XIX: Adesso parlo io

"Ok, posso farcela! Tre...due...uno..."

Le tenebre mi avvolsero. Forze sconosciute mi tiravano da ogni lato, ma io rimasi concentrata sul mio obiettivo. Dopo qualche istante, ritornai alla luce, a cinque metri di distanza dal mio obiettivo.

Sbuffando frustrata, decisi di smettere per oggi. Ormai avevo imparato la prima parte del viaggio ombra, ovvero vedere le tenebre come un unico spazio a sé stante, ma ancora non riuscivo a finire esattamente dove volevo. C'era sempre uno scarto di qualche metro.

Era da un'ora che mi esercitavo nella Stanza delle Necessità, ma non riuscivo a fare progressi. A breve sarebbe iniziata la partita di Quidditch, quindi decisi di levare le tende.

Però...mi trovavo ad una certa distanza dalla porta....magari, un ultimo tentativo...

Mi concentrai. Sentii di nuovo le ombre attorno a me, e mi vidi esattamente di fronte alla porta. Quando riaprii gli occhi, ero esattamente nel punto dove volevo essere... ma a tre metri di altezza da terra. Fortunatamente, ebbi la prontezza di atterrare con una capriola, per smorzare l'impatto. Sfortunatamente, calcolai male le distanze e sbattei in pieno contro lo stipite della porta.

Ancora scombussolata dai vari tentativi di viaggio ombra e con un naso sanguinante, uscii dalla stanza e mi diressi verso il dormitorio per prendere un quadratino di ambrosia. Prima che potessi anche solo girare l'angolo del corridoio, però, incontrai Luna.

"Oh, ciao Hazel," Mi salutò lei, col tono apatico e sognante di sempre. "Non mi aspettavo di trovarti qui."

"Ciao, Luna. Mi stavo solo esercitando un po'. Tu che ci fai qui?"

"Cercavo le mie cose. Sono sparite come al solito. Forse le avranno prese i Nargilli." Avrei pagato oro per avere la stessa indifferenza di Luna di fronte ai problemi. "Cosa ti è successo al naso?"

"Ah niente, sono inciampata...sai com'è, cose che capitano." Un po' mi dispiaceva mentirle, Luna mi stava simpatica. Purtroppo non potevo certo dirle la verità.

"Posso aggiustartelo io, se vuoi."

"Grazie!" Esclamai, poi, dato che Luna era Luna, mi venne un dubbio. "Sai come si fa, vero?"

"In realtà non ho mai aggiustato un naso. Però ho guarito molte unghie dei piedi. Quanto possono essere diverse?" Ridacchiò lei.

"Eh già..." Ed ecco che già mi pentii della scelta. Ma ormai avevo già detto sì. Preparandomi al peggio, la lasciai fare.

"Epismendo!"

Sentii come se qualcuno avesse dato una martellata al naso. In altre parole, dolore. Il sangue sembrava essersi fermato, però.

"Come sto?"

"Straordinariamente ordinaria. Mi stupisce che abbia funzionato. Tu non sei umana, vero?"

Immagina migliaia di piccole Hazel che corrono terrorizzate per un grande stanzone vuoto, strillando "ALLARME ROSSO!" Ecco, il mio cervello in quel momento aveva esattamente quest'aspetto.

"C-che cosa vuoi dire? Certo che sono umana!" Esclamai, manipolando la Foschia. Per qualche motivo, però, le vorticò attorno senza che succedesse niente.

"Carino!" Esclamò lei. "Fa parte dei tuoi poteri?" Chiese con evidente curiosità.

"Senti, Luna, posso spiegarti..."

"Tranquilla! Io so già tutto," disse lei con la sua solita flemma.

Io sbattei gli occhi. "D-davvero?"

"Sì. Mia mamma mi raccontava sempre che tanti anni fa il mondo era pieno di mostri, ma anche che c'erano alcuni spiriti buoni che li combattevano e proteggevano le persone. Tu sei una di loro, vero?"

Non sapevo come reagire. Ad istinto, la soluzione sarebbe stata negare tutto, ma non era così facile. Mi ero già tradita con la Foschia. E poi, mi veniva troppo difficile dirle di no. Mi stava guardando con due occhioni adoranti che mi fecero sciogliere il cuore. Mi aveva confidato che aveva perso la madre da piccola; vedere uno degli "spiriti" delle sue favole in carne ed ossa doveva essere uno degli eventi più belli della sua vita.

