Capitolo 72 - Il quarto cavaliere dell'apocalisse (R)
Galassia Inferno - Giorno Due
Giuda.
Un'atmosfera lugubre serrò la stanza; sembrava che una massa gassosa si stesse agglomerando per implodere da un momento all'altro. Astaroth emise un lamento strozzato a seguito di un sussulto, poi si voltò verso il principe del Male.
"Satana" disse con un filo di voce. "Ho sentito bene?"
Il Maestro continuava a fissarmi.
"Uccidi Astaroth!" mi ripeté una seconda volta. "Mostrami la tua devozione, Giuda."
I suoi occhi sussurravano alla mia mente il forte desiderio di uccidere, dunque mi sollevai in piedi, lo sguardo inchiodato sull'angelo caduto, i muscoli fremevano dentro l'armatura, le labbra chiuse e distese in un ghigno malevolo.
"Dopo tutto quello che ho fatto per te," disse Astaroth con tono lacrimoso "è questo il tuo modo di ripagarmi? No! Non finirà in questo modo."
L'angelo caduto estrasse la sua spada dal fodero dell'armatura, le fece fare un paio di giri completi ruotando l'elsa nella mano, dopodiché indirizzò la lama lucente e aguzza sul volto di Satana.
"Possiamo prenderlo noi il suo posto" disse con il respiro affannoso, voltando la testa di lato. "Io e te, Giuda, insieme possiamo farcela. Non deve per forza comandare lui."
Una morsa di nervosismo mi attanagliò lo stomaco, non tanto per le sue parole, che avevo già dimenticato, ma quella lama affilata, poggiata sulla chioma candida del Principe, mi fece venire la pelle d'oca.
"Non lo fare!" urlai, protendendo il braccio come per fermarlo.
Un rivolo di sudore mi scese dalla fronte.
"Non lo fare..." sussurrai.
In un attimo mi sembrò di vivere un incubo, mentre l'angoscia mi tormentava il petto.
"Giuda..." bisbigliò la voce calda, rauca e solenne del principe del Male. "Giuda..."
Astaroth strinse la spada tra le mani con un urlo di battaglia, la sollevò in alto portandola dietro la testa, e la fece ricadere brutalmente. Il respiro mi si fermò in gola, ma solo per un istante, poi sprigionai tutta l'energia vitale che avevo in corpo urlando fino a sovrastare la voce del traditore. A un tratto il tempo parve cristallizzarsi: Astaroth era immobile, come una statua, accanto al trono, e la lama di ferro lambiva il cranio del Principe, sospesa a mezz'aria. La luce che pioveva dal lucernario al centro del soffitto non spargeva alcun riverbero, il vento non ringhiava più. La mia aura sfavillava di evanescenti saette argentee.
"Non perdere la concentrazione!" mi ordinò il Maestro.
Aggrottai le sopracciglia, confuso.
"Ma cosa succede?"
Le sue labbra si distesero appena in un sorriso di compiacimento.
"Ci sei riuscito" disse. "Hai appena interrotto il suo flusso vitale."
Sgranai gli occhi. Le mie braccia cominciarono a tremare, poi le gambe e il resto del corpo.
"Ho interrotto... cosa?"
Sentivo i muscoli cedere, la voglia di accasciarmi al suolo. Qualunque cosa stessi facendo, questa richiedeva una forza fisica e mentale immane. Mi diedi dieci secondi di tempo prima che la mia aura svanisse come un miraggio e perdessi i sensi.
"Non è da tutti!" esclamò il Principe. "A dir il vero, non sono in molti a poter usufruire di questa tecnica."
"Maestro, non credo di potermene servire ancora per molto."
"Allora procedi!" disse. "Uccidi Astaroth."
Satana chinò lo sguardo chiudendo le palpebre, e quattro filamenti di ghiaccio sbucarono dal pavimento come radici di un albero. Lentamente si attorcigliarono intorno agli zoccoli del maestoso cavallo verdastro, salendo per le gambe, il dorso, il collo, fino a intrappolare perfino l'armatura di Astaroth. Adesso, accanto al trono, vi erano due statue di ghiaccio spesse e luccicanti.
"Così non potrà più muoversi" disse il Maestro. "Mostrami la tua devozione, ora."
