Capitolo 84 - Alla massima potenza (R)
Antico Egitto - Giorno Tre
Pietro.
Le parole di Giuda mi fecero piombare in uno stato di alienazione. Il tempo scorreva e mutava lentamente Saqqara, e non mi sentivo parte di quella loro intimità, come se guardassi entrambi da una dimensione parallela sospesa nel nulla. Alzai gli occhi al cielo e vidi la sagoma del sole nascosta dalle nuvolaglie; chissà se il Messia ci stesse osservando.
In tal caso, che delusione!
Avevo sottovalutato Giuda e probabilmente, e speravo di no, aveva usufruito soltanto di una parte della sua energia, e adesso la realtà pesava sulle mie spalle come un macigno. Andrea, al mio fianco, poggiò una mano sulla mia nuca in segno di conforto, carezzandomi i capelli e facendomi rinsavire dai pensieri.
"Mi dispiace" dissi con un filo di voce, calando la testa. "Avrei dovuto capirlo prima, il nostro Giuda non tornerà mai più."
Andrea si posizionò davanti a me, strinse il mio volto tra le sue mani, cercando il mio sguardo.
"Non è colpa tua" mi sussurrò. "Tutti noi abbiamo creduto che fosse possibile. Ma adesso dobbiamo farci forza e accettare la realtà così com'è. Ti prometto che andrà tutto bene."
Andrea mi prese per mano e sorrise delicatamente mentre sollevavo il viso. Distesi gli angoli della bocca e la strinsi in un abbraccio, rivolgendo lo sguardo ai miei fratelli. I loro occhi dicevano che tutto era ancora possibile.
"Sarà finita quando esaleremo il nostro ultimo respiro" disse Giacomo. "Fino ad allora, uniremo le forze e daremo la vita in questa nostra ultima avventura."
Filippo si posizionò tra di noi e distese il braccio lontano dal busto, chiudendo la mano a pugno. Allora Tommaso lo raggiunse e poggiò il palmo della sua mano sopra quel pugno. Mi slegai dal corpo di Andrea e le sorrisi, poi, nel giro di pochi istanti le mani di tutti noi apostoli si trovano una sull'altra come a formare una torre. Levai lo sguardo al cielo ed esclamai: "Oggi riscriveremo la storia!".
Andrea si commosse e non riuscì a trattenere la lacrima che le scivolò sulla guancia.
"Tu ci hai salvato la vita, Pietro" disse. "E questo ci lega a te per sempre. Hai creduto che potesse esserci una speranza anche quando il mondo cadeva a pezzi, e la morte e la follia regnavano incontrastate. Sono sicura che, alla fine di questa lunga giornata, noi ci ritroveremo, di nuovo tutti insieme, nel futuro che abbiamo sempre sognato."
"Davvero commovente!" affermò Giuda con tono derisorio. "Non abbiamo voluto interrompere il vostro momento strappalacrime, ma adesso direi che può bastare, anche se vi sfugge ancora un piccolo particolare."
"Di cosa parli?" gli chiesi, scoccandogli uno sguardo truce.
Giuda inarcò la schiena, contrasse le braccia e scatenò la sua aura intorno all'armatura.
"Quella che vedi adesso, e che hai visto durante il nostro scontro intimo, è solo la metà della mia forza."
Un sorriso spregevole rivestì il suo volto e un senso di vuoto piombò sulla mia testa.
"Sei rimasto senza parole, apostolo?" inveì Giuda.
La mia paura più grande è diventata realtà. Adesso so per certo che quella non era tutta la sua potenza. Sono nei guai. Siamo nei guai.
Una goccia di inquietudine mi rigò il naso, dondolò sulla punta e luccicò. Le ferite che avevo riportato nello scontro con Giuda erano state rimarginate a poco a poco dall'armatura di luce pura, ma la mia energia vitale si era leggermente indebolita, così come quella di Giuda.
"Non c'è motivo di allarmarsi" mi disse Giacomo. "Io e te, insieme, riusciremo a neutralizzarlo."
