VII: Il secondo Trio d'Oro
Non capisco come abbia fatto a finire in Grifondoro.
Proprio io, la più fifona dei Sette?
Forse è stato per merito di Ecate. La missione consisteva nel proteggere un Grifondoro, quindi mi ha fatto mettere lì.
Almeno così però avevo l'occasione di passare un po' di tempo con Ginny Weasley. Aveva un anno meno di me (o parecchie decine, in base ai punti di vista), quindi non avremmo avuto lezioni insieme né avremmo diviso il dormitorio, eppure fece di tutto per farmi sentire a mio agio, comportandosi come se ci conoscessimo da sempre. Era molto solare ed espansiva, e tra le altre cose mi raccontò della sua famiglia, della loro casa in campagna, e della sua vita a scuola. Quando chiese qualcosa di me, le raccontai una versione "censurata" della mia storia: avevo vissuto sempre con mia madre in Louisiana (e in Alaska per un anno) prima di iniziare la scuola, tre anni dopo di Percy. Entrambi avevamo cambiato istituto più di una volta, finché non avevamo trovato la scuola privata alla quale tuttora andavamo. Tuttavia, dato che Percy era all'ultimo anno ed io al quinto (Percy aveva dovuto ripetere un anno a causa dei vari cambiamenti), ed avremmo dovuto sostenere tutti e due gli esami, avevamo ricevuto l'opportunità di passare quest'anno nella scuola più prestigiosa nel mondo, e l'avevamo afferrata al volo. Per il momento evitai di entrare negli aspetti più "personali", come il fatto che avessi un fratello.
Il giorno dopo partimmo in quarta con le lezioni. Mi bastava appoggiare una mano sul muro per sapere immediatamente dove andare, eppure feci tardi lo stesso, perché passai mezz'ora a cercare Percy, che in qualche modo era riuscito a finire in un punto del castello diametralmente opposto a dove si trovava la sua classe.
Per fortuna però la prima lezione del giorno era Storia della Magia, e tutti concordavano che il professore non si sarebbe accorto neanche di avere una classe vuota. Per sfortuna però io ero una semidea, e in quanto tale certe regole per me erano solo suggerimenti.
Appena misi piede nella classe, il professore alzò la testa così velocemente che temetti si spezzasse il collo. Subito dopo avrei voluto darmi uno schiaffo da sola per aver pensato una cosa del genere.
"Oh, s-signorina L-Levesque... c-che piacere averla c-con noi..." Non volevo credere che stesse per succedere quello che pensavo stesse per succedere.
"L-Le assicuro che la mia p-presenza qui..." Ma non aggiunse nulla, perché gli rivolsi lo sguardo più inquietante di cui fossi capace, cercando di controllarlo. Neanche sapevo se stesse funzionando, era Nico l'esperto di poteri sui morti. Forse per il mio sguardo, forse perché ero effettivamente riuscita a sfruttare quei poteri, il professore non aggiunse altro e andò avanti con la sua lezione. Fatto sta che dopo un quarto d'ora avevo una gran voglia di dormire; cercai di rimanere sveglia per non fare brutta figura il primo giorno, ma rinunciai quando vidi che letteralmente tutti a parte Hermione erano messi peggio di me, quindi poggiai la testa sul banco e chiusi gli occhi.
Dico io, un fantasma, molto probabilmente abusivo, dovrebbe fare di tutto per non farsi notare dall'unica persona nel raggio di centinaia di miglia in grado di rispedirlo in qualunque zona degli Inferi gli spetti, e invece no! Doveva per forza farsi notare, rischiando di farmi saltare la copertura dopo neanche ventiquattro ore. Sarebbe stato un anno molto lungo.
Per fortuna nessuno sembrò averci fatto caso, dato che per tutta la lezione nessuno fece domande.
"Come mai Rüf ha reagito in quel modo quando ti ha visto?" Mi chiese Hermione mentre ci dirigevamo verso Pozioni. Percy aveva ragione, certe frasi portavano sfiga davvero.
