Rifugio

Mi risveglio nel tepore delle coperte del letto accanto alla mia amica Miku, mi sento come se fossi ubriaca: ricordo pochissimo. Mi basta però strofinarmi gli occhi, che bruciano da morire, per ricollegare il perché non mi trovo casa mia, nel mio letto, con Taiki a fianco. Mi tiro su lentamente, mi appoggio allo schienale e resto immobile a guardare i raggi del sole che filtrano dalle persiane.

— Hana...

Mi volto verso la voce assonnata si Miku.

— Buongiorno.

Non le rispondo, anzi mi stringo in me stessa. Ieri sera quando sono tornate era tardi, circa mezzanotte, ma io avevo perso la cognizione del tempo. Mi hanno trovata rannicchiata su me stessa, proprio come sono adesso, con lo sguardo spento e perso, davanti alla loro porta. Mi hanno accolta nella stanza, sostenendomi con le braccia. Mi hanno coccolata con dolcetti che però non ho mangiato, poi ho provato a raccontare tutto, riniziando a piangere. Ero sconvolta, loro non erano da meno. Miku si è arrabbiata tantissimo, mentre Rika mi confortava accarezzandomi la schiena. Mi hanno fatto un thè caldo e poi sono rimaste sveglie finché non mi sono addormentata sul letto di Miku, ora è mattina presto e la sveglia non è ancora suonata.

— Vuoi rimanere qui, oggi?

Mi chiede Miku, sottovoce per non svegliare anche Rika. Scuoto la testa leggermente, non so nemmeno io cosa voglio fare.

— Qualunque cosa vuoi fare, non ti lasceremo sola. Stai tranquilla.
— E le lezioni?
— Per un giorno di assenza non muore nessuno.
— Allora aiutami a decidere cosa fare perché io non lo so proprio.

I miei occhi tornano lucidi e appoggio la fronte sulle ginocchia come per nascondermi, stringo gli occhi nelle palpebre e ascolto il mio cuore battere silenziosamente nel petto.

— Devi decidere tu, Hana.
— Be', almeno dimmi cosa faresti tu...
— Io lo cancellerei dalla mia vita, ma io sono io e non voglio condizionarti in questa scelta. Quindi prenditi il tempo che ti serve, ma devi essere tu a decidere.
— Concordo con Miku.

Sento anche la voce di Rika, allora alzo subito il mento e la trovo nel suo letto che si stiracchia.

— Scusa Rika, sarai stanchissima e con le mie chiacchiere senza senso ti ho svegliato.
— Non ti preoccupare! Allora, cosa facciamo oggi?
— Non lo so, scusatemi, ma pensare anche solo di uscire mi fa sentire male, dovrei decidere subito per il bene di Aika, almeno.
— Cosa c'entra Aika! Il coglione è lui, tu e la bambina non avete fatto niente!

Miku si altera sobbalzando sul materasso.

— Miku, ho capito che sei incazzata, credo che Hanami si riferisse al fatto che non vuole far soffrire la piccola, giusto?

Annuisco.

— Non voglio di nuovo sparire dalla sua vita, sono mancata nei suoi mesi più importanti finora, però non me la sento nemmeno di tornare a casa e vivere tutti insieme, come se non fosse successo niente.
— È più che naturale che tu ti senta così! Anzi, sapete che facciamo adesso?

Rika coglie la nostra attenzione, si alza dal letto pimpante e sorride.

— Andiamo a fare colazione, offro io!

🌸🌸🌸

Alla fine stiamo facendo colazione nel salotto del campus; appena abbiamo messo piede fuori si congelava e abbiamo optato per rimanere al caldo ordinando dolcetti e cappuccino su un'applicazione del cellulare che consegna a domicilio.

— Dai a Hanami della vecchia, poi appena senti un pochino di freddo, vuoi tornare sotto le coperte.

Rika scherza con Miku, che si è subito rimessa le ciabatte dopo essere rientrate. Le risponde con una smorfia prendendola in giro, mentre Rika prende dalla busta il suo cappuccino caldo, apre il coperchio del bicchiere di plastica e aggiunge lo zucchero che lentamente sprofonda nella schiuma di latte.

— Ma quanto ne metti? Ti verrà il diabete, che schifo!
— Parla per te, Miku! Hai i baffi di panna sulle labbra!

