciato indietro mezzo sopracciglio... Com'è andata con Lumacorno?"
"Malissimo," risposi, mentre Ron ci raggiungeva. "Iella, amico, ma passerai la prossima volta... possiamo farlo insieme."
"Sì, forse," ribatté Ron, di malumore. "Ma mezzo sopracciglio! Come se fosse importante!"
"Lo so," lo consolò Hermione, "anche a me pare eccessivo..." Quella sera, tra i vari insulti all'esaminatore e tutte le moine di Hermione, Ron era appena un po' più allegro quando tornammo nella sala comune, discutendo il problema ancora aperto di Lumacorno e del ricordo.
"Allora, Harry... hai intenzione di usare la Felix Felicis?" Mi chiese Ron.
"Sì, mi sa che dovrò," risposi. "Non credo che mi servirà tutta, copre dodici ore, e non mi ci può volere la notte intera... Ne berrò solo un sorso. Due o tre ore dovrebbero bastare."
"È una sensazione magnifica," evocò Ron con aria nostalgica. "Come se non potessi fare niente di sbagliato."
"Ma che cosa dici?" Rise Hermione. "Tu non l'hai mai presa!"
"Già, ma credevo di sì!" Ribatté Ron, come se spiegasse una cosa ovvia. "Non fa differenza..."
Il piano prevedeva che gli lasciassi il tempo di mangiare con calma, prima di andarlo a trovare nel suo ufficio. Quando il sole discese fino a sfiorare le cime degli alberi nella Foresta Proibita, e dopo aver controllato cautamente che Neville, Dean e Seamus fossero nella sala comune, salimmo tutti e tre di nascosto nel dormitorio dei ragazzi. Presi i calzini appallottolati dal fondo del baule e ne estrassi la bottiglietta scintillante.
"Beh, eccola," dissi; la sollevai e bevvi un sorso attentamente misurato. Per un attimo non provai niente di niente. Poi, lenta ma costante, mi pervase un'euforica sensazione di infinite possibilità; mi sentivo in grado di fare qualunque cosa al mondo... e ottenere il ricordo da Lumacorno all'improvviso non mi sembrò solo fattibile, ma decisamente facile...Mi alzai sorridendo, traboccante di fiducia.
"Ottimo," dichiarai. "Davvero ottimo. Bene... vado da Hagrid."
"Cosa?" Esclamarono in coro Ron e Hermione, atterriti. "No, Harry... devi andare a trovare Lumacorno, ricordi?" Mi incalzò Hermione.
"No," risposi, sicuro di me. "Vado da Hagrid, sento che è una buona idea andare da Hagrid."
"Senti che è una buona idea seppellire un ragno gigante?" Chiese Ron, esterrefatto.
"Sì," ribadii, sfilando dalla borsa il Mantello dell'Invisibilità. "Sento che è là che devo essere stasera, capite?"
"No," risposero gli altri due all'unisono, ormai decisamente preoccupati. "Siamo sicuri che questa sia la Felix Felicis?" chiese Hermione ansiosa, tenendo la bottiglietta in controluce. "Non è un'altra boccetta piena di... non so..."
"Essenza di Idiozia?" Suggerì Ron, mentre mi gettavo il Mantello sulle spalle. Io risi e Ron e Hermione si accigliarono ancora di più.
"Credetemi," li tranquillizzai. "So quello che faccio... o almeno..." e andai con calma verso la porta, "lo sa la Felix." Mi tirai sulla testa il Mantello dell'Invisibilità e, con Ron e Hermione alle calcagna, scesi le scale e varcò la porta aperta.
"Che cosa ci facevi lassù con lei?" Strillò Lavanda Brown, attraversando Harry con lo sguardo per fissare Ron e Hermione che uscivano insieme dal dormitorio dei maschi.
[Dimmi che le hai fatto lo sgambetto mentre eri invisibile, Harry, ti prego.]
[Purtroppo ero concentrato sul ricordo. Scusa, Piper.]
Sentii Ron farfugliare qualcosa e mi allontanai di corsa. Uscire dal buco del ritratto fu semplice. Mi infilai tra Ginny e Dean che stavano passando in quel momento. Nel farlo sfiorai Ginny inavvertitamente.
"Non spingermi, per favore, Dean," protestò lei, seccata. "Lo fai sempre, so camminare benissimo da sola..." Il ritratto si richiuse dietro di me, non prima che io udissi Dean ribattere irritato... Con crescente euforia, attraversai il castello. Non dovetti fare attenzione, perché non incontrai nessuno, ma la cosa non mi sorprese affatto: quella sera ero la persona più fortunata di tutta Hogwarts.
Quando raggiunsi la Sala d'ingresso, scoprii che Gazza si era dimenticato di chiudere a chiave il portone. Raggiante, lo spalancai e respirai per un momento l'odore di erba e aria pulita, prima di scendere la scalinata e tuffarsi nel tramonto. Quando misi piede sull'ultimo gradino mi venne in mente che sarebbe stato molto piacevole arrivare da Hagrid attraverso l'orto. Non si trovava proprio sulla strada, ma mi fu chiaro che era un capriccio da seguire, quindi lo feci. Nell'orto fui lieto, ma non del tutto sorpreso, di trovare il professor Lumacorno immerso in conversazione con la professoressa Sprite. Mi appostai dietro un basso muretto di pietra, in pace con il mondo, e ascoltai le loro chiacchiere.
"... ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo, Pomona," stava dicendo Lumacorno, affabile. "Gran parte delle autorità convengono che sono efficaci al massimo se colte al crepuscolo."
"Oh, è verissimo," ribatté la professoressa Sprout con calore. "Ti bastano?"
"Bastano, bastano," rispose Lumacorno, che trasportava una bracciata di piante fronzute. "Dovrebbero esserci foglie sufficienti per ciascuno dei miei ragazzi del terzo anno, e un po' di scorta se qualcuno le cuoce troppo... Be', buonasera a te, e mille grazie ancora!" La professoressa Sprite svanì verso le sue serre nell'oscurità crescente e Lumacorno si diresse verso di me, invisibile.
Preso dall'immediato desiderio di rivelarmi, mi sfilai il Mantello con uno svolazzo. "Buonasera, professore."
"Per la barba di Merlino, Harry, mi hai spaventato!" Esclamò Lumacorno, immobilizzandosi con aria guardinga. "Come hai fatto a uscire dal castello?"
"Credo che Gazza si sia dimenticato di chiudere a chiave il portone," risposi allegramente, e fui contento di vedere Lumacorno incupirsi.
"Denuncerò quell'uomo: è più preoccupato dell'immondizia che di una sorveglianza accurata, se vuoi saperlo... Ma perché sei qui fuori, Harry?"
"Beh, signore, è per Hagrid," spiegai, sapendo che la cosa giusta in quel momento era dire la verità. "È sconvolto... ma lei non lo dirà a nessuno, professore? Non voglio che finisca nei guai..."
La curiosità di Lumacorno ormai era stata destata. "Beh, non posso prometterlo," borbottò. "Ma so che Silente si fida ciecamente di lui, quindi sono sicuro che non può essere alle prese con niente di terribile..."
"Beh, è per via di quel ragno gigante, l'ha tenuto per anni... viveva nella Foresta... sapeva parlare eccetera..."
"Ho sentito dire che c'erano delle Acromantule nella Foresta," sussurrò Lumacorno, guardando la massa di alberi neri. "È vero, allora?"
"Sì," risposi. "Ma questo, Aragog, il primo che Hagrid abbia mai avuto, è morto ieri notte. Lui è distrutto. Vuole compagnia per seppellirlo e io ho promesso che sarei andato."
"Commovente, commovente," mormorò Lumacorno distratto, gli occhi fissi sulle luci lontane della capanna di Hagrid. "Ma il veleno di Acromantula è molto prezioso... Se la bestia è appena morta forse non si è ancora essiccato... È ovvio, non farei nulla che possa turbare Hagrid... ma se ci fosse un modo per procurarsene un po'... Insomma, è praticamente impossibile prendere il veleno a un'Acromantula quando è viva..." Lumacorno sembrava rivolto più a se stesso che a me. "... è un orribile spreco non raccoglierlo... una pinta potrebbe fruttare cento galeoni... Per essere sincero, il mio stipendio non è alto..."
E seppi con chiarezza che cosa dovevo fare. "Beh," cominciai, con un'esitazione del tutto convincente, "beh, se vuole venire, professore, a Hagrid farebbe tanto piacere... per dare un addio più degno ad Aragog, sa..."
"Sì, certo," rispose Lumacorno, gli occhi lustri di entusiasmo. "Sai cosa ti dico, Harry? Ci vediamo giù con un paio di bottiglie... Berremo alla... be', non alla salute... della povera bestia, ma le diremo addio con stile, comunque, una volta sepolta. E mi cambierò la cravatta, questa è un po' troppo vivace per l'occasione..." Corse indietro al castello, ed io filai da Hagrid, felice.
Ti risparmio i dettagli del funerale. Dopo un'ora, Hagrid e Lumacorno cominciarono a fare brindisi bizzarri: a Hogwarts, a Silente, al vino elfico e a..."Harry Potter!" Urlò Hagrid, versandosi un po' del quattordicesimo secchio di vino sul mento.
"Oh, sì," gridò Lumacorno con voce un po' incerta. "A Parry Otter, il Ragazzo Prescelto Che... beh... qualcosa del genere," borbottò, e bevve d'un fiato a sua volta.
Dopo non molto, Hagrid si fece di nuovo piagnucoloso e consegnò tutta quanta la coda di unicorno al collega, che la intascò urlando: "All'amicizia! Alla generosità! Ai dieci galeoni al pelo!" Poco dopo Hagrid e Lumacorno stavano seduti abbracciati e cantavano una lenta canzone triste su un mago morente di nome Odo.
Grosse grasse lacrime gli colarono di nuovo dagli angoli degli occhi; mi afferrò il braccio e me lo scosse. "... strego e maga migliori di loro non ne ho mai conosciuti... terribile... terribile!" grugnì Hagrid; il testone irsuto gli rotolò di lato sulle braccia, e si addormentò di colpo, russando forte.
"Mi spiace," biascicò Lumacorno con un singhiozzo. "Sono stonato da far paura."
"Hagrid non parlava del suo modo di cantare," mormorai. "Parlava della morte dei miei genitori."