[Sono anni che lo dico, ma nessuno mi ha mai creduto.]
[Io ti credevo, ma non immaginavo che bastasse pensarle certe cose per avere sfiga.]
[Non sottovalutare mai le Parche.]
Non sapevo che ci fossero fantasmi ad Hogwarts, quindi non mi ero preparata nulla da dire in caso di domande come questa. Prima di farmi prendere dal panico, decisi di adottare la Tattica LV (abbreviazione di Leo Valdez): misi su un atteggiamento da attrice di teatro tragico e dissi, "Ogni fantasma di questo castello deve usarmi riverenza, poiché io sono la loro regiiinaaa!" Per poi scoppiare a ridere assieme ad Hermione. Ripensandoci ora, non saprei dire se stesse ridendo con me o di me, ma lo scopo principale era stato raggiunto: Hermione non disse un'altra parola al riguardo fino all'aula di Pozioni.
La lezione sarebbe potuta andare meglio. Non ero molto entusiasta di toccare quelle cose viscide, ma con l'aiuto di Hermione riuscii a fare un lavoro decente. Il professor Piton però non era della stessa opinione, dato che passò dieci minuti interi a fare commenti velenosi (facendo riferimento al suo nome) riguardo a quanto fossi negata nella sua materia e che pensava che in America gli standard fossero più alti e che potevo anche scordarmi di prendere il G.U.F.O. nella sua materia e che oh miei dei BASTA abbiamo capito!
Non è nella mia natura rispondere ad un professore, ma quella volta ci andai molto vicino. Hermione mi assicurò che faceva così con tutti i Grifondoro, forse nel tentativo di farmi sentire meglio, ma non volendo fece peggio. Allora era proprio prevenuto! E su cosa poi? Sulle Case di una scuola? Ovviamente i maghi erano sull'orlo di una guerra, se anche la gente normale aveva certe mentalità perfino su cose così stupide.
Almeno dopo ci fu la pausa pranzo, quindi mi distrassi parlando un po' con Percy. Mi chiese come erano andate le lezioni, ed io risposi, "Non male. Rüf mi ha quasi fatto saltare la copertura e Piton ha dei pregiudizi. Poteva andare peggio."
"Aspetta un attimo. Che tipo di pregiudizi?" Chiese Percy, immediatamente all'erta.
"No tranquillo, non in quel senso. Intendevo dei pregiudizi verso Grifondoro. Credimi, lo avrei messo a posto io se fosse stato quello il caso. Grazie però per il pensiero," risposi sorridendogli dolcemente. Era vero, da quando ne avevo finalmente parlato mi sentivo in grado di gestire la cosa da sola, ma comunque apprezzavo che volesse aiutarmi.
"A te invece come sono andate le lezioni?"
"Anche a me poteva andare meglio. Ecate mi ha piazzato in Divinazione come classe facoltativa, e quando sono entrato lì mi è venuto un colpo. Ti ho raccontato che prima di Rachel l'oracolo era una mummia?"
"Sì..."
"Beh, la professoressa è praticamente quella mummia, se fosse viva. È inquietante!"
"Non è che prima o poi caccerà fuori una profezia, vero?"
"Nah, non preoccuparti, è tutto fumo e niente arrosto. Pensa, ha predetto che assisterò alla mia stessa morte. È un paradosso!" Io al posto suo non sarei stata così tranquilla, ma se Percy, che in ambito di profezie era abbastanza paranoico, pensava che non fosse importante, allora probabilmente non lo era. "Piuttosto, oggi hai la Umbridge?"
"Sì, l'ultima lezione della giornata."
Lui annuì pensieroso. "Ha passato la prima mezz'ora a smentire tutto ciò che sostiene Harry. Non ha detto che lo considera pazzo o cose del genere, ma lo ha fatto capire piuttosto chiaramente. Tienilo d'occhio, ho paura che possa fare qualcosa di avventato. L'ho già avvisato, ma è meglio se glielo dici anche tu."
"Tu che dici a qualcuno di non essere avventato? La situazione è grave allora." Mi scappò una risata.
