Crescita
Alla fine abbiamo deciso di andare alla festa delle matricole al campus, abbiamo chiesto ad Akiko se può tornare a prendersi cura della piccola Aika stasera e lei ha accettato con grande gioia. Stanno per finire le lezioni, subito dopo andremo al campus tutti insieme. Non vedo l'ora di divertirmi un po' insieme al mio fidanzato e ai miei amici!
— Mi raccomando esercitatevi bene per il concerto di capodanno!
Il professore Nakamura conclude così le sue ore di lezione. Ogni anno l'università prepara un concerto durante la serata del 31 dicembre e sorteggia il corso che suonerà davanti al pubblico, questa volta è stato assegnato al secondo anno, ovvero il mio, e ognuno di noi si sta preparando. Io mi esibirò in un duetto di pianoforte e violino con un ragazzo di nome Ren. Non sono ancora stata chiamata per provare insieme a lui, ci hanno affidato il Chiaro di Luna di Debussy e per adesso mi sto esercitando da sola fra la lezione della mattina e quella del pomeriggio in cui ho due ore buche. Vorrei davvero conoscere il prima possibile Ren, è stato il primo classificato fra i violinisti all'esame d'ammissione! Riprendo gli spartiti dal leggio e aspetto la mia amica Rika per uscire insieme dall'aula e ritrovarci con gli altri fuori, come sempre. Appena arriviamo, notiamo di essere le prime allora aspettiamo con pazienza anche gli altri. Miku e Taiki ci raggiungono poco dopo, ma lei, invece di stare con noi si fionda nelle braccia di un ragazzo molto alto e imponente che stava proprio poco più in là. Li vediamo abbracciarsi e baciarsi, scambiandosi sguardi di complicità e io rimango sorpresa.
— Ma come, non ti ha mai parlato di Edward?
Mi chiede Rika, notando la mia reazione.
— Ah, una volta gli sono andata contro mentre camminavo, che figura.
Rika e Taiki ridono, poi vediamo i due tornare verso di noi.
— Comunque no, non so niente di lui.
— Anche lui è musicista, è già laureato e sta girando il mondo!
Mi racconta Rika con entusiasmo.
— Ah ma dai, cosa suona?
— Pianista, ovviamente.
— Ah be', si sono proprio trovati allora.
— Sì sì, infatti la vedo molto contenta.
— Anch'io, sono felice per lei!
— Scusate, non lo vedevo da un po'.
Miku ed Edward arrivano a braccetto.
— Giusto, non ti ho presentato: lei è Hanami, la seconda me.
— Che significa?
Le chiedo, guardandola con perplessità.
— Io sono la prima, tu la seconda! Sarà sempre così, devi abituartici.
— Ah, sì sì, ora capisco. Be', se è per quello, mi sono già abituata da tempo!
Edward ridacchia.
— Comunque piacere, sono felice di conoscerti e scusa per l'altra volta.
— Non ti preoccupare. Piacere mio, Miss Hanami.
Mi sorride. Ci incamminiamo verso il campus, Suwa e Yui ci raggiungeranno più tardi.
— Miss?
— Sì, anche a me ha dato della miss le prime volte che lo vedevo, poi gli ho detto che poteva chiamarmi semplicemente Rika.
— Ah, però!
Chiacchiero con Rika spettegolando di Edward durante il tragitto, scopro che ha origini tedesche e che si atteggia da gentiluomo, ma che in realtà nasconde un carattere simile a quello di Miku: impulsivo e scherzoso.
🌸🌸🌸
Appena dentro al salone del campus, veniamo accolti dal caos più totale. Ci sono bicchieri di plastica ovunque, sul tavolo alcuni ragazzi si stanno esibendo in giochi alcolici e il pianoforte al centro del salotto è perennemente occupato. C'è un chiasso pazzesco, mi sembra di essere tornata alle feste del liceo.
— Che casino!
Mi urla nell'orecchio Taiki, se parliamo con un tono di voce normale non riusciamo a sentirci.
— Vuoi da bere?
— Una birra per favore!
I ragazzi ci lasciano e vanno a ripescare delle birre per tutti, noi ragazze invece ci accomodiamo su alcune sedie libere. Miku è l'unica a non sedersi, ma va a dare fastidio al pianista che sta suonando Per Elisa. Taiki ed Edward tornano poco dopo, non faccio in tempo a sorseggiare la mia birra che noto Miku chiedermi di raggiungerla agitando la mano.
— Scusate, vado a vedere che combina.
Mi alzo dalla sedia e vado da lei.
