Capitolo 81 - Tutti sul campo di battaglia (R)



Galassia Inferno - Giorno Tre

Giuda.


Ero sveglio. Avrei voluto aprire le palpebre, ma non ci riuscivo, come se il cervello fosse in piena attività cerebrale e il corpo non volesse rispondere ai suoi impulsi. Mi sentivo in trappola, prigioniero del mio stesso involucro fisico. Feci per sbarrare gli occhi, ancora una volta senza alcun risultato e, intanto che cercavo, invano, di muovere le braccia, la mente mi riportò all'istante in cui Astaroth mi aveva messo al tappeto. Mi trovavo disteso sul pavimento di ghiaccio, la proiezione del volto di Satana sul campanile della cattedrale si era dissolta, l'angelo caduto si era piegato sulle gambe e mi aveva raccolto da terra.

"Oggi ho fatto di te una persona più forte" mi aveva detto, e in quell'istante il suo elmo nero era scomparso dalla testa, e potevo finalmente guardare la sua faccia. Astaroth era un uomo, anzi, un anziano dai folti capelli bianchi, più che altro in testa aveva un ammasso scomposto di capelli. Sul volto rugoso e incavato, i peli della barba sembravano tanti aghi trasparenti, trascurati da chissà quanto tempo. Di sicuro non sapeva cosa fossero pettine e rasoio.

"Giuda!" esclamò una voce rauca e profonda.

Le palpebre fremettero, le ciglia si schiusero, un bagliore soffuso mi invase le pupille. Le ossa erano integre, come nuove, e non percepivo alcun dolore. Una luce fioca scendeva dal lucernario situato al centro del soffitto e rischiarava la figura del principe del Male. Con un balzo mi sollevai da terra, e l'essenza dell'elemento Aria prese a scorrermi nelle vene.

"Mio Signore!" dissi con un mezzo inchino.

Astaroth avanzò in sella al maestoso cavallo verdastro e lo guardai con un filo di stupore. L'armatura nera copriva di nuovo ogni parte del suo corpo.

"Direi che ha svolto un buon lavoro, Satana!" disse. "Giuda ti è fedele ed è pronto per la battaglia."

Nel luogo di estasi, abissale contemplazione, profonda e ineffabile malinconia, un sospiro lungo, cavernoso e afono fece tremare l'aria. Il Maestro annuì e ordinò ad Astaroth di darmi in dono il suo cavallo; pertanto l'angelo caduto scese dalla sella e mi consegnò le redini nelle mani.

"Abbi cura di lui!" mi disse. "Adesso è tuo, la tua arma segreta, ma anche il tuo fido compagno. Ti condurrà sul campo di battaglia e ti proteggerà come foste una sola anima. Combatti con il cuore e vinci con orgoglio, gli altri cavalieri stanno già invocando il tuo nome su Saqqara."

Astaroth poggiò una mano sulla mia spalla e mi fece un cenno con la testa.

"Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto" gli dissi. "Sei stato un ottimo insegnante."

L'angelo caduto mi diede una pacca sul viso e tornò al fianco del Principe. A quel punto strinsi le redini nella mano e feci un tale balzo sulla sella che per poco il cavallo non si impennò. Dovetti tirare con forza le briglie per trattenerlo. Sospirai, lieto di esserci riuscito, e assunsi un'espressione severa.

"Dopo oggi," dissi con tono solenne "l'universo conoscerà una sola legge, e sarà la vostra, Satana."

All'improvviso il cavallo nitrì, sollevando il suo corpo quasi in verticale. Poi si abbassò nuovamente, e il tonfo degli zoccoli fu attutito dal tappeto rosso di velluto cosparso di petali di rosa nera.

"Buon viaggio, Giuda!" enunciò il Maestro. "Il mio spirito veglierà su di te e ti guiderà nella battaglia. Adesso chiudi gli occhi e concentrati sul tuo obiettivo."