Rieccole che bisticciano, sembrano due bambine e mi fanno sorridere, da dentro. Non riesco ad esternare le mie emozioni, fisso il mio riflesso nell'infuso di the caldo nella tazza e noto il mio sguardo assente. Mi mancava passare del tempo da sola con le mie amiche così come sta accadendo adesso, anche se non avrei mai immaginato quello che è successo per essermi rifugiata da loro. La mia distrazione dura poco, perché sento il cellulare vibrare ripetutamente nella borsa. Qualcuno mi sta chiamando, lo prendo fra le mani e vedo il contatto di Taiki sullo schermo. Rifiuto la chiamata e poso il cellulare sul tavolo, con il display capovolto sul legno, ma poco dopo riprende a vibrare incessantemente. Miku e Rika smettono di stuzzicarsi e si accorgono che sto evitando le chiamate. Sta diventando fastidioso, Taiki non sembra volersi arrendere e continua a richiamarmi ad ogni minuto.

— Dà qua!

Miku mi porge la mano, ha un'espressione irritata sul viso. Credo che se le dessi il mio telefono, risponderebbe a Taiki per me prendendolo a male parole e vorrei evitare che si svegliasse tutto il campus a causa delle sue sbraitate.

— Prima o poi si arrenderà, lasciamo stare.

Miku ritira la mano e il cellulare smette di vibrare sul tavolo, riniziando dopo poco.

— Basta, ora metto il silenzioso.
— E poi? Spegnerai il telefono per tutto il giorno? Avanti dammelo, così gli dico di smetterla.
— No, non voglio sentirti mentre lo offendi.
— Che fai, adesso, lo difendi? Hana, ti è rimasto un briciolo di dignità?
— Che sta succedendo qui?

Impegnate a discutere sul da farsi con le chiamate di Taiki, non ci siamo minimamente accorte che un'altra persona è arrivata in salotto. Ci giriamo per capire chi è, si tratta di Suwa. È una situazione imbarazzante, mi appoggio al tavolo con i gomiti e mi corpo il viso con le mani.

— Hana, perché non sei a casa tua?

Mi chiede, sorpreso e allo stesso tempo preoccupato.

— Avanti, dammi quel cellulare che lo sistemo!

Esclama poi Miku, alzando la voce. Allora le indico di abbassare i toni avvicinando l'indice alla bocca.

— Parla piano o sveglierai tutti!
— Taiki, sono Rika.

Sia io che Miku ci voltiamo entrambe verso Rika, che ha preso il cellulare dal tavolo approfittando della nostra discussione accesa. Ha risposto con calma, anzi oserei dire con completa indifferenza.

— Cosa pretendi da lei? Anzi, se proprio vuoi renderti utile per adesso non continuare ad ossessionarla con queste chiamate, dalle tempo e lasciala stare.

Rika parla a Taiki freddamente, senza far trasparire alcuna emozione dal tono di voce.

— Per quello non devi preoccuparti, ti ricordo che Aika è nata a tua insaputa. Hanami sa benissimo prendersi cura di lei con o senza di te, non mi sembra il caso di parlare di questo come se fosse un problema. I problemi sono altri e, mi dispiace dirtelo, ma se non l'avessi ancora capito te lo dico io: tu ne sei la causa.

Sorseggia il suo cappuccino come se stesse intrattenendo una conversazione normale, io e Miku rimaniamo stupite dal suo atteggiamento impassibile e la ascoltiamo con attenzione.

— No Taiki, adesso basta. Sei adulto e devi prenderti le tue responsabilità in quanto tale. A me non interessa niente di tutto questo, non mi viene in tasca nulla. Te l'ho già detto e te lo ripeto per l'ultima volta: lasciala stare. Quando e se vorrà, sarà Hanami a cercarti, ma intanto non ti devi permettere di pretendere il suo perdono. Ti saluto.

Rika allontana il cellulare dall'orecchio e termina la chiamata, rimettendo il telefono suo tavolo. Taiki non chiama più, sospiro.

— Ok, qualcuna mi potrebbe spiegare?

Chiede Suwa, mi volto verso di lui e noto la sua espressione basita per poi abbassare lo sguardo.

— Ah, Suwa, ci sei anche tu.
— Miku, te ne sei accorta adesso?
— Grazie Rika.
— Scusami Hanami, non ce la facevo più a sentire la vibrazione e voi due discutere.
— Cosa ti ha detto?

Le chiede Miku.

— Scongiurava che Hanami tornasse a casa.
— Ah be', come la fa semplice!

Sospiro nuovamente.

