II: Rivelazioni importanti e malattie suine

"Divina Ecate! Cosa posso fare per lei?"

Questo è quello che dissi ad alta voce, con tanto di inchino, ma in realtà avrei tanto voluto spaccare qualcosa. Avevo combattuto non in una ma addirittura in due guerre, era così assurdo chiedere un minimo di relax? 

"Buonasera Percy. Tanti auguri!" Mi salutò Chirone sorridendo, mentre cercava di passare per la porta (piuttosto stretta) con la sedia a rotelle magica. Aveva il viso di chi avrebbe voluto essere da tutt'altra parte, ma proprio non aveva alternative.

"E va bene. Contro chi dobbiamo andare in guerra questa volta?" Dissi cercando di non sembrare (troppo) scocciato.

"È proprio questo il punto, Percy Jackson. Non ti voglio chiedere di combattere in una guerra, voglio il tuo aiuto per evitarla." Mi disse Ecate, con uno sguardo che non avrei mai pensato di vedere sul viso di una deaCapii subito che questa non era la solita impresa in cui un dio spuntava fuori all'improvviso e diceva, "Hey! vai a combattere mille battaglie impossibili per recuperare (che ne so) il grembiule da cucina preferito di Era, e se riesci a non morire forse non ti uccido io. Che ne dici?" Ero già pronto a rifiutare, ma ora ero curioso.

"La ascolto," dissi io, mentre anche mamma e Paul si sedettero sul divano per sentire. Era una mia impressione o mamma stava per avere un attacco di panico?

"Come penso sappiate tutti, la qui presente Hazel Levesque," e indicò nella direzione della diretta interessata, "ha imparato a controllare la Foschia grazie alla mia guida." A me risultava che avesse fatto quasi tutto da sola, ma lasciamo perdere.

"Tuttavia non è la prima volta che una persona riceve questa conoscenza, tutt'altro. Nel corso dei secoli numerosi sono stati gli individui, sia semidei che mortali, che hanno imparato le arti magiche dalla sottoscritta, pur non essendo figli miei; essi erano conosciuti come maghi e streghe. Queste persone usavano vivere in solitudine o in comunità ridotte fin quando, oltre mille anni fa, i due maghi e le due streghe più famosi dell'epoca decisero di costruire un castello, nascosto tra le montagne della Scozia, dove tutti coloro che fossero versati nelle arti magiche potessero imparare a controllare i loro poteri e, in ultima analisi, creare una casa sicura per queste persone che venivano spesso maltrattate e perseguitate, sopratutto in quegli anni. Altre scuole sono nate in seguito, ma questa rimane la più famosa e la più importante; essa è conosciuta tutt'oggi come Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."

Una storia del genere non mi era completamente nuova per vari motivi; c'erano molti punti in comune con la storia del Campo Mezzosangue; conoscevo i fratelli Kane, dunque sapevo cos'era la magia; e poi, diciamoci la verità: non era affatto la cosa più assurda che avessi mai sentito. Non avevo ancora capito però dove volesse andare a parare la dea, e non avevo capito come mai mamma sembrava così nervosa. Venni riportato alla realtà dall'intervento di Chirone:

"Mi perdoni, divina Ecate. Avevo sentito delle storie riguardo ad una comunità di maghi nascosta nel Regno Unito, ma credevo fossero estinti da anni."

"Acuta osservazione, che guarda caso ci porta alla prossima parte della storia. È vero, i maghi si sono quasi estinti nell'ultimo secolo, motivo per il quale essi hanno iniziato a sposare dei semplici mortali (o babbani, come li chiamano loro), e i loro figli molto spesso ereditavano il potere del genitore, permettendo alla dinastia dei maghi di sopravvivere fino ad oggi. Come sempre accade in questi casi, però, non tutti hanno accettato la cosa. Alcune persone hanno iniziato a discriminare i maghi nati da un solo genitore mago oppure nati da due genitori mortali (definiti, rispettivamente, Mezzosangue e nati babbani) in favore dei Purosangue, ovvero coloro che discendono da generazioni di maghi. Ironicamente, il peggiore tra questi fu proprio un Mezzosangue di nome Tom Riddle, il mago più abile e potente della sua generazione. Assunto il nuovo nome di Lord Voldemort, egli condusse una vera e propria guerra per estirpare ciò che lui riteneva essere i "parassiti" della società. Una sola cosa egli temeva: una profezia, secondo la quale un bambino nato alla fine di luglio sarebbe stato la sua rovina."