Alla fine cedetti. "Sì, sono uno di quegli spiriti. Ma ti prego, Luna, non devi dirlo a nessuno. È importantissimo, chiaro?"

"Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me," rispose lei con un occhiolino. "Non ho amici a cui dirlo. Mi considerano tutti pazza." E se ne andò. Aveva detto quelle parole con una tale indifferenza che provai una stretta allo stomaco.

Rimasi lì imbambolata per qualche secondo, tentando di processare la cosa, poi mi scossi, la raggiunsi, e dissi, "Io sono tua amica, Luna! E anche Ginny lo è! Non sei da sola!"

Per tutta la durata della conversazione aveva mantenuto il suo solito sorriso sognante. Adesso, però, era leggermente più largo. "È gentile da parte tua!"

"Stavo andando a vedere la partita. Vuoi venire?" Le offrii il braccio.

"Volentieri!" Attraversammo il castello così, saltellando e a braccetto. Una piccola parte di me si sentiva leggermente ridicola, ma tutto il resto non importava minimamente. Mi piaceva stare con Luna, la sua gioia di vivere ed il suo ottimismo erano un vero toccasana nella vita di un semidio. Avrei tanto voluto conoscerla prima.

Arrivammo al campo, giusto in tempo per l'inizio. Nonostante Luna fosse una Corvonero, rimase con noi Grifondoro, e si mise un esageratamente grande cappello a forma di testa di leone (allungammo il tragitto di almeno un chilometro per andarlo a prendere) e ci sistemammo sugli spalti.

Le premesse non erano delle migliori. Percy diceva, in base a ciò che gli era stato riferito da Fred e George, che la squadra era un disastro. I Battitori di riserva, Sloper e Kirke, sembravano ciechi, e Ron sembrava giocare bene solo quando nessuno lo guardava (cioè quasi mai, in una partita di fronte a tutta la scuola). A quanto pareva, l'unica speranza era che Ginny, talento inaspettato, afferrasse il Boccino prima che Tassorosso accumulasse troppo vantaggio.

A proposito di Tassorosso, Chris aveva detto che dopo la partita avrebbe dovuto far vedere qualcosa di importante a me e Percy. Lo individuai subito nella squadra: era il più alto, ma aveva la scopa più corta di tutti. Quasi sicuramente era una di quelle della scuola. E poi, era l'unico ad indossare un paio di occhiali da sole circolari verdi (o almeno credo, da questa distanza non era facile dirlo).

Mentre le squadre si preparavano, dissi a Percy di Luna. Lui rispose, sottovoce per non farsi sentire, "Beh, non credo sia una semidea, o Ecate lo avrebbe detto la scorsa volta. Potrebbe però essere una mortale con la vista. Secondo me dovremmo-"

"Anche tu sei come Hazel?" Interruppe all'improvviso Luna. Aveva delle buone orecchie, la ragazza.

Percy era già scattato in allerta, ma io gli feci segno di sì con la testa. Gli avrei spiegato meglio dopo.

"Ehm...sì, certo. Ehm...benvenuta nel club!" Disse lui tentando di sorridere. "E se Hazel ha ragione, in un certo senso, anche tu sei una di noi..."

"Cosa?" Strillò con un tono così acuto da farsi sentire anche dai delfini.

"Abbassa la voce! Vedi, di solito 'noi' siamo nascosti da un velo magico chiamato Foschia. Tuttavia, esistono alcuni mor...alcune persone normali che hanno l'abilità di vedere le cose come sono. Crediamo tu sia una di loro."

Luna aveva una valanga di domande, quindi promettemmo di rispondere a tutto dopo la partita. Nel frattempo le squadre erano in posizione, aspettavano solo che l'insegnante di volo lanciasse la palla.

La partita fu piuttosto noiosa, per il semplice motivo che fu un vero massacro. Andò esattamente come previsto; i Battitori lanciavano i Bolidi ovunque, anche addosso ai compagni, e quel poveretto di Ron mancò 14 tiri, 9 dei quali lanciati da Chris. A proposito, che polmoni aveva quel ragazzo! Ogni volta che segnava, girava per gli spalti urlando frasi ridicole come, "WHOOO BABY! IL TRENO È DI NUOVO SUI BINARI!"