— Ma cos'è successo?
— Suwa! Smettila di rompere!

Miku si agita nuovamente.

— Scusami Suwa, è un po' complicato.

Gli dico.

— Cos'ha detto di Aika?

Chiedo a Rika, con preoccupazione.

— Cose stupide e senza senso, non ha importanza.
— Comunque, pensavo di passare a prenderla a scuola e di tornare a casa con lei stasera. Non posso rifugiarmi qui per sempre, sarà lui ad andarsene nel caso.

I miei amici rimangono in silenzio, mi alzo dalla sedia sospirando.

— Andiamo a lezione, non riesco a pensare di non fare niente tutto il giorno, mi ammazzerebbe. Vado a prendere le cose a casa e ci vediamo lì.
— Ti accompagno!

Suwa mi propone.

— No, grazie Suwa, non ce n'è bisogno.
— E cosa pensi di fare se lo vedi?

Mi chiede Rika.

— Non lo so, penso basterà non guardarlo in faccia, in ogni caso non ci riuscirei.

Cade una lacrima dai miei occhi, me ne accorgo vedendo la goccia sulla moquette del pavimento.

— Oh, di nuovo.
— Hana...

Miku mi raggiunge e mi accompagna a prendere il cappotto in camera, convincendomi anche ad accompagnarmi a casa.

🌸🌸🌸

Entriamo e non c'è nessuno, Taiki e Aika sono già usciti per l'asilo. Mi sento sollevata, mi muovo in casa con leggerezza. Vado in camera a recuperare lo zaino, per poi tornare in sala e prendere gli spartiti appoggiati sul pianoforte. Prima di uscire, controllo di aver preso tutto guardandomi intorno e noto anche il mio anello sul tavolo. È rimasto lì da ieri sera, distolgo subito lo sguardo e stringendo la maniglia apro la porta, ma davanti a me compare Taiki. Avevo detto che sarebbe bastato non guardarlo in faccia, eppure me lo sono trovato davanti a sorpresa ed è stato inevitabile non incrociare il suo sguardo.

— Hana, sei tornata.

Miku dietro di me, mi prende la mano e mi trascina fuori di casa con sé.

— Aspetta, Hana!

Taiki mi prende l'altra mano e mi trovo bloccata fra loro due.

— Lasciami.
— Voglio solo parlare, per favore.
— Non adesso.
— Ti prego.

Lo sento stringermi la mano, non sembra aver capito che vorrei me la lasciasse. Mi irrigidisco e strattono via la sua presa, liberandomi in un secondo. Il suo tocco non mi ha fatto assolutamente piacere, anzi mi ha disgustato.

— Non voglio parlarti, non voglio vederti! Lasciami stare!

Gli ulto contro con rabbia, lascio anche la mano di Miku e scappo giù dalle scale correndo via, la mia amica mi segue. Ecco, sto di nuovo piangendo, spero non mi abbia visto, non voglio dargli questa soddisfazione. Proprio così: non voglio che sappia che ho pianto tutta la notte per lui e che anche adesso lo stia facendo. Anzi, voglio imparare ad essergli indifferente proprio come lo è stata Rika stamattina. Almeno per ora, vorrei non provare nessun sentimento per Taiki come se fosse un estraneo per me, invece sto male proprio perché lo amo. Arrivo alla fine delle scale, davanti al portone aperto trovo Suwa seduto sugli scalini. Appena sente i miei passi frettolosi dietro di lui, si alza subito e si volta verso di me. Mi guarda preoccupato, ha seguito me e Miku dal campus e ha sentito tutto da qui, mi dà quest'impressione. A vederlo così davanti a me, non riesco a trattenermi da andargli incontro e liberare tutte le mie lacrime mentre mi tiene fra le sue braccia. Poco dopo ci raggiunge anche Miku, la sento sospirare dietro di me.

— Non puoi venire a lezione così, se dovesse cercarti sarai sola e non credo tu riesca a reggere, Hana.

Mi dice, effettivamente ha ragione, ma non so che fare.

— Ci penso io a lei, non preoccuparti.

Poi propone Suwa, appoggiando il mento sulla mia testa. Sobbalzo, sono così scossa che non ho fatto caso a essere ancora nelle sue braccia. Mi scanso subito, asciugandomi gli occhi dalle lacrime con le dita.

— Che ne dici, Hana? Ci prendiamo un giorno di libertà?

Suwa mi sorride, fa di nuovo la parte del mio angelo custode. Guardo Miku, cercando in lei una risposta, non sono davvero capace di scegliere da sola in queste condizioni.

