Capitolo 74 - Le leggi universali dell'equilibrio cosmico (R)



Stella di David - Giorno Due

Pietro.


Una folata di vento soffiò sul giardino incurvando gli steli dei fiori, per poi farli dondolare sul posto con frenesia una volta andata via. Lo sguardo del Messia, il cui corpo era sorretto dal bastone che stringeva con la mano destra, scrutava la dissolvenza dei tre portali dimensionali, generati per raggiungere il campo di battaglia. Sperai che i miei fratelli stessero bene.

"Maestro!" esclamai.

"Dimmi, Pietro."

"Prima ci hai sussurrato all'orecchio qualcosa inerente a una mossa definitiva... Un cunicolo spazio-temporale in grado di imprigionare i cavalieri dell'apocalisse in una dimensione nulla, per il resto dell'eternità. L'hai chiamata galassia Purgatorio."

Il figlio di Dio fece qualche passo in avanti, dandomi le spalle. Le mani accavallate dietro la schiena e il bastone parallelo al suolo, tra le dita. Giacomo sembrava assente e pensieroso.

"È esatto!" rispose il Maestro. "Vi insegnerò a generare un buco nero in grado di spedire i cavalieri dell'apocalisse in una dimensione senza tempo. Un luogo dove nulla ha senso e un secondo equivale all'eternità. La galassia Purgatorio."

Inarcai le sopracciglia, poi le aggrottai, arricciando le labbra.

"Mi stai prendendo in giro?" domandai. "La galassia Purgatorio non esiste più. Il Padre Onnipotente l'aveva generata per castigare Satana e gli altri angeli rivoltosi a una vita di riflessione, pentimento ed espiazione ma, una volta imprigionati, Satana si servì delle sue ali per tornare indietro nel tempo, in un momento in cui la galassia Purgatorio non esisteva ancora e giungere, di conseguenza, nella galassia Paradiso. In quell'occasione, Dio generò la galassia Inferno, ma la galassia Purgatorio ormai non esisteva più."

Il Messia strinse le dita intorno al bastone. I polpastrelli diventarono bianchi.

"Ricordi bene..." disse. "Ahimè ci sono cose che non posso dirvi, e altre che aspettano solo voi."

Giacomo scosse la testa, le palpebre sbarrate, come di ritorno dai suoi pensieri.

"E se domani, al nostro arrivo sul campo di battaglia, i cavalieri non fossero più vivi? E se domani, invece, fossero i nostri fratelli ad aver perso la vita?"

Il Messia allentò la presa sul bastone. Lo sguardo alto nel cielo.

"Giacomo... Pietro... Avrei dovuto dirlo anche ai vostri fratelli, ma ho preferito che foste voi due a farglielo sapere. L'equilibrio sta per incrinarsi."

Emisi un verso sommesso.

"Di quale equilibrio parli?"

I capelli neri del figlio di Dio si piegarono sulle spalle, sospinti da uno sbuffo di vento.

"I cavalieri dell'apocalisse non possono morire, così come non potete morire nemmeno voi. Ma tutto, nell'universo, è corrotto o corruttibile, e le leggi possono essere infrante, a proprio rischio e pericolo."

Brividi gelati corsero lungo la mia schiena, il respiro fermo nel torace. Bizzarro che non ricordassi il particolare appena appreso, nonostante l'immersione nel lago della memoria, durante l'iniziazione.

"Che significa che non possiamo morire?" domandai, alzando la voce. "Perché ce lo hai tenuto nascosto finora? E per quale motivo hai deciso di tenere il resto dei tuoi figli all'oscuro di ciò?"

Il Maestro abbassò lo sguardo, il mento sul petto. Le dita erano tornate a stringere forte il bastone. I polpastrelli bianchi.

"Confidati con noi" sussurrai. "Possiamo sorreggerlo insieme il peso che porti sulle spalle."

Il Messia inclinò la testa di lato e mi fissò con la coda dell'occhio. Le labbra distese e sollevate in un lieve sorriso.

"Non ho detto niente ai vostri fratelli perché, se lo avessero saputo, non avrebbero dato il loro meglio sul campo di battaglia. I cavalieri non possono morire, questo è vero, ma possono essere ridotti in fin di vita. E allo stesso modo voi."

Giacomo fece uno schiocco con le dita. Lo sguardo di chi aveva capito tutto.

"Adesso mi è chiara ogni cosa" sbottò. "Ecco perché quando Pietro si è risvegliato dal coma nel grattacielo di Goethe la voce metallica ci ha avvisato che si stesse per buttare giù dalle vetrate. Se si fosse buttato giù sarebbe sopravvissuto, noi ci saremmo cominciati a porre delle domande e i piani di Satana sarebbero sfumati prematuramente."

Giacomo ripeté quelle parole senza prendere fiato. Il suo corpo era su di giri. Il Messia si incamminò verso di noi e poggiò una mano sulla spalla di mio fratello, fissandolo negli occhi con uno sguardo profondo.

