V: Furetti biondi e canarini rosa
[Alla buon ora! Ci sono anche io qui, sapete?]
[Io avrei voluto farti narrare il capitolo di prima, ma eri in punizione.]
"Svelti, svelti!" Esclamò la signora Weasley concitata, abbracciandoci a caso e acchiappando me due volte.
"Scrivete... Fate i bravi... Se manca qualcosa ve la spediremo... Ora salite sul treno, presto..."
Per un breve istante, l'enorme cane ero si rizzò sulle zampe di dietro e poggiò quelle davanti sulle mie spalle, ma la signora Weasley mi spinse verso lo sportello del treno, sibilando, "Per l'amor del cielo, comportati in modo più canino, Sirius!"
"Ci vediamo!" Gridai dal finestrino aperto mentre il treno cominciava a muoversi; Ron, Hermione e Ginny salutarono con la mano accanto a me. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede ridevano nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.
"Non avrebbe dovuto venire con noi," osservò Hermione preoccupata.
"Oh, dai," ribatté Ron, "Non vedeva la luce del sole da mesi, poveraccio."
"Bene," disse Fred, battendo le mani una volta, "Non possiamo star qui a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo degli affari da discutere con Lee. Ci vediamo dopo." e lui e George sparirono a destra dopo il corridoio. Il treno prese velocità; le case fuori dal finestrino sfrecciavano via e noi tre cominciammo a barcollare.
"Andiamo a cercarci uno scompartimento, allora?" Chiesi io.
"Ehm..." Fece Ron, "Noi... Beh... io e Ron dovremmo andare nella carrozza dei prefetti," disse Hermione cauta. Ron non mi stava guardando; sembrava profondamente interessato alle unghie della propria mano sinistra.
"Oh... D'accordo. Va bene."
"Non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio," aggiunse in fretta Hermione. "Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto."
"Va bene," ripetei io. "Beh... allora ci vediamo dopo."
"Sì, sicuro." Disse Ron lanciandomi uno sguardo furtivo e ansioso "È uno strazio doverci andare, preferirei... Ma dobbiamo...Insomma, non mi diverto, non sono mica Percy," concluse con enfasi.
"Lo so," sogghignai io. Ma vedendo Hermione e Ron che trascinavano i bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leotordo verso la locomotiva, provai uno strano senso di abbandono. Non avevo mai viaggiato sull'Espresso per Hogwarts senza Ron.
"Andiamo," mi disse Ginny. "Se ci muoviamo riusciremo a tenere il posto anche per loro."
"Giusto." Presi con una mano la gabbia di Edvige e con l'altra la maniglia del baule. Avanzammo a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni. Nell'ultima carrozza incontrammo Neville Paciock, che cercava contemporaneamente di trascinare il suo baule con una mano e di tenere fermo Oscar con l'altra.
"Ciao Harry," disse ansante, "Ciao Ginny... è pieno dappertutto... non riesco a trovare un posto..."
"Ma che dici?" Ribatté Ginny, che nel frattempo si era insinuata oltre Neville per sbirciare nello scompartimento dietro di lui. "Qui c'è posto, c'è solo Luna Lovegood ed altri due ragazzi..." Neville borbottò confusamente che non voleva disturbare nessuno.
"Non fare lo sciocco," rise Ginny. "Loro vanno benissimo." Fece scorrere la porta e trascinò dentro il suo baule. Io e Neville la seguimmo. "Ciao, Luna. Possiamo sederci qui?"
La ragazza vicino al finestrino alzò lo sguardo. Aveva capelli disordinati, lunghi fino alla vita, di un biondo sporco, sopracciglia molto pallide e occhi sporgenti che le davano un'espressione di perenne sorpresa. Capii all'istante perché Neville aveva deciso di passare oltre questo scompartimento.
Mi girai e mi concentrai sugli altri due presenti, anche perché ero sicuro di non averli mai visti neanche di sfuggita; un ragazzo alto, leggermente abbronzato e dai capelli corvini stava appoggiato al finestrino e sonnecchiava; ad occhio, sembrava del settimo anno. La ragazza invece, che aveva più o meno la nostra età, aveva la carnagione scura come chicchi di caffè, un cespuglio di capelli degno di Hermione color cannella, e due particolarissimi occhi color dell'oro; appena ci vide, ci salutò timidamente con la mano.