Rischiai le convulsioni alla parola 'profezia', ma quando sentii il resto mi tranquillizzai. Io sono nato a metà agosto, quindi non parlava di me. Ma allora Ecate cosa voleva da me?

"Deciso ad impedire che la profezia si avverasse, Tom impiegò tutte le sue risorse per rintracciare questo bambino, e lo trovò. Il bambino si chiamava Harry Potter, ed era nato il 31 luglio. Dopo aver assassinato i suoi genitori, Lily e James, Tom lanciò una maledizione su Harry, ma questa inaspettatamente gli rimbalzò addosso, portandolo sull'orlo della morte e lasciando ad Harry solo una cicatrice sulla fronte. Dopo anni passati nell'ombra, qualche mese fa Tom è ritornato alla sua potenza originale ed Harry, ormai quindicenne, lo ha affrontato ed è riuscito a scappare. Ed ora arriviamo a te, Percy Jackson. La tua missione-"

"-Se deciderò di accettarla-" puntualizzai.

"-È di frequentare la scuola assieme ad Harry e proteggerlo dagli attacchi che sicuramente riceverà durante l'anno. È già stato attaccato durante quest'estate, e le autorità magiche, invece di aiutarlo, stanno cercando di screditarlo in tutti i modi e vogliono convincere la popolazione che Tom non è davvero tornato. Non dovrei interferire, ma non voglio un'altra guerra. Hai domande?"

"Una sola: chi è il genio che ha dato ad una scuola il nome 'verruche di maiale'?

"PERCY!" Urlarono tutti i presenti tranne Tyson e Leo, che scoppiarono a ridere.

"Cerco solo di alleggerire la tensione," dissi io tra le risate, cercando di riprendermi da questa gaffe. "Ho capito che devo frequentare questa scuola di maghi per proteggere un ragazzino da Hitler magico. Quello che ancora non ho capito è perché lo sta chiedendo a me." Doveva pur esserci, da qualche parte del mondo, un figlio di Ecate abbastanza potente da svolgere il compito, lasciando a me un altro anno di tranquillità e di (urgh) studio, no?

A questo punto Ecate si rivolse a mia madre, sorpresa, e le chiese,"Sally Jackson, vuoi dirmi che tuo figlio non lo sa?"

E qui mi spaventai.

"Percy, Paul, potete venire di là con me un momento?" Disse mia madre evitando di guardarmi. Così la seguimmo in camera da letto, aspettando che iniziasse a parlare. Avevo già capito cosa voleva dirmi, ma speravo di sbagliarmi.

"P-Percy, Ecate ha chiesto a te p-perché in realtà io sono una strega, e ciò fa d-di te un mago. Hai presente tutti gli i-incidenti che ti hanno fatto espellere dalle varie scuole? L'incidente col c-cannone e tutto il resto?"

"Un momento, quale cannone?" Chiese Paul senza ricevere risposta.

 "Non erano i tuoi poteri da semidio, q-quella era magia accidentale." Finì mamma, con occhi lucidi e voce rotta. Sembrava sul punto di piangere.

Ora, se qualunque altra persona mi avesse detto una cosa del genere mi sarei fatto una grassa risata, ma trattandosi di mia madre e vedendo la sua espressione mi resi conto che, per quanto sembrasse assurdo, stava dicendo la verità. Mi sembrava di essere tornato a quando avevo dodici anni, quando seppi di essere un semidio.

"N-Non è vero che i miei sono morti quando avevo 5 anni. Io s-sono nata in Inghilterra, ho frequentato Hogwarts e c-conoscevo quelle persone che ha nominato Ecate, James e Lily. Quando ho saputo della loro morte ero sconvolta. In ogni caso, quando avevo sedici anni io ed i miei genitori ci siamo trasferiti qui in America, poi entrambi sono m-morti in un incidente aereo due anni dopo. A quel punto ho iniziato a lavorare per pagarmi gli studi, e il resto lo sai."

"Perché non me lo hai mai detto?" Dissi con il tono più gentile di cui ero capace, perché mamma sembrava davvero sul punto di cedere.