Gli spalti di Tassorosso ruggivano di felicità ogni volta che segnava. In particolare un tipo, credo fosse del settimo anno, era il più infervorato di tutti. Urlava ed esultava come un matto ogni volta che la sua squadra segnava.

Il momento che fece spaventare tutti, però, avvenne proprio sul finale della partita.

Ginny stava inseguendo il Boccino. All'improvviso la pallina si tuffa in basso. Sia lei che il Cercatore di Tassorosso si tuffano in picchiata. Il Boccino non si ferma. Ormai sono a quaranta metri da terra, ma si avvicinano molto velocemente. Sono spalla contro spalla. Venti metri. Il Cercatore di Tassorosso all'ultimo decide di risalire. Dieci metri Ginny si spinge in avanti sulla scopa e afferra il Boccino. Cinque metri...non ce la farà a fermarsi...

Eravamo così concentrati su di lei che nessuno notò Chris arrivare di fianco a lei, veloce come una fucilata. Lui saltò dalla scopa e spinse Ginny di lato, avvolgendola tra le braccia per proteggerla dalla caduta. L'impatto con il terreno fu violento, ma sarebbe potuta andare molto peggio.

Quando si rialzarono, Ginny sembrava tutto sommato illesa, mentre Chris zoppicava visibilmente. Ci fu un litigio tra le squadre, probabilmente i Grifondoro pensavano che Chris volesse ferire Ginny ma non si sentivano le parole. Il risultato fu che Ginny, dopo aver dato una solenne sgridata ai suoi compagni, aiutò Chris ad andare verso l'infermeria. Quando lo raggiungemmo, sentimmo urla provenire da dietro una tenda. Allarmati, corremmo a vedere, e ci trovammo davanti una scena alquanto bizzarra.

Madama Chips teneva in mano una siringa e cercava di tenere fermo Chris, che cercava di tirarsi indietro il più possibile (almeno, per quanto gli concedesse la gamba fasciata) ed urlava come una ragazzina.

L'infermiera sbuffò esasperata. "Seriamente? Questo minuscolo ago ti fa paura?"

"Ma che piccolo? Quel coso è un cacciavite!" Esclamò lui.

"Signor Cole, se non mi lascia fare il mio lavoro sarò costretta ad immobilizzarla."

Chris si fermò subito e, con uno sguardo terrorizzato, quasi folle negli occhi, disse, "La prego, no..."

"Non ti preoccupare," disse Madama Chips in tono più gentile, "Non sentirai nulla."

Chris strizzò gli occhi e annuì. Anche dopo che Madama Chips aveva finito, rimase così, in paurosa attesa. Avremmo potuto dirglielo subito, ma nessuno di noi due si prese il disturbo. Stavamo ridendo troppo.

Finalmente, Percy disse, "Ma come? Il grande figlio di Ares che ha paura di un ago?"

Chris aprì gli occhi, si guardò intorno disorientato, capì la situazione, e si imbronciò. "Se il tuo pediatra scambiasse il tuo braccio per un asse di legno e la siringa per un trapano, ne avresti paura anche tu."

"Allora, cosa dovevi farci vedere di tanto importante?"

Immediatamente gli si illuminò il volto. "Giusto! Ricordate quando Ares ha detto che avevo poteri particolari? Credo di aver capito!" Ed eccolo di nuovo, il bambino emozionato. Tra il suo aspetto da diciottenne e il suo atteggiamento, era facile dimenticarsi che aveva solo 15 anni.

"Voi andate avanti, ci vediamo tra 20 minuti nella Stanza delle Necessità!" Esclamò lui, gettandosi in avanti e sforzando la gamba fasciata. Dopo qualche secondo di denti stretti per il dolore, disse, "Facciamo tra 20 ore..."

Prima che potessimo rispondere, un tornado dai capelli neri, che riconobbi come Zenia, la bambina di qualche mese fa, si gettò su Chris, abbracciandolo.

"Oh Chris! Ero preoccupatissima! Stai bene? Ti sei fatto male? Ti fa male la gamba vero? Oh no, oh no, lo sapevo che-mmhhh!" Chris le mise una mano sulla bocca.

"Calmati, mitraglietta!" Disse ridendo. "Sto bene! Entro domani a quest'ora sarò come nuovo!" Lei sorrise e si rilassò. "Ora però potresti, ecco..." Un po' a malincuore, lei sciolse l'abbraccio.

