Famiglia

Mattina nuovolosa di fine febbraio, io, Taiki e la nostra Aika siamo in attesa per una visita dalla pediatra. Alla piccolina stanno crescendo i dentini, è un periodo in cui non fa altro che piangere dal male, ma non è possibile dare medicine a bambini così piccoli come lei, perciò abbiamo prenotato la visita. Cosa si fa in questi casi? Chi lo sa, lo sapremo solo dalla dottoressa.

- Ono Aika?

Ecco, entriamo.

- Buongiorno, grazie per averci dato la disponibilità di una visita con così poco preavviso.
- Ma si figuri, signorina Watanabe. O dovrei dire signora Ono?

Chiede, rivolgendo un'occhiata dubbiosa a Taiki.

- Non siamo ancora sposati, ma speriamo di esserlo presto!

Le risponde, lievemente imbarazzato.

- Ah, capisco. Allora vediamo un po' questi bei dentini.

Alla fine il mio dubbio era fondato, non possiamo curarla con le medicine. Però ci ha consigliato di comprarle dei giochini gommosi per attutire il dolore mangiucchiandoli.
Appena usciti dalla clinica ci siamo infatti diretti al centro commerciale della zona. Per quest'occasione, siamo tornati a casa dato che la dottoressa è molto amica di mia madre. Non è solo un caso, siamo qui anche per mettere le cose in chiaro con i suoi genitori. Infatti, domani ci incontreremo con loro sperando che capiscano una volta per tutte. Io spero anche che accettino nostra figlia come loro nipote e che la smettano di creare tensione, non voglio che Aika cresca con la stessa ansia che ho provato io.

🌸🌸🌸

L'esame di pianoforte è andato bene! Sono contenta di questo perché il professore adesso mi vede sotto una luce diversa. È rimasto sorpreso, ma non mi ha dato il voto più alto anche se secondo Miku lo meritavo, comunque non mi posso lamentare. Sì, con tutto quello che ho dovuto sopportare con quel brano, il voto più alto mi avrebbe sicuramente appagata al cento per cento, ma anche così va bene.
Con Taiki abbiamo approfittato anche della pausa delle lezioni che si divide dagli esami e questa settimana la passeremo qui con l'agitazione per l'incontro, ma anche con tutti i ricordi della nostra storia.
Conosciamo questa piccola periferia come il palmo delle nostre mani, in ogni angolo di essa mi sembra di rivedere la nostra immagine impressa nel passato: due ragazzini ingenui, legati da un amore ancora immaturo, correre per il viale oppure mangiare un gelato sulla panchina del parco o ancora andare su una bicicletta insieme. Mi scappa un sorriso sulle labbra ripensando a quei giorni di pura spensieratezza.

- Chi ti seguirà in composizione?

Taiki mi riporta alla realtà.

- Allora è proprio vero che saremo seguiti privatamente?
- Sì, a me hanno assegnato Ichinose e a te?
- Anche a me, non credevo fosse sul serio a mo' di lezione privata.
- La composizione è molto personale, a me piace così. Non mi sentirei a mio agio nel comporre i miei brani con altri studenti.
- In effetti hai ragione, dobbiamo comporre qualcosa entro la fine del semestre, che stress!
- Non ci hai mai provato?

Ride di me per prendermi in giro, lo so che lo fa per scherzare ma sento lo stesso un leggero fastidio a questa sua battuta.

- No, Taiki! Sai, non ho avuto tanto tempo libero con Aika mentre tu mi ignoravi!
- Come sei permalosa!

Mi prende la mano e mi tira a sé per poi abbracciarmi.

- Dai, lasciami.
- No, sei in trappola.

Sbuffo.
Mi prende il viso tra le mani e mi guarda sorridendo.

- Muso lungo.

Dice, per poi stamparmi un bacio sulle labbra. Subito dopo quel gesto gli sorrido anch'io.

- E tu invece, ci hai mai provato?
- Certo che sì! Un giorno di questi ti faccio sentire qualcosa.

Alza la testa fiero di se stesso. Come al solito, si dà tante arie. Stavolta rido io per prenderlo in giro.

🌸🌸🌸

- Mamma, siamo a casa!

Mi tolgo le scarpe appena entro, per mettermi le ciabatte.

- Già qui? Pensavo faceste un giro.
- Ha iniziato a piovere, purtroppo.

La mia bimba sorride alla nonna.
Mentre Taiki si fa una doccia io aiuto in casa, la cucina di mia madre è sempre la migliore. Il profumo della zuppa di miso per tutta la casa mi inebria le narici.
Anche mio padre rientra da lavoro, appena mi vede mi saluta con euforia.