"Oh," fece Lumacorno, soffocando un rutto. "Oh, caro. Sì, è stato... è stato davvero terribile. Terribile... terribile..." Non sapeva cosa dire, e così tornò a riempire i boccali. "Non... non te lo ricordi, Harry, vero?" chiese un po' impacciato.
"No... beh, avevo solo un anno quando sono morti," replicai, lo sguardo puntato sulla fiamma della candela che ondeggiava con il russare di Hagrid. "Ma nel frattempo ho scoperto quello che accadde. Mio padre morì per primo. Lo sapeva?
"Io... no," rispose Lumacorno con voce soffocata.
"Sì... Voldemort lo uccise e poi scavalcò il suo corpo per andare da mia madre," raccontai. Lumacorno rabbrividì, ma sembrava incapace di distogliere lo sguardo orripilato dal mio volto. "Le disse di togliersi di mezzo," continuai, implacabile. "A me ha detto che lei non doveva morire. Voleva solo me. Lei poteva fuggire."
"Oh, cielo," esalò Lumacorno. "Poteva... non c'era bisogno... è orribile..."
"Vero?" Dissi, la voce poco più di un sussurro. "Ma lei non si mosse. Mio padre era già morto, ma lei non voleva che morissi anch'io. Cercò di supplicare Voldemort... ma lui rise..."
"Basta!" Esclamò Lumacorno all'improvviso, alzando una mano tremante. "Davvero, ragazzo mio, basta... io sono vecchio... non devo sentire... non voglio sentire..."
"Me l'ero dimenticato," mentii, guidato dalla Felix Felicis. "Lei la ammirava, vero?"
"Se la ammiravo?" Chiese Lumacorno, gli occhi colmi di lacrime. "Non riesco a immaginare chi non potesse, dopo averla conosciuta... così coraggiosa... così divertente... È stata una cosa assolutamente orribile..."
"Ma lei non vuole aiutare suo figlio," dissi. "Mia madre mi ha dato la sua vita, ma lei non vuole darmi un ricordo."
Fissai gli occhi pieni di lacrime di Lumacorno, che sembrava incapace di distogliere lo sguardo. "Non dire così," sussurrò. "Non è questione di... Se fosse per aiutare te, naturalmente... ma non serve a nulla..."
"Serve," insistetti con voce chiara. "Silente ha bisogno di informazioni. Io ho bisogno di informazioni." Sapevo di essere al sicuro: la Felix mi stava dicendo che Lumacorno non avrebbe ricordato nulla la mattina dopo. Guardandolo dritto negli occhi, mi chinai appena verso di lui. "Io sono il Prescelto. Io devo ucciderlo. Io ho bisogno di quel ricordo."
Lumacorno divenne più pallido che mai; la sua fronte scintillava di sudore. "Tu sei davvero il Prescelto?"
"Certo che lo sono," risposi tranquillo.
"Ma allora... mio caro ragazzo... mi chiedi molto... mi chiedi, in effetti, di aiutarti nel tentativo di distruggere..."
"Non vuole liberarsi del mago che uccise Lily Evans?"
"Harry, Harry, certo che sì, ma..."
"Ha paura che lui scopra che mi ha aiutato?" Lumacorno non disse nulla; era terrorizzato. "Sia coraggioso come mia madre, professore... " Lumacorno levò una mano tozza e si premette le dita tremanti sulla bocca; per un attimo parve un neonato enormemente cresciuto.
"Non vado fiero..." sussurrò tra le dita. "Mi vergogno di quello... di quello che il ricordo mostra... Credo di aver provocato un grosso danno quel giorno.."
"Rimedierebbe a qualsiasi danno, consegnandomi il ricordo," dichiarai. "Sarebbe un'azione molto coraggiosa e nobile." Io e Lumacorno ci fissammo sopra la candela esitante. Calò un lungo, lungo silenzio, ma la Felix Felicis mi disse di non romperlo, di aspettare.
Poi, molto lentamente, Lumacorno si mise la mano in tasca ed estrasse la bacchetta. Infilò l'altra mano nel mantello e prese una bottiglia vuota. Senza levarmi gli occhi di dosso, si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo di memoria appeso alla punta. Il ricordo si tese sempre di più finché non si spezzò e dondolò, luminoso e opalescente. Lumacorno lo depose nella bottiglia dove si acciambellò, poi si dilatò, vorticando come gas.
"Grazie mille, professore."
"Sei un bravo ragazzo," piagnucolò Lumacorno, con le lacrime che gli colavano dalle guance grasse ai baffoni da tricheco. "E hai i suoi occhi... Però non pensare troppo male di me quando lo vedrai..." E anche lui posò la testa sulle braccia, sospirò profondamente e si addormentò.
"Avanti," invitò Silente quando bussai. Dalla voce sembrava sfinito. Aprii la porta. L'ufficio era sempre lo stesso, ma con cieli neri disseminati di stelle oltre le finestre. "Harry," mi accolse Silente, sorpreso. "A che cosa devo questo assai tardo piacere?"
"Signore... ce l'ho. Ho il ricordo di Lumacorno." Presi la bottiglietta di vetro e la mostrai a Silente. Per qualche istante, il Preside la fissò, sbalordito. Poi il suo volto si distese in un gran sorriso.