"Salve. Non ti abbiamo mai visto prima, come ti chiami?" Esordì Ginny.
"Io sono Hazel Levesque, molto piacere. Lui invece è Percy Jackson." Parlava con un accento strano, americano forse?
"Il piacere è nostro, Hazel. Io mi chiamo Ginny Weasley, e loro sono Luna Lovegood, Neville Paciock, ed Harry Potter." Ero pronto alla solita reazione di esagerata sorpresa che avevano tutti quando sentono il mio nome, invece Hazel mi salutò educatamente allo stesso modo in cui salutò gli altri.
Finalmente! era snervante andare in giro ed essere riconosciuto e additato da tutti, soprattutto in quel periodo. Era insolito, certo, ma non me ne sarei affatto lamentato.
[Allora, se ti fa piacere, non ti saluterò proprio la prossima volta che ci vedre-oh, giusto...]
[Dovevi proprio mettere in mezzo questo discorso?]
[Hai ragione, hai ragione. Vai avanti che è meglio.]
"È la prima volta che venite ad Hogwarts?"
"Sì, siamo studenti americani. Quest'anno però io e Percy abbiamo deciso di cambiare scuola. Io sono al quinto anno, Percy al settimo."
"Oh, studiate ad Ilvermorny?" Chiese Ginny, ma non ebbi modo di conoscere la risposta, perché all'improvviso la strana pianta che Neville aveva in braccio esplose, ricoprendoci tutti di qualcosa di viscido e puzzolente.
[Ah, ecco perché stavo sognando di essere attaccato da un mostro fatto di panna montata rancida.]
[Cosa?]
[Cosa?]
[Sì, era stranissimo, perché da quando gli antichi greci avevano la panna montata?]
[Ahh, quindi per questo era strano, secondo te...]
La cosa peggiore? In quel preciso istante la porta dello scompartimento si aprì.
"Oh... Ciao, Harry," disse una voce nervosa. "Ehm... È un brutto momento?"
Mi pulii gli occhiali e vidi che chi aveva parlato era Cho Chang. Di tutto il treno proprio lei doveva vedermi conciato così? Avrei preferito che ci fosse Malfoy al suo posto, il che è tutto dire.
"Oh...Ciao," fu la mia arguta e sagace replica.
"Ehm.. Beh... Avevo pensato di passare a salutarti... Allora arrivederci." Piuttosto rossa in faccia, chiuse la porta e se ne andò.
Mi afflosciai nel sedile con un gemito. Avrei preferito che mi vedesse seduto in compagnia di ragazzi in gamba che ridevano a crepapelle per una mia battuta, non ricoperto di melma e in compagnia di Neville (artefice del casino) e di Luna (che per qualche motivo leggeva la sua rivista al contrario).
"Non importa," disse Ginny incoraggiante. "Possiamo liberarci in fretta di questa roba. Tergeo!"
Immediatamente tutta la melma, che Neville chiamò Puzzalinfa, sparì. In tutto questo l'americano, Percy, non si era mosso di un millimetro.
[Amico, sono iperattivo. Se non mi fossi addormentato avrei finito per smontare il vagone.]
Ron e Hermione ancora non si vedevano ed era passato il carrello dei dolci, quindi comprai io per tutti e iniziammo a conversare. Inizialmente Hazel era molto timida, ma dopo essersi acclimatata si dimostrò molto amichevole ed alla mano. Dopo quasi un'ora finalmente arrivarono i miei due amici, accompagnati da Grattastinchi e Leotordo, che continuava a sbattere le ali contro la gabbia.
"Muoio di fame," esclamò Ron, agguantando una cioccorana. Lui ed Hermione ci raccontarono di cosa avevano fatto nello scompartimento dei prefetti, e che uno dei prefetti di Serpeverde era Malfoy (e ti pareva), ma vennero interrotti da Luna.
"Tu sei andato al Ballo del Ceppo con Padma Patil."
"Sì, lo so," rispose Ron un po' sorpreso.
