XIV: Ieri era zero (ma anche oggi...)
E così Ecate sarebbe la responsabile di tutte le mie disavventure...
In quel momento andai in blackout totale. Non sapevo che dire. Non sapevo se avrei dovuto urlarle contro, cercare di tranquillizzarla, non sapevo più niente. Poi Chris fece il suo discorsetto su chi aveva la colpa.
C'erano alcune cose di quel ragazzo che mi impedivano di fidarmi completamente, genitore divino in primo luogo, ma mi piaceva il suo modo in cui ragionare. Sì, Ecate aveva messo in moto gli eventi, ma non era stata lei a pronunciare le due Grandi Profezie, non era stata lei a convincere Luke a rubare la Folgore... niente di quello che mi era successo era colpa sua, anzi se ho ben capito il suo obiettivo era proprio evitare tutto ciò!
Il solo fatto che lei avesse messo la prima tessera del puzzle non significava che potevo accusarla per cose fuori dal suo controllo. Era lo stesso motivo per cui non ero mai stato arrabbiato davvero con mio padre, e onestamente sono felice di avergli dato una seconda possibilità.
Ho perso tanto, è vero, ma ho anche guadagnato tanto. La ragazza più fantastica dell'universo è diventata la mia fidanzata, ho degli amici che non mi tradiranno mai, ho un posto da chiamare casa (due posti da chiamare casa, da quando ho scoperto Nuova Roma), e mamma ha finalmente realizzato il suo sogno di scrittrice accanto ad un uomo che ama. Il tutto coronato da dei poteri fighissimi che non guastano mai. È stata durissima, ma onestamente non vorrei mai un'altra vita.
Ed ora eccomi qui, incastrato nell'ennesima impresa, invece di stare a casa a godermi la 'pensione' da eroe. Ma se potevo dare anche solo una piccola mano a queste persone, volevo farlo. Harry era un ragazzo d'oro che si era trovato incastrato in qualcosa di troppo più grande di lui, e la pressione lo stava soffocando. Gli serviva tutto l'aiuto possibile. E poi, onestamente, Hogwarts mi stava piacendo un sacco. Era così diversa dal Campo Mezzosangue, e contemporaneamente così simile. Dava la stessa sensazione di sicurezza, di rifugio sicuro per gente di tutti i tipi. Valeva la pena rischiare tutto per difendere un posto del genere.
Ma ti ho annoiato abbastanza, passiamo alla storia vera e propria. Quella stessa sera, capii come mai Ecate avesse pronunciato quel "buonanotte".
Sono ad Hogwarts, seduto al tavolo di Tassorosso. Mi guardo intorno, ma non riconosco nessuno. Sposto lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti, ma la cosa strana è che non riconosco quasi nessuno. Ci sono ancora Hagrid, e la Mcgranitt, ma sembrano molto più anziani; Poi c'è un tizio che somiglia ad un tricheco, una specie di Napoleone che non ci ha creduto abbastanza...un momento, quella è Sadie Kane!? Come mai sembra avere quarant'anni?
"Abbott, Christine!" Urla la Mcgranitt, distraendomi. Dunque sto assistendo ad uno Smistamento?
Mentre scorrono i nomi, cerco di guardarmi intorno e riconoscere qualcuno, ma nulla accade. Finché non sento un nome che attira subito la mia attenzione.
"Jackson, Proteus!"
Giro la testa così forte che rischio di spezzarmi il collo da solo. Un ragazzino biondo, piuttosto alto per la sua età, cammina verso lo sgabello con testa alta e camminata sicura, ma guardando bene noto che sta cercando di nascondere il nervosismo.
Appena sfiora la sua testa, il cappello urla "GRIFONDORO!" Chiaramente al settimo cielo, il bambino sorride raggiante e spalanca gli occhi, e mi viene un colpo. Sono due occhi di un verde molto intenso...lo stesso che vedo allo specchio tutte le mattine.