"Harry, è una notizia straordinaria! Bravissimo, davvero! Sapevo che ce l'avresti fatta!" Senza più pensare all'ora, si avvicinò a me, mi prese di mano la bottiglia e andò all'armadietto dove teneva il Pensatoio. "E adesso," proseguì, posando il bacile di pietra sulla scrivania e vuotandovi dentro il contenuto della bottiglia, "adesso, finalmente, vedremo. Harry, presto..." Mi chinai obbediente sul Pensatoio e sentii i piedi staccarsi dal pavimento... caddi nel buio e per la seconda volta atterrò nell'ufficio di Lumacorno, molti anni prima.
"Signore, mi domandavo che cosa sa degli... degli Horcrux."
Lumacorno lo fissò, mentre le grosse dita accarezzavano distrattamente lo stelo del bicchiere. "È una ricerca per Difesa contro le Arti Oscure?" Ma capii che Lumacorno sapeva benissimo che non si trattava di un compito.
"Non proprio, signore," rispose Riddle. "Mi sono imbattuto in questa parola leggendo e non l'ho capita bene."
"No... insomma... è molto difficile trovare a Hogwarts un libro che parli degli Horcrux, Tom. È roba molto Oscura, molto Oscura davvero," ribatté Lumacorno.
"Ma ovviamente lei sa tutto in proposito, signore. Voglio dire, un mago come lei... Mi scusi, insomma, se non me lo può dire, è chiaro... ma vede, se c'è qualcuno che può, questo è lei... così ho pensato di chiederle..."
Era molto abile, pensai: le esitazioni, il tono disinvolto, l'adulazione misurata, niente di eccessivo. Avevo fin troppa esperienza nel cercare di ottenere risposte da persone riluttanti per non riconoscere un maestro all'opera. Sapevo che Riddle desiderava molto, moltissimo quell'informazione; forse aspettava quel momento da settimane.
"Beh," continuò Lumacorno, giocherellando con il nastro della scatola di ananas, senza guardare Riddle, "beh, non può esserci niente di male a darti un'idea. Solo perché tu capisca il termine. Si definisce Horcrux un oggetto nel quale una persona ha nascosto parte della sua anima."
"Però, signore, non riesco a comprendere come funzioni," insistette Riddle. La sua voce era attentamente controllata, ma ne avvertii l'emozione.
"Beh, si spacca l'anima, capisci," rispose Lumacorno, "e se ne nasconde una parte in un oggetto al di fuori del corpo. Quindi, anche se il corpo viene colpito o distrutto, non si può morire, perché parte dell'anima resta legata alla terra, intatta. Ma naturalmente l'esistenza in una simile forma..." Il volto di Lumacorno si accartocciò e ricordai le parole che avevo udito quasi due anni prima: 'Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma... eppure ero vivo'.
"Pochi la vorrebbero, Tom, davvero pochi. La morte sarebbe preferibile." Ma la bramosia di Riddle ormai era evidente; aveva un'espressione avida, incapace di nascondere il suo desiderio.
"Come si fa a spaccare l'anima?"
"Ecco," fece Lumacorno, a disagio, "tieni a mente che l'anima deve restare integra e indivisa. Spaccarla è un atto di violenza, è contro natura."
"Ma come si fa?"
"Con un'azione malvagia... L'azione malvagia suprema. Commettendo un omicidio. Uccidere lacera l'anima. Il mago che intende creare un Horcrux usa il danno a suo vantaggio: rinchiude la parte strappata..."
"Rinchiude? Ma come?"
"Esiste una formula, non chiedermela, non la so!" Sbottò Lumacorno, scuotendo la testa come un vecchio elefante irritato dalle zanzare. "Ti sembra che l'abbia provata... Ti sembro un assassino?"
"No, signore, certo che no..." replicò subito Riddle. "Mi dispiace... non volevo offenderla..."
"Ma no, ma no, non mi sono offeso," borbottò Lumacorno. "È naturale provare un po' di curiosità per queste cose... I maghi di un certo calibro sono sempre stati attratti da questo aspetto della magia..."
"Sì, signore," convenne Riddle. "Quello che non capisco, però... è solo una curiosità... voglio dire, un solo Horcrux sarebbe utile? Si può strappare l'anima solo una volta? Non sarebbe meglio, per rendersi più forti, dividere l'anima in più parti? Per esempio, sette non è il numero magico più potente, e sette non...?"
"Per la barba di Merlino, Tom!" Guaì Lumacorno. "Sette! Non è già abbastanza orribile pensare di uccidere una persona? E in ogni caso... dividere l'anima è orribile... ma strapparla in sette pezzi..." Lumacorno era profondamente turbato: fissava Riddle come se non l'avesse mai davvero visto e capii che rimpiangeva di essersi avventurato in quella conversazione.
"Comunque," borbottò, "sono tutte ipotesi, no? Tutta accademia..."
"Sì, signore, certo," si affrettò a rispondere Riddle.
"E in ogni caso, Tom... tieni per te quello che ti ho detto... cioè, quello che abbiamo discusso. Alla gente non piacerebbe sapere che parliamo di Horcrux. È un argomento bandito a Hogwarts... Silente è severissimo a questo proposito..."