"Adesso le cose cominciano ad avere un senso, non è vero?"

Non aggiunse altro. La sua espressione era pacata, impassibile. La respirazione di Giacomo si era normalizzata. Un tuono interiore mi scosse l'anima, e la mia mente, per un istante, si perse in quel losco periodo della mia vita, in cui la follia aveva preso il sopravvento all'attività razionale del pensiero. In un attimo assimilai quanto fossi cresciuto.

"Se c'è ancora qualche segreto," dissi "penso sia questo il momento giusto per svelarcelo."

Una patina di mistero aderì al volto del figlio di Dio.

"Conoscerete la verità!" disse, tornando a darci le spalle. "Ma non sarò io a farvene memoria. Vi porterò da lei, e la vedrete con i vostri occhi."

Osservai con stupore la tunica celeste chiaro del Messia illuminarsi sotto i riflessi dorati del sole.

"Ci porterai, dove?"

Il Maestro emise un risolino.

"Alla parete terminale" rispose. "Esattamente alla fine dell'universo, di fronte all'Esistente. Lì troverete le risposte che cercate."

Una scarica di brividi mi risalì lungo la schiena.

"Un attimo!" esclamò Giacomo. "Stai forse dicendo che l'universo è uno spazio finito?"

Mi ritrovai a riflettere su quanto detto dal figlio di Dio. Egli aveva parlato di parete terminale, di fine dell'universo, di un Esistente.

Ma l'universo era davvero uno spazio finito?

"Non lo è, ma lo è!" rispose il Messia, voltandosi con un sorriso. "Per gli esseri umani l'universo è stato da sempre sinonimo di infinito. Per noi esseri superiori, invece, rappresenta una scatola; infinitamente grande, ma limitatamente piccola. Un portagioie con dimensioni infinite, ma paradossalmente calcolabili. Questo concetto potrebbe ancora sfuggirvi, lo so. Fin dalla vostra nascita siete stati abituati a vedere il finito e l'infinito come due concetti opposti, che mai si potranno incontrare. Come il sole e la luna, la terra e il cielo, l'amore e l'odio, il bene e il male. Ma fidatevi quando vi dico che nulla è, ma tutto sembra; che tutto può, ma nulla regna."

Il Maestro protese le braccia verso di noi e disse: "Adesso stringete le mie mani, vi porterò in un luogo magico".

Smarriti ed estasiati dal susseguirsi di quelle parole enigmatiche, sia io che Giacomo afferrammo le sue mani senza battere ciglio. Un'aura bianchissima inghiottì i nostri corpi, smaterializzandoli e facendoli riapparire nel nulla. La sensazione di precipitare nel vuoto mi attanagliò lo stomaco e serrai gli occhi, strizzando le mani del Messia. Quando schiusi le palpebre di uno spiraglio, mi girai intorno, e una brezza gelida mi catturò nel suo velo etereo.

Rilassai i muscoli, lasciai libere le mani del Maestro, che nel mentre sorrideva, e il senso di vuoto scomparve. Un'aurora australe dai colori chiari e luminosi dipingeva la calotta orizzontale dell'universo, mentre un'altra dall'aspetto ombroso e cupo si estendeva verticalmente. Una leggera fuliggine copriva il manto vellutato e gelido dello spazio, scie gialle e verdognole si manifestavano luminescenti. Inoltre, macchiettate qua e là, le stelle baluginavano di sfumature blu, bianco, rosso e oro.

A un tratto la vista di una strana parete, che sembrava estendersi poco dietro lo spazio infinito, mi lasciò senza fiato. Sorvolai il vuoto avvicinandomi ad essa, fendendo il manto gelido. Poi la sfiorai, e le mie dita scorsero sulla sua consistenza, simile a quella di un diamante, dove il nero lucido, impensatamente, ne risaltava la purezza. Al tatto sembrava di ghiaccio, talmente era fredda; un secondo ancora e dovetti allontanare le dita, di colpo intirizzite. Nel frattempo Giacomo la accarezzava al mio fianco, incantato. Poi ritrasse le dita, massaggiandole con l'altra mano con un'espressione di dolore.

"Non capisco" disse mio fratello. "Quale verità nasconde questa parete?"

"Non essere impaziente" rispose il Messia, alle nostre spalle.

Un rumore basso e profondo tuonò alle spalle della parete terminale, echeggiando nel vuoto. Un gigantesco diamante si staccò dalla parete e avanzò, si fermò, prese a tremare, prima delicatamente, poi sempre più forte come una montagna che sta per franare, fino a spaccarsi e a trasformarsi in una soluzione liquida. Adesso sembrava una cascata siberiana, il cui flusso d'acqua ruotava su se stesso in un vortice continuo. All'improvviso, alle spalle della cascata, apparve un bagliore di luce fioca, che cominciò a pulsare come un cuore.