Con le lacrime agli occhi, lei rispose, "Per lo stesso motivo per cui non ti ho detto che eri un semidio; avevi già così tante cose a cui pensare, non volevo caricarti ancora di più. Inoltre ho dovuto smettere di usare la magia, perché anche quella attira i mostri. Mi dispiace, Percy. Hai tutti i motivi per essere arrabbiato, ma-"

"-Puoi anche fermarti qui perché non sono arrabbiato con te, mamma. Casomai stufo di essere sempre quello al centro dei guai, ma non sono arrabbiato con te. Anche se non sono d'accordo, capisco perché lo hai fatto," le dissi abbracciandola. Pensavo davvero ciò che avevo detto, e c'era anche un altro motivo: l'ultima volta che mi ero arrabbiato con lei perché mi aveva nascosto qualcosa, lei fu quasi uccisa dal Minotauro. Non avevo intenzione di rimanere arrabbiato con lei, non ora che la sua vita aveva finalmente preso una bella piega al fianco di Paul. A proposito di papà...

"Paul, scusami per averti mentito." 

"E di cosa devi scusarti, Sally? Ho appena scoperto che mia moglie è ancora più fantastica di quanto credessi!" Stava chiaramente cercando di guardare il lato positivo, e lo rispettavo molto per questo. Non tutti sarebbero stati capaci di mantenere il controllo in situazioni del genere. Poi, il suo tono divenne improvvisamente serio. "Non pensare neanche per un secondo che possa abbandonare te, Percy ed Estelle, perché non succederà." Mamma gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine.

"Ti chiedo però una sola cosa," continuò lui, ridendo nervosamente "Se hai, tanto per dire, un altro parente che è stato rapito dagli alieni ed ora è un cyborg assassino, ecco, questo è il momento buono per dirlo."

A queste parole mamma sgranò gli occhi. "Come fai a sapere di mio cugino Jeremy?"

"CHE!?" Urlammo sia io che Paul.

"Sto scherzando, ragazzi," disse mamma con un debole sorriso sulle labbra.

"Grazie, Paul. Di tutto." E coinvolse anche lui nell'abbraccio. Rimanemmo per un po' così, dopodiché mamma fece la domanda da un milione di dollari: "Percy, hai intenzione di partire?"

"Ahh, non lo so... L'unica cosa che vorrei è passare un po' di tempo in pace, e ora che sto per iniziare il college non posso certo lasciare tutto così. Al tempo stesso però..."

"Non riesci a stare fermo sapendo che qualcuno ha bisogno di aiuto," finì mia madre per me.

"Appunto. Se ho ben capito ciò che ha detto Ecate potrei evitare lo scoppio di una guerra... non voglio che altri subiscano quello che ho subito io." Sia mamma che Paul sapevano di quel posto, quindi non aggiunsi spiegazioni.

"E poi hai visto in che condizioni si è presentata? Sembra appena uscita da un lutto. Mi sembra quasi crudele dirle di no. Non lo so, quest'impresa ha qualcosa di diverso..."

"Quindi hai deciso di partire?" Chiese mamma, e io annuii. Avevo sempre avuto dubbi sulla storia del difetto fatale, ma stavo iniziando a capire cosa significasse, almeno nel mio caso. Se non la smettevo di farmi coinvolgere, prima o poi mi sarebbe successo qualcosa. Perché tanto già sapevo che se anche avessi rifiutato oggi, massimo tra una settimana avrei cambiato idea. Il problema sarebbe stato dirlo ad Annabeth... finora eravamo riusciti a sopportare gli incubi, ma perché eravamo sempre insieme. Cosa sarebbe successo quando me ne sarei andato dall'altro lato del pianeta?

"Riuscirai a sopportalo, Percy. Tu e Annabeth ne avete passate troppe per farvi fermare da questo. Magari ci vorrà un po', ma so che ce la farete," mi disse mamma, come se avesse letto i miei pensieri. Non era neanche una possibilità da escludere, dato che avevo appena scoperto che era una maga. Sì, lo so che il termine giusto è strega, ma provaci tu a chiamare tua made così e vedi cosa succede. 

"Per quanto riguarda il college, sono certa che ci siano delle disposizioni speciali se uno studente parte per un'impresa. Magari puoi parlare con Ecate e trovare un modo per seguire le lezioni a distanza, o farti mandare qualche appunto dai tuoi compagni, così non rimarrai troppo indietro."