"Esattamente," disse lui cupo, facendomi smettere di ridere all'istante. Prima che potessi realizzare per bene cosa avesse detto, Ginny si catapultò sul sedile in mezzo a noi due.
"Heyy! Cosa ci fate seduti quaggiù da soli? Venite insieme a noi!"
"Stavamo solo parlando di come erano andate le lezioni, ma ormai abbiamo finito di mangiare. Ah, Hazel, prima che mi dimentichi, stasera ricordati che dobbiamo scrivere a nostra zia," disse lanciandomi uno sguardo di intesa che afferrai subito. Era la frase in codice per quando Ecate aveva intenzione di contattarci. Gli risposi con un lieve cenno del capo, giusto per comunicargli che avevo capito.
"Va bene, però stasera dovete assolutamente sedervi con noi!" L'entusiasmo di Ginny era coinvolgente, quasi mi scordai di ciò che era successo quella mattina. Accettammo la sua proposta, e lei ci regalò un sorriso enorme.
"Beh, io vado. Ho promesso a Luna di studiare Trasfigurazione con lei durante la pausa. Proprio non riusciamo a capire l'incantesimo per cambiare il colore agli oggetti. Eppure dovrebbe essere semplice!"
"Posso aiutarvi io se vuoi, però sono libera solo stasera," proposi io, felice di avere un modo per ricambiare la sua gentilezza.
"Oh, sarebbe perfetto. Alle 5 nella biblioteca?" Annuii. "Grazie mille, ci vediamo più tardi allora. Ciao, Percy!" Sorrise e agitò la mano, poi se ne andò.
Dopo pranzo Harry e Ron andarono a Divinazione, mentre Hermione andò a Rune Antiche. Ecate mi aveva messo in Babbanologia, una cosa che apprezzai molto perché avevo davvero bisogno di imparare quanto fosse cambiato il mondo in tutti questi anni. Non dimenticherò mai la figuraccia che feci con Frank.
[Uuhh questa è bella!]
[Percy, ti prego, è già abbastanza imbarazzante così...]
In poche parole, ad uno dei nostri primi appuntamenti Frank mi portò al cinema. Esistevano già quando ero piccola, ma non ci ero mai andata, né conoscevo persone che ci erano state, quindi proprio non sapevo a cosa andavo incontro. Comunque, in una scena la macchina del protagonista correva verso la telecamera, ed io istintivamente saltai di lato, però stringevo ancora la mano di Frank, quindi mi ritrovai col sedere per terra in mezzo alle risate di tutta la sala. Frank ci mise quattro mesi a convincermi ad andarci di nuovo.
[AAHAHAHHAAHAHAHH l'ho sentita un sacco di volte ma mi fa ridere sempre!]
[Sì, ah-ah, almeno ebbi una scusa per rimanere abbracciata a Frank per tutto il resto del film.]
Comunque, visto che quest'anno c'erano i G.U.F.O. avremmo passato il primo mese a fare un veloce ripasso degli argomenti dell'anno precedente. Non che mi importasse molto degli esami, ma parte della copertura era far finta che ne valesse la mia vita. Magari fosse stato così due anni prima. Sarebbe stato tutto molto più facile.
La lezione peggiore della giornata, però, fu senz'altro Difesa contro le Arti Oscure.
Quando entrammo in classe trovammo la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in cima alla testa.
"Beh, buon pomeriggio!" Disse quando finalmente tutti si furono seduti. Alcuni borbottarono "Buon pomeriggio".
"Mmm, mmm. Così non va, no? Vorrei per favore che rispondeste 'Buon pomeriggio, professoressa Umbridge'. Un'altra volta, prego. Buon pomeriggio, ragazzi!"
"Buon pomeriggio, professoressa Umbridge," rispondemmo in coro.
"Bene. Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego."