Mi presi un attimo per osservarla meglio. In primo luogo, la ragazzina mi superava di una decina di centimetri, e la cosa mi dava un certo fastidio. A parte quello, aveva una vera e propria criniera di lunghi riccioli neri, carnagione abbronzata, e due occhi scuri carichi di preoccupazione per Chris.

Una parte di me voleva sapere esattamente come quei due si fossero avvicinati, ma per lo più ero felice che avesse trovato un'amica. Aveva un atteggiamento diverso da quando lo abbiamo iniziato a frequentare. Forse, proprio come Nico, tutto ciò che gli serviva era qualcuno che gli tendesse una mano.

"Mamma te lo aveva detto che il Quidditch era pericoloso! E tu che fai? Ti lanci in quel modo!"

"Dovevo forse permettere alla Weasley di schiantarsi a terra?"

"Aspetta, time-out," dissi io. "Com'è che conosci sua madre?"

"Mi ha invitato a passare il natale da lei," rispose lui. "Col senno di poi, avrei voluto accettare subito."

Zenia ci guardò come per dire 'Ma lo sentite questo?' "Due settimane e mezzo ci ho messo per convincerti, ed ora dici che avresti voluto accettare subito?"

"Mamma diceva sempre di non andare in casa degli estranei," replicò Chris con una faccia d'angelo alla quale mancava solo l'aureola.

"Ah, capisco, quindi io sarei un'estranea?" Chiese Zenia, fingendosi offesa.

"No, sei un gufo urlatore che non fa dormire la gente la notte!" Rise Chris.

Zenia, sempre col sorrisetto, fece un inchino. "Mi scusi, o nobile principe. Gradisce che le porti una tazza di tè?"

"Caffè nero, grazie, con qualche biscotto vicino."

"Guardatelo! Dice anche di si!" Disse Zenia verso di noi.

"Hey! Tu ti sei offerta, sarebbe scortese rifiutare!" Rispose Chris con una linguaccia.

"Mi sa che siamo di troppo," sussurrò Percy. In effetti era vero. Continuavano a punzecchiarsi a vicenda e a ridere, come se noi neanche ci fossimo. Ci congedammo da loro e tornammo in sala comune, a fare i compiti.

Il giorno seguente, dopo le lezioni, ci incontrammo con Chris nella Stanza delle Necessità. Lui era già lì, ed aveva già preparato qualcosa. C'erano un bersaglio e un'asse di legno che gli faceva da scudo, salvo per uno stretto foro al centro.

Chris ci venne incontro e ci salutò. Per qualche motivo aveva in mano un fucile di quelli che si usano per il...com'era il nome? Paint... qualcosa.. ball...paint...

[Paintball, quello sport con i fucili a vernice]

[Grazie, Percy.]

[Odio quello sport.]

[Solo perché sei una schiappa, Pip.]

[Taci, Scintilla.]

"Venghino signori venghino! State per assistere ad un eccezionale trucco di magia!"

Io e Percy alzammo gli occhi al cielo in sintonia. "Chris, qui siamo tutti iperattivi. Vai al sodo."

"Che guastafeste che siete! Allora, andiamo al sodo." Strizzò gli occhi per qualche secondo, poi li riaprì. "Cosa vedete?"

Guardai attentamente, ma non vidi nulla di strano. "Non c'è niente di strano."

"Uh...l'altra volta ci sono riuscito subito...aspettate che ci riprovo..." Chiuse di nuovo gli occhi, si concentrò, e li riaprì. "Dovrei esserci riuscito stavolta. Cosa vedete?"

Guardai di nuovo, e stavolta feci un salto all'indietro dallo spavento. Le sue pupille erano sparite. Al loro posto, nell'occhio destro c'era una specie di mirino circolare, mentre il destro era attraversato da una lunga linea nera verticale, tagliata da tante linee nere orizzontali, sempre più corte man mano che si allontanavano dal centro. Era una cosa sbagliata ed inquietante.

"Amico! Ma che..." Balbettò Percy.

"Fighissimo, vero?" Non era esattamente quella la prima parola che mi era venuta in mente. "E non è solo apparenza. Guardate qui."