Come se non bastasse, stranamente il bambino, Proteus, invece di andare dritto al tavolo di Grifondoro, va prima al tavolo di Tassorosso, ed abbraccia una delle ragazze.
"CE L'HO FATTA, PENNY! HAI VISTO? CE L'HO FATTA!" La ragazza, Penny, sorride orgogliosa e ricambia l'abbraccio. Quando si staccano, riesco a vederla meglio. Avrà massimo tredici anni, ed ha lunghi capelli corvini che le arrivano alla vita e...o miei dei...due occhi di un grigio tempestoso che mi sono molto familiari.
Quando mi svegliai, il giorno dopo, mi ritrovai un sorriso sul volto che impiegò una settimana prima di sparire del tutto.
Passammo il resto del mese a cercare di addestrare Chris, spiegandogli come funzionavano ambrosia e nettare, aiutandolo a sviluppare i suoi riflessi, spiegandogli come mai era dislessico ed iperattivo...c'era solo un minuscolo, insignificante problema.
Era una schiappa incommensurabile con qualunque arma.
Né Vortice, né la spatha di Hazel sembravano andar bene. Capiva le istruzioni che gli davamo, e data la sua forza sferrava dei bei colpi potenti, ma proprio non riusciva ad applicare quelle cose in combattimento.
Pensando che non fosse un tipo da spada, decidemmo di provare col pugnale di Ares (che sarebbe stata la mossa più furba, considerando che era un regalo del suo genitore divino), ma anche stavolta, stranamente, non ci riusciva. Riusciva a svolgere le singole mosse, e sapeva lanciare attacchi a sorpresa niente male, ma quando si trattava di concatenare il tutto in un combattimento crollava inesorabilmente.
Da lì provammo di tutto: lance, spadoni, asce ad una e due mani, mazze (tutte di legno, perché la Stanza delle Necessità non forniva armi vere. Forse era meglio così), ma niente andava bene. Alla fine decidemmo di passare agli archi, e qui le cose cambiarono radicalmente.
Tre centri perfetti di fila. Stavo per congratularmi con lui, ma Hazel, che era più vicina, strillò, "Oh dei Chris che ti è successo agli occhi?!"
"COSA!?" Scattò subito in allerta, cercando uno specchio. la Stanza glielo fornì, lui guardò e disse, un po' seccato, "Non c'è niente di strano. Se era uno scherzo era di cattivo gusto..."
Sia io che Hazel ci avvicinammo per controllare, ed in effetti erano a posto, solo un po' rossi. "Mi dispiace, ma per un attimo mi era sembrato..." disse Hazel, ma decise di non discuterne oltre.
Sembravamo aver trovato l'arma giusta, ma al quarto tiro l'arco di spezzò come un bastoncino, colpendolo in pieno volto. Eppure non sembrava che l'avesse teso così tanto, e anche se fosse si sarebbe dovuta spezzare la corda, non l'intero arco!
Dopo qualche medicazione, decidemmo di prenderci una pausa. Chris strizzò gli occhi, come se gli facessero male, dopodiché disse pensieroso, "Secondo me ci sfugge qualcosa. Non è che devo prenderci l'abitudine, è che proprio non mi sento a mio agio con nessuna di queste armi..."
"Con l'arco te la sei cavata piuttosto bene, direi..." puntualizzò Hazel.
"Beh, si, però mi sembra comunque un po' forzato...è come cercare di insegnare ad un orso a stare costantemente su due zampe. Ci può riuscire, ma non è naturale, mi spiego?"
"Più o meno..." risposi. "Come te la cavi nel corpo a corpo?"
Chris fece spallucce. "Diciamo che a furia di prendere pugni ho imparato anche a darli."
"Ti va di allenarti un po'?" Era da tre ore che non combinavamo nulla. Se fosse stato capace di tirare anche un solo pugno decente sarei stato soddisfatto.
