Capitolo 83 - La Terra comincia a tremare (R)
Antico Egitto - Giorno Tre
Pietro.
La sagoma del Messia rimase incollata al cielo come un faro su un promontorio buio e tenebroso. La sua aura era scomparsa nel nulla, ma la sua energia palpitava ancora debolmente in mezzo a noi; aveva portato tutto con sé, tranne la speranza.
"Pietro!" disse Andrea attivando il contatto telepatico. "Come faremo a vincere la guerra?"
"Creando un buco nero" risposi. "Il Maestro ha addestrato me e Giacomo per questo, per intrappolare i cavalieri dell'apocalisse in una sezione dell'universo senza tempo, ma dovremo prima ridurli in fin di vita."
Giuda sorrise affascinato, sbarrando gli occhi.
"Prima che ci riusciate," disse telepaticamente "estirperò la vostra anima."
Un moto di angoscia mi assalì stringendomi la gola.
"Puoi sentirci?"
"A quanto pare è così!" rispose con un ghigno sinistro.
Una goccia di sudore scese dalla mia fronte.
"Satana deve tenere a te in modo particolare, se ha affidato nelle tue mani il compito di estirpare le nostre anime. Mostrami quello che sai fare."
Giuda emise un verso di stupore.
"Vuoi batterti da solo?"
Inarcai la schiena in avanti flettendo di poco le gambe, le braccia posizionate davanti al volto.
"Hai forse paura?"
Giuda sollevò un angola della bocca e imitò la mia stessa posa.
"Cosa stai facendo?" sbottò Andrea alle mie spalle.
"Non penserete mica che staremo qui fermi a guardare" disse Goethe dall'altra parte.
Seguì un istante di silenzio in cui la tensione instauratasi tra me e Giuda esplose nell'aria in piccole scariche elettriche. Il vento sospirò sul paesaggio sabbioso.
"Soltanto un paio di minuti!" disse Giuda. "Mi serviranno soltanto un paio di minuti per ridurlo in fin di vita."
Andrea mi strattonò per un braccio.
"Non starai dicendo sul serio, Pietro! Questa non è la tua guerra."
Volsi lo sguardo su di lei, mantenendo ferrea la posa offensiva.
"E se fosse lui ad avere la peggio?" le dissi con il pensiero, in modo da fare sentire le mie parole soltanto a noi apostoli e Giuda. "Pensaci, Andrea! Se io riuscissi a metterlo fuori gioco sin da subito, potremmo spedire nel buco nero solo Goethe, Erode e Djoser, e cercare un modo per fare rinsavire Giuda. Forse il Messia potrebbe riuscirci."
Nel frattempo Goethe fece scorrere nelle dita un'energia oscura, e dai polpastrelli schizzarono via delle sfere porpora che presero il volo per poi abbattersi al suolo. In un baleno, a distanza di cento metri, una porzione di terra si trasformò in un'arena di combattimento.
"Cinque minuti!" esclamò Goethe. "Non un secondo di più."
Andrea allentò la presa sul mio braccio e ritrasse le dita.
"Spero che sia come dici tu" mi disse. "Ma se così non fosse, non avremo pietà nemmeno per Giuda."
Andrea indietreggiò di un passo e i suoi occhi parvero tremare.
"Voi mi fate paura" disse Giuda. "I vostri discorsi sono più allarmanti della vostra energia vitale."
Feci un cenno con la testa ai miei fratelli e mi alzai in volo per un paio di metri.
"Andrà tutto bene..."
Poi mi voltai di spalle precipitandomi dentro l'arena, uno spazio quadrato grande venti piedi per lato. Giuda atterrò di fronte a me nello stesso istante.
"Non preoccupatevi per lui" disse Giacomo con il pensiero. "Ho visto Pietro al massimo della sua forza. Giuda rimpiangerà questo momento."