— Devo andare allo studio di registrazione a incontrare Yui, potete venire anche voi!
— Oh no, io non vengo, non riesco a sentirti chiamare Suwa-chan per tutto il giorno, mi spiace.

Miku ridacchia.

— Hana, tu vai pure. Svagati, Yui è una tua amica e non la vedi da un po', no?

Annuisco.

— Perfetto, se hai bisogno puoi comunque scrivermi e correrò da te! Ma non penso succederà, sei con Suwa, posso fidarmi.
— Grazie di tutto, Miku.

Prima di andare, Miku si accerta che smetta di piangere e, cogliendomi di sorpresa, mi abbraccia. Non me lo sarei mai aspettato da lei, è la prima volta che succede: Miku è una ragazza che fa molta fatica a dimostrare i suoi sentimenti nei gesti e questo abbraccio è stato spontaneo, devo proprio essere in una situazione penosa se Miku si è spinta a tanto, però mi ha fatto piacere.

🌸🌸🌸

Io e Suwa siamo rimasti soli, lungo il tragitto verso lo studio non abbiamo spiccicato una parola. Io mi sento in imbarazzo con lui e probabilmente Suwa non sa cosa dirmi dopo quello che ha sentito dalle scale o forse non vuole farmi soffrire chiedendomi nuovamente cosa sta succedendo nonostante sia preoccupato per me, non escluderei quest'ultima opzione: Suwa è sempre premuroso nei miei confronti, non farebbe mai niente che possa turbarmi. Faccio bene a svagarmi? Non so nemmeno cosa ci faccio qui in questo studio di registrazione, mi sto trascinando pur di non pensare al da farsi. Non va bene, dovrei decidere e chiarire subito la situazione con Taiki, ma non c'è niente di chiaro in tutto questo! Non è possibile sopprimere quello che è successo, sarebbe bello avere una gomma che cancella gli errori, la regalerei subito a Taiki e dopo tutto tornerebbe come prima. Ma anche cancellando, non posso escludere che poi non sarebbe successo più avanti. Dagli errori si impara, dicono, proprio perché portano via quello a cui si tiene di più e per non perdere tutto un'altra volta si evita di ripetere lo stesso errore. Insomma, Taiki doveva proprio tradire me per capire che il tradimento è sbagliato. Ora rischia di perdermi per sempre nonostante il futuro che stavamo costruendo insieme, perché l'ha fatto? È colpa sua, certo che lo è, ma perché è arrivato a farlo? Se mi fossi comportata diversamente con lui, forse... i pensieri nella mia testa circolano come maree, è impossibile fermarli. Sono così concentrata a cercare di trovare una soluzione a questo casino o di rispondere alle mie domande che mi ammutolisco completamente, le mie labbra sono serrate e il mio sguardo sempre più perso nel vuoto. Guardo davanti a me, ma non mi focalizzo su niente.

— Vuoi qualcosa da bere?

La voce di Suwa mi riporta alla realtà, l'ho seguito in questa sala d'attesa per inerzia, mi sono seduta sulla poltroncina perché l'ha fatto anche lui prima di me, ero completamente immersa nei miei pensieri senza accorgermi di quello che avevo intorno. Alzo lo sguardo davanti a me e noto una porta nera chiusa, la luce rossa sopra ad essa indica che all'interno si sta registrando. Probabilmente si tratta di una nuova canzone di Yui.

— Cosa?

Suwa mi ha chiesto qualcosa, ma non lo stavo ascoltando. Mi sorride dolcemente.

— Tranquilla, fra poco vedremo Yui e ti lascerò con lei. Così non ti sentirai più costretta a stare con me per forza.

Non aveva detto questo, era una domanda. Ma dicendomi questo, capisco che l'ho fatto sentire inadeguato e di ciò me ne dispiaccio tantissimo.

— No, Suwa, non mi obbligata. Scusami se ti ho dato quest'impressione, ma sto cercando di capire cosa sia meglio fare.

Torno con lo sguardo abbassato sulle mie gambe piegate e sospiro, vedo Suwa avvicinarsi a me con la coda dell'occhio e poi chinarsi di fronte a me.

— Io non so cosa sia successo, ma se non vuoi parlarne perché ti fa soffrire non voglio insistere.

La mia teoria viene confermata, non mi ha chiesto nulla per non vedermi star male.