Lui annuii, quindi ci alzammo e ci mettemmo in posizione. Non sapendo come combatteva, decisi di adottare una posa classica da pugile, mentre lui seguì un approccio diverso: Gambe leggermente divaricate, braccia una davanti all'altra in linea retta. Dopo qualche secondo passato a studiarci a vicenda, provai ad attaccare.
Tentai un diretto, ma lui piegò la testa di lato e lo evitò. Seguii subito con un altro diretto, ma evitò anche quello. Bene, aveva ottimi riflessi. Decisi di aumentare un po' il passo e di tentare una vera offensiva; non potendo attaccarlo frontalmente, dato il tipo di guardia che aveva, sferrai un rapido gancio destro, ma lui lo bloccò col gomito sinistro e mi sorprese con un diretto alla mascella, colpendomi in pieno. Se fosse stato uno scontro vero, me l'avrebbe dislocata.
Decidendo di provare una teoria, abbassai un attimo la guardia, preparandomi per una finta. Come previsto, non sfruttò l'occasione, e si preparò per bloccare il mio gancio sinistro col gomito. In realtà era solo un pretesto per avvicinarmi abbastanza; con la gamba destra gli arpionai il ginocchio sinistro, facendolo inginocchiare al suolo, ed iniziai a tempestarlo di pugni. Lui alzò prontamente la guardia, quindi continuai così un altro po', dopodiché lo colsi alla sprovvista con un gancio destro, atterrandolo. Mi piazzai sopra di lui e lo bloccai a terra, ponendo fine all'allenamento.
"Wow..." disse lui quando si rialzò. "Tra i maghi nessuno mi batte, ma il primo semidio che incontro mi gonfia come una zampogna. Mi sa che devo imparare ancora tanto, eh?" Rideva imbarazzato mentre lo diceva, come se avesse fatto una brutta figura e cercasse di rimediare.
"Arbitro," chiamai Hazel. "Ti va di commentare?"
"Te la cavi bene, più che altro il tuo errore è stato aspettare che Percy attaccasse. In uno scontro uno contro uno potrebbe anche andare bene, ma in una grande battaglia non puoi permetterti di giocare al gatto e al topo tutto il tempo, devi sconfiggere il tuo avversario il prima possibile e passare subito al prossimo, capito?" Chris annuì attento, con le sopracciglia aggrottate per la concentrazione. Si capiva che non voleva perdersi una singola parola.
"Detto questo," aggiunsi io, "meglio aspettare un attimo e valutare l'avversario piuttosto che farsi prendere dalla fretta e gettarsi subito nella mischia senza un criterio. Molti novellini fanno questo errore, tu invece sei stato più calmo che controllato. Ho un amico, Jason, che farebbe carte false per allenare uno come te."
"Non vedo l'ora di incontrarlo, e di vedere questo famoso Campo," disse lui sorridendo. "Dai, raccontatemi qualcos'altro, sono curioso!"
E così passavano le serate, tra allenamenti e qualche aneddoto del campo. Ad esempio, gli raccontammo di quella volta che Travis e Connor inscenarono il funerale di quest'ultimo, ed io ci cascai in pieno (era la mia seconda estate, ancora non sapevo di cosa fossero capaci), oppure di quella volta che qualche figlio di Afrodite decise di sostituire l'intero armadio di Piper con completini molto, ehm...rivelatori in occasione dell'anniversario del suo fidanzamento con Jason (ci vollero tre persone per trattenerla. Quel povero ragazzo da quel momento in poi non si fece mai più trovare a meno di venti metri di distanza da lei).
Una di queste sere, più o meno a metà dicembre, Chris ci chiese se avessimo piani per il Natale, e noi rispondemmo che molto probabilmente saremmo tornati al Campo. "Se vuoi posso organizzare con Chirone per far venire anche te," spiegai io.