Giuda mosse le gambe e le braccia fino a ottenere una posa offensiva e, con la sua espressione da folle, esclamò: "Non vedo l'ora!".
Un'aura color platino, avvolta da una coltre di oscurità, tuonò dal suo corpo. Poi fu il turno dei tre cavalieri alle sue spalle, e così altre tre aure dalle sfumature porpora, cobalto e bronzo saltarono in aria in uno zampillio di energia malvagia.
"Dividiamoci in fazioni" disse Andrea con il pensiero. "Aria, fuoco, terra e acqua. Qualora una fazione dovesse riuscire a ridurre in fin di vita il suo avversario, la priorità massima sarà quella di unirsi a Pietro e Giacomo."
"Perfetto!" risposi. "Così facendo io e Giacomo avremo la possibilità di recuperare le forze e generare il buco nero."
"Quanto ottimismo buttato al vento" biascicò Giuda.
I miei fratelli scatenarono la loro aura intorno al corpo, lanciando sguardi minacciosi ai propri rivali. A un tratto Andrea si scagliò contro Goethe e fu seguita da Simone e Giovanni. Filippo schizzò in aria e si fiondò su Erode, affiancato da Taddeo e Bartolomeo. Matteo si teletrasportò davanti a Djoser e gli tirò un pugno sulla bocca dello stomaco; il faraone si piegò in avanti e venne subito accerchiato da Tommaso e Giacomino.
Giacomo si voltò verso di me con un lieve sorriso, mi fece un cenno di incoraggiamento e si proiettò verso Giuda, con il busto inclinato in avanti e le mani chiuse a pugno. Sprigionai la mia aura cacciando un urlo di battaglia e, non appena Giacomo fu davanti al nemico, mi teletrasportai alle spalle di quest'ultimo, afferrandolo per il collo. Giuda tentò di dimenarsi stritolandomi le mani, intanto che Giacomo lo colpiva con calci poderosi e pugni possenti in ogni punto vitale del corpo, senza alcuna pietà.
Volsi lo sguardo di lato e osservai come i Dominatori della terra resistevano stoicamente alla brutalità di Erode. Il re della Giudea aveva estratto la balestra dalla sua armatura e l'aveva armata con una freccia di luce oscura, per poi scoccarla sulla gola di Filippo. Quest'ultimo, con un gesto fulmineo, aveva sguainato la spada di luce celeste dal fodero e bloccato la freccia con la lama.
Un forte boato era scaturito dall'impatto, ed Erode, impavido, aveva continuato a scoccare, anche su Taddeo e Bartolomeo, una sfilza di frecce che sprizzavano scuri raggi fumosi e diventavano di pietra ogni qualvolta venivano inibite dai miei fratelli. I Dominatori della terra inflissero svariati fendenti di spada sullo scudo di Erode, e mai una volta riuscirono a infilzargli la carne, tuttavia era davvero difficile stabilire chi era in svantaggio. Entrambe le fazioni assestavano, con maestria, colpi spietati e brutali.
A un tratto Giuda, intanto che Giacomo gli piantava dolorose ginocchiate allo sterno, riuscì ad afferrarmi per i polsi e a fare leva su di essi; poi si diede una spinta in alto con le caviglie, colpì mio fratello con un calcio piazzato sotto il mento, sfuggì alla mia presa e si ritrovò a volteggiare a mezz'aria, in una capriola sorprendente. La testa di Giacomo parve staccarsi dal collo e il corpo si levò verso l'alto per poi stramazzare al suolo, inerte. Giuda atterrò alle mie spalle in quell'istante, e non ebbi il tempo di voltarmi che mi arrivò un pugno massiccio sulla schiena.
Sbattei le palpebre e mi ritrovai disteso per terra, frastornato, indolenzito. Mi alzai in piedi e scossi la testa, portando una mano alla spina dorsale per massaggiarla, e vidi Giacomo combattere come una furia contro Giuda, che parava tutti i pugni di mio fratello con una mano sola e un sorriso dispettoso sul volto. Digrignai i denti e, prima di fiondarmi sopra il nemico, aspettai di coglierlo di sorpresa.