"Non dirò una parola, signore," assicurò Riddle, e uscì, ma non prima che ne avessi colto l'espressione: la stessa gioia selvaggia di quando aveva scoperto di essere un mago, una gioia che non donava ai suoi bei lineamenti, ma in qualche modo li rendeva meno umani...
"Bene, Harry," disse Silente, "sono sicuro che hai colto l'importanza di quanto abbiamo appena udito. Alla stessa età che tu hai ora, mese più, mese meno, Tom Riddle stava cercando in ogni modo di scoprire come rendersi immortale."
"Lei quindi crede che ci sia riuscito, signore?" Chiesi. "Ha creato un Horcrux? Ed è per questo che non è morto quando mi ha attaccato? Aveva un Horcrux nascosto da qualche parte? Una parte della sua anima era al sicuro?"
"Una parte... o forse più," annuì Silente. "Hai sentito Voldemort: quello che voleva davvero da Horace era un'opinione su cosa sarebbe successo al mago che avesse creato più di un Horcrux. Non c'era libro che potesse dargli quell'informazione. Per quanto ne so – per quanto, di certo, ne sapeva Voldemort – nessun mago ha mai diviso la propria anima in più di due parti." Silente s'interruppe per un attimo, riordinando i pensieri, e aggiunse: "Quattro anni fa ottenni una prova certa che Voldemort aveva diviso la sua anima."
"Dove?" Chiesi. "Come?"
"Me l'hai data tu, Harry," rispose Silente. "Il diario, il diario di Riddle, quello che spiegava come riaprire la Camera dei Segreti."
"Non capisco, signore."
"Beh, anche se io non ho visto il Riddle che uscì dal diario, quello che mi descrivesti era un fenomeno al quale io non avevo mai assistito. Un puro ricordo che agisce e pensa da solo? Un puro ricordo che succhia la vita della ragazza che l'ha trovato? No, qualcosa di assai più sinistro era vissuto dentro quel libro... un frammento d'anima, ne ero quasi certo. Il diario era un Horcrux. Quello che mi affascinava e mi preoccupava di più era che quel diario fosse stato concepito non solo come una difesa ma anche come un'arma."
"Continuo a non capire," ammisi.
"Insomma, funzionava come un Horcrux... il frammento di anima nascosto all'interno era protetto e di certo aveva avuto la sua parte nell'evitare la morte del proprietario. Ma senza dubbio Riddle voleva che quel diario venisse letto, che il frammento della sua anima abitasse o possedesse qualcun altro, in modo che il mostro di Serpeverde venisse nuovamente scatenato."
"Beh, non voleva che il suo duro lavoro andasse sprecato," commentai. "Voleva che si sapesse che era lui l'erede di Serpeverde, perché tanti anni prima non aveva potuto attribuirsene il merito."
"Più o meno," convenne Silente. "Ma vedi, Harry: se voleva che il diario finisse in mano a uno studente di Hogwarts, o addirittura ne prendesse possesso, dimostrava anche una sorprendente indifferenza per quel prezioso frammento della sua anima. Lo scopo di un Horcrux, come ha spiegato il professor Lumacorno, è di mantenere parte di sé nascosta e protetta, non di scaraventarla sul cammino di qualcun altro e rischiare che venga distrutta, come in effetti è successo: quel particolare brandello d'anima non esiste più; hai provveduto tu alla sua fine. La noncuranza con cui Voldemort dispose di quell'Horcrux mi parve assolutamente sinistra. Mi fece pensare che avesse creato – o progettato di creare – altri Horcrux, in modo che la perdita del primo non fosse tanto grave. Non volevo crederci, ma nient'altro aveva senso. Poi, due anni dopo, tu mi dicesti che la notte in cui Voldemort era tornato nel suo corpo aveva fatto una dichiarazione illuminante e terribile ai suoi Mangiamorte: 'Io, che mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all'immortalità'. Questo mi riferisti. 'Più in là di ogni altro'. E io pensai di aver capito che cosa intendeva, anche se i Mangiamorte no: si riferiva ai suoi Horcrux, al plurale, Harry, che non credo alcun altro mago abbia mai posseduto. Eppure tutto tornava: Lord Voldemort sembrava essere diventato meno umano col passare degli anni, e la trasformazione che aveva subito mi sembrava comprensibile solo se la sua anima fosse stata mutilata oltre i confini di quello che potremmo definire il male corrente..."
"Ha creato sette Horcrux?" Esclamai, orripilato, mentre parecchi ritratti sulle pareti manifestavano pari spavento e indignazione. "Ma potrebbero essere in qualunque punto del mondo... nascosti... sepolti o invisibili..."
"Sono lieto che tu comprenda l'enormità del problema," ribatté Silente, tranquillo. "Ma innanzitutto no, Harry, non sette Horcrux: sei. La settima parte della sua anima, per quanto mutilata, risiede nel suo corpo rigenerato."
"Ma allora i sei Horcrux," chiesi, disperato, "come faremo a trovarli?"
"Tu dimentichi... ne hai già distrutto uno. E io ne ho distrutto un altro."
"Davvero?" Domandai con ardore. "Proprio così." Silente levò la mano annerita e bruciata. "L'anello, Harry. L'anello di Orvoloson. Una terribile maledizione lo proteggeva. Se non fosse stato – perdonami la mancanza di modestia – per la mia straordinaria abilità, e per l'intervento tempestivo del professor Piton quando sono tornato a Hogwarts terribilmente ferito, forse non sarei qui a raccontarlo."