"Mi sa che non è possibile. Rimarrò qui ad Hogwarts e sfrutterò l'occasione per parlare con quelli dell'orfanotrofio, così vedo di organizzarmi per l'estate. Magari Silente riuscirà a convincerli." Era la prima volta che menzionava qualcosa sulla sua vita privata, notai.
"Come ti trovi lì?" Gli chiese Hazel innocentemente. Per un attimo Chris si irrigidì, forse non aveva intenzione di parlare di certe cose. Aveva la classica faccia di chi stava pensando, "Questo non dovevo dirlo..."
Alla fine però sembrò cambiare idea, dato che fece spallucce e disse, "Mah, sarà che sono stato fortunato, ma non è così male come si sente dire in giro. L'unico problema è questo tizio che da tre anni vuole farmi per forza fidanzare con la sorella. Accetterei anche, se tale sorella non avesse baffi e basette, ma per il resto non mi posso lamentare. Almeno posso spillargli soldi sfruttando la scusa del 'ci penserò'," E si mise a ridere. Quando però si accorse che era l'unico, smise di ridere e tossicchiò. "Ehm, si, comunque...c'è altro?"
No, non c'era altro, quindi uscimmo dalla Stanza. Purtroppo questa volta trovammo una sgradevole sorpresa.
"Che ci fate voi due qui?" Ci chiese stupita Hermione. Poi notò Chris e, improvvisamente aggressiva, disse, "E cosa ci fa lui con voi?"
"Fatti gli affari tuoi, Hermione," rispose lui acido. "Il coprifuoco scatta solo tra mezz'ora."
"Voi due siete con lui?" Io ed Hazel annuimmo. "Beh, Harry deve parlarvi un attimo, quindi, Cole, se puoi scusarci-"
"Qualunque cosa debba dirgli Harry può dirla anche di fronte a me. Oppure sono 'troppo ottuso per capire'?" Ormai Chris stava alzando la voce. Guai in arrivo...
"Non sono cose che ti riguardano, punto e basta. Dovresti smetterla di impicciarti negli affari altrui, sai?" Ribatté lei, ergendosi in tutta la sua altezza, che ad essere onesti non era poi molta; paragonata a Chris, poi, era davvero minuscola.
"Senti, bella, non pensare di-"
"BASTA!" Intervenne Hazel, ponendosi tra i due. "Non mi sembra il caso di litigare. Qualunque problema abbiate lo potete risolvere in un altro momento, va bene?" Comandò lei con tutta l'autorità che riuscì ad accumulare.
"Ci vediamo domani," grugnì Chris, prima di dirigersi verso la sua sala comune. Noi invece seguimmo Hermione verso la Torre di Grifondoro. Hermione passò tutto il tragitto a mugugnare tra sé e sé frasi come, 'Ridicolo', 'Ma chi si crede di essere', 'Pensa sempre di sapere cosa è meglio per gli altri', 'Non è neanche poi così carino'. Quest'ultima mi disse tutto ciò che c'era da sapere sul loro litigio, quindi evitai di fare domande. Non che avessi intenzione di farle. Hermione era spaventosa quando si arrabbiava. Lo dico io che sono abituato con Annabeth.
[Prega che Annabeth non scopra mai questo tuo commento.]
[Tranquilla, Pip, lei lo sa come la penso. E poi, tranne nei casi peggiori, quando si arrabbia è ancora più carina.]
[Ti sei salvato in calcio d'angolo.]
Ad ogni modo, quando arrivammo in sala comune trovammo Harry e Ron ad aspettarci al solito posto vicino al fuoco.
"Heylà Harry! Ron, tutto bene?" Li salutai con un sorriso.
"Sì, tutto a posto," rispose Harry, con un tono più freddo del solito. Era da un po' ormai che si comportava così, chissà cos'era successo. Problemi con Cho, forse?
"Dove passerete le vacanze di Natale?"