La professoressa Umbridge aprì la borsa, sfilò la bacchetta, che era insolitamente corta, e batté forte la lavagna; subito apparvero le parole:
Difesa contro le Arti Oscure
Ritorno ai principi base
"Allora, l'insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?" Esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecciate davanti a sé. "Il continuo cambio d'insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l'effetto di porvi assai sotto la media d'istruzione che ci aspetteremmo di vedere nell'anno dei G.U.F.O. Vi farà piacere sapere, tuttavia, che questi problemi saranno finalmente risolti. Quest'anno seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla teoria, approvato dal Ministero. Copiate le frasi seguenti, prego."
Difesa fondata sulla teoria? È vero che prima di prendere una bacchetta (o una spada) in mano bisogna pur avere un minimo di conoscenza di base, ma basare tutto il corso su un approccio teorico? Al quinto anno su sette totali?
Colpì di nuovo la lavagna; il primo messaggio sparì e fu sostituito dagli
Obiettivi del Corso
1. Comprendere i principi base della magia difensiva.
2. Imparare a riconoscere le situazioni nelle quali la magia difensiva può essere usata legalmente.
3. Porre la magia difensiva in un contesto per l'uso pratico.
"Avete tutti 'Teoria della Magia Difensiva' di Wilbert Slinkhard?" Ci furono delle risposte affermative.
"Credo che dobbiamo riprovarci. Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste 'Sì, professoressa Umbridge', o 'No, professoressa Umbridge'. Allora: avete tutti' Teoria della Magia Difensiva' di Wilbert Slinkhard?"
"Sì, professoressa Umbridge."
"Bene. Vorrei che apriste il libro a pagina cinque e leggeste 'Capitolo Uno, Fondamenti per principianti'. Non ci sarà bisogno di parlare."
Detto ciò si sedette dietro la cattedra. Provai a leggere quel libro, ma era così noioso e basilare che sembrava un libro delle elementari. Riuscii a leggere non solo il primo capitolo, ma anche i successivi due prima che non riuscissi più a concentrarmi. Ma a quanto pare avevo resistito anche troppo. Hermione aveva la mano alzata e lo sguardo fisso sulla Umbridge, e dal modo in cui tutti la guardavano dedussi che stava così già da un po'. Il sospetto fu confermato dal fatto che la Umbridge sembrava guardare in ogni direzione tranne che verso Hermione, ma quando ormai tre quarti della classe alternavano lo sguardo tra lei ed Hermione come in una partita di ping pong, la professoressa dovette cedere.
"Voleva chiedere qualcosa a proposito del capitolo, cara?" Domandò ad Hermione come se si fosse appena accorta di lei.
"Non a proposito del capitolo, no," rispose Hermione.
"Beh, adesso stiamo leggendo. Se ha altre domande, possiamo affrontarle alla fine della lezione."
"Ho una domanda sugli obiettivi del suo corso," ribatté Hermione. La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia.
"Il suo nome è...?"
"Hermione Granger."
"Beh, signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano perfettamente chiari se li legge attentamente," disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.
"Veramente non mi pare. Là non c'è scritto niente sul fatto di usare incantesimi di Difesa."
"Usare incantesimi di Difesa? Beh, non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le lezioni, no?"
"Non useremo la magia?" Domandò Ron ad alta voce.
"Certo che no. Non lo sai che da quest'anno gli auror affrontano i maghi oscuri a librate in faccia?" Commentò un ragazzo di Tassorosso seduto in fondo all'aula, con un sorrisetto divertito che avrebbe reso fiero Percy.
"Moderi il tono, signor...?"
"Cole. Ma forse mi ha frainteso, Professoressa. Stavo solo spiegando al collega quanto puerile e inutile fosse la sua domanda di fronte ad una così chiara e coincisa spiegazione che lei ci ha così deliziosamente fornito." Enfatizzò ogni parola fino all'estremo, calcando ogni sillaba come se guadagnasse soldi nel farlo, ma il suo sguardo era così serio e diretto che la Umbridge non colse nulla di tutto ciò. Sta di fatto che appena lei si girò il ragazzo dovette mordersi la mano per non scoppiare a ridere.
"Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcos'altro?"
