Verità
Che bella sensazione, gli accarezzo i capelli mori, giocherellando con quei ricci che mi sono mancati così tanto. Dopo quel sì, l'ho abbracciato stringendolo a me quasi fino a fargli mancare il respiro e lui ha fatto lo stesso con me accogliendomi in camera per poi chiudere la porta con una spinta del piede. Da quel momento fino ad ora, le quattro di mattina, abbiamo passato la notte ad amarci fra le lenzuola di un letto singolo.
Ed ora, in intimità, la sua testa è sul mio petto mentre gli accarezzo i capelli.
- Allora perché mi hai lasciato?
Gli chiedo, avvicinando il viso a quei riccioli. Hanno lo stesso profumo di sempre. Taiki si mette seduto sul materasso, dandomi le spalle.
- Perché non possiamo stare insieme.
Poi mi dice.
- Come? E cosa ce lo impedisce?
- La mia famiglia, tu sai chi sono e cosa vogliono loro per me. A volte vorrei non essere nato.
Mi risponde mettendosi le mani sul viso, sconfortato. Gli abbraccio la schiena da dietro, la sua pelle è sempre calda.
- Non dire così, tu mi hai dato così tanto.
- Negli ultimi mesi proprio niente.
- Non è esatto.
- Sì, ti ho ferito in continuazione. Ti chiedo scusa, non so nemmeno io perché ho iniziato la storia con Miku. Forse volevo rimpiazzarti, ma questo non è possibile. Tu sei unica, Hana, e solo con te riesco a essere me stesso.
Si volta verso di me, mi guarda e mi stampa un bacio sulla fronte.
- Non ti preoccupare ti ho già perdonato.
Abbasso lo sguardo, sorridendo.
- Comunque, sei cambiata.
- Eh?
- Il tuo corpo è cambiato.
- Pervertito!
Esclamo, per poi coprirmi con il lenzuolo del letto. Taiki ride e dopo poco, anch'io. Mi erano mancati questi momenti. Sono così felice che potrei piangere.
- Però c'è un motivo, sai, se è cambiato.
Gli dico, tornando seria. Ho paura.
- Quale?
- Taiki, vedi, qualche settimana dopo che mi lasciasti, ho iniziato ad avere delle strane nausee.
Stringo il lenzuolo in un pugno.
- Ma ormai era tardi per tornare indietro, mi sono accorta dopo più di tre mesi che ero incinta.
Taiki mi guarda, attento ad ascoltare ogni parola che esce dalle mie labbra.
- È nata il 9 dicembre, si chiama Aika.
Aspetto una sua risposta, mentre tremo sotto le lenzuola.
- Lo sapevo già.
Poi mi dice e io sono spiazzata.
- Credevi davvero che evitandomi non lo avrei scoperto? Le persone parlano di te, Hana, non passi inosservata con un pancione. Quando sei tornata e ti ho rivista, volevo avvicinarmi a te, ma non sapevo come. Poi ci siamo visti in gelateria, ma mi sono sentito in colpa.
Ha ragione, sono stata ingenua, ma mi rincuora il fatto che Taiki abbia provato a riavvicinarsi a me per il bene di Aika e anche perché mi ama ancora, dopo stasera ne sono sicura.
- Aika, mia figlia.
Taiki dice, a bassa voce. Per poi lasciarsi andare dall'emozione liberando un sorriso sulle labbra che gli illumina il viso.
- Dov'è adesso?
- A casa mia.
- Andiamo da lei!
- Adesso? Taiki, sono le quattro passate!
- Non mi importa, voglio vederla!
Non mi aspettavo questa sua reazione euforica, rido fra le labbra mentre gli occhi mi si inumidiscono. Raccolgo le lacrime con le dita, sono proprio una piagnucolona.
- Hana, che cos'hai?
Taiki si avvicina a me, accarezzandomi il viso.
- Niente, sono solo felice.
- Oh, Hana, anch'io!
Mi accoglie nelle sue braccia.
🌸🌸🌸
Entriamo in casa, facendo piano, mano nella mano. Troviamo Akiko che dorme sul divano, coperta dal plaid. Quindi percorriamo in silenzio il piccolo corridoio che divide il soggiorno dalla zona notte.
Apro la porta della stanza da letto e lascio Taiki entrare per primo. Si avvicina alla culla lentamente e appena scorge Aika che dorme al suo interno, si mette le mani davanti alla bocca.