— Però se mai ti sentirai pronta a parlarne e dovessi avere bisogno di aiuto, sai che puoi sempre contare su di me. Ok?

Suwa mi sorride di nuovo, mentre i miei occhi tornano lucidi. Vorrei parlargliene, però mi risulta più difficile farlo con lui. È il mio migliore amico, ma io per Suwa sono più che un'amica e non vorrei che dicendoglielo si possa sentire felice per se stesso. Non sopporterei questa cosa, anche se conoscendo Suwa non penso sia un atteggiamento che gli si addica. In ogni caso, affrontare il discorso con lui mi spaventa. È complicato.
La porta davanti a noi si apre ed esce Yui, ci trova così: io lacrimante e Suwa piegato di fronte a me che prova a consolarmi.

—Suwa-chan! Hana... cosa le hai fatto?

Yui corre subito da me, mostrando il broncio a Suwa.

— Non è colpa sua, Yui, non preoccuparti.
— Ah, menomale!

Yui sospira.

— Ho quasi finito, volete venire in studio a sentire in anteprima la mia nuova canzone?

Yui ci porge un occhiolino, noi accettiamo e subito dopo mi prende la mano trascinandomi nello studio con sé. Io e Suwa rimaniamo dalla parte della registrazione, mentre Yui torna a cantare davanti al microfono. Si mette le cuffie, parte la musica e lei intona la sua canzone. Il testo racconta la fine di una relazione, è proprio accurata vista la mia situazione attuale. Riprende con parole dolci tutti gli aspetti della vita di una coppia, ritrovo anche quelli che condividevo con Taiki e senza accorgermene faccio un po' mia questa canzone. Ascoltiamo in silenzio, osservo Yui metterci tantissima passione: chiude gli occhi per concentrarsi e talvolta stringe il bastone del microfono nella mano, si vede bene che queste parole scritte da lei derivano da esperienze vissute. Seppure sia così giovane, ha già conosciuto il dolore nell'amore. A fine registrazione siamo usciti a prendere un thè caldo, Yui racconta che la preparazione del nuovo album è conclusa e che ora è più libera. Noi le raccontiamo della casa famiglia fondata da Rika e chiacchieriamo davanti ai pasticcini.

— Vuoi dirmi che è successo?

Di punto in bianco Yui mi porge questa domanda, rimango un po' sorpresa.

— Sì, insomma, stiamo divagando, in realtà te lo volevo chiedere prima.
— Be', è complicato...
— Dai Yui, non insistere, non sono affari tuoi.

Le dice Suwa, con tono serio.

— Va bene, scusami se mi sono impicciata.
— Non ti preoccupare, non è che non voglio dirtelo, è complicato come ti ho detto. Non riesco a crederci, non so cosa fare.

Ed ecco che, di nuovo, i miei occhi reagiscono alla sofferenza.

— Scusate.

Mi copro il viso con le mani asciugando le guance.

— Quando avrai trovato le parole, sappi che sarò sempre disponibile ad ascoltarti!

Mi dice Yui, la guardo e accenno un sorriso.

🌸🌸🌸

Si è fatta l'ora di andare a prendere Aika, Yui ha preso un taxi mentre Suwa mi sta accompagnando all'asilo. Appena la bimba mi vede mi corre incontro, accogliendola fra le mie braccia sento la sua forte stretta come se non volesse più staccarsi da me.

— Hanami!

Sento chiamarmi dalla sezione, è la maestra Isabel. Mi avvicino tenendo Aika per mano.

— È successo qualcosa? Aika oggi non ha praticamente parlato, né mangiato niente.

Mi guarda con preoccupazione, mentre io tengo gli occhi bassi sulla mia bambina.

— Abbiamo un po' di problemi a casa, ma sono cose che si risolvono! Hai sentito, Aika? Non farmi preoccupare così, dai, vedrai che andrà tutto bene!

Sorrido a mia figlia, Isabel mi guarda insospettita notando che sono accompagnata da Suwa. Non ci do troppo peso, ma mi si gela il sangue vedendo lo sguardo perso di Aika.

— Ciao piccola!

Suwa esclama, ma anche lui capisce che in lei c'è qualcosa che non va vedendo nessuna reazione nei suoi confronti. Mi guarda, io osservo Aika e le stringo la manina nel palmo.

— Andiamo a casa.

Arrivati davanti al palazzo, cerco le chiavi nella borsa mentre Suwa bada Aika davanti al portone.

— Trovate!

Le infilo subito nella serratura.