I cavalieri dell'apocalisse, seguiti dai miei fratelli, si sollevarono in volo e raggiunsero i bordi dell'arena, toccando terra un attimo dopo. Una coltre di silenzio ammantò Saqqara e mi sembrò di udire solo il mio sangue scorrere nelle vene, e a tratti il fischio del vento.
"Sei il loro leader" bisbigliò Giuda.
"E con questo?"
"Siamo più simili di quanto credi."
"Ti sbagli, fratello! Lo eravamo."
"Trecento secondi da adesso!" urlò Goethe.
Giuda mosse il ginocchio sinistro verso l'alto, mentre il polpaccio destro esplose in una spinta formidabile che lo sollevò in aria; allargò le braccia, fece ruotare il busto contro di me e tese la gamba destra per sferrarmi un calcio volante sul collo. Con le braccia sovrapposte a forma di croce parai il suo colpo, ma l'impatto fu violento al punto da farmi perdere l'equilibrio e barcollare all'indietro. Scariche di energia elettrica detonarono al contatto tra i nostri corpi e fecero tremare la terra.
Sarà un incontro interessante.
Con estrema velocità feci leva con le gambe sul terreno, mi piegai leggermente, abbassai il baricentro e ritrovai la stabilità. Poi ritrassi i pugni dietro al busto e li spinsi con forza in avanti, generando una raffica di vento che fece volteggiare Giuda nell'aria. Mio fratello compì una capriola all'indietro e atterrò al suolo senza grosse difficoltà, assumendo una posa d'attacco.
"Abbiamo solo cinque minuti" dissi, rilassando i muscoli. "Sono sicuro che puoi fare di meglio."
Giuda contorse le labbra in una smorfia cinica, e delle venature rosse squarciarono il verde delle sue pupille. La sua aura, dalle sfumature tendenti al platino e all'oltretomba, prese a turbinare attorno all'armatura. Pensai che per ridurlo in fin di vita avrei dovuto studiare la sua forza, i suoi attacchi, scoprire il suo tallone d'Achille... e tutto questo in meno di cinque minuti.
Devo sbrigarmi!
Mi gettai contro di lui con un'andatura in cui la corsa si mescolò al volo. I miei piedi falciarono l'aria a una dozzina di centimetri da terra, le gambe diedero un forte impulso propulsore a un'azione tempestiva e sincronizzata: un arto si distese mentre l'altro si fletté in alto, spingendo in avanti la mia massa muscolare. Ma poco prima di travolgere Giuda, arrestai lo slancio e mi sistemai in una posizione eretta e fiera. Lo sguardo fisso sui suoi occhi.
"Ci hai ripensato?" mi domandò con uno sbuffo sarcastico.
Sollevai un angolo della bocca; le spalle erano aperte perfettamente in asse con il bacino, le caviglie sembravano incollate a un invisibile strato di aria. Lo sguardo di Giuda adesso era severo, la mascella contratta; il suo corpo non si era mosso di un millimetro, nonostante fossi arrivato a meno di un metro dal suo corpo alla velocità della luce.
O sei molto forte e sicuro di te oppure sei uno sciocco. Penso più la prima, come penso che tu mi nasconda qualcosa.
Feci una breve torsione laterale del busto e indietreggiai sopra l'arena di qualche metro. I gomiti si sollevarono fino a congiungere i pugni in posizione orizzontale, all'altezza del viso. In quella circostanza mi sembrò che il tempo avesse cambiato ritmo e che la battaglia si fosse trasformata in una danza elegante. Separai i due pugni e il movimento diede origine a una scintilla.
"Direi che il tempo per scherzare è terminato" dissi. "Facciamo sul serio, adesso."
"Non aspetto altro."
Levai le braccia al cielo e richiamai l'elemento color platino dell'universo, mentre di fronte a me Giuda piegava il suo busto contraendo le braccia. Le nostre aure esplosero intorno alle armature come lampeggianti lame acuminate e, seppure dello stesso colore, la sua era più torbida. Giuda fece scorrere la sua energia lungo le braccia, liberandola poco per volta, e sul palmo della mano sbucò una sfera magnetica luminosa.