"Ma come ha fatto a trovarlo?"
"Beh, come ora sai, da molti anni il mio obiettivo primario è scoprire tutto il possibile sul passato di Voldemort. Ho viaggiato molto, visitando i luoghi che conobbe un tempo. Mi sono imbattuto nell'anello, nascosto tra le rovine di casa Gaunt. Lo nascose, protetto da molti potenti incantesimi, nella baracca dove erano vissuti un tempo i suoi antenati, senza sospettare che un giorno mi sarei preso la briga di visitarla, o che avrei cercato le tracce di nascondigli magici. Tuttavia non dobbiamo entusiasmarci troppo. Tu hai distrutto il diario e io l'anello, ma se la nostra teoria di un'anima divisa in sette parti è esatta, restano quattro Horcrux."
"E potrebbero essere qualunque cosa?" Chiesi. "Potrebbero essere vecchi barattoli o, non so, bottiglie vuote di pozioni...?"
"Tu pensi alle Passaporte, Harry, che devono necessariamente passare inosservate. Ma Lord Voldemort, usare barattoli o vecchie bottiglie per proteggere la sua preziosa anima? A Lord Voldemort piaceva collezionare trofei antichi e potenti. Il suo orgoglio, la convinzione della propria superiorità, la decisione di ricavarsi un posto stupefacente nella storia magica, tutto ciò mi suggerisce che abbia scelto i suoi Horcrux con una certa cura, privilegiando beni degni dell'onore."
"Il diario non era poi così speciale."
"Il diario, come hai detto tu, era la prova che lui è l'erede di Serpeverde. Sono sicuro che Voldemort lo considerasse di immensa importanza."
"E allora, gli altri Horcrux?" Incalzai. "Crede di sapere che cosa sono, signore?"
"Posso solo azzardare ipotesi," rispose Silente. "Per le ragioni che ti ho già esposto, credo che Lord Voldemort preferisca manufatti di una certa nobiltà. Quindi ho indagato nel suo passato per cercare le prove della scomparsa di oggetti significativi."
"Il medaglione!" Esclamai. "La coppa di Tassorosso!"
Silente sorrise. "Sarei pronto a scommettere – forse non la mano che mi resta ma almeno un paio di dita – che quelli sono diventati gli Horcrux numero tre e quattro. Gli altri due sono più problematici, ma azzarderò l'ipotesi che, essendosi assicurato trofei di Tassorosso e Serpeverde, abbia deciso di rintracciarne altri posseduti da Grifondoro o Corvonero. Quattro oggetti dei quattro fondatori avrebbero esercitato sull'immaginazione di Voldemort un'attrattiva irresistibile. Non so dire se sia riuscito a trovare qualcosa di Corvonero; ho però la certezza che il solo cimelio noto di Grifondoro è al sicuro." Silente puntò le dita annerite verso la parete alle proprie spalle, dove una spada tempestata di rubini riposava in una teca di vetro.
"Crede che fosse quella la ragione per cui voleva tanto tornare a Hogwarts, signore?" Domandai. "Per trovare oggetti degli altri fondatori?"
"È precisamente la mia opinione," confermò Silente. "Ma purtroppo questo non ci permette di fare molti progressi, perché venne allontanato, almeno credo, senza avere la possibilità di perquisire la scuola. Sono costretto a concludere che non realizzò la sua ambizione di collezionare quattro oggetti dei fondatori. Ne aveva di sicuro due, può averne trovato un terzo: questo è il meglio che possiamo fare per il momento."
"Se anche ha trovato qualcosa di Corvonero o di Grifondoro, resta un sesto Horcrux," riflettei, contando sulle dita. "A meno che non li abbia trovati tutti e due."
"Non credo," replicò Silente. "Penso di sapere che cos'è il sesto Horcrux. Cosa dici se ti confesso che è da un po' che mi incuriosisce il comportamento del serpente, Nagini?"
"Il serpente?" Ripetei, stupito. "Si possono usare gli animali come Horcrux?"
"Beh, non è consigliabile, perché affidare una parte della propria anima a qualcosa che può pensare e muoversi autonomamente è molto rischioso. Tuttavia, se i miei calcoli sono corretti, a Voldemort mancava ancora un Horcrux quando entrò nella casa dei tuoi genitori con l'intenzione di ucciderti. Pare che abbia associato la creazione degli Horcrux a morti particolarmente significative. La tua certo lo sarebbe stata. Era convinto che uccidendo te avrebbe distrutto il pericolo annunciato dalla profezia. Credeva di rendersi invincibile. Sono sicuro che intendeva creare il suo ultimo Horcrux con la tua morte. Come sappiamo, fallì. Dopo un intervallo di alcuni anni, però, usò Nagini per uccidere un vecchio Babbano, e può darsi che gli sia venuto in mente allora di trasformarla nel suo ultimo Horcrux. Lei sottolinea il legame coi Serpeverde, ciò che alimenta la mistica di Lord Voldemort."
"E così," riepilogai, "il diario è distrutto, l'anello è distrutto. La coppa, il medaglione e il serpente sono ancora intatti e secondo lei ci potrebbe essere un Horcrux che un tempo appartenne a Corvonero o a Grifondoro?"