Quando vidi il bagliore, ora accecante, avvicinarsi verso me e mio fratello, portai indietro la schiena, parandomi gli occhi con un braccio, e indietreggiai verso il figlio di Dio, con al fianco Giacomo. Il Maestro fissava quello spettacolo inebriato. All'improvviso, quel bagliore fuoriuscì dalla cascata e si scompose in tanti frammenti che formarono un nastro.

"Non abbiate paura, figli miei!" disse il Maestro, commosso. "L'Esistente è in mezzo a noi."

Un vento gelido sospirò alle nostre spalle, e brividi di freddo mi fecero tremare dalla testa ai piedi.

Era forse un nastro, di una luminosità mai vista prima, a governare l'universo?

"Osservate attentamente!" riprese a dire il Maestro. "State per assistere all'indelebile coscienza cosmica che cambierà per sempre la vostra esistenza."

Un tuono improvviso scosse ancora una volta la cascata, adesso di nuovo solida e a forma di diamante, e il nastro luminosissimo prese a vibrare e a pulsare, fino a contorcersi, modellarsi e mutare in mostruose lettere di una lingua ancestrale mai vista prima. Le lettere, poi, cominciarono a scorrere come titoli di coda di un film, quindi diventarono un insieme di parole, di frasi, e infine di leggi. Non so come, ma a un tratto riuscivo a leggerle, e apparivano in questo modo:

"Io sono l'Esistente, unica e arbitrale forza pura che avvolge l'intero universo e ne determina le leggi:

- Tutto ciò che esiste è un'idea generata dalla mia Mente;

- Tutto ciò che esisterà dopo di me sarà un'idea generata dalla Mente di Dio, unico e solo Essere superiore al di sotto di me;

- Così come l'universo è avvolto da una calotta orizzontale generata nella luce, ossia il Bene, e una calotta verticale generata nelle tenebre, nonché il Male, ogni creazione subordinata futura sarà generata dalla loro unione;

- Il Bene e il Male regneranno in eterno, poiché la loro forza oscillerà come un pendolo;

- La misura del movimento verso destra sarà uguale e contraria alla misura del movimento verso sinistra, e se mai le due oscillazioni, quali Bene e Male, dovessero muoversi una più forte dell'altra, il ritmo, nonché Dio, compenserà tale disequilibrio;

- Qualora la linfa cosmica di Dio dovesse esaurirsi, e una delle due oscillazioni dovesse prevalere sull'altra, la forza più debole smetterà di coesistere, ma non di esistere;

- Qualora la linfa cosmica di Dio dovesse cessare di esistere, le sue leggi, marchiate dentro ognuna delle sue creazioni, quali galassie, stelle o pianeti, dovranno essere rispettate da entrambe le due oscillazioni, anche in caso di sottomissione di una sull'altra;

- Qualora la linfa cosmica di Dio dovesse cessare di esistere, e il suo Spirito dovesse reincarnarsi in un essere metà uomo e metà Dio, quest'ultimo, figlio del Padre, seguirà le sue leggi, fungendo da ritmo e compensando il disequilibrio tra Bene e Male;

- Nel caso in cui una di queste leggi fosse corrotta, l'equilibrio cosmico si inclinerebbe e l'universo subirebbe danni irreparabili;

- Nel caso in cui due o più leggi fossero corrotte, l'equilibrio cosmico si annullerebbe, e l'universo si accartoccerebbe su se stesso. Nulla avrebbe più una logica o un giudizio, e il caos regnerebbe sovrano, per il resto dell'eternità.".

L'ultima lettera svanì come un lampo di luce. Il diamante glaciale era tornato nella sua posizione iniziale, incastrandosi dentro la parete terminale. Adesso la nostra conoscenza era davvero completa; non vi era nulla al di sopra di tutto questo, nulla al di sopra dell'Esistente. In quell'istante portai le mani al petto ed ebbi come la sensazione che il mio cuore fosse stato purificato da un'essenza invisibile; pensai che le creature appena nate provassero una tale meraviglia.

Solo ora afferravo l'importanza della creazione di un buco nero; se i cavalieri dell'apocalisse fossero stati imprigionati nella galassia Purgatorio, di cui non ricordavo l'esistenza, il Male avrebbe continuato a esistere, ma non a coesistere con il Bene. Nessuna legge sarebbe stata corrotta, e l'universo avrebbe visto giorni, millenni, eoni migliori.

"Avete ancora dubbi?" chiese il Maestro, infrangendo il silenzio.

"No!" risposi senza pensarci. "Adesso è tutto chiaro."

Lanciai un'occhiata a Giacomo: era paralizzato dinanzi alla parete terminale. Gli scossi il braccio. "Sì!" disse con un sussulto. "Come facciamo a sapere che Satana non corromperà queste leggi?"

"Non possiamo" rispose il figlio di Dio. "Ma una cosa è certa: anche lui vuole l'universo tanto quanto lo vogliamo noi."

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