PARTE PRIMA: UN NUOVO MONDO

I: CERTE FRASI PORTANO SFIGA

[Ok senti, non abbiamo molto tempo. Questa cassetta non dovrebbe neanche esistere, quindi se la stai ascoltando vuol dire che è successo qualcosa di molto grave. Se alla fine della registrazione non avrai deciso di chiamare un buon psichiatra, dirigiti ad Hogwarts, vai al settimo piano, di fronte all'arazzo del tizio in tutù che viene bastonato dai troll, e cammina tre volte di fronte al muro pensando "Cerco il posto in cui Percy Jackson ha lasciato i suoi doni". Ti sembrerà assurdo, ma in teoria dovresti essere abituato o abituata all'assurdo, visto che chiunque non abbia sangue magico e/o semidivino sentirà solo una compilation di Dean Martin. Non fare quella faccia, non è crudeltà, è una misura di sicurezza. Se ho ragione, ciò che ho lasciato lì ti sarà fondamentale per sopravvivere alla minaccia. Sperando che nessuno debba mai sentire questa registrazione, direi di iniziare. Ah, un attimo: nel corso della registrazione sentirai dei rumori di fondo. Si tratta dei miei 'colleghi' che decidono di intervenire e fare qualche commento. Se vuoi farti due risate sentili pure, ma ti consiglio di saltarli, visto che molto probabilmente non avrai molto tempo da perdere. Bene, ora iniziamo sul serio.]


Andava tutto bene.

Ad un anno dalla fine della guerra, i semidei romani decisero di rimanere per aiutare con la ricostruzione del Campo Mezzosangue. Grazie a loro tutto venne ricostruito a tempo di record, e la maggior parte dei greci poté tornare a casa prima della fine dell'estate per riprendersi, prepararsi alla scuola (o al college in alcuni casi) e in generale per passare un po' di tempo con la famiglia. Inoltre, per la mia gioia, era nata la mia splendida sorellina, chiamata Estelle, e Nico, dopo aver finalmente accettato di essere gay, pian piano iniziò ad aprirsi, il che significa che smise di guardare male ogni singolo essere vivente, erba inclusa (hey, è un piccolo passo). 

Per quanto riguardava me nello specifico, sfruttai quel periodo per godermi la vita insieme alla mia Sapientona. Entrambi avevamo da finire l'ultimo anno di liceo, prima di poter iniziare il college di Nuova Roma: lei, ovviamente, avrebbe studiato architettura, io biologia marina. Era tosta, parecchio, ma dopo tutto quello che avevamo passato ci sembrava una vacanza alle Maldive (certo, va detto che una vera vacanza alle Maldive gli dèi potevano anche concedercela, non ci saremmo mica offesi). Avevamo ancora gli incubi da quando eravamo tornati da quel posto (inoltre tutti e due ci stancavamo più facilmente durante gli allenamenti, e soprattutto i primi tempi soffrivamo di attacchi d'asma) ma ci stavamo riprendendo, lentamente ma costantemente. La ciliegina sulla torta però fu il ritorno di Leo e Calipso. In breve andò così;

Stavamo svolgendo le nostre normali attività: io stavo insegnando scherma, i fratelli Stoll stavano piazzando un ragno finto nella Casa di Atena, Clarisse stava ficcando la testa di chissà quale povero legionario nel gabinetto... la solita routine insomma.

Ad un certo punto vedemmo qualcosa muoversi nel cielo e venire in direzione del campo. Rapidamente ci schierammo in formazione, cercando di ideare una strategia di difesa, quando il qualcosa si avvicinò, assumendo la forma di un drago molto familiare... 

"LEO SUPERFIGACCIONE VALDEZ È TORNATO, GENTE!"

Era proprio il nostro ragazzo delle riparazioni preferito, in piedi sulla groppa di Festus in una perfetta posa da supereroe. Una scena piuttosto epica, se mi è concesso dirlo, completamente rovinata però dal fatto che negli ultimi cento metri di discesa il drago per qualche motivo scartò violentemente a sinistra, schiantandosi sul tavolo della casa di Efesto. Classico Festus e classico Leo, verrebbe da dire.

Quando si rialzò, tutti ebbero reazioni diverse: Frank e Hazel piansero, Jason spiccò il volo dalla gioia, il Signor D se ne fregò, Nico si concesse un sorriso, Annabeth appariva come se non sapesse se piangere o picchiarlo, io ero più propenso alla seconda... ma venimmo entrambi anticipati.

Piper si avvicinò a Leo senza dire una parola e, molto lentamente, gli passò una mano sul viso, come per essere sicura che non fosse un miraggio; il suo volto era una maschera di pietra. Poi, soddisfatta dall'esame, gli diede uno schiaffone che avrebbe decapitato un busto di marmo.

"Hey! ma che ho fatto?" Chiese Leo piagnucolando.

"Cosa hai fatto?" Voce di Piper proveniente direttamente dalla Groenlandia del Nord. "Inganni tutti noi con la storia della cura del medico, ti fai saltare in aria, sparisci per mesi facendo disperare tutti, e hai il coraggio di chiedere COSA HAI FATTO!?" Continuò ad urlare, ma la scenata non durò molto. Ben presto scoppiò a piangere e strinse Leo tra le braccia.

