Prigionieri

Erano passati tre giorni, tre giorni di prigionia in quella squallida cella. Tre giorni in cui erano stati impotenti, a guardare in silenzio il giorno che si alternava alla notte da una minuscola finestrella. Jack era molto preoccupato: non vedeva i ragazzi da un bel po' di tempo e questo lo stava mandando in crisi. Stava andando a grandi passi al villaggio, quando una terribile fitta al petto lo costrinse a fermarsi. Il grande fiore soffriva, e lui con esso. Un dolore atroce si diffuse dal petto fino alla testa: cercò velocemente un posto riparato, poi vi si accasciò e perse conoscenza. Intanto una figura incappucciata era entrata nella cella e aveva slegato i polsi ai ragazzi:
- Andatevene - disse solo. Loro esitarono, sorpresi. Vennero spinti fuori a forza, e allora non ci pensarono più. Si misero a correre per i corridoi deserti, senza guardarsi indietro. La luce del sole li schiaffeggiò con violenza, beffandosi dei loro occhi non più abituati agli spazi luminosi. Rabbrividirono: la temperatura era calata notevolmente. Brutto segno.
- Oh no! - esclamarono all'unisono. Se faceva così freddo, significava che le operazioni erano cominciate.
- Dobbiamo trovare Jack, subito - disse la ragazza, battendo velocemente le palpebre per non mostrare gli occhi lucidi. Avevano combinato un pasticcio e ora toccava a loro sistemare le cose, ma ci sarebbero riusciti?

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