"Non si è divertita granché. Dice che tu non l'hai trattata molto bene, perché non hai voluto ballare con lei. Io non credo che me la sarei presa. A me non piace molto ballare." E poi sparì di nuovo dietro la sua rivista, Il Cavillo. Ron fissò la copertina a bocca aperta per qualche istante, poi guardò Ginny in cerca di spiegazioni, ma lei si era cacciata le nocche in bocca per soffocare il riso. Ron scosse la testa, poi guardò l'orologio.
"Dovremmo pattugliare i corridoi ogni tanto. E possiamo punire chi si comporta male. Non vedo l'ora di beccare Tiger e Goyle per qualcosa..."
Appena finì di dirlo, la porta dello scompartimento si riaprì per la terza volta, rivelando Draco Malfoy assieme ai suoi due gorilla. Parli del diavolo...
"Che cosa c'è?"
"Sii educato, Potter, o dovrò metterti in castigo. Vedi io, a differenza di te, sono stato scelto come prefetto, il che significa che io, a differenza di te, ho il potere di infliggere punizioni."
"Sì, ma tu, a differenza di me, sei un idiota, quindi esci e lasciaci in pace." Non avevo proprio voglia di discutere con lui.
"Dimmi, cosa si prova ad essere secondi a Weasley, Potter?" Mentre cercavo il modo di rispondere, non mi ero minimamente accorto che l'americano, Percy, si era svegliato, finché non lo sentii dire: "Ok, chi ha fatto salire un furetto e due cinghiali sul treno?"
Ron, Hermione, Ginny e Neville, che stavano ancora ridendo per prima, a sentire queste parole si rotolarono a terra per le risate, ed io mi unii a loro.
"Ma che ho detto?" Disse Percy, confuso e ancora assonnato. Gli spiegai tutto ciò che era successo l'anno prima con Malfoy e il finto Moody, senza tralasciare neanche un dettaglio. Avrei tanto voluto una macchina fotografica per immortalare la faccia di Malfoy in quel momento.
"Sì, molto divertente, Potter; non credo tuttavia di conoscere il tuo amico. Piacere, io sono Malfoy, Draco Malfoy," disse protendendo la mano. Mi ricordava qualcosa questa scena.
"Piacere, Taco Malfoy. Io mi chiamo Jackson, Percy Jackson," rispose lui, facendoci scoppiare a ridere di nuovo. Lo conoscevo da meno di tre secondi e già mi stava simpatico. Ma non tanto quanto stava simpatico a Luna, a quanto pare, poiché scoppiò a ridere come una matta.
"AAHAHAHAHAHAHAHH TACO! CHE RIDERE! AHAHAHAHAH!" Nessuno le contestò la reazione decisamente esagerata, perché eravamo troppo occupati a ridere più di lei.
"Come osi!?" Disse lui, con il volto più rosso dei capelli di Ginny e una voce da pollo strozzato. "Tiger, Goyle, mostriamogli cos'è il rispetto per i superiori." Ad un suo gesto, i suoi gorilla si fecero avanti, facendo scrocchiare le nocche.
"Fatti avanti, Taco, ti sfido," replicò Percy, con un espressione totalmente diversa. Il sorrisetto furbo di poco prima fu sostituito da un ghigno a dir poco terrificante. Sembrava di guardare un lupo di fronte a tre cervi.
"N-Non credere di farmi paura, Jackson," disse Draco, con la paura in volto.
"Oh, io non credo di farti, paura, lo so. Ora andatevene, tu e Faccia da Pala Uno e Due." I diretti interessati non se lo fecero ripetere due volte, scavalcandosi l'un l'altro pur di uscire subito dallo scompartimento. Appena uscirono fuori dal nostro campo visivo, Percy scoppiò a ridere, prendendoli in giro per le loro espressioni terrorizzate. Quel ghigno da lupo scomparve così come era apparso.
"Amico, come hai fatto? Facevi paura," chiese Ron.
"Oh, quello? Nulla di che, il padre di una mia amica è attore e mi ha insegnato alcuni trucchetti. Aiutano molto contro bulletti del genere."
[Eh già, tanto tempo è passato da quella grossa vasca da bagno.]
[Uh-Uh. Il fatto che avessimo passato le precedenti due settimane a ripassare la copertura che ci aveva fornito Ecate non c'entra nulla, vero?]
[Hazel, ti sto rivalutando. Sul serio.]