— Oh, birra, grazie Hana!
Miku prende la bottiglia di birra dalla mia mano e la beve, anche se quella era la mia.
— Allora, cosa c'è?
— Hanno proposto una sfida, ma vinceremo noi! Se Per Elisa è il meglio che sanno fare.
Miku, competitiva come sempre, lancia frecciatine al ragazzo seduto sul seggiolino.
— Rimane uno dei brani più belli mai composti dal Maestro Beethoven, non riuscirai mai a coglierne la poesia finché rimarrai così tanto ossessionata dalla tua insaziabile smania di successo.
La risposta della matricola spiazza completamente Miku, le ha detto in modo elegante di non essere all'altezza con il sorriso sulle labbra e gli occhi chiusi continuando a fare scivolare le dita sui tasti. Vedendo la faccia pietrificata di Miku soffio una risata fra le labbra, poi mi guarda e noto il suo sguardo ardere di sfida.
— Oh no.
Capisco subito le sue intenzioni, non gliela farà passare liscia. Miku allora sale in piedi su una sedia e cattura l'attenzione di tutti.
— È in corso una sfida!
Esclama davanti ai presenti.
— Io e Hanami contro questa matricola e un volontario!
Poi Miku mi indica e io rimango paralizzata, non volevo partecipare!
— Ognuno dei partecipanti si esibirà con un brano classico, fra i più noti dei grandi Maestri. La votazione avverrà per miglior riscontro del pubblico!
Tutti nel salone acclamano l'inizio della sfida, credo sia tardi per tirarsi indietro. Nel mentre il ragazzo ha trovato il volontario pronto ad aggiungersi alla gara e Miku scende dalla sedia.
— Era proprio necessario includere anche me?
Le chiedo, Miku appoggia la mano sulla mia spalla e mi guarda dritta negli occhi.
— Non possiamo perdere contro delle matricole, dai il meglio di te.
Sospiro nuovamente alzando gli occhi al soffitto.
Arriva il mio turno, sono l'ultima a suonare. Finora abbiamo raggiunto la parità e dipende tutto da me, mi sento il fiato di Miku sul collo. Si è esibita con La Turca di Mozart, quasi a rispondere alla frecciatina elegante che il ragazzo le aveva fatto prima. Ha suonato divinamente, come volevasi dimostrare. I nostri due rivali, invece hanno scelto Satie e Schumann. Regolo il seggiolino e mi preparo per iniziare, respirando lentamente cercando di rilassarmi anche se ho gli occhi di tutti puntati su di me, curiosi di vedere come finirà. Inizio a suonare il Notturno di Chopin, uno dei miei brani preferiti in assoluto: lo stesso che ho portato all'esame d'ammissione, il mio cavallo di battaglia. L'ho suonato così tante volte per esercitarmi al meglio e lo so a memoria, credo che lo stesso sia valso anche per i ragazzi prima di me e per Miku. Giochiamo tutto sui nostri punti di forza. Sento solamente il suono cristallino delle note sui tasti del pianoforte, il silenzio dei miei spettatori si è fatto più intenso da quando ho iniziato a suonare. Non so cosa pensare, starò andando bene? Devo mettercela tutta e dare il meglio di me.
Finisco, mi sono impegnata tantissimo e ho anche sudato, mi volto verso il mio giovane pubblico che non applaudisce subito. Sospiro, devo essermi troppo fatta condizionare dalla tensione e non ho raggiunto i loro cuori come avrei voluto. Proprio quando mi alzo, però, tutti i ragazzi presenti mi acclamano in un applauso assordante: alcuni mi urlano "bravo", chi era seduto si alza in piedi, noto i due ragazzi della sfida arrendersi dopo tale riscontro del pubblico e il mio gruppo di amici che esulta per la vittoria. Li raggiungo e facciamo un brindisi in mio onore, mi sento un po' in imbarazzo ma anche serena nel non aver deluso le aspettative di Miku. Dopo aver preso un bel sorso di birra dalla bottiglia, scorgo, nell'angolino proprio dall'altra parte della sala, Suwa e Yui, anche loro acclamanti nei miei confronti. Vado da loro.
— Quando siete arrivati?
— Proprio quando hai iniziato a suonare, sei stata bravissima!
Mi risponde Yui, parlandomi nell'orecchio ad alta voce per contrastare gli applausi. La ringrazio ed infine li porto dagli altri.
🌸🌸🌸
La serata continua dopo il grande scalpore della sfida, abbiamo smangiucchiato un po' di pizza e ora sono a rilassarmi nella sala con Suwa, mentre qualcuno suona ancora al pianoforte. Gli altri sono in giro, chi a fare qualche gioco, chi alla toilette, chi nel giardino a fumare.