Nel frattempo i Dominatori dell'acqua sembravano avere la peggio nei confronti di Djoser. Le lame di luce celeste falciavano l'aria nel tentativo di trafiggere il faraone, ma quest'ultimo aspettava quei fendenti immobile fino all'ultimo istante e si faceva piccolo dietro il suo scudo, respingendoli e fustigando i miei fratelli con la sua frusta.
Allora Matteo provava a imprimere colpi di taglio all'arnese di Djoser, ma la collisione tra la lama e la cinghia generava piccole esplosioni elettromagnetiche che li faceva distanziare nel cielo, e si concludeva con un nulla di fatto.
A un tratto Giacomo fletté rapidissimo le gambe e il suo grido fece scattare nella mia testa la scintilla per l'assalto a sorpresa. Dunque tesi le mani davanti al petto e con un movimento circolare incrociai i polsi, ruotandoli fino a fare combaciare il dorso delle mani. Una scintilla scoccò dai polpastrelli e una fiammella argentea sbucò all'estremità di ogni dito, generando il suono del vento.
Scatenerò su di te una tempesta di energia elettrica così intensa che tremerai per ore, Giuda.
Il cielo tuonò sopra di me e un susseguirsi di accecanti fulmini squarciò le nuvole. Poi uno spiraglio di luce si fece spazio nel firmamento e rimase in attesa di un mio ordine. Attento come un falco sulla sua preda, Giuda levò lo sguardo e si accorse delle mie intenzioni, ma ciò non fece altro che avvantaggiarmi; difatti Giacomo colse quell'attimo di distrazione per teletrasportarsi alle spalle dell'avversario e abbrancarlo da dietro in una morsa di ferro.
Alzai le mani al cielo, i palmi rivolti verso l'alto. Una flusso energetico evanescente si proiettò dalle mie mani fino allo spiraglio di luce apparso nel firmamento, elettrizzando l'aria. Per la prima volta il volto di Giuda si tinse di paura.
"Non lo fare!" mi urlò, spalancando le palpebre.
Giacomo, alle sue spalle, sollevò lo sguardo e schiuse le labbra in una smorfia di timore. Allarmato dal loro atteggiamento, levai gli occhi al cielo e una fitta mi colpì dritto allo stomaco: lo spiraglio di luce si era trasformato in un piccolo buco nero senza la mia volontà, e stava già inghiottendo tutte le nuvole adiacenti. Scosso da un brivido di ansia chiusi le mani a pugno per smaterializzare il mio flusso di energia, e quindi annullare il buco nero, ma la brusca interruzione lo fece scoppiare in una pioggia di fulmini che scrosciò al suolo.
Mi gettai per terra e rotolai a destra e a sinistra fin quando non fui certo di averli scansati tutti, intanto che Saqqara tremava vittima di un violento terremoto, e un fischio acuto echeggiava nell'aria. A quel punto mi alzai in piedi e mi girai intorno più volte, senza vedere né Giacomo né Giuda; eppure percepivo la loro energia vitale. Mi accorsi che, nel punto in cui avevano assistito alla creazione accidentale del buco nero, si era formata un'ampia voragine. Mi lanciai come un forsennato ai bordi dell'abisso buio e urlai a squarciagola i loro nomi: "Giacomo! Giuda! Mi sentite?".
Cadde il silenzio. Il brusio della tempesta magnetica si era calmato, e anche il terremoto. La necropoli sembrava stretta in una morsa di attesa. Nel cielo, di fronte ai miei occhi, Goethe cacciò un urlo di dolore senza fine. Approfittando della circostanza, Andrea fece partire un flusso di energia porpora dal palmo della mano, Simone la imitò un istante dopo e infine anche Giovanni.