"Eravamo tutti distrutti. Ti abbiamo cercato dappertutto, per cielo e per mare. Percy ha addirittura chiesto aiuto a suo padre per cercare un segno della tua sopravvivenza," disse Piper tra un singhiozzo e l'altro, mentre Leo le accarezzava i capelli. 

"Scusa Miss Mondo ma-"

"NON FARLO MAI PIÙ CHIARO!? Non riuscivamo a sopportalo, io non riuscivo a sopportarlo. Non posso perdere il mio fratellino rompiscatole."

"Mi dispiace davvero Piper, lo giuro. Ma avevo una promessa da mantenere," detto ciò Leo indicò dietro di sé, dove Calipso se ne stava seminascosta dietro le ali di Festus.

"Ehm...Salve?" Tentò lei timidamente.

"Sappi che non finisce qui, ma adesso sono troppo contenta per ucciderti. Dai, presentaci la tua ragazza," disse allora la figlia di Afrodite, sforzandosi di sorridere in mezzo alle lacrime.

E così Leo (tenendo costantemente d'occhio Piper) presentò Calipso a tutti. Quando arrivò a me e ad Annabeth l'imbarazzo era alle stelle; dopotutto, io non avevo mantenuto la mia promessa, e lei per vendicarsi aveva lanciato contro Annabeth quella maledizione. Riuscimmo bene o male ad avere una conversazione educata, ma era chiaro che nessuno di noi tre era a suo agio. Andò avanti così per qualche giorno, giorni in cui Leo fu preso a pugni da letteralmente ogni singola anima viva al campo, ninfe e satiri inclusi. Qualcuno aveva piazzato nel mezzo del padiglione della mensa una colonnina per prendere il numerino. Ogni numero un pugno. Chissà chi è stato.

[Colpevole! Nico ha avuto l'idea e io l'ho aiutato.]

[Ahh, che bello l'amore fraterno.]

[Ora dimmi che non se lo è meritato.]

[Lo dici a me? Io ho rifatto la fila 10 volte!]

Dicevo, andò avanti così per qualche giorno, finché Annabeth non risolse la situazione (questa frase potrebbe essere il titolo della mia biografia).

Un pomeriggio, subito dopo la fine degli allenamenti, ci chiuse tutti e quattro in una stanza della Casa Grande, dicendo solo "Dobbiamo parlare". Circa un'ora e tante lacrime dopo, dichiarammo la questione chiusa. Inoltre Leo ne approfittò per spiegare a Calipso come aveva fatto a tornare una seconda volta su Ogigia; alla fine della spiegazione tutta la tristezza della ninfa fu sostituita dall'incredulità: quel ragazzo, apparentemente così irritante e infantile, aveva compiuto l'impossibile pur di salvare la ragazza che amava. Onestamente, dopo millenni di delusioni, Calipso se lo meritava un ragazzo così. 

[La finisci con tutte queste opinioni personali? Abbiamo già un sacco di cose da dire, se continui così non finiremo in tempo!]

[Hazel, chi sentirà questa cassetta a malapena saprà chi sono io, se lui o lei deve capirci qualcosa dobbiamo spiegargli tutto il precedente.]

Nei giorni seguenti ci comportammo come vecchi amici, senza gelosia o imbarazzo. In mezzo a tutto ciò i mesi passarono in fretta, ed arrivò il giorno del mio diciottesimo compleanno. Festeggiammo a casa di mia madre e Paul, e vennero praticamente tutti: i Sette della profezia, Tyson, Ella, Rachel, Grover, Reyna, Coach Hedge, Nico e, su richiesta di quest'ultimo, Will Solace (e la cosa non mi quadrava, infatti mi appuntai mentalmente di parlarne con Piper). 

Fu una serata bellissima: parlammo, mangiammo (tutto cibo blu, ovviamente), raccontammo storie divertenti e imbarazzanti (tranne l'Albania; quella a quanto pare sarebbe rimasta un mistero misterioso per i secoli a venire), fino a quando qualcuno non bussò alla porta; con nostra grande sorpresa, sul pianerottolo di casa trovammo Chirone e una donna vestita con una toga nera, che reggeva due torce accese in mano; la dea Ecate.

"Percy Jackon, ho bisogno del tuo aiuto."

Come ho detto, andava tutto bene. Finché non andò male di nuovo.






Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Passando alle cose importanti, questo capitolo è dedicato a @Ginwalker_ La mia più preziosa consigliera ed amica qui su Wattpad, nonché la mia prima fan a tutti gli effetti. Colgo quindi l'occasione per consigliarvi di leggere The Sea and the Sky Series, La sua serie di fanfiction basata sul mondo di Percy Jackson. È senza ombra di dubbio una delle migliori qui su Wattpad, non sapete cosa vi perdete se non la leggete.

Che ci fate ancora qui? Andate, su, su!

Alla prossima.

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