— Come va?
Mi chiede.
— Sono un po' stanca, credo che fra poco andremo, tu invece?
— Tutto bene, grazie.
— Suwa?
Sospiro e mi guarda perplesso.
—:Non far soffrire Yui, per favore.
Suwa mi porge un sorriso strano, mi dà l'idea di non capirmi.
— Intendo, lo sa che non è una cosa seria, per te?
— Ah, intendi quello!
Sembra sollevato dopo la mia domanda, adesso sono io a non capire.
— Sì, è stata lei a dirmelo. Per contratto non può permettersi di avere una relazione.
Non me l'aspettavo.
— E a te va bene così?
— Sì, le voglio bene, niente di più.
— Ah ok, capisco.
Veramente no, non riesco a capire come si può stare con una persona senza amarla, ma fa lo stesso. Non voglio impicciarmi più di così.
Torno a rilassarmi socchiudendo gli occhi, senza riuscirci a causa del suono stonato e strimpellante del pianoforte, chi lo sta suonando è molto probabilmente ubriaco.
— Ho visto che quest'anno avete in mano voi del secondo anno il concerto di capodanno.
Suwa mi dice, cercando di distrarre la mia mente disturbata a causa della melodia sbiascicosa che le mie orecchie sono costrette ad ascoltare.
— Sì, mi hanno assegnato un duetto con un violinista. Si chiama Ren, Hayama Ren. Lo conosci?
— Accidenti, in bocca al lupo allora!
Suwa cambia subito espressione, riesco a percepire dell'astio nel suo sguardo.
— Perché?
— Diciamo che dopo essere stato classificato il più competente dei violinisti del secondo anno, non è più sceso dal piedistallo. Ha persino fatto causa a un professore perché non l'aveva promosso con la lode.
— Cosa? E io che non vedevo l'ora di conoscerlo.
— Fidati Hana, non ti invidio per niente. Ma se dovesse intralciarti in qualche modo, tu dimmelo e io correrò in tuo soccorso.
Poi mi dice, con tono molto serio ma continuando a sorridermi. Mi infonde sicurezza.
— Grazie Suwa, sei sempre così gentile con me che mi fai sentire in colpa.
Gli rispondo, distaccando lo sguardo per poi attaccarlo al pavimento.
— Non devi. Lo faccio con piacere, sei speciale per me!
Dopo quella sua frase, rialzo subito gli occhi su di lui che mi accarezza la testa scompigliandomi i capelli. Sono rimasta colpita dal suo gesto, positivamente è ovvio, mi sono sentita come una sorellina per lui. Anche se i sentimenti che Suwa prova per bene andavano ben oltre al bene fraterno che sento io per lui, fino a qualche mese fa. Suwa meriterebbe il mio amore, ma inanzi tutto non so se sia ancora innamorato di me ed il mio cuore appartiene a un solo uomo: Taiki. Proprio lui torna da noi dopo essere stato battuto a poker con Edward, meno male non si scommetteva sui soldi; il premio erano gli spartiti di tecnica per le matricole e le prove d'esame di pianoforte per noi, non so come quei ragazzetti le abbiano ottenute e non voglio saperlo.
— Ho perso un'occasione.
Dice, sconsolato. Gli sorrido per poi farmi scappare un lungo sbadiglio, allora Taiki prende i cappotti dalle sedie e mi aiuta ad infilare le maniche.
— Andate già?
Tornano anche le ragazze che hanno accompagnato Yui alla toilette, poi erano uscite per non lasciare Miku da sola al freddo mentre fumava. Mi vedono con gli occhi assonnati e ci lasciano andare prima che mi addormenti seduta sulla sedia.
— Sei proprio vecchia per andartene alle undici.
Mi dice Miku salutandomi.
— Fai una figlia, poi dimmi se non sarai stanca.
— Fai come me: prendi la pillola!
Tutti scoppiamo a ridere. Io e Taiki poi usciamo dal campus e camminiamo velocemente tagliando l'aria fredda che fa diventare le guance rosse e ruvide, senza mai slegare l'intreccio delle nostre dita durante tutto il tragitto verso casa. Proprio quando entriamo dal portone del condominio, inizia a cadere dal cielo una silenziosa e soffice neve candida. Osservo per pochi secondi i fiocchi che si abbandonano nell'aria fino al suolo dell'asfalto senza emettere il minimo rumore, è così bello. Poi Taiki mi spinge verso l'interno e aspettiamo l'ascensore.