"Oh beh, sai com'è, pensavamo di tornare in Ame-"
"Vi andrebbe di passare le vacanze con tutti noi?" Ci chiese con un sorriso troppo tirato per essere genuino. Altro che Cho, qui c'era sotto qualcosa, ed Harry ne faceva parte. Mi girai verso Hazel, e lei fece cenno di si con la testa. Dopotutto, quale modo migliore di scoprire qualcosa se non buttarcisi a capofitto?
"Oh sì, va bene, accettiamo volentieri. Grazie mille," rispose Hazel con un sorriso molto più convincente di quanto sarei stato capace io. Personalmente mi limitai ad annuire e sorridere. Non mi sfuggì il sospiro di sollievo che si fece scappare Harry. Era piuttosto bravo a recitare, ma si notava in fondo che sperava che dicessimo di si. Chissà cosa sarebbe dovuto succedere durante queste vacanze di Natale.
"Prima di tutto però, devo dirvi una cosa. Ma non qui, c'è troppa gente," aggiunse Harry guardingo, dunque salimmo nel suo dormitorio. Qui, ci spiegò tutta la storia riguardo un certo Sirius Black, di come fosse stato accusato ingiustamente di numerosi omicidi e quindi incarcerato, ma poi fosse riuscito ad evadere ed ora si nascondeva nella sua vecchia casa di famiglia. Inoltre, era il padrino di Harry, e per questo avrebbero festeggiato lì il Natale.
Se non avessi già capito che c'era qualcosa sotto, ora ne avevo la certezza. Festeggiare il Natale a casa di un ricercato? Sul serio? Per questo motivo finsi di essere piuttosto scettico, e feci un sacco di domande, ma poi ad un certo punto Hazel intervenne:
"Aspetta un attimo, Harry. Per caso questo Sirius Black è alto più o meno quanto Percy, con capelli lunghi e barba?"
"Sì...." rispose Harry guardingo.
"Ecco allora chi era quel tipo!" Quando incontrò i nostri sguardi interrogativi, Hazel aggiunse, "L'anno scorso io ed un'altra leg-ehm, ragazza, Lavinia, abbiamo trovato un uomo semi-svenuto per le strade di San Francisco. Lo abbiamo portato a casa mia e gli abbiamo dato assistenza. Dopo qualche ora di sonno, poi, se ne andò senza che ce ne accorgessimo. Mi chiedevo che fine avesse fatto, in effetti."
"Non avevi detto di vivere a New York?" Chiese Hermione. Ops.....
"Ehm, sì, intendevo la mia vecchia casa. Ho ancora le chiavi."
"Non ci hai mai parlato di aver vissuto a San Francisco..."
"Beh, ecco..."
"Era una casa di villeggiatura che affittammo con degli amici!" Intervenni io. Mi accorsi troppo tardi di aver detto una fesseria. Venimmo salvati dallo scattare del coprifuoco, che Hermione ci annunciò con un'urgenza decisamente esagerata, ma che comunque ci servì come scusa per fuggire nei dormitori.
E così avremmo passato il Natale in Inghilterra. Il che voleva dire che io ed Annabeth avevamo passato tanto tempo a fare piani per niente. Vigilia a casa dei miei, Natale sull'Argo II con tutta la squadra, poi il resto della settimana fino a capodanno dalla sua famiglia. Un piano perfetto, mandato all'aria da Harry. Grazie mille, amico, davvero.
[E dai, ancora? Lo sai perché te l'ho dovuto chiedere.]
[Adesso lo so, ma all'epoca tutto ciò che sapevo era che mi ero perso il Natale con la mia ragazza. Mettiti nei miei panni.]
Ma era necessario. Eravamo pur sempre in un'impresa, e non dovevamo lasciare nulla al caso. Certo, c'era la possibilità che mi fossi infilato in un bel guaio, ma non era quello a spaventarmi.
Era il pensiero di doverlo dire ad Annabeth che mi terrorizzava.
Spigolo autore
La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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