Avvicinai le palpebre fra loro fino a che la stanza svanì del tutto; il cavallo nitrì sollevandosi un'altra volta in verticale e dovetti stringere le cosce ai suoi fianchi e tirare le redini per non cadere. Poi un forte calore pervase la mia armatura e un brivido mi scosse dal ventre al collo, e quando gli zoccoli toccarono terra, una folata di vento tirò fortissima e fui assalito da un gran polverone di sabbia.

Spalancai gli occhi e mi ritrovai in una zona deserta; allora scesi dalla sella e mi guardai intorno, in uno stato di profonda meditazione. Un fulmine mi attraversò il cervello e rilevai le aure di Goethe, Erode e Djoser non molto distanti dalla mia posizione.

"Tu rimarrai qui!" esclamai a quel punto, fissando gli occhi vuoti del cavallo verdastro. "Portarti con me è troppo pericoloso. Astaroth, su questo particolare, è stato molto chiaro. Interverrai solo se sarà necessario. Adesso cercati un posto sicuro e rimani nascosto. La tua sopravvivenza è la mia sopravvivenza."

Accarezzai il suo muso e la criniera, dopodiché mi teletrasportai ai piedi della piramide di Saqqara. I tre cavalieri dell'apocalisse erano seduti davanti all'entrata del monumento, e le loro aure color porpora, cobalto e bronzo aleggiavano con un lieve bagliore attorno alle armature d'acciaio.



Antico Egitto - Giorno Tre

Andrea.


Schiusi le palpebre lentamente, e le sbattei più volte prima che la vista diventasse nitida; dinanzi a me un immenso paesaggio sabbioso e desolato saturava l'orizzonte. Volsi lo sguardo alla mia sinistra e, dalle espressioni stampate sul volto dei miei fratelli, mi resi conto che erano già svegli da un pezzo; inoltre, a giudicare dalle loro occhiaie, non sembrava avessero riposato molto. Erano ancora seduti, la schiena poggiata ai mattoni di terra, le gambe distese, le braccia abbandonate ai fianchi. L'energia vitale palpitava debolmente nei nostri cuori, ed era da stupidi pensare di potere battere i cavalieri dell'apocalisse in quello stato.

"E così, il Messia sapeva dei cavalli" disse Filippo d'un tratto. Lo sguardo severo dritto davanti a sé.

"Siete riusciti a sentire le parole che mi ha detto?" domandai.

"Sì!" intervenne Matteo. "Abbiamo sentito anche il discorso che hai avuto con Goethe. Le tue parole e i tuoi pensieri riecheggiavano nelle nostre teste come se fossimo lì, accanto a te."

"Le leggi universali dell'equilibrio cosmico" meditò Simone. "Secondo voi, il Messia cosa avrà combinato con Pietro e Giacomo, tanto da doverci sacrificare in questo modo?"

"Ha detto che è suo dovere mantenere l'equilibrio tra Bene e Male" rifletté Bartolomeo. "Sicuramente li avrà addestrati per qualcosa di davvero importante. Forse non poteva farlo, per una questione, appunto, di equilibrio. Allora, se immaginiamo che esistano due bilance, ha tolto un po' di peso a noi per dare un po' di peso a loro, metaforicamente parlando."

"Potrebbe andare come ragionamento" pensò Tommaso. "L'unica cosa certa, in questo esatto momento, è che siamo nelle loro mani."

"Il Messia deve sbrigarsi!" esclamò Giovanni. "Prima che sia troppo tardi."

"Spero tanto che si faccia vivo..." disse Taddeo.

"Anche perché abbiamo bisogno di un restauro" ridacchiò senza allegria Giacomino.

All'improvviso una raffica di vento tirò fortissima sulla necropoli, sollevando un gran polverone attorno alla piramide di Saqqara. Quando la sabbia si depositò di nuovo sul terreno, un brivido freddo mi lacerò la schiena.

Giuda era arrivato sul campo di battaglia. Il suo corpo, sotto un'armatura d'acciaio argentea, era apparso all'improvviso. A differenza dei cavalieri dell'apocalisse non indossava l'elmo, e i suoi biondi capelli fini ondeggiavano al vento. La sua aura color platino emanava un bagliore cupo e tenebroso. La malvagità racchiusa nel suo sguardo mi colpì dritta al cuore.