- Hana, che bello tornare a casa e vederti qui!

Mi dice stritolandomi in un abbraccio.

- Dai, papà, smettila!
- Perché? Ormai non sei più incinta quindi posso abbracciarti forte come quando eri piccola!

Ci prende di sorpresa Taiki sulle scale, ridendo per tale dolcezza.

- Oh, Taiki! Come va? Com'è andata dalla pediatra?
- Bene, Aika sta lottando con i suoi primi dentini.
- Ah, mi ricordo quando crebbero alla mia piccola Hana!

E torna a stritolarmi.

- Ginta, insomma! Quante volte ti ho detto di non entrare con l'ombrello in casa, sgocciola dappertutto!
- Meiko scusami, ma appena ho visto la nostra bambina non ho pensato ad altro che abbracciarla!
- Hana non è più una bambina!

Io e Taiki ridiamo mentre i miei genitori bisticciano.

🌸🌸🌸

È mattina del grande giorno: il confronto. Quando sono in ansia per qualcosa mi sveglio sempre prima. Persino i miei genitori sono ancora a letto, allora decido di preparare la colazione per tutti.
Mi piacerebbe suonare per distendere i nervi, ma il mio pianoforte a muro l'ho portato con me quando ho traslocato.
Questa casa è rimasta senza musica, mi dispiace di ciò. Quando mio padre tornava da lavoro gli suonavo sempre qualcosa per fargli tornare il buon umore, quando mia madre faceva il bucato le facevo compagnia suonando qualcosa e lei canticchiava la melodia che sceglievo.
Si sentiranno soli senza di me? Mi chiedo, riempiendo di caffè la moka. Mi faccio prendere dalla malinconia preparando l'omelette, era la colazione che mia madre mi preparava ogni mattina. Faccio cuocere il riso, preparo il brodo e tutti questi profumi mescolati mi riportano ancora al passato.
Mi ricordo il mio primo giorno di scuola al liceo, anche quella mattina mi ero svegliata prima e avevo preparato la colazione. Poco dopo si era svegliata anche mia madre, rimproverandomi perché stavo bruciando l'omelette. Questa volta sarà una frittata buonissima, senza bruciature. La giro un paio di volte e voilà, la servo in un piatto per poi posizionarlo sul tavolo, coperto per trattenere il calore.

- Buongiorno Hana!

Eccola qui.

- Giorno mamma!
- Sei mattiniera!
- Volevo preparare la colazione.

Sto mentendo ma non voglio farla preoccupare, lo è già abbastanza.
Le verso il caffè in una tazzina e taglio una fetta di omelette che sposto su un piattino, affiancata a una cucchiaiata di riso; da parte in una ciotola metto il brodo.

- Non sono la regina di Inghilterra, tesoro, rilassati.
- No, faccio io. Rilassati tu, per una volta.

Taglia con la forchetta l'omelette e la avvicina alla bocca.

- Morbidissima, brava Hana!
- Stavolta non l'ho bruciata!

Sorridiamo insieme sorseggiando caffè.

🌸🌸🌸

Io e Taiki siamo appena usciti di casa, abbiamo l'incontro a casa sua alle undici. Dopo la pioggia di ieri sera, è uscito un bel sole. Fa ancora abbastanza freddo, ma è una giornata stupenda.
Abbiamo ancora un'ora di svago, camminiamo a passo lento. La scuola in cui ci siamo diplomati è a metà strada fra casa mia e sua, decidiamo di fare un salto per perdere tempo. È passato un anno ma è rimasta uguale: il cortile, il cancello, i muri disegnati dagli studenti. Mi ricordo quanto Taiki abbia dovuto litigare con i suoi genitori per frequentare la mia stessa scuola, ricordo il punto esatto del cortile in cui mi disse che non mi amava più, mi metto a fissarlo senza accorgermene con una sensazione di paura. In quel momento avevo perso tutto: lui e anche i miei amici poco dopo perché ero incinta. Non voglio che si ripeta mai più, ma finché abbiamo i suoi genitori contro è ancora tutto appeso a un filo sottile.

- Hana?

Taiki mi prende la mano.

- Non succederà più.

Mi trascina a sé.

- Ti amerò per sempre.

Una lacrima mi scivola dagli occhi dopo questa sua frase.

- Ti amo Taiki.

Mi asciugo il viso dalle lacrime e lo guardo negli occhi, poi lui mi bacia dolcemente.

- Andiamo in aula di musica?
- Possiamo?
- Se non lo diciamo a nessuno!