Goethe, continuando a riversare nel cielo le sue urla, sovrappose le mani e rispose all'attacco in egual misura, e quando i quattro flussi si scontrarono tre contro uno, quello di Goethe ebbe la meglio e sospinse gli altri all'indietro, e un'esplosione abbagliante travolse i miei fratelli.
All'improvviso una folata di vento salì dalla voragine e una sagoma saltò in aria come una saetta, poi perse la stabilità e si accasciò al suolo, rotolando sulla sabbia. Era Giuda, e con sé aveva portato sottobraccio Giacomo, che sembrava privo di sensi. Presi a correre verso di lui per accertarmi delle sue condizioni: il battito del cuore era debole, la pelle escoriata, l'armatura di luce pura danneggiata. Giuda si rialzò da terra in quell'istante, barcollando; il suo respiro era corto, il viso sfregiato da un taglio che divideva a metà le labbra, l'armatura lacerata e spaccata in più parti.
"Cosa è successo?" domandai con una smorfia di rabbia.
Giuda emise un ghigno sferzante.
"Guarda cosa hai fatto!" mi gridò contro. "L'hai ridotto in fin di vita con le tue stesse mani."
Con la sua espressione da folle cominciò a girarmi intorno, poi si fermò e lanciò un fischio acuto portando indietro la testa. In più parti del cielo, i cavalieri dell'apocalisse smisero di combattere, si voltarono verso di noi, scesero di quota e atterrarono accanto a Giuda; i miei fratelli, perplessi, non poterono fare altro che seguirli, giungendo al mio fianco.
"Che peccato!" disse Goethe, guardando Giacomo. "Avresti potuto concedergli più tempo, Giuda."
Simone si gettò in ginocchio e controllò lo stato di salute di Giacomo.
"Cosa gli hai fatto?" strillò Andrea, rivolgendo il sguardo colmo d'ira su Giuda.
"Sono stato io" dissi con un filo di voce. "Io... ho commesso un errore, è stata tutta colpa mia." Giacomo rinsavì a dispetto di ogni previsione, tossendo violentemente, e si levò a mezzo busto. Zampilli di sangue sgorgarono dalle sue labbra straziate dall'affanno. Provò a rialzarsi con l'aiuto di Simone, ma si sentì mancare, tuttavia tentò con tutte le forze di non perdere nuovamente i sensi, intanto che Simone gli dava dei colpetti sulla guancia per tenerlo sveglio. Giacomo si tirò in piedi, sbatté le palpebre più volte in un evidente stato confusionale e fissò Giuda con un ghigno sprezzante, per fare vedere al nemico che il Bene non si sarebbe arreso. Né ora né mai.
Giuda digrignò i denti e ringhiò. I tendini del suo collo sporgevano come fili di alta tensione. Il puzzo che traspirava dalle pelle dei cavalieri dell'apocalisse, mescolato al sudore freddo dell'irrequietezza, impregnava l'aria, rendendola nauseabonda. A un tratto ci schierammo in due file opposte, una di fronte all'altra, Bene contro Male. Adesso bisognava trovare un modo per sconfiggere i servi di Satana nel più breve tempo possibile, altrimenti la fatica ci avrebbe stesi al suolo prima ancora di avere portato a termine la nostra missione.
"Non possiamo più continuare in questo modo," disse Andrea con il pensiero "specialmente ora che Giacomo ha perso parte della sua energia vitale. Non ci rimane altro che giocare un'ultima carta, il nostro asso nella manica, con tutti i rischi e pericoli che comporta."
Andrea si fermò per un istante. Le sue mani tremavano. Sembrava che in quella pausa stesse ipotizzando delle idee alternative. Si morse il labbro e strinse le palpebre, lasciando intendere che non ve ne fossero, poi chiuse le mani a pugno per beffare il tremolio. Sapevo cosa stesse per dire, e per quello che avevo visto al mio arrivo sulla Terra, quella scelta avrebbe scosso gli animi dei miei fratelli.
"Non ci rimane altro che evocare gli animali mitologici."
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