"Sì. Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è esercitarsi negli incantesimi di Difesa, no?"
"Lei è per caso un'esperta di istruzione del Ministero, signorina Granger? Ovviamente no, il che significa che lei non è qualificata per decidere qual è lo 'scopo' di un corso. Maghi molto più anziani e capaci di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi..."
"A che cosa serve?" Chiese Harry ad alta voce. "Se verremo attaccati, non sarà in un..."
"La mano, signor Potter," cantilenò la professoressa Umbridge. Ti prego Harry, non cascarci! Provai a fargli segno con la mano, ma non mi degnò di uno sguardo, concentrato com'era sulla professoressa.
Harry scagliò il pugno in aria, ma la professoressa lo ignorò. Ci furono scambi del genere per una decina di minuti, prima di arrivare al momento catartico.
"Ripeto, se avrete studiato a fondo la teoria..." Stava rispondendo la Umbridge ad una ragazza, ma Harry, che era stato ignorato tutto il tempo, la interruppe.
"E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?"
"Qui siamo a scuola, signor Potter, non nel mondo reale."
"Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?»
"Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter."
"Oh, davvero?" Perché non guardava verso di me?! Gli feci segno con la mano, gli tirai il mantello, gli toccai la spalla, ma non voleva ascoltarmi!
"Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?"
"Mmm, mi lasci pensare..." rispose Harry in tono falsamente meditabondo. "Forse... Lord Voldemort?" A quel nome ci fu un sussulto generale.
"Ora, permettete che chiarisca un paio di cose," Adesso il tono della Umbridge era diverso, calmo e controllato; ma era una calma inquietante, quella che precede il pericolo.
"Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti...questa. È. Una. Bugia!"
"NON è una bugia! Io l'ho visto, io ho combattuto contro di lui!" Esplose Harry. Harry dannazione non-
"Punizione, signor Potter!" Urlò trionfante la professoressa. Troppo tardi. Aveva vinto lei.
"Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono. Vostra. Amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per principianti'. Lei invece venga qui, signor Potter, caro." La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena (rigorosamente rosa) dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra e ci scrisse qualcosa in fretta, piegandosi sopra in modo che Harry non vedesse. La Umbridge arrotolò la pergamena e la colpì con la bacchetta sigillandola completamente, e gli disse di portarlo alla McGranitt.
Dopo la lezione passai un quarto d'ora abbondante in sala comune a farmi passare il nervosismo. Dii immortales, se una persona cerca di attirare la tua attenzione per dieci minuti di fila vuol dire che è importante, no? E invece quell'idiota ci era cascato in pieno. Decisi che gli avrei parlato a quattr'occhi il prima possibile.
Alle 5 mi feci trovare in biblioteca, ad un tavolo vicino alla finestra. Ginny e Luna arrivarono pochi minuti dopo.
"Ti ringrazio un sacco, Hazel. Dobbiamo consegnare un tema entro giovedì e non sappiamo proprio da che parte iniziare," mi sorrise Ginny.
"Figuratevi, il piacere è mio."
"Tu sei molto gentile. Un po' strana, però. Ma sei gentile." disse Luna, in tono completamente piatto. Non sapendo come reagire, mi limitai a sorridere, che non è mai sbagliato.
Ci mettemmo al lavoro, e devo dire che parlando degli incantesimi in modo teorico si entrava in tutto un altro mondo. Quando imparai a manipolare la Foschia sull'Argo II molto era lasciato all'istinto e alle emozioni (più che altro perché non ebbi modo di imparare come si deve e dovetti fare tutto di fretta), ma c'erano un sacco di cose da considerare. Movimento della bacchetta, corretta pronuncia della formula...fare incantesimi da questo punto di vista somigliava molto ad un'espressione matematica, nel senso che si poteva imparare a predire i risultati di un incantesimo se si conoscevano certi parametri.
