Fiducia

Una giornata come le altre, ma con la tensione per Taiki. Tornerà? Dovrò chiamarlo?
Nemmeno oggi ho lezione, questo secondo semestre mi occupa solo due giorni a settimana. Sono al campus, con Miku e Rika.

- Dici davvero?
- Sì sì, ecco qua!
- Ma chiederanno solo agli studenti del quarto anno, sicuramente.
- Ma dai Rika, non lo vedi che li hanno dati a me?
- Però mi sembra strano. A te no, Hana?

Ho l'ansia a mille.

- Hanami?

Le dita di Miku mi picchiettano il naso, riportandomi alla realtà.

- Sveglia? Parliamo con te.
- Ah! Scusate.
- Figurati, sempre sulle nuvole stai.
- Rika, non è vero! Sono solo in ansia.

Sono anche molto irascibile, le mie dita sono tutte mangiucchiate.

- Hey, calmati. Andrà bene, ci siamo noi con te.
- Ha ragione Miku, dai non pensarci.

Sbuffo, come faccio a non pensarci? Come possono essere così sicure che andrà bene? Cosa ne sanno loro?

- Vado a farmi un giro, magari suonando mi passa.
- Veniamo con te?
- No vado da sola, grazie Rika.

Mi alzo dal divano e percorro il viale che divide il campus dall'università, a passo lento.
Fa proprio freddo, oggi. Il cielo è coperto, è di quel colore indefinibile così bianco ma anche così grigio. Sembra voglia far nevicare da un momento all'altro.
Taiki... ma dove sei.

🌸🌸🌸

Qualcuno si sta esercitando ne Lo Schiaccianoci, sento suonare la danza degli zufoli in lontananza. Seguo quella melodia e mi ritrovo in platea, saranno sicuramente delle prove per un concerto che si terrà a breve, ne fanno tantissimi proprio qui. Il nostro teatro non è grandissimo, ma, essendo l'università storica, i concerti sono all'ordine del giorno.
L'orchestra è tutta riunita, decido di sedermi ad ascoltare per distendere i nervi.
Appena mi metto comoda, vedo un gruppo di ballerine entrare sul palcoscenico e rimango sorpresa da quella visione. Allora non è solo un concerto, ma un balletto! Che cosa strana, forse era di questo di cui parlavamo Miku e Rika. Le ballerine indossano dei tutù colorati e sembrano leggere come piume, saltano fra le piroette e passi di danza ma non fanno il minimo rumore, si sentono solo gli strumenti suonare.

- Hey, ma cosa fai? Non si può!

Il direttore d'orchestra mi richiama e io, da brava imbranata, manco avevo capito che stesse parlando con me.

- Ah, mi scusi! È che non sapevo che...
- Vai via, non voglio che sia tu a disturbare le prove del balletto che si terrà domani sera. Non lo sapevi?
- Veramente no.
- Se ci tieni tanto ti do due biglietti, ma ora fuori di qui!

Mi ha proprio mandato via, era arrabbiatissimo. Come al solito ho fatto una delle mie figure, sospiro. Non mi lasciava nemmeno il tempo di rispondere, aveva proprio una gran fretta di cacciarmi. Però ho ottenuto due biglietti, pur non chiedendoli. Sono felice di questo!
Ne ho due, chi potrei invitare? Il mio primo pensiero va a Taiki, chissà se è tornato. Non mi risponde nemmeno ai messaggi, oltre alle chiamate. Meglio andare a controllare di persona.

🌸🌸🌸

- Hana!

Stavo proprio uscendo dal dormitorio maschile con l'angoscia addosso per non aver trovato Taiki, quando mi appare davanti Suwa.

- Ah! Ciao.

Non so bene come comportarmi con lui, dopo tutto quello che è successo.
Faccio per ignorarlo continuando a camminare lungo il viale per andarmene da quel posto che mi ha portato un altro dispiacere.

