C.1 Dimenticare tutto
Quattro anni dopo.
-Siete in ritardo- Borbottò un bambino di cinque anni, occhi verdi e pelle scura.
-Scusaci, Seiji.- Mormorò una bambina dai lunghi capelli ramati e gli occhi azzurri- Ma Sonnie ci ha fatto attendere.
Ran Akemi Kudo (chiamata da tutti Rachel), che aveva ormai cinque anni, arrivò con altre due ragazzine. Una aveva i capelli corti con un cerchietto, ma con gli occhiali. L'altra aveva i lunghi capelli neri legati in una coda, uno sguardo serio e degli occhi senza espressione.
-Smettila Rachel!- Sbottò Sonnie, che era identica a sua madre Sonoko- Non sapevo che mettermi! Tutto qui.
-Piuttosto, dov'è Conan?- Domandò Rachel a Seiji.
-Dove vuoi che sia- Sbottò il figlio di Heiji e Kazuha- A guardare i pesci in quell'acquario. Non sono riuscito a smuoverlo. Ma forse se ci provate voi otterremo più risultati.
Mei non se lo fece ripetere due volte, e si incamminò nell'acquario senza replicare.
Come molti avranno costatato, ognuno dei protagonisti principali, più Sonoko, aveva avuto un figlio o più. Però, Mei non era figlia di nessuno. Era stata trovata in fasce, un mese dopo la nascita di Conan, da Sarah. Era andata a Diagon Alley per fare un controllo della bacchetta, ed aveva trovato, verso Notturn Alley, un fagottino con la bambina che piangeva. L'aveva presa con se e tenuta come se fosse sua figlia, ma, nonostante ciò, la bambina era scostante e non parlava quasi mai. Quasi come Conan, dopo l'evento di quattro anni prima.
Finalmente lo vide. Era davanti alla vasca di un grande squalo, e lo fissava senza dire niente.
Lei gli si avvicinò, senza parlare. Lo affiancò e guardò l'enorme animale. Comunicavano così.
-CONAN!- Urlò Sonnie, andando ad abbracciarlo.
-Ah? Oh, ciao Sonnie.
-Era ora che ti svegliassi, amico! Sarah ci aspetta per il pranzo con gli ospiti. Se queste si sbrigano, forse ci arriviamo per natale- Ghignò Seiji.
Conan non si scompose, fece spallucce e li seguì. Rachel rimase a guardarlo: era cambiato molto. Da quella sera aveva perso tutta la sua vivacità. Per tre settimane non aveva toccato cibo, e si era rifiutato di uscire di casa. Non che Shiho stesse meglio, ma, dopo quasi un mese di apatia, anche lei si era scossa, e si era ricordata di avere due figli.
***
-Oh, siete arrivati!- Esclamò Sarah, vedendo arrivare i bambini.
Lei non era d'accordo nel far frequentare la piccola Sonnie ai ragazzi, ricordandosi quello che aveva fatto passare a tutti Sonoko. Ma alla fine aveva ceduto.
"Infondo" Pensava "Sonoko voleva portare a letto Shinichi. Non credo che Sonnie voglia fare la stessa cosa."
- Gli altri sono in ritardo zia?- Chiese Rachel, impaziente.
-Beh... Sì. Ma abbiate pazienza!- Li ammonì la strega- E andate a lavarvi le mani!
I bambini fecero come ordinato, ed in immediato andarono a sedersi ai loro posti. Si iniziava con Mei, poi Seiji, Rachel, Sonnie e Conan. Arrivarono i detective boys, ormai dodicenni, con il dottor Agasa. Arrivò anche Shiho.
La ramata sorrise tristemente a tutti, sedendosi a capotavola. Sarah andò a sistemarsi affianco a Kaito, che stava arrivando con Heiji e Kazuha.
Con un po' di imbarazzo, iniziarono a parlottare.