Stella di David - Giorno Tre

Pietro.


Le note musicali del camino avevano scandito il tempo di una notte serena, guidandomi verso il dolce silenzio del sonno profondo. Non mi sarei mai aspettato di riuscire a chiudere occhio la notte prima della battaglia più grande di tutti i tempi. Eppure così era stato, e adesso le ultime stelle andavano sbiadendosi con i primi chiarori mattutini, e il sole sorgeva pigro dietro la cresta dei monti. La Stella di David stava silenziosamente prendendo vita.

Mi spostai dalla finestra e andai ad aprire la porta, seguito da Giacomo, poi mi incamminai verso il giardino, dove il Messia osservava immobile il paesaggio da un paio di minuti. Il profumo dell'erba, della terra e dei fiori saliva su per le narici, inebriandomi l'olfatto. Lanciai uno sguardo intorno e provai un brivido. Ogni volta, quello spettacolo naturale mi regalava nuove emozioni.

"Maestro!" esclamai, fermandomi alle sue spalle. "Siamo pronti per partire?"

Due farfalle, una nera e una bianca, gli giravano intorno come a formare una spirale. Il Messia si voltò ed elargì un sorriso. I suoi occhi celesti erano lucidi.

"Prima di creare il varco dimensionale," disse "voglio che impariate il modo di tornare su questa terra, semmai un giorno non dovessi più essere partecipe delle vostre avventure. Qui sarete sempre al sicuro, con o senza di me."

Un velo di inquietudine offuscò la felicità stampata sul mio volto. Accigliai lo sguardo e un campanello d'allarme strillò nel mio cervello, diffondendo un rumore intenso e acuto.

"Questo non succederà mai!" esclamai, scuotendo la testa come per cacciare via quel frastuono. "Le nostre avventure non finiranno qui. Noi vinceremo e tu continuerai a guidare i tuoi figli anche quando tutto questo sarà finito, per l'eternità. E adesso andiamo, prima di aggiungere altre sciocchezze."

Il Messia sollevò un angolo della bocca, la sua tunica celeste brillava ai raggi del sole, e poggiò una mano sulla mia spalla.

"Voi, figli miei, siete gli unici a conoscere questo posto, e i soli a poterlo raggiungere per lo stesso motivo. Vi basterà chiudere gli occhi, immaginare questo giardino e disegnare nell'aria un triangolo, per far sì che un portale dimensionale appaia dinanzi a voi e vi trasporti qui in un istante. Adesso prova, Pietro."

Giacomo mi fece un cenno di incoraggiamento con la testa, così mandai giù la saliva e mi allontanai di qualche passo da loro, dandogli le spalle. Poi chiusi gli occhi, l'indice della mano proteso in avanti, e accumulai la mia energia vitale sul polpastrello. Disegnai un triangolo nell'aria e, quando schiusi le palpebre, un portale dimensionale scintillava di fronte al mio corpo.

"Ottimo!" disse Giacomo, voltandosi verso il Messia. "Direi che c'è riuscito, no?"

"Sì!" rispose il Maestro. "Adesso possiamo andare, i vostri fratelli ci stanno aspettando."

In quell'istante provai una grande esaltazione. Il profumo del rimpatrio si fece più intenso e mi fece venire la pelle d'oca. Oltrepassai il bagliore di luce che emanava il portale e mi sembrò di naufragare in un profondo mare blu notte pieno di bollicine. Il volto incorporeo di Goethe mi apparve davanti agli occhi mentre cercavo di risalire in superficie; quanti inganni, quante menzogne, quanti ricordi che ormai facevano parte del passato, ma che avrebbero segnato per sempre il mio futuro... di qualsiasi natura si fosse rivelato.

A un tratto fu come risvegliarsi da un sogno; il viaggio dimensionale ebbe fine e mi materializzai nello spazio. Una brezza gelida mi catturò nel suo velo etereo e la visione della mia amata sfera luminosa mi strinse lo stomaco per l'emozione. Il pianeta Terra splendeva nell'universo in tutta la sua maestosità.

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