Lasciai svanire la mia aura e ripresi a respirare velocemente, le labbra tormentate, come se la mia gola fosse appena stata liberata da una presa di soffocamento. Feci un cenno con la testa in segno di ringraziamento e fissai la minaccia. Inarcai la schiena e con un balzo guizzai al soffitto; a quel punto caricai il braccio sinistro come una molla e, nella discesa, scagliai il pugno contratto sulla faccia di Astaroth.
Una esplosione di raggi accecanti proruppe dalla mia mano; frecce, lame e lampi di energia fenderono l'aria, mandando in frantumi le due lastre di ghiaccio. Venni scaraventato all'indietro sul pavimento, adesso colmo di frammenti nivei e acuminati. Mi levai in piedi in fretta, quasi con imbarazzo, e feci un inchino.
"Ecco, mio Signore. Il vostro desiderio è stato esaudito."
"Ben fatto, Giuda. Ora sei pronto."
A un tratto le schegge presero a vibrare, sussultare, fluttuare nell'aria.
"Pronto per cosa?"
"Pronto per essere eletto quarto cavaliere dell'apocalisse."
"Io? Cosa?"
I frammenti di ghiaccio, sospesi a mezz'aria nella stanza, si sciolsero sul pavimento in un liquido melmoso, agglomerandosi in un'unica soluzione che crebbe fino al soffitto. Tra lo stupore e l'inquietudine, Astaroth si ricompose in sella al suo cavallo, in carne e ossa.
"Astaroth!" esclamai, indietreggiando di due passi.
Sono stato preso in giro.
"Davvero credevi di potermi uccidere?" mi chiese.
Il suo tono di voce era tranquillo, arrochito. Come quello di un vecchio.
"In questo luogo la morte potrebbe essere considerata un sollievo," riprese a dire Astaroth "se si considera che questa galassia è la nostra casa, ma anche la nostra prigione. Ecco perché nessuno di noi può morire, qui, ma possiamo invecchiare, smarrire la ragione... o perdere la voglia di vivere. Ma tu no. Non hai nessuna condanna da scontare, ed è per questo che io ti addestrerò, e farò di te un guerriero che non prova dolore. Un combattente che non prova pietà. Un condottiero fedele alla sua Stirpe. Un generale in grado di guidare gli altri tre cavalieri dell'apocalisse. E il terzo giorno, quando sarai sul campo di battaglia, il Messia rimpiangerà di non essere passato dalla nostra parte quando ne ha avuto la possibilità."
Rimasi interdetto. Non avrei mai pensato che il mio destino fosse così ricco e prestigioso. Adesso capivo la messa in scena della morte di Astaroth: il Principe voleva mettere alla prova la mia devozione.
"Giuda!" esclamò il Maestro. "È giunto il tuo momento. Inginocchiati ai piedi del trono."
Accolsi con entusiasmo l'ordine ricevuto e piegai la testa verso il basso, in ginocchio. Un sospiro lungo, cavernoso e afono fece tremare l'aria, dopodiché il principe del Male disse:
"O, Spirito dell'apocalisse,
invoco il tuo ausilio e la tua assistenza.
Che in questi anni d'indugio
ti ho fatto dimenare,
che in quest'universo ostile
tu possa tornare.
O, Spirito dell'apocalisse,
in questo giorno di festa ti lascio ammirare,
un nuovo cavaliere degno da incoronare".
Il Maestro strinse le sue catene in uno stato di profonda meditazione e improvvisamente una folata di vento frustò le pareti della cattedrale. In mezzo a noi nubi cineree diedero vita a spiriti multiformi e lampi di luce esplosero intorno al trono. Poi, nell'atmosfera umida e pesante, un gonfiore verdastro palpitò di vita; un'altra raffica d'aria scese dal lucernario, si fiondò sul mio petto e lo trafisse.
L'energia dello Spirito dell'apocalisse mi sollevò al soffitto, tuonò nel mio cuore e mi investì di una forza meravigliosa. Qualche secondo dopo la stanza era tornata al suo assetto originario e, scosso da brividi di eccitazione, sorridevo disteso al suolo. Adesso ero Giuda, Dominatore dell'Aria e quarto cavaliere dell'apocalisse.
"Astaroth!" pronunciò Satana. "Non avere pietà di Giuda. Adesso, fuori di qui. Vi osserverò dal campanile."
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