Alzò il fucile a vernice, puntò verso il manichino, e sparò una raffica di colpi. Tutti, e dico proprio tutti, passarono perfettamente per il buco nel legno. Non c'erano neanche schizzi di vernice lungo il bordo interno.

"Ecco il mio potere! Mira perfetta!" Esclamò Chris, allargando le braccia in gesto teatrale.

"Funziona però solo con pistole, fucili e simili. Ricordate che ho passato il Natale a casa di Zenia?" Annuimmo entrambi. "Ebbene, suo padre ha delle armi, e in qualche modo l'ho convinto a farmele provare. Funziona perfettamente, senza eccezioni. Sono persino riuscito a notare che una delle sue pistole aveva la canna danneggiata, semplicemente tenendola in mano."

"Beh, ma... è strano," disse Percy. "Di solito le armi da fuoco non funzionano in mano ai semidei..."

"Invece ha perfettamente senso, se ci pensate. Ares ha detto che avevo "un potere molto speciale", ricordate? Ha senso che sia qualcosa di mai visto. E poi, ho fallito letteralmente con ogni arma bianca. L'unica eccezione è stata l'arco, ma lì sono entrati in gioco i miei poteri di mira. E guarda caso, Hazel notò qualcosa di strano ai miei occhi. Tutto combacia!"

In effetti c'era una logica dietro a tutto ciò, ma non riuscivo a pensare con quello sguardo inquietante addosso. "Sì però ora torna normale, per favore!" Sbottai.

"Oh, sì, giusto." Chiuse di nuovo gli occhi, e quando li riaprii erano normali. Fece però una smorfia di dolore quando li riaprì. "Mi fanno sempre male quando smetto," spiegò lui.

"C'è un problema, però," riflettei. "Nessuno dei due campi ha armi da fuoco, né proiettili..."

"Beh, qualche vecchio fucile c'è," replicò Percy. "Magari potrà allenarsi con quelli. Per i proiettili, potremmo semplicemente comprare dei proiettili normali come addestramento. In America di certo non mancano."

Dopo quello, scendemmo a cena. Mangiammo e ridemmo come al solito. Notai però una cosa strana. Avevo alzato lo sguardo sul tavolo di Tassorosso, per pura curiosità, e notai Chris in un angolino da solo. Non era una novità, purtroppo. La cosa strana però era che poco distante un gruppetto di suoi compagni di casa bisbigliavano e lo additavano, senza neanche nascondere il fatto che stessero parlando di lui.

Lo feci notare a Percy. Lui alzò lo sguardo, e si accigliò. "Che razza di ipocrita...lo riconosci quello sulla destra?"

Guardai meglio. Uno di loro era l'esaltato che tifava più di tutti durante la partita. Ad un certo punto, aveva iniziato addirittura a dire cose come "ti adoro".

"Che schifo..." commentai disgustata.

"Lascia perdere," mi bloccò Percy. "Tanto se a Chris importasse qualcosa, lo avrebbe già appeso fuori alla torre di Astronomia."

Certo, era verissimo. Ma ciò non lo rendeva giusto. Per cui presi una decisione. Mi alzai e, sotto gli occhi di tutti, mi diressi al tavolo di Tassorosso, e mi sedetti vicino a Chris. Ero vagamente consapevole dei bisbigli che si sollevarono dai vari tavoli, ma non me ne importava.

Quando Chris alzò lo sguardo e mi vide, sembrò stupito, poi però sorrise ed iniziammo a mangiare insieme, conversando amabilmente. Dopo meno di dieci minuti, però, le porte della Sala Grande si spalancarono, ed una Zenia tutta trafelata entrò di corsa e si sedette vicino a noi.

"Scusate il ritardo. Ho perso tempo per pregare," spiegò lei, mentre cercava qualcosa da mangiare sul tavolo.

"Pregare?" Chiese curioso Chris.

"Sì sono musulmana. Poco fa ho finito di recitare Maghrib, la preghiera del tramonto. Ehm...è tutto maiale da questo lato del tavolo?" Ah già... i musulmani non possono mangiare carne di maiale. Nella vecchia vita a scuola avevo alcuni compagni musulmani, quindi qualcosa la sapevo. In particolare, sapevo che in teoria non potevano mangiare nessun tipo di carne, se l'animale non era stato scannato in un certo modo. Sperai che ad Hogwarts tenessero conto di certe cose...