- È bellissima!
Sta per piangere dalla commozione.
- Vuoi prenderla?
- Posso?
- Sì, attento a non svegliarla.
Prendo con delicatezza il corpicino della nostra bambina fra le braccia, per poi appoggiarla su quelle di Taiki. La sta cullando, a vederli insieme mi commuovo anch'io.
- Perché non me l'hai detto?
Gli sorrido.
- Pensavo non mi amassi più, non volevo che tornassi sentendoti obbligato.
Si avvicina a me e, ancora con Aika in braccio, abbraccia anche me formando un bel quadretto di famiglia.
Delle lacrime cadono dai nostri occhi, ma sono di gioia.
Mi sveglio accanto a Taiki sul letto di casa mia, ancora vestita come la sera prima, con Aika in mezzo a noi. Li lascio dormire, mentre io mi alzo. In cucina Akiko ha comprato la colazione e ha lasciato in biglietto.
Sono felice che tu ce l'abbia fatta!
~Akiko
Lo sono anch'io!
Prendo una brioche dalla busta, ne do un morso per poi preparare il caffè. Distribuendo le paste su un vassoio vengo presa da Taiki in un abbraccio che mi fa sobbalzare all'improvviso, da dietro, e mi cade una brioche per terra.
- Buongiorno!
Mi dice in un sussurro all'orecchio, mentre mi bacia il collo. Questi suoi gesti d'amore mi provocano dei brividi lungo la schiena.
- Taiki, dai! Guarda cos'hai fatto.
- È solo caduta.
Si piega per prendere la pasta da terra, morde il cornetto rialzandosi.
- Ancora buona?
Gli chiedo.
- Sì!
Mi risponde con la bocca piena, gli sorrido. Mi prende fra le sue braccia e mi bacia passionalmente, lo ricambio. Ancora non ci credo, mi do un pizzicotto sul braccio ed è tutto reale. Taiki è con me, mi stringe a sé e mi dimostra il suo amore. Mi trascina sulla tavola mettendomi seduta, mi massaggia la schiena non staccando le sue labbra carnose ed affamate d'amore dalle mie. Questo caloroso e passionale abbraccio viene spezzato dal pianto isterico della nostra bambina, Aika.
- Poverina, l'abbiamo lasciata da sola sul letto.
Dico, con il respiro affannato. Scendo dal tavolo per andare da lei, ma Taiki mi ferma prendendomi il braccio. Mi volto a guardarlo.
- Vado io.
Mi dice, sorridendomi. Gli sorrido a mia volta. Resto in cucina a versare il caffè dalla moka in tre tazzine. Suona il campanello, apro la porta e Akiko come al solito entra chiedendo della piccina.
- È di là, con il suo papà!
Akiko mi sorride.
- Vedi che ti ha fatto bene uscire?
- Sì!
- Sei radiosa stamattina!
Poco dopo ci raggiunge anche Taiki, con Aika fra le braccia.
- Ah, buongiorno.
Distoglie lo sguardo altrove.
- Taiki non devi sentirti in imbarazzo, lei è la tata che bada alla piccola quando sono a lezione e a lavoro!
- Ah, piacere.
Continua a rimanere in disparte.
- Forza ragazzo, sono troppo vecchia per te?
- No, no, affatto! Solo che mi vedi solo adesso dopo un mese che è nata, non avrai una bella impressione di me.
- Sciocchezze! La tua donna mi ha raccontato tutto.
Akiko mi indica per poi rivolgermi un occhiolino. Taiki, rasserenato, posa Aika con delicatezza sul seggiolone a mano e si siede con noi a fare colazione.
🌸🌸🌸
Stiamo per uscire, ma Taiki non riesce proprio a staccarsi da sua figlia. Lo devo tirare fino alla porta.
- Dai, Taiki! Faremo tardi!
- Va bene, arrivo!
Dà un ultimo bacio alla piccola e finalmente usciamo. Percorriamo tutto il tragitto mano nella mano, proprio come quando andavamo a scuola insieme. Arrivati davanti all'università ci salutiamo e ognuno raggiunge la propria aula.
- Hana!
Mi chiama dalla parte opposta del corridoio, mi volto di scatto al suo richiamo.
- Ti amo!
Dice, per poi correre via. Mi fermo qualche secondo e sorrido come non avevo fatto da mesi.