Era il solstizio d'autunno, e tutta la famiglia allargata era li per festeggiare. Solo Sonoko non venne, perché non era in buoni rapporti con la famiglia Kudo e perché suo marito Makoto aveva un torneo importante.
Mangiarono piatti italiani e piatti giapponesi. Ognuno aveva qualcosa da raccontare. Agasa raccontò delle sue invenzioni, e di come il suo robot domestico avesse sfondato gli incassi. Kazuha invece, era diventata dottoressa, e si occupava di ogni genere di malato. Dall'anziano al bambino in fasce. Shiho, Sarah, Heiji e Kaito, non avevano molto da raccontare, se non per i casi che risolvevano. Ma ci voleva molto più tempo di prima, per arrestare un criminale. I detective boys invece, avevano superato gli esami alle medie, e Mitsuhiko ed Ayumi facevano coppia, mentre Genta tentava di conquistare una ragazza.
Erano tutti felici.
Era come se la vita potesse andare avanti.
Senza di lui.
Perché Conan aveva l'impressione che addirittura sua madre, e le persone più care, cercassero di dimenticare suo padre Shinichi?
Fare finta che non fosse mai esistito, e che in realtà non c'era nessuna tomba al cimitero, con i resti del suo cuore? Lo aveva tenuto sua madre in mano, quella sera. Era l'unica cosa rimasta di lui. L'assassino aveva nascosto il corpo. L'aveva ucciso in modo così brutale, attirandolo con il diversivo dei genitori, che erano rimasti in America per tutto il tempo.
A volte voleva svegliarsi, e pensare che in realtà non fosse mai successo niente. Aveva provato a dimenticare, ma quando vedeva gi occhi di sua sorella, identici a quelli del padre, e quando si vedeva allo specchio, aveva solo voglia di spaccare tutto e urlare al mondo intero di odiarlo. Perché lui dava la colpa a tutti per quello che era successo.
-E voi bambini? Oggi che avete fatto?- Domandò improvvisamente il dottor Agasa.
Rachel stava per rispondere, ma venne interrotta bruscamente da suo fratello maggiore.
-Abbiamo cercato di far finta di niente, come sempre.
Rimasero tutti in silenzio, e lo guardarono.
-Scusate, non ho fame.- Mormorò il bambino, alzandosi da tavola e correndo in camera sua.
-Mi dispiace tanto per lui...- Mormorò Kazuha, mentre Shiho guardava suo figlio, con gli occhi pieni di lacrime.
***
Conan chiuse la porta di camera sua, e si accasciò a terra. Rimase per almeno cinque minuti in silenzio, poi si alzò, e guardò la foto incorniciata sulla sua scrivania.
Raffigurava lui e suo padre quella sera. L'aveva scattata sua zia, e lui la teneva sempre a portata di mano. La prese, e fissò per qualche secondo i loro volti identici e sorridenti. Nella sua testa si formarono immagini di una figura nera che sparava suo padre, mentre cercava la nonna. Poi, una volta finito, si portasse via il cadavere lasciando solo il cuore li...
Si morse il labbro fino a farlo sanguinare, con gli occhi verdi sgranati e pieni di lacrime. Prese la foto e la scagliò contro la parete, graffiandola, e riducendo in mille pezzi il vetro che proteggeva la foto.
Fissò inespressivo i vetri, poi, andò al balcone. Alcuni presenti al tavolo erano ancora immobili, mentre altri forse erano entrati in casa, perché non li riusciva a scorgere. Nessuno sembrava essersi accorto del suo scatto di rabbia. Solo Mei, lo fissava in silenzio.
Lui chiuse di scatto le tende della sua camera, e si buttò sul letto. Soffocando le urla e le lacrime nel cuscino.
Non sapeva, che in un paio di stanze dopo la sua, un'altra persona, con i suoi stessi occhi, era stesa su un letto a piangere e commiserarsi, per non essere intervenuta in tempo.
OK, questi capitoli forse saranno un po' corti e monotoni, ma non temete, è solo l'inizio.
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