"Geniale!" Disse Ron estasiato. "Come ti è venuto in mente Faccia da Pala?"
"Ma dico, li hai visti in faccia quei due? Sembra che qualcuno gli abbia tirato una pala in fronte! Più di una volta!"
"Sì, sì, molto divertente, ma non avresti dovuto, farlo, Percy. Malfoy non è uno che lascia correre," lo ammonì Hermione.
"Lo so, ma hai visto che razza di atteggiamento aveva? Se lo è meritato, e poi qualunque cosa voglia farmi quello spaventapasseri posso gestirla. In ogni, caso, non ricordo il tuo nome."
"Oh, ehm... Non l'ho detto. Io sono Hermione Granger, tanto piacere."
"Il piacere è mio, Hermione. Io sono-"
"Perseus-" lo precedette Fred, appena entrato nello scompartimento "-Achilles-" continuò George "-Jackson." Finirono insieme. Rimasero in piedi, perché già stavamo troppo stretti.
"Ehm... Ookayy... Primo: Il mio secondo nome non è Achilles, non so chi abbia messo in giro questa voce; secondo: chiamatemi Percy, vi prego, Perseus è troppo strano; terzo: come conoscete il mio nome?"
"Due gemelli americani," iniziò Fred. "Geniali, forse gli unici alla nostra altezza," Finì George. Percy ci rifletté un attimo, poi chiese, "I fratelli Stoll?" Alla loro risposta affermativa, Percy gemette. "Come fate a conoscer- anzi no, preferisco non sapere. Comunque non sono gemelli; Travis ha un anno in più di Connor." Fred e George rimasero senza parole. Non sapevo chi fossero questi Travis e Connor, ma se erano capaci di fregare Fred e George, quasi quasi preferivo non saperlo.
"Comunque, io sono Fred," disse George ,"e lui è George," indicò Fred.
"Non ditemelo: vi siete scambiati i nomi." I due gemelli si scambiarono uno sguardo attonito. "Noi diventeremo grandi amici, Percy Jackson."
"Allora, Percy" disse Ginny, avvicinandosi a lui "Hazel ci stava dicendo che non andate più a Ilvermorny?"
"Ci abbiamo provato per un anno, ma siamo entrambi dislessici e iperattivi, quindi non riuscivamo a stare al passo. Quando poi ci siamo accorti che la cosa era davvero ingestibile, abbiamo cercato qualche istituto privato, finché non abbiamo trovato una scuola fatta apposta per chi ha difficoltà del genere."
"Credevo che in America ci fosse solo una scuola," chiese Ginny, e Hazel le rispose, "Il nostro direttore non ama la pubblicità. Ci ha chiesto di non divulgare nessuna informazione."
"Strano però, una scuola dovrebbe apprezzare la buona pubblicità," fece notare Hermione.
"Il Signor D è un tipo molto strano, ma una cosa possiamo dirvela: è il posto migliore del mondo. Tutti i miei migliori amici li ho conosciuti lì, praticamente siamo una grande famiglia allargata."
"Beh, sembra stupendo. Ma dopo qualche settimana ad Hogwarts cambierete idea riguardo al posto migliore del mondo," replicò Ginny in tono di sfida.
"Bah, vedremo. Dal nome non promette granché bene. Allora, cosa c'è da mangiare?"
"Prova queste, Percy. È una nostra ricetta," disse Fred mentre offriva a Percy una Crostatina Canarina. Cercai di avvertirlo, ma lui la ingoiò in un sol boccone. Detto fatto, appena finì di masticare si trasformò in un grazioso canarino rosa. L'uccellino si guardò intorno, poi appena capì cosa era successo iniziò a volare in tutte le direzioni, mentre Hazel cercava di afferrarlo. Quando finalmente ci riuscì l'effetto svanì, facendo capitombolare tutti e due a terra.
"Questo è per aver offeso il nome di Hogwarts," dissero i gemelli, con il petto gonfio per l'orgoglio.
"Ah-ah. Per caso uno di voi due ha Rick come secondo nome?" Chiese Percy rialzandosi.
"No, perché?"
"Era per chiedere," borbottò Percy. Il resto del viaggio passò tranquillo, tra battute e scherzi e cibo.