- Hana, aspetta. Possiamo parlare?
- Non saprei proprio di cosa dovremmo parlare, quello che penso lo sai.
- Vorrei cercare di rimediare, me lo permetti?
- Senti Suwa, non è il momento.
- E invece è il momento in cui hai bisogno dei tuoi amici, ma come al solito ti chiudi e costringi te stessa a stare sola.
- Amici? E tu saresti mio amico dopo quello che hai detto ai tuoi, di amici? Dopo esserti vantato di aver passato il tempo con una perditempo, che poi sarei io? Tu che mi vieni a parlare di amicizia, è il colmo.
- Ok, ho sbagliato e lo ammetto! Cosa posso fare per riavere la tua fiducia? Io voglio essere tuo amico. Posso anche mandare a quel paese i miei amici per te, posso fare qualunque cosa tu mi chieda. Però, per favore, puoi perdonarmi?
- Se è il perdono che vuoi, ti perdono. Io però non riesco a basare l'amicizia su questo, ma piuttosto sulla fiducia. Cosa che di te non riesco ad avere più. Perché se tu preferisci avere degli amici con cui collezionare perditempo da una notte come trofei, mi dispiace, Suwa, io non riesco ad accettare o ad avere persone così spregevoli nella mia vita. Se rivuoi la mia fiducia te la devi guadagnare, ciao.

Se pensavo che Suwa fosse un falso, ora penso sia un imbecille. Chiedermi scusa non basta, è così ovvio.
Torno a casa, voglio passare la giornata davanti alla tv a distrarmi, ma più faccio zapping più non riesco a decidermi. A quest'ora del pomeriggio ci sono solo telegiornali o programmi di cucina, io non ho nemmeno fame.

Si tratta di fiducia, valore ormai sconosciuto dall'umanità. Io non mi fido più di nessuno: né di Miku, che pensa solo a sé stessa per arrivare in alto; né di Rika, che ha in testa solo il suo amato professore, né di Suwa, lasciamo proprio stare lui; né di Akiko, che non è nemmeno in casa; né di Taiki, su di lui ci sarebbe una lista infinita per definire la mancanza di fiducia da parte mia. Mancanza accentuata da questa sua sparizione improvvisa, mi sento presa in giro.
Non ci capisco più niente, vorrei solo dormire per non pensare. E così faccio: prendo le goccine e mi butto a letto.

🌸🌸🌸

Ma quanto ho dormito? Sono le 10 di mattina, di sabato, quindi, facendo due calcoli: più di 20 ore. Mi sento rincoglionita. Mi tiro su, con i vestiti tutti stropicciati e i capelli che mi fanno sembrare una pazza.

- Ah, buongiorno!

Akiko mi accoglie in sala con Aika in braccio. La mia bambina mi guarda stranulata.

- Ah.
- Scusa per ieri, eravamo a fare la spesa, vero Aika?
- Ma no, figurati.

Mi verso del caffè nella tazza e lo porto in camera.

- Sicura di star bene? Ti stai trascinando i piedi come uno zombie. Non hai intenzione di mangiarci il cervello, vero?
- Sì, sto bene e no, non pratico cannibalismo. Prima di tutto, prenderò un'aspirina.

Mi gira la testa, non mi sono mai sentita così male nemmeno post sbornia, non posso mica andare a lezione così. Ah, ma oggi è sabato e non ho lezione. Bene, me ne starò a letto tutto il giorno a riprendermi dal sonnifero.
Apro la borsa per prendere il cellulare ma scivolano fuori dei biglietti. Li prendo e mi ricordo del balletto, dovevo pensare con chi andarci. Prendo il cellulare e non ho chiamate né messaggi arrivati. Avrei preferito non svegliarmi, decido di fare una doccia.

🌸🌸🌸

Sono le quattro del pomeriggio, la giornata passa lentamente a non fare niente, non ho voglio di fare nulla, nemmeno di suonare il pianoforte, aiuto Akiko con le faccende di casa.

- Aki, so che è con poco preavviso, ma stasera fanno uno spettacolo a scuola e ho due biglietti, vuoi venire?
- E Aika?
- Ah, giusto, ma dove ho la testa.
- Pensavi di andare?
- Non se sono da sola.
- E Taiki?
- Scomparso.
- Un'altra volta?
- Ormai da qualche giorno, martedì è una settimana.

Sospiro.

- Vacci lo stesso.
- Dove?
- Allo spettacolo!
- E Aika?
- Be', la porti con te!
- Una bambina di neanche un anno a un balletto? Verrò espulsa.