"Una sintesi ammirevole," approvò Silente.
"Quindi... lei li sta ancora cercando, signore? È questo che fa quando lascia la scuola?"
"Esatto. Cerco da molto tempo. Penso che... forse... potrei essere vicino a trovarne un altro. Ci sono segni promettenti."
"E se ci riesce," aggiunsi subito, "posso venire a eliminarlo con lei?"
Silente mi guardò con molta intensità, poi rispose, "Sì, credo di sì."
"Davvero?"
"Oh, sì," confermò Silente con un sorrisetto. "Mi sembra che te ne sia guadagnato il diritto."
Sentii il cuore più leggero. Era così bello non ascoltare ammonimenti e rimproveri per una volta. "Voldemort sa quando un Horcrux viene distrutto, signore? Riesce a percepirlo?"
"Una domanda molto interessante, Harry. Direi di no. Credo che Voldemort sia ormai troppo imbevuto di male, e che sia stato troppo a lungo lontano da queste parti di se stesso, per provare quello che proviamo noi. Forse in punto di morte potrebbe rendersi conto della sua perdita... ma non ha saputo, per esempio, che il diario era stato distrutto finché non ha estorto la verità a Lucius Malfoy."
"Ma io credevo che avesse detto lui a Lucius Malfoy di introdurre il diario a Hogwarts..."
"Sì, anni fa, quando era certo di poter creare altri Horcrux; a ogni modo Lucius avrebbe dovuto aspettare l'ordine, che non ricevette mai, perché Voldemort scomparve poco dopo avergli consegnato il diario. Certo, Malfoy non sapeva che cos'era il diario: ritengo che Voldemort gli avesse detto solo che era stato abilmente incantato perché facesse riaprire la Camera dei Segreti. Se Lucius avesse saputo di tenere tra le mani una parte dell'anima del suo padrone, l'avrebbe trattata con maggiore riguardo... Invece si dedicò al compimento di un vecchio progetto personale: facendo ritrovare il diario alla figlia di Arthur Weasley, sperava di screditare lui, farmi buttare fuori da Hogwarts e liberarsi di un oggetto altamente incriminante in un colpo solo."
Tacqui, immerso nei miei pensieri, poi chiesi, "Quindi se tutti i suoi Horcrux venissero distrutti, Voldemort potrebbe essere ucciso?"
"Sì, credo di sì," rispose Silente. "Senza i suoi Horcrux, Voldemort sarà un uomo mortale con un'anima mutilata e ridotta. Non dimenticare mai, però, che anche se la sua anima è irrimediabilmente danneggiata, il suo cervello e il suo potenziale magico restano intatti. Ci vorranno abilità e poteri fuori dal comune per uccidere un mago come Voldemort, anche senza i suoi Horcrux."
"Ma io non possiedo abilità e poteri fuori dal comune," mi lasciai sfuggire.
"Sì, invece," ribatté Silente con decisione. "Tu hai un potere che Voldemort non ha mai posseduto. Tu sei capace..."
"Lo so!" Sbottai. "Io sono capace di amare!" Fu solo con difficoltà che mi trattenni dall'aggiungere 'Bell'affare!'
"Sì, Harry, tu sei capace di amare," ripeté Silente, che aveva l'aria di sapere benissimo cosa avessi appena taciuto. "E questa, dopo tutto quello che ti è successo, è una dote enorme e importante. Sei ancora troppo giovane per capire quanto sei straordinario."
"Quindi quando la profezia dice che io avrò 'un potere a lui sconosciuto', intende solo... l'amore?" Chiesi, un po' deluso.
"Sì... solo l'amore," confermò Silente. "Ma Harry, non dimenticare mai che la profezia ha valore solo perché Voldemort ha fatto in modo che l'avesse. Te l'ho detto alla fine dello scorso anno. Voldemort ha scelto te come la persona più pericolosa per lui... e così facendo ti ha reso la persona più pericolosa per lui!"
"Alla fine è lo stesso..."
"No, non lo è!" Esclamò Silente con impazienza. Mi puntò contro la mano nera e raggrinzita: "Stai dando troppa importanza alla profezia!"
"Ma..." balbettai, "ma lei ha detto che la profezia significa..."
"Se Voldemort non avesse mai sentito parlare della profezia, si sarebbe realizzata? Avrebbe avuto un senso? Certo che no! Credi che tutte le profezie della Sala delle Profezie si siano compiute?"
"Ma," feci, sconvolto, "ma l'anno scorso lei ha detto che uno di noi dovrà uccidere l'altro..."
"Harry, Harry, solo perché Voldemort ha commesso un grave errore, e ha agito secondo le parole della professoressa Cooman! Non capisci? Voldemort stesso ha creato il suo peggior nemico, come fanno ovunque i tiranni! Hai idea di quanto i tiranni temano coloro che opprimono? Sanno benissimo che un giorno tra quelle molte vittime ce ne sarà certamente una che si leverà contro di loro e reagirà! Voldemort non è diverso! Ha sempre cercato chi l'avrebbe sfidato. Ha ascoltato la profezia ed è entrato in azione, col risultato che non solo ha scelto colui che molto probabilmente lo finirà, ma gli ha anche consegnato armi straordinariamente letali!"