Dopo averlo osservato meglio, capii che Percy sarebbe stato molto popolare ad Hogwarts, soprattutto tra le ragazze. Era simpatico, sapeva scherzare, ed era decisamente un bel ragazzo. La cosa non mi avrebbe neanche dato fastidio, se non fosse che Ginny gli stava praticamente facendo la radiografia con gli occhi da quando si era svegliato. Neanche sapevo esattamente perché mi dava fastidio, ma lo faceva.
Infine, il treno iniziò a rallentare. Ron ed Hermione, che dovevano sorvegliare il tutto, scomparvero di nuovo, lasciando me e gli altri ad occuparci di Grattastinchi e Leotordo.
"Lo prendo io il gufo, se vuoi," mi disse Luna, e allungò la mano per prendere Leo. "Oh... Ehm... Grazie," le risposi passandole la gabbia, così riuscii a tenere più saldamente quella di Edvige. Scesi sul marciapiede e mi guardai intorno, in attesa del familiare richiamo: "Primo anno da questa parte... Primo anno..."
Ma non venne. Invece, una voce alquanto diversa, sbrigativa e di donna, gridò: "Quelli del primo anno e gli studenti in trasferta in fila da questa parte, per favore! Tutti quelli del primo anno e gli studenti in trasferta da me!"
Mi girai e notai che al posto di Hagrid c'era la professoressa Caporal, che già l'anno scorso lo aveva sostituito per qualche tempo come insegnante di Cura delle Creature Magiche. Percy e Hazel ci salutarono e si diressero verso di lei.
"Dov'è Hagrid?"
"Non lo so, ma è meglio se ci togliamo di mezzo, così blocchiamo il passaggio," rispose Ginny.
"Ah, si..." Hagrid doveva esserci, ci contavo. Rivederlo era una delle cose che più attendevo. Ma non c'era traccia di lui. Non poteva essersene andato; forse aveva il raffreddore, una cosa così...
Cercai con lo sguardo Ron e Hermione, ma non riuscii a vedere nessuno dei due, quindi mi avviai verso le carrozze senza cavalli. Solo che questa volta i cavalli c'erano. O meglio, somigliavano a cavalli, ma avevano qualcosa di rettile. Erano completamente privi di carne, i manti neri aderivano allo scheletro, di cui era visibile ogni osso. Avevano teste di drago, con occhi senza pupille bianchi e sgranati. Dal garrese spuntavano vaste ali nere della consistenza del cuoio, come di pipistrelli giganti. Immobili e tranquille nell'oscurità, le creature avevano un aspetto misterioso e sinistro.
"Dov'è Leo?" Domandò la voce di Ron appena dietro a Harry.
"Ce l'aveva quella Luna...che cosa sono quelle cose, ne hai idea?" Gli chiesi, indicando gli orrendi cavalli, mentre gli altri studenti li superavano. "Quali cose?"
"Quei cava-" Luna apparve reggendo la gabbia di Leotordo tra le braccia; il minuscolo gufo cinguettava eccitato, come sempre. "Eccoti," disse. "È un gufetto tanto carino, vero?"
"Ehm...si, è a posto...che cosa dicevi, Harry?"
"Dicevo, cosa sono quelle specie di cavalli?" Chiese Harry, mentre lui, Ron e Luna raggiungevano la carrozza in cui erano già sedute Hermione e Ginny. "Quali cavalli?"
"Questi...guarda!"
"Ti senti bene, Harry?"
"Io...sì..."
Ero sconcertato. Il 'cavallo' era lì davanti a me, scintillante e concreto nella luce tenue che emanava dalle finestre della stazione. Eppure, a meno che non lo facesse apposta (ed era uno scherzo molto stupido, se lo era), Ron non riusciva a vederlo.
"Stai tranquillo," disse una voce sognante accanto a me, mentre Ron spariva nel buio interno della carrozza. "Non stai impazzendo. Li vedo anch'io".
"Davvero?" Chiesi disperato, voltandomi verso Luna. Vidi i cavalli con le ali da pipistrello riflessi nei grandi occhi argentei della ragazza.
"Oh si," confermò lei. "Hanno sempre tirato le carrozze. Non preoccuparti. Sei sano di mente quanto me." Non del tutto rassicurato, la seguii.
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
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