Akiko ride.

- E perché, scusa? Lo sai che non piange mai, poi le piace pure la musica!
- Sì, ma ci sono tantissime persone, non vorrei si spaventasse e iniziasse a piangere.
- Ti fidi così poco della tua bambina?

Io che non mi fido di nessuno, ma nemmeno di Aika?

- Ma sì che mi fido, però che è imprevedibile.
- Ma ci sei tu con lei, sei il suo punto di riferimento. Con te non piangerà mai, anzi, si divertirà tantissimo e guarderà tutti i colori delle ballerine con gioia! Devi avere fiducia in Aika, almeno in lei. È parte di te, tu strilleresti mai a un concerto?
- No, che domande!
- E allora, dai!

Decido di dar retta alle parole di Akiko e preparo Aika per l'occasione. Indossa un vestitino rosa tenue che la fa sembrare una bambola. Io invece opto per un completo elegante da giacca, pantaloni scuri e décolleté. È da prima della gravidanza che non porto delle scarpe col tacco, spero di saperci ancora camminare senza fare figuracce. Stendo Aika sul passeggino ed esco, pregando qualcuno lassù perché vada tutto bene.
Arrivate all'università ci guardano tutti, ci sono altri bambini ma più grandi di Aika. Mi sento osservata e a disagio, ma allo stesso tempo tranquilla e fiera di mostrare la mia bambina.
Mi si avvicinano i professori che mi avevano sempre visto col pancione, per congratularsi con me per il purissimo bocciolo a cui ho dato vita, così la chiamano. Li ringrazio cortesemente, per poi entrare in teatro. Scorgo Miku e Rika che saluto con un cenno di testa, avendo le mani occupate dal dolce peso di Aika. Vengono verso di me per coccolarla e decidiamo di sederci vicine. Io sono seduta sulla poltrona più esterna, così nell'evenienza che Aika pianga, spero vivamente di no, sarò pronta a darmela a gambe in fretta. Adagio Aika sulle mie gambe e proprio in quel momento le luci si spengono, le prendo le manine infondendole sicurezza e va tutto bene. Entra il direttore d'orchestra, quello che mi aveva sgridato durante le prove e tutti applaudiamo per poi far tornare il silenzio. Parte la musica e si apre il sipario.
L'armonia di questo momento mi trasmette una pace interiore indescrivibile: le ballerine dai colori brillanti, la musica, Aika che è completamente assorta dallo spettacolo, l'odore del feltro; finalmente dopo cinque giorni non penso a niente e riesco a rilassarmi. Mi ha fatto bene venire qui, aveva ragione Aki.

🌸🌸🌸

Dopo una buona mezz'ora di applausi dalla fine dello spettacolo, usciamo dal teatro per riunirci tutti nella sala sorseggiando champagne. Mi sento stanca di tenere Aika in braccio, così vado a riprendere il passeggino nel guardaroba. In fila davanti a me trovo il direttore d'orchestra che chiacchiera con i colleghi dell'orchestra, si accorge di me solo perché porto una neonata in braccio.

- Ma tu!
- Buona sera maestro.

Lo saluto, balbettando dall'imbarazzo.
- Non dirmi che hai portato questa bambina al balletto?
- Sì, certo, è mia figlia, ma è stata molto buona e le è piaciuto tantissimo, vero amore?

Aika sbatte le manine, vedendo tutti applaudire penso abbia imparato a farlo, mi fa sorridere.

- Oh, scusami per ieri! Eravamo tutti un po' nervosi alla vigilia del concerto.
- Posso immaginarlo, non si deve scusare, anch'io prima di un concerto sono parecchio tesa.
- Ma sei una musicista?
- Pianista, sono al primo anno.
- Ma non mi dire! Allora scusami due volte, di solito non tratto in questo modo i colleghi!
- Non si preoccupi!
- E questa bimba qui, come si chiama?

Chiede, rivolgendosi ad Aika.

- Aika, molto piacere signore!

Ridiamo.

- Watanabe, la rovina di nostro figlio.

Quelle parole, quella voce dietro di me, mi gelano il sangue. Mi volto, con il terrore nel cuore, e mi trovo davanti i genitori di Taiki.