Con uno scatto quasi impercettibile si lanciò in avanti e attivò nella mano libera una seconda sfera, ma prima di riuscire ad affondarle sulla bocca del mio stomaco, guizzai di lato togliendomi dalla sua traiettoria. Poi feci perno sulla pianta del piede spostando tutto il peso sul quadricipite contratto, e generai due sfere di energia simili alle sue. Giuda si voltò verso di me, distese le braccia parallele al suolo e congiunse le mani.
Imitai i suoi stessi movimenti e le nostre due sfere si plasmarono in un unico globo di energia, che crebbe sui palmi fino a inghiottirli di una luce abbagliante. Ora brillavano d'argento, crescevano di circonferenza, vibravano e facevano tremare la terra. All'improvviso Giuda me lo scagliò contro, e così feci anch'io, e all'impatto le due sfere giganti esplosero a causa della loro instabilità magnetica, producendo faville simili a quelle di una fiamma ossidrica quando si scontra con il metallo.
Ci ritrovammo entrambi per terra alle due estremità opposte dell'arena, che adesso sembrava un grande avvallamento, senza ferite, assaliti da un lieve affanno, gli sguardi infuocati d'ira. In un baleno ci rialzammo in piedi e tornammo a studiarci. Il mio cuore batté più forte e una goccia di sudore solcò la mia fronte, mi rigò la guancia, tintinnò sul mento, cadde per terra.
"Quel rivolo di paura liquida sarà l'ultima manifestazione corporea che avrai" sogghignò Giuda.
L'atmosfera sopra l'arena si colorò delle tonalità vive e magnetiche delle scosse elettriche che riversavano le nostre aure. Giuda si spinse in uno slancio altissimo che lo portò al cielo, capovolse il busto e venne giù; i muscoli del dorso guidavano il carico della sua massa corporea, le mani chiuse a pugno erano protese verso il basso, i tricipiti distesi e contratti facevano leva in un una giravolta velocissima. Il suo corpo sembrava un tornado.
Ebbi il tempo di sovrapporre le braccia a forma di croce per parare la sua furia, ma la potenza del colpo mi fece crollare a terra con un tonfo poderoso. Prima che potessi rialzarmi, Giuda fermò la giravolta e si lanciò contro di me, caricando un pugno che scintillava del colore delle tenebre. Mi scansai di lato quando mi fu di sopra, rotolando sull'arena disastrata, mentre il suo braccio perforava il suolo e zolle di terra schizzavano tutt'intorno.
Giuda si ricompose in fretta intanto che mi sollevavo in piedi; poi, entrambi, cominciammo a trasvolare da un punto all'altro della necropoli, senza più considerare l'arena, ed enormi esplosioni magnetiche proruppero nel cielo ogni qualvolta i nostri corpi si scontrarono, pugno contro pugno, con violenza. Il cielo si illuminò di argento e di nero in diverse zone, tuonarono boati pazzeschi e, dopo una lunga serie di colpi intensi e brutali, ci fermammo sopra l'arena per riprendere il fiato.
"Due minuti!" disse Goethe.
Sia le mie labbra che quelle di Giuda erano tormentate dall'affanno, il sudore scendeva a grappoli sul viso, e il petto si gonfiava a ogni respiro. Contrassi i muscoli e diedi origine a un vortice d'aria evanescente che sbucò intorno al mio corpo, mentre Giuda scatenava la sua aura al massimo della potenza, perlomeno così sembrava dalle enormi folate di vento che riversava come fossero colpi di alabarda.
Questa volta non ti darò il tempo nemmeno di fiatare.