Stava chiaramente cercando qualunque cosa a cui aggrapparsi, ma in effetti non era male come idea. Per i Romani non rispettare le regole era un sacrilegio, ma se a chiederlo era una dea c'era poco di cui lamentarsi. Magari, sapendo che ero stato in missione, una volta tornato i professori sarebbero stati più clementi durante gli esami.

"Va bene allora, andiamo a dirlo agli altri."

Così tornammo di là e io comunicai ad Ecate che accettavo, chiedendole però il fatto delle lezioni. Visibilmente sollevata, la dea accettò di buon grado di aiutarmi, e disse che ci saremmo incontrati in seguito per stabilire bene come e quando. Annabeth mi guardò con gli occhi lucidi, dopo le avrei parlato.

"Bene allora. Domani alle 11:00 passerò a prenderti e ti porterò in Inghilterra, dove comprerai tutto l'occorrente."

"Non c'è bisogno, Divina Ecate, lo accompagno io. Ricordo ancora come ci si Smaterializza," disse mamma, e la dea annuì.

"Bene, tutto è deciso allora."

"Un momento," intervenne Chirone. "Con tutto il rispetto, Divina Ecate, ma il Regno Unito è troppo vicino alle Antiche Terre. Non manderò un semidio da solo, anche se si tratta di Percy."

Non sapevo come reagire. Da un lato sarei stato più che felice di avere qualcuno con me, dall'altro lato non volevo coinvolgerli in un'altra impresa.

"Voglio andare io," si offrì, immediatamente, Nico.

"Desolata, Chirone, ma oltre Percy nessuno dei presenti è un mago o una strega. Sarebbe troppo difficile giustificare la sua presenza nella scuola."

"Allora posso andare io." Tutti ci girammo verso la fonte della voce, ovvero Hazel. "Anche se non sono tecnicamente una strega, so manipolare la Foschia. Lo ha detto lei, i maghi sono i discendenti di persone che avevano i miei stessi poteri, posso tranquillamente passare per una di loro."

Ecate ci pensò un po', dopodiché annuì. "Va bene. Voi due vi fingerete studenti di magia americani che hanno deciso di cambiare scuola. In seguito vi manderò informazioni più dettagliate riguardo la vostra copertura. E ricordate: se quest'anno avrete successo, più di una vita innocente verrà risparmiata." Detto questo, sia lei che Chirone si avviarono fuori di casa.

"Mi scusi, Divina Ecate," intervenne all'improvviso Rachel. "Non per impicciarmi negli affari miei, ma non c'è nessuna profezia per questa impresa. Non è contro le Antiche Leggi e tutta quella roba lì?"

"Non mi hai ascoltata, Oracolo? La profezia c'è eccome, ma non riguarda i tuoi amici. Come ho già spiegato, non mi sarebbe permesso intervenire nel destino dei maghi, ma non ho intenzione di assistere ad un secondo massacro. Se non c'è altro, ho perso già troppo tempo. Alla prossima, semidei."

"Un'ultima domanda, Divina Ecate." Riuscii a fermarla un attimo prima che sparisse. "Come mai si comporta così?"

"Che intendi dire?" Chiese lei, guardinga.

"Intendo dire che più che un'impresa sembra mi stia chiedendo un favore. Non ho mai sentito nessun dio chiedere aiuto, né a me né a nessun altro semidio. Mi chiedevo solo cosa fosse successo." La domanda era legittima, ma avevo comunque paura di aver detto troppo; con gli dei non si può mai sapere.

In effetti inizialmente sembrò arrabbiarsi, ma poi sospirò e disse, "L'ultima volta sono rimasta a guardare, ed è stato un vero massacro. Al tempo la cosa non mi urtò più di tanto, ma dopo la Seconda Guerra dei Titani ho capito che devo riparare ai miei errori. È lo stesso motivo per cui vi ho aiutato durante l'ultima guerra. Dopo millenni, è arrivato il momento per gli dei di cambiare."

Ascoltai le sue parole, e mi sembrò troppo bello per essere vero, ma il suo sguardo deciso mi portò a crederle. Avremmo visto in seguito come sarebbe andata. Se tutte quelle belle parole si fossero dimostrate vere, avevo appena trovato la mia nuova dea preferita.



Spigolo autore

La fanart ad inizio capitolo appartiene alla bravissima ashaddock. Seguitela!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

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