— Hana, sentimi un po'.

Mi fermo voltandomi verso Suwa.

— Sto un po' qui per accertarmi che il rientro sia sicuro, qualora non dovesse esserlo mandami un messaggio e vengo su. Va bene?
— Ok, grazie. Andiamo, Aika.

Salendo le scale la sensazione di inquietudine di stamattina ritorna, cosa devo aspettarmi in casa? Apro la porta con la chiave, entriamo e domina il silenzio, non c'è nessuno. Trovo solo una lettera sul tavolo della cucina, sopra ad essa il mio anello.

Per Hanami

C'è scritto sopra, è la calligrafia di Taiki. La sbusto subito, ne leggo il contenuto.

Mi dispiace per quello che è successo, ma per quanto possa ripeterlo capisco che tu non voglia vedermi adesso. Perciò rispetto il tuo rifiuto nei miei confronti e vado via, starò dai miei genitori per un po', verrò per stare con Aika quando me lo dirai tu, ti chiedo solo di concedermi del tempo da passare con nostra figlia. Aspetto i tuoi tempi, quando sarai pronta per parlarne correrò da te. Non ti sto chiedendo di prendere tempo per riuscire a perdonarmi, perché so di essere imperdonabile. Spero solo che non vedendomi tu riesca a non odiarmi, perché io ti amo e voglio passare la mia vita al tuo fianco. Dirtelo così, in questa situazione, ti sembrerà assurdo e ridicolo, ma è la verità. Sono stato davvero stupido, ma non intendo giustificarmi come ti ho già scritto.
Potranno passare anche anni, ma non importa. Io ti aspetto e in cuor mio spero di non aver mandato tutto all'aria per il mio errore.
Con la speranza di sentirti presto, ti chiedo di dare un bacio alla piccolina da parte mia e di dirle la verità. Se non ci riesci da sola, possiamo farlo insieme. È piccola, ma la sua testolina è grande e ho paura che continuando a nasconderle le cose importanti possa vivere dei traumi.
A presto,
Taiki.

Poso la lettera sul tavolo, riprendo la busta e gliela infilo dentro aggiungendo anche l'anello per poi posizionare il tutto sullo scaffale fra i libri di musica. Mi sono sentita sollevata entrando in casa e non trovare nessuno, leggendo la lettera ancora di più. È un bene che Taiki abbia scelto di allontanarsi, almeno posso stare tranquilla per così dire, però il lato negativo di tutto ciò si riversa proprio in Aika. Taiki ha ragione, è meglio dirle cosa sta succedendo, però non so come fare, devo preparare questo discorso in modo da non traumatizzarla.
Lavando i piatti lasciati nel lavello da stamattina mi ricordo di Suwa, corro davanti alla finestra del salotto per controllare se è ancora davanti al portone e sì, c'è tuttora. Mi affaccio per chiamarlo.

— Tutto bene?
— Taiki non c'è.
— Ah, bene, no?
— Sì...
— Dai allora vado, se ti serve qualcosa scrivimi!
— Va bene, grazie per oggi.
— Figurati, per me è un piacere! Allora, ciao!
— Ciao.

Osservo Suwa allontanarsi sulla strada verso il campus, socchiudo la finestra aspettando che svolti l'angolo della via. Proprio poco prima, spalanco nuovamente i vetri e mi sporgo all'esterno.

— No, Suwa!

Esclamo così forte che penso mi abbia sentito tutto il vicinato, che imbarazzo. Noto il mio amico voltarsi appena mi sente e tornare indietro di corsa.

— Sì?
— Puoi restare?

Vedo il grande sorriso di Suwa da quassù.

— Arrivo.

Gli apro il portone dal citofono e lo aspetto davanti alla porta, guardo dallo spioncino le scale e quando la sua figura le copre lo accolgo in casa. Suwa entra ed io richiudo la porta dietro di me, si accomoda nel salotto chinandosi verso Aika sul suo tappetino colorato.

— Scusami.

Gli dico, so che mi sto comportando da egoista perché il senso di colpa dentro di me è fortissimo.

— Ma dai, Hana, te l'ho già detto che mi fa piacere!

Mi siedo anch'io sul tappeto e insieme giochiamo con Aika, mi sento bene quando con me c'è Suwa: ogni ostacolo sembra più facile con lui, anzi è proprio così e me l'ha dimostrato più volte. Mi terrò vicina a lui e so che andrà bene, con Suwa mi sento al sicuro.

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