"Ma..."
"È essenziale che tu lo capisca!" Gridò Silente. Si alzò e prese a camminare per la stanza, la veste scintillante che frusciava e ondeggiava a ogni passo: Harry non l'aveva mai visto così agitato. "Cercando di ucciderti, Voldemort stesso ha designato la persona eccezionale seduta davanti a me e le ha dato gli strumenti per agire! È colpa di Voldemort se sei riuscito a leggere nei suoi pensieri, nelle sue ambizioni, se comprendi perfino il linguaggio serpentesco con cui dà gli ordini; eppure, Harry, nonostante il tuo privilegiato accesso al mondo di Voldemort, non sei mai stato sedotto dalle Arti Oscure. Mai, nemmeno per un istante, hai mostrato il minimo desiderio di diventare uno dei suoi!"
"Certo che no!" Reagii, indignato. "Ha ucciso i miei genitori!"
"Tu sei protetto, per farla breve, dalla tua capacità di amare!" proseguì Silente a voce alta. "La sola protezione che possa funzionare contro le lusinghe di un potere come quello di Voldemort! Nonostante tutte le tentazioni, tutte le sofferenze che hai conosciuto, rimani puro di cuore, puro come lo eri a undici anni, quando guardasti dentro uno specchio che rifletteva il tuo più profondo desiderio, e vedesti solo il modo per piegare Lord Voldemort, e non l'immortalità o la ricchezza. Harry, hai idea di quanto pochi siano i maghi che avrebbero potuto vedere quello che hai visto tu in quello specchio? Voldemort avrebbe dovuto capire con chi aveva a che fare, e invece no! Ora però lo sa. Hai vagato nella sua mente senza subire danni, mentre lui non può possederti senza provare un dolore mortale, come ha scoperto al Ministero. Non credo che ne capisca il motivo, Harry, ma aveva tanta fretta di mutilare la propria anima che non si è mai soffermato a comprendere l'incomparabile potere di un'anima integra e incorrotta."
"Ma signore," ribattei, facendo un enorme sforzo per non sembrare polemico, "la conclusione è sempre la stessa, no? Devo cercare di ucciderlo, o..."
"Devi?" chiese Silente. "Certo che devi! Ma non a causa della profezia! Perché tu, tu stesso, non sarai mai in pace finché non avrai tentato! Lo sappiamo entrambi! Immagina solo per un istante di non aver mai ascoltato quella profezia! Che cosa proveresti per Voldemort ora? Rifletti!"
Guardai Silente camminare su e giù davanti a lui e riflettei. Pensai a mia madre, a mio padre. Pensai a Cedric Diggory. Pensai a tutte le orribili azioni compiute da Lord Voldemort. Una fiamma mi balzò nel petto, bruciandomi la gola.
"Vorrei che morisse," mormorai. "E vorrei ucciderlo io."
"Certo!" Gridò Silente. "Vedi, la profezia non significa che tu devi fare qualcosa! Ma ha indotto Lord Voldemort a designarti come suo eguale... in altre parole, tu sei libero di scegliere che cosa fare, libero di voltare le spalle alla profezia! Ma Voldemort continua ad attribuirle importanza. Continuerà a darti la caccia... il che rende certo, di fatto, che..."
"Che uno di noi finirà per uccidere l'altro," completai. "Sì."
[Ma...ma non ha senso, le profezie si avverano a prescindere!]
[Invece no.....Anzi, ha molto più senso così!]
[Che vuoi dire, Annabeth?]
[Percy, pensaci: durante la Guerra dei Titani, tu hai scelto di essere il mezzosangue della profezia. E durante la guerra contro Gea, Leo ha scelto di essere colui che avrebbe 'fatto cadere la terra'. Lo avete fatto solo perché qualcuno doveva pur farlo?]
[Certo che no!]
[Appunto! È proprio come ha detto Silente, entrambi non avete solo ubbidito alle parole della profezia, ma avete preso in mano il vostro destino!]
Esatto. Annabeth ha appena riassunto cosa provai in quel momento. Finalmente capivo quello che Silente aveva cercato di dirmi. Era, mi dissi, la differenza fra l'essere trascinato nell'arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell'arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva, io sapevo – e lo sapevano i miei genitori, pensai con uno slancio di feroce orgoglio – che c'era tutta la differenza del mondo.
Spigolo autore
Domanda del giorno: Visto che il capitolo è stato un po' noioso, vediamo di divertirci qui: qual è la vostra opinione/teoria più controversa sulla saga di PJO? (Ovviamente motivatela, non è che potete sparare cose tipo "Sally è stata una pessima madre" solo per scatenare indignazione)
Risposta personale: Non credo sia proprio "controversa", ma la dico lo stesso: ricordate il ricordo falso di Piper secondo il quale lei avrebbe baciato Jason sul tetto della scuola? Ebbene, di certo per una dea come Era non deve essere difficile creare un ricordo da zero con la Foschia, ma di sicuro è più facile alterare qualche dettaglio. Quindi la mia domanda è: e se questo bacio fosse avvenuto davvero? E se è così, chi ha baciato Piper? Perché a me viene in mente un solo candidato... il suo migliore amico, nient'altri che Leo Valdez in persona!
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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