Cominciai ad agitare le braccia come fossero le ali di un angelo, poi le curvai insieme alle spalle verso l'interno, chiudendo il torace e il collo, per assorbire più energia possibile, e infine le spalancai verso l'esterno, generando una raffica d'aria tagliente che annientò l'aura di Giuda, graffiò di netto la sua armatura e lo spinse all'indietro in un volo di oltre venti metri. Non appena si schiantò al suolo, si levò in piedi all'istante, come se non avesse provato alcun dolore.
Serrai la mascella. Un rivolo di sangue gli scese sul viso dall'attaccatura dei capelli e lo asciugò con il dorso della mano. Giuda mostrò un ghigno follemente diabolico e la sua fronte diventò una fitta ramificazione di vene pulsanti, poi sollevò il mento ed emise un verso gutturale e demoniaco.
"È tutto qui quello che sai fare?" mi domandò. "Tic-tac, tic-tac... il conto alla rovescia sta per terminare."
Carico di collera, cominciai a roteare rapidissimo su me stesso, trasformandomi in un tornado lucente. Di fronte a me, pronto al contrattacco, Giuda ripeté i miei stessi movimenti, formando un ciclone argenteo dai bordi oscuri.
"Un minuto!" esclamò Goethe.
Come due trombe d'aria girammo uno intorno all'altro, scrutandoci un'ultima volta in vista dell'attacco finale. Il tempo stava per scadere, l'impatto sarebbe potuto essere letale. A un tratto Giuda mi si scagliò contro, i turbini si urtarono, scintille arroventate eruppero oltre i labili confini delle nostre sagome evanescenti, scariche di energia simili a fulmini giallastri sfavillarono intorno. A ogni collisione, riscontravo una ferita nuova sul mio corpo, che diveniva sempre più rossa, sempre più profonda, lancinante. Poi un'idea balenò nella mia mente.
Intanto che Giuda stava per venirmi addosso, mi separai dal mio tornado e indietreggiai, lanciandoglielo contro a tutta velocità. Per lui era finita! L'impatto generò un'esplosione di una potenza inaudita, straripando in un oceano di colori brillanti. Aspettai di vedere il suo corpo in fin di vita prima di esultare, quando il tempo parve fermarsi e all'improvviso Giuda mi afferrò da dietro, in una presa stretta e dolorosa. Una fitta di incredulità mi lacerò lo stomaco.
"Come ci sei riuscito?" gli domandai. "Eri dentro la tromba d'aria, ti ho visto esplodere. Non potevi avere il tempo di teletrasportarti. È impossibile!"
Il sudore cominciò a scendere più denso dalla fronte e mi fece bruciare gli occhi.
"Diciamo che è una mia piccola particolarità" mi disse, ansimando.
"Di cosa parli?"
"Mi hai sottovalutato, Pietro, e questo non va bene per un leader, e a dir il vero pensavo che godessi della mia stessa dote, fino a qualche attimo fa. Sulla galassia Inferno ho scoperto di avere la capacità di interrompere il flusso vitale del mio nemico. È una tecnica che richiede molta energia, ma in certi casi ne vale la pena, come in questo, per esempio. Arrestando il tuo flusso vitale, ho fermato anche la tua tromba d'aria."
Giuda sciolse la presa dalle mie braccia e mi spinse in avanti con un gesto di disprezzo. Barcollai per qualche metro con gli occhi sgranati e il fiato irregolare, poi mi voltai e lo guardai con un'espressione allarmata e sorpresa allo stesso tempo.
"Perché mi hai confidato una cosa del genere?"
"Tempo scaduto!" esclamò Goethe con tono allegro.
Un brivido mi scosse le spalle. Avevo sprecato ogni possibilità di ridurre Giuda in fin di vita e sottrarlo al destino degli altri cavalieri dell'apocalisse, sempre che fossimo riusciti ad avere la meglio su di loro. Un destino oscuro, adesso, sovrastava l'unico barlume di speranza che mi sembrava di avere visto, in passato, all'orizzonte. Giuda esibì un ghigno malefico.
"Ti ho confidato il mio segreto perché non avete alcuna chance di uscirne vivi."
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