Finimmo piuttosto in fretta, dunque passammo il resto della serata a chiacchierare tra di noi. Mi divertii un sacco quella sera, parlammo di tutto e di più, dal Quidditch ai professori ai ragazzi carini (dei quali Ginny sembrava avere una lista d'attesa). Luna dal canto suo era mitica; interveniva solo una volta ogni tanto, ma quando lo faceva le risate erano assicurate. Ad esempio, stavamo parlando della famigerata Umbridge, e dopo un po' lei alzò lo sguardo e disse: "Sapevate che la Umbridge è coinvolta nel traffico di organi interni di folletti organizzato da Caramell?" Non avrei mai pensato di poterlo dire così presto, ma avevo trovato due nuove, fantastiche amiche.
Ma anche dei nemici.
Appena uscite dalla biblioteca incrociammo per caso un gruppetto di Serpeverde, che appena ci videro iniziarono a sghignazzare e a puntare il dito.
"Hey Lunatica, quanti Gargastrozzi hai trovato oggi?" la schernì un ragazzo piuttosto robusto, di carnagione pallida, dai corti capelli castani. Immediatamente misi la mano dove tenevo la bacchetta, e Ginny fece lo stesso.
"Hey tu! Non ti permettere di chiamarla così!" Ringhiai a denti stretti.
"Di male in peggio. Una psicopatica, una traditrice del proprio sangue, ed una-"
No. Non ripeterò le parole che usò per descrivermi. Certe idee rappresentano il peggio del peggio dell'essere umano, e mai quelle parole usciranno dalla mia bocca. Quello che vi posso dire, è che quella parola mi colpì come un pugno allo stomaco. In un secondo tutta la confidenza che avevo guadagnato crollò, riportandomi ai tempi in cui dovevo stare attenta a quale lato della strada percorrere, ai tempi in cui prima di entrare in un negozio o in un ristorante dovevo prima controllare se ne avevo il permesso, manco fossi un cane.
Ginny aveva già alzato la bacchetta, ma fu anticipata. Un fascio di luce rossa guizzò da dietro di noi, mancando l'orecchio del ragazzo di un millimetro.
Mi girai e vidi il Tassorosso che aveva preso in giro la Umbridge, lo stesso che aveva nominato Ginny la sera prima. Chris Cole, se non erro.
"Tanto per mettere le cose in chiaro, non era un avvertimento, ti ho solo mancato," disse lui con un ghigno feroce in volto.
"Fatti da parte, Cole, siamo tre contro uno."
"Infatti, non siete un po' pochi? Sicuri di volermi affrontare?"
"Sì, tante belle parole, ma scommetto che non hai il coraggio." Disse Goyle gonfiando il petto. Piuttosto inutile, dato che Chris lo superava di almeno 10 centimetri ed era di gran lunga più robusto. Sapevo per certo che aveva la mia età, ma la mascella squadrata e le spalle larghe lo facevano sembrare di un paio d'anni più grande.
Senza dire una parola, Chris si avvicinò, lo afferrò per il colletto e lo sollevò da terra di almeno trenta centimetri. "Senti, questa volta te la cavi con poco, perché non ho intenzione di finire nei guai, ma se scoprirò che hai offeso un'altra volta la ragazza nuova con quei termini, ti annodo le ossa. Sono stato chiaro?" Il tono di voce era calmo e fermo, lo sguardo fisso e penetrante, non dissimile dallo Sguardo del Lupo che veniva insegnato a noi legionari. Lasciò Goyle, il quale cadde a terra con un tonfo e corse via. Dopo che i Serpeverde ebbero girato l'angolo, si girò ed entrò in biblioteca, neanche prestando attenzione al "Grazie!" di Ginny.
"La prossima volta non gli permetteremo di chiamarti di nuovo così, te lo prometto." Mi disse Ginny decisa. Ormai lo sgomento era passato, perciò le sorrisi. Non potevo più permettermi di reagire in questo modo. La prossima volta, io stessa non gli avrei permesso di chiamarmi così.
Su mia insistenza, ci dirigemmo a cena ridendo e scherzando come se nulla fosse successo. Silenziosamente, giurai sullo Stige che alla prossima occasione avrei preso in mano la situazione.
Spigolo autore
La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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