Si mette l'indice davanti alle labbra e mi fa sorridere, Taiki ha sempre infranto le regole a scuola per farmi contenta. Chiedeva di andare in bagno dopo che lo chiedevo io, sapendo che potevamo uscire solo uno alla volta, ma si inventava sempre delle scuse credibili; origliava nello spogliatoio delle ragazze nelle ore di educazione fisica per vedermi in intimo fino a farsi scoprire dalla sottoscritta ed ero tutto fuorché contenta, quel giorno non gli parlai fino alla fine delle lezioni e non tornai a casa con lui da quanto ero arrabbiata! E, adesso, che non siamo più due studenti di questo liceo entriamo di nascosto nell'aula di musica con Aika nel passeggino.

- Che stai facendo?

Taiki apre il pianoforte e abbassa la sordina.

- Te lo avevo detto che ti avrei fatto sentire qualcosa di mio, no?
- Ah, giusto!

Mi siedo accanto a lui su uno sgabello, pronta ad ascoltare il brano di Taiki. È molto bello, alterna parti molto dolci e delicate a forti e veloci. È proprio nello stile di Taiki, con la sordina abbassata non rende al cento per cento, ma è lo stesso eccezionale. Riesce ad esternare le sue emozioni sui tasti di un pianoforte, Taiki è sempre stato così. La rabbia che porta dentro si percepisce in queste note, la rabbia di avere una famiglia che non l'ha mai apprezzato e l'ha sempre trattato come una pedina.

- Ha ancora molto da sistemare, ma ecco.
- Come l'hai chiamato?
- Amaro.

Gli sorrido, per poi alzarmi e mettermi seduta alla sua destra. Gli prendo la mano e appoggio la testa sulla sua spalla.

- Chissà se c'è ancora il quadrifoglio.

Nella primavera del nostro terzo anno di liceo, alla quarta ora di un venerdì come gli altri avevamo supplenza. Siamo usciti in cortile di nascosto a cercare quadrifogli e quando Taiki ne trovò uno me lo aveva regalò. Al quinto anno abbiamo nascosto quel quadrifoglio che avevo tenuto con cura per due anni fra le corde del pianoforte per lasciare un ricordo del nostro amore in questa scuola.
Taiki si alza e apre delicatamente la coda, cercando con lo sguardo fra le corde.

- Eccolo lì!

Esclama, tutto contento. Mi alzo anch'io e do una sbirciata.

- È vero!
- O non accordano da due anni, o l'abbiamo nascosto proprio bene!

Ridiamo, gli prendo la mano e gliela stringo, si avvicina a me e mi bacia con passione.

🌸🌸🌸

La villa degli Ono è monumentale, mi è sempre sembrata una reggia. Il cuore mi batte forte nel petto, spingo il passeggino ma mi tremano le gambe. Entriamo in casa, ad accoglierci troviamo due maggiordomi che ci prendono i cappotti per poi accompagnarci in sala al cospetto dei genitori di Taiki.

- Prego, potete sedere.

Ci accomodiamo attorno a un tavolo tondo, prendo Aika in braccio per poi adagiarla sulle mie gambe.

- Vi abbiamo chiesto l'incontro per parlare del nostro futuro. Anzi, per mettere in chiaro il nostro futuro insieme. Come ti aspetterai, mamma, abbiamo ricevuto l'invito del matrimonio. Non si terrà, mai. Ho parlato con Lilina e anche lei si è opposta.

Taiki parla con fermezza e determinazione, mentre i suoi genitori ci squadrano.

- Taiki, come al solito, metti in atto la trasgressione. Anche se non possiamo ritenerci contenti, omai hai deciso.

A queste parole del padre, un velo di tristezza mi copre il volto.

- Perché non dovreste essere felici? Io lo sono.
- Perché non è quello che speravamo per te.
- Non conoscete nemmeno Hanami, non sapete quanto mi renda felice ogni giorno. Se quello che speravate per me era una vita felice accanto alla persona che amo e che mi ama, allora è esattamente ciò che mi riserva il futuro.
- E la bambina, hai scoperto se è tua a tutti gli effetti?
- No, mamma, non mi serve un'analisi per capire se Aika è mia figlia. Non intendo procedere con il test, Hanami non sta mentendo.

La madre di Taiki si alza dalla sedia, per poi avvicinarsi verso di me. Scruta Aika e torna seduta.

- È troppo grassa, non la sta crescendo bene.
- Questo non è assolutamente vero, non ti permetti di offenderla così.

Risponde Taiki.

- Smettila, per favore, noi siamo qui per cercare di andare tutti d'accordo.
- Mi scusi marchesa, accetterà Aika come sua nipote?