Raggiungo l'aula della lezione di pianoforte, sono in ritardo di dieci minuti! Entro, dopo aver bussato, e il professore Nakamura mi guarda ma non mi riprende. Anzi, riesco a percepire il suo disagio nel suo sguardo dopo quello a cui ho assistito la sera prima. Anche Rika ne risente, ha cambiato posto: prima era di fianco a me, ora è tre posti più avanti. Mi conferma sempre di più che la sua, non era vera amicizia. Non vorrei, però, data la situazione che si è creata, che il professore non mi correggesse più o che mi dia dei voti alti per mantenere la mia bocca sigillata. Tanto comunque nel caso, non lo direi ad alcuno. Non ho avuto tempo di esercitarmi con La campanella in questi giorni e, difatti, il mio dubbio viene appurato: il professore fa finta di non notare i miei sbagli, è un comportamento che non sopporto. Mentre Rika è migliorata molto, mi chiedo come mai? Avrà preso ripetizioni speciali.
A fine lezione, mi soffermo a raccogliere gli spartiti dal leggio lentamente, aspettando che escano tutti tranne Rika e il prof.
- Non deve comportarsi così, con me. Non accetto favoritismi. Quello che ho visto rimane nella mia testa, non sono mai stata pettegola, con permesso, arrivederci.
Ed esco dall'aula.
All'uscita trovo Taiki ad aspettarmi, che bello! Ci incamminiamo insieme alla gelateria, tornando con le mani intrecciate sotto gli occhi di tutti. Scorgo Suwa e Miku che, appena ci notano, distolgono lo sguardo.
- Hanami!
Sento la voce di Rika chiamarmi alle mie spalle.
- Hanami, aspetta!
Mi fermo, mi raggiunge.
- Posso spiegarti.
Mi dice, con il fiatone reduce da una corsa. Decido di accettare le sue spiegazioni, una seconda possibilità non si nega a nessuno.
- Taiki, scusa, mi faccio accompagnare da Rika.
Gli dico.
- Ok, chiamami dopo. Ce l'hai ancora il mio numero?
- Ovviamente!
Mi saluta stampandomi un bacio sulla fronte. Riprendo a camminare al fianco di Rika, dopo essere uscite dal cancello rimane in silenzio.
- Allora?
- Capisco che sei arrabbiata, però non te l'ho mai detto perché avevo paura che mi potessi giudicare e abbandonare.
- Perché avrei dovuto farlo?
- Non ti conosco ancora bene, perciò non sapevo come comportarmi. Ti chiedo scusa.
- Cosa dovrei dirti io? Ti rendi conto che ti sei avvicinata a una ragazza madre? Quella ad aver paura degli abbandoni dovrei essere io, mica tu.
- Però non sei più sola.
- No, è successo tutto ieri sera.
Mi scappa un sorriso dalle labbra.
- E comunque io di me ti ho già raccontato abbastanza per farmi conoscere, quindi non trovare scuse! Ora dimmi di te, che per me sei un mistero.
- Io sono pericolosa. O meglio, mi metto sempre in situazioni pericolose.
- Ho notato!
Ridiamo insieme.
Arrivate in gelateria, preparo il solito gelato a Rika e ci soffermiamo a parlare al tavolino come sempre, quando c'è poca gente come oggi.
Mi racconta che da quando si è trasferita ha trovato nel professore Nakamura un sostegno, un amico e si sono innamorati, ma sono costretti a vivere il loro amore segretamente anche quando si vedono al di fuori delle mura universitarie.
- Lui è sposato.
Mi dice, abbassando lo sguardo sul legno bianco del tavolo.
- È un matrimonio infelice, il suo. La moglie è andata giù di testa dopo aver perso il figlio a causa di un aborto spontaneo, ma non può nemmeno lasciarla.
Nelle parole di Rika percepisco tantissima tristezza, le prendo la mano appoggiata sul tavolo.
- Ma non devi preoccuparti per me, te l'ho detto: essendo pericolosa, sono abituata a queste situazioni!
Alza il mento e mi guarda sorridendo. Le sorrido anch'io con dolcezza.
🌸🌸🌸
Torno a casa, sono esausta.
Preparo la cena e me ne vado a letto. Provo a chiamare Taiki più volte, ma ha sempre il cellulare staccato. Si sarà già addormentato?
Spengo la luce dell'abajour e chiudo gli occhi, addormentandomi con un sorriso.
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