"Non puoi mangiarlo?" Alla risposta negativa di Zenia, Chris guardò un punto più in fondo nel tavolo, e fece un sorrisetto. "E la pizza invece?"

"Quella sì... Hey dove vai?" Senza dire una parola, Chris si alzò, andò verso il gruppo di tizi che lo additarono, senza troppi commenti strappò un vassoio di pizza dalle mani di uno di loro (e, per buona misura, prese anche una torta), tornò indietro e lo mise di fronte a Zenia.

"Io...grazie..."

"Non dirlo neanche," disse lui con un mezzo sorriso, per poi tornare a guardare male i tizi a cui aveva preso il cibo, come a sfidarli a riprenderselo. Inutile dirlo, nessuno si mosse.

Passammo un quarto d'ora in allegria, poi, ovviamente, le cose dovevano andare storte in qualche modo. Poco prima di uscire dalla sala, qualcuno afferrò Chris per la spalla.

"Ti senti tanto forte, eh, Cole?" Chiese sprezzante Goyle. Lari Romani, non di nuovo...

"Tu devi sentirti molto coraggioso, per affrontarmi da solo, Goyle. O molto stupido. Conoscendoti, sarà la seconda," replicò Chris, scrocchiandosi le dita.

"Andiamo Chris. Tu, quand'è che ci lascerai in pace?" Dissi io. Non volevo che scatenassero una rissa in mezzo alla Sala Grande.

"Zitta tu, piccola sudicia-"

"SILENCIO!" Ruggii con tutto il fiato che avevo. Mi ero davvero stancata di quel tipo. Era ora di metterlo apposto una volta e per sempre.

"Adesso parlo io," ringhiai, mettendo su il migliore Sguardo da Lupo di cui fossi capace. "Ti piace proprio, eh? Chiamare gli altri inferiori, sentirsi forte...sai cosa penso? Che in questa storia l'unico debole sei tu. Troppo debole per affrontare le persone a viso aperto, troppo debole per combattere. L'unica cosa di cui sei capace è nasconderti dietro a commenti razzisti, da codardo quale sei." Ormai una bella folla si era radunata attorno a noi, tra cui alcuni professori, ed un certo Serpeverde del quinto anno.

"Tu ti chiami Zabini, vero?"

"Sì..." rispose lui guardingo.

"Ebbene, secondo il tuo 'amico' Goyle, le persone di colore come me e te dovremmo vivere nelle stalle."

"Cosa?" Chiese lui, guardando schifato verso Goyle.

"Oh ma non è tutto. Questo è stato il commento più gentile."

"Ma che...Stai lontano da me!" Urlò, quando Goyle provò ad avvicinarsi, ancora ammutolito.

"Lascia che ti dica una cosa. Ho conosciuto umili operai di fabbrica che valevano dieci volte te. Se avere sangue puro significa essere come te, allora preferirei morire dissanguata." A quel punto mi rivolsi a tutti gli altri. "Voi cosa ne pensate?"

Un ruggito di approvazione percorse la Sala Grande. Goyle tentò di avvicinarsi minaccioso verso di me, ma Percy e Chris mi si piazzarono davanti, e lui desistette.

"Bene, bene, bene," disse la professoressa McGranitt, che aveva sentito tutto. "Lei ha molte cose da spiegare signor Goyle. Per il momento, direi che una punizione per tutto il resto dell'anno sia sufficiente. E, vediamo...venti punti a Grifondoro. Tutti d'accordo colleghi?"

"In realtà, Minerva..." Iniziò la Umbridge, ma smise subito quando letteralmente l'intera scuola la incenerì con lo sguardo. Perfino Piton sembrava disgustato quanto gli altri. Forse quell'uomo non era pura malvagità, dopotutto.

Quando tornammo in Sala Comune, fui accolta da un applauso spaccatimpani. Percy e Ginny mi alzarono in spalla, facendomi sfilare per tutta la sala, mentre Fred e George distribuivano Burrobirra a tutti (non so da dove la presero) e cantavano cori del tipo, "REGINA LEVESQUE! REGINA LEVESQUE!"

Quando finalmente smettemmo, poco prima di salire nei dormitori, Percy mi abbracciò e, con occhi leggermente lucidi, mi disse, "Sono fiero di te!"

Mi sciolsi in quell'abbraccio. Quella era decisamente la miglior ricompensa che potessi chiedere.



Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

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