Facendomi coraggio, le chiedo ciò per cui sono venuta.

- Non la accetterò finché non avrò la certezza che sia di mio figlio.
- Va bene, faremo il test.
- Ma Hana!
- Quando vedrà il risultato delle analisi, la accetterà?
- La accetterò quando vi sposerete.
- Abbiamo intenzione di sposarci, mamma.
- Finché non lo sarete quella bambina per me non sarà altro che un'estranea.
- Ueno, adesso basta. Nostro figlio e questa ragazza continueranno a lottare, diamogli una tregua. Quella bambina se è, come dicono, nostra nipote, abbiamo dei doveri in quanto nonni.
- Non crederai mica alle parole di quella ragazza, vero Hatori?
- Ti sei dimenticata delle difficoltà che abbiamo passato anche noi, come loro? Non voglio far ripetere a due ragazzi così giovani la stessa esperienza, perciò io le credo.

Il padre di Taiki mi guarda, poi si focalizza su Aika e le sorride.

- Non preoccuparti, Hanami, mia moglie cambierà idea. Nel mentre che questo accada, puoi stare tranquilla. Fai parte della famiglia.

Sorride anche a me. A quelle parole mi alzo delicatamente dalla sedia e mi inchino leggermente, con Aika in braccio.

- La ringrazio, marchese!
- Chiamami pure Hatori, ora sei una di noi.
- Ringrazio anche la signora Ueno, allora.

La madre non mi risponde.

- Grazie, papà. Sapevo che almeno su di te avrei potuto contare.
- Saremmo lieti di conoscere i genitori di Hanami, fatemi sapere una data e faremo un bel pranzo qui.
- Certamente, saranno contenti di saperlo.
- Posso familiarizzare con mia nipote?
- Certo!

Mi avvicino verso Hatori e lascio Aika sulle sua gambe. Io e Taiki guardiamo nostra figlia fra le braccia di suo nonno, sorridiamo e ci teniamo per mano. Sono felice che suo padre abbia acconsentito a far entrare me e Aika come membri della famiglia Ono, anche se la signora Ueno non sembra felice di ciò.
Poco dopo essere usciti dalla villa, Taiki mi ha rasserenato dicendomi che suo padre riesce sempre a convincere la madre.

- A cosa si riferiva quando ha parlato di difficoltà?

Gli chiedo.

- Loro si sono innamorati, seppure fossero destinati a sposarsi con altri. Le famiglie non hanno mai accettato la loro unione e alla fine si sono sposati di nascosto, rinnegarono il nome e da quel giorno si sono costruiti a stenti la vita finché mio nonno morì. Mia nonna andò in depressione e pregò mio padre di tornare, senza mia madre. Lui accettò dopo essere stato obbligato e minacciato, rimasero cinque lunghi anni separati fino alla morte di mia nonna. Un anno dopo nacqui io.
- Caspita.
- Già, per questo non riuscirò mai a capire l'egoismo di mia madre. Con quello che ha passato, mi ha sempre costretto a una vita di obblighi e doveri, la stessa da cui lei era scappata. Ma andrà meglio, ora.
- Sì.

Gli sorrido. Decidiamo di sederci sulla panchina del parco, per guardare il laghetto come facevamo un tempo davanti a un cono gelato.

- Manca solo una cosa.

Mi dice.

- Cosa intendi?

Taiki si alza e lo vedo inchinarsi davanti a me, prendendo fuori una scatola rossa vellutata dalla tasca della giacca. Incantata dai suoi movimenti improvvisi, mi pizzico il braccio per avere la conferma di ciò che sta accadendo.

- Watanabe Hanami, vuoi sposarmi?
- Sì!

Dalla felicità che provo, mi alzo di scatto dalla panchina facendo così cadere a terra il cono per poi abbracciare Taiki con tutta la forza che ho.

- Sì, sì, sì!

Rimaniamo abbracciati per qualche minuto, a baciarci con passione, finché Taiki mi prende la mano e infila l'anello nel mio anulare. Subito dopo torno a stringerlo.

- Ti amerò per sempre, Hana.
- Anch'io!

🌸🌸🌸

Siamo pronti per ripartire, alla stazione siamo stati accompagnati da entrambe le famiglie. I nostri genitori si sono conosciuti e, nonostante la disapprovazione della signora Ueno, si sono accordati per dividere le spese di Aika come farebbero degli ottimi nonni. Finalmente sono serena sotto questo aspetto e ancora emozionata dalla proposta di Taiki, ci sposeremo e saremo una famiglia a tutti gli effetti.

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