- Appena ho sentito il nome della bambina ho realizzato, allora è vero quello che dice Taiki?

Allora l'ha detto.

- Non è, invece, che lo vuoi incastrare con i tuoi trucchetti da ragazzina come hai sempre fatto? Voglio fare il test del DNA alla bambina, non credo alla tua versione dei fatti, non ci crederò finché non vedrò le analisi. Ti sarai sicuramente divertita con qualcuno e ora pensi di approfittartene di Taiki, è così ammettilo!
- Basta, cara, non è il luogo né il momento.

La riprende il marito.

- Perdonatemi marchesi, avete qualche problema con la ragazza?
- Eccome direttore! Questa ragazza è una poveretta senz'arte né parte, che pretende di potersi sposare con nostro figlio nonostante lui sia già fidanzato dalla nascita!
- Ma come, la ragazza non ha chiesto di avere una bambina, non è colpa sua.
- E di chi sarebbe allora? Di nostro figlio che l'ha fecondata? È da anni che questa nullità si approfitta di Taiki, per il suo nome e le sue ricchezze!
- Questo non è vero!

Esclamo, per contrastare la cattiveria di quella che dovrebbe essere la nonna di mia figlia, la discussione si conclude con il pianto impaurito di Aika. Ci guardano tutti a causa del chiasso che sta facendo, ma in questo momento non sono in grado nemmeno di calmare me stessa. Le lacrime scendono anche dai miei occhi, mentre guardo in basso il pavimento per non incrociare di nuovo quello sguardo colmo di disprezzo nei miei confronti.

- Adesso basta, mamma.

Mi volto di nuovo e vedo Taiki, era dietro di me e ha ascoltato tutto.

- Te l'ho già detto milioni di volte. Non sposerò Lilina, le voglio bene ma sono innamorato di loro.

Taiki si mette davanti a me, come per proteggermi.

- Hanami e Aika sono la mia famiglia adesso, se non riesci ad accettarlo rinnegherò il mio nome. Il mio posto è con qui, non con l'eredità che mi spetta.

Mi abbraccia, calmando con delle carezze sia me che nostra figlia.

- Taiki, non capisci, ti sta usando.
- No, papà. Se Hanami ha deciso di tenere la bambina e di non dire niente è perché il suo amore per me è autentico. Siamo innamorati, è questa e solo questa la verità.

I suoi genitori non hanno avuto il coraggio di ribattere, ma tutti in quel guardaroba percepivano l'odio nei loro sguardi.

- Ora, se volete scusarci, è tardi e dobbiamo tornare a casa per mettere a letto Aika.

Ci incamminiamo verso l'uscita, dopo aver recuperato il passeggino.
Taiki si volta dando un ultimo sguardo a quella che è la sua famiglia.

🌸🌸🌸


Siamo a letto, nudi e abbracciati, cercando di prendere sonno per dormire, ma né io né Taiki riusciamo a chiudere gli occhi.
Mi viene da piangere ripensando alle parole che ha usato sua madre per ridicolozzarmi davanti a tutti, fra i singhiozzi Taiki mi stringe a sé dandomi dei piccoli baci sulla schiena.

- Scusami.

Poi mi dice.

- L'importante è che tu adesso sia qui, con noi.
- Certo, non me ne andrò stavolta.
- Sei sicuro?
- Sì.
- Ma i tuoi genitori voglio davvero fare il test di DNA?
- Sì, ma io so che Aika è mia figlia. Quindi non permetterò che le torciano anche solo un capello.
- Ho paura.
- Non devi, sono stato molto chiaro.
- Loro non ci vogliono insieme.
- Ma io sì!

Mi spinge verso di lui per poi mettersi sopra di me e guardarmi negli occhi.

- Hana, quello che pensano loro non mi interessa, non importa. Io sono qui perché ti amo, per te andrei contro alla mia famiglia. Non mi piegherò mai più al loro comando, mai più.

Le lacrime a poco a poco, dopo le sue parole, non scendono più.

- Mai più?
- Mai più, ora siete voi la mia famiglia.

Mi sorride, mi adagio sul suo petto e chiudo gli occhi. Mi accarezza la testa e ci addormentiamo, lasciando scivolare l'ultima lacrima sul cuscino.

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