Entriamo in casa facendo piano, Aika ha il sonno estremamente leggero. Akiko si era appisolata sul divano ma, appena sente i nostri passi delicati sul parquet, si rianima subito.
— Com'è andata la festa?
Ci chiede sottovoce. Le raccontiamo le vicende di stasera, ci ascolta divertita mentre si prepara per uscire. Ci saluta e ci raccomanda di richiamarla se volessimo ancora provare a divertirci come due ragazzi della nostra età, ci lascia dopo i nostri infiniti ringraziamenti. Taiki versa l'acqua nel bollitore per preparare una tisana, la mette in due tazze e mi raggiunge sul divano, si siede accanto a me.
— Forse ha ragione Miku, stiamo invecchiando.
Gli dico, dopo aver preso la tazza dalla sua mano.
— Sarà bello anche invecchiare, accanto a te.
Risponde spontaneamente, stringendomi a sé. Seguono dei baci, le mani di Taiki che sfiorano le mie curve, il mio improvvido distacco da quello che poteva essere il momento perfetto per fare l'amore. Preferisco ancora evitarlo, fermo le sue dita incrociandole nelle mie, mentre torno a sorseggiare la tisana calda. Mi sento fortemente in imbarazzo, infinitamente in colpa: non riesco a guardare Taiki negli occhi, né a parlargli. È come se stessi tremando, ma la mia pelle non rabbrividisce. Ho ancora paura, nonostante io mi fidi ciecamente di lui. Mi alzo dal divano per mettere le due tazze nel lavello, quando mi volto verso la sala Taiki non è più sul divano. Lo ritrovo in camera, steso a letto. Ci siamo dati la buona notte in silenzio, tenendoci per mano sotto le coperte.
🌸🌸🌸
Il buongiorno si vede dal mattino: apro gli scuri della finestra in camera e mi accoglie un paesaggio bianco accecante. La neve ha continuato a scendere per tutta la notte e ha coperto le strade, vestito gli alberi, purificato l'aria fredda della città. Sorrido ammirando il panorama davanti a me, fatto solo di nero e bianco come una tastiera infinita di un pianoforte.
Taiki dorme ancora, appena scorge la luce sui cuscini nasconde la testa sotto il piumone. Decido tirare la tenda e di non disturbarlo. Mi sono svegliata con la mia bambina, come sempre. Infatti, appena scosto la porta della sua cameretta e mi affaccio per vedere se è già sveglia, la trovo seduta sul lettino appoggiata allo schienale.
— Facciamo colazione?
Le chiedo, poi Aika si stiracchia e si mette in piedi da sola, cammina a passo lento verso di me e la accolgo nelle mie braccia.
Passeggiando verso l'asilo, faccio attenzione a dove metto i piedi per non scivolare. Taiki non si è svegliato e stava diventando tardi, io e Aika ci siamo vestite e lavate senza fare rumori e sgattaiolate via fuori dalla porta. Non riesco a smettere di pensare a ieri sera, sia della festa sia del ritorno a casa. Mi distraggo un attimo e mi ritrovo con il sedere sull'asfalto gelido e bagnato con la mia bimba sulle gambe. Sono caduta senza accorgermene e lei dopo di me, sentendola ridere divertita i pensieri negativi vengono spazzati via in un attimo.
— Neve! Mamma nella neve!
— Smettila dai, piuttosto tirati su che facciamo tardi!
Le dico un po' imbronciata, Aika urla ridendo come una pazza sul marciapiedi e tutti i passanti ci guardano con un sorriso che mi mette in imbarazzo. Battendo sul cappotto per scrostarlo dalla neve e rimettendomi in piedi, alzo lo sguardo e noto, pochi metri più avanti, Suwa: nasconde le risate dietro il pugno della mano davanti alla bocca. Ci raggiunge appena lo saluto a distanza.
— Una bella botta?
Mi dice, ridacchiando.
— Hai visto anche tu? Che figura.
Non so perché, ma la risata di Suwa non mi fa sentire il disagio.
— Taiki?
— Sta ancora dormendo.
Gli rispondo sospirando.
— Mamma, la scuola!
Mi rimprovera Aika, tirandomi dalla mano che stringe con forza.
— Hai ragione, adesso andiamo! Suwa, ci vediamo dopo!
— Vi accompagno, così la mamma non cade più!
Suwa propone ad Aika, chinandosi leggermente sulle ginocchia. Aika, che ancora non lo conosce bene, si nasconde dietro di me per la timidezza.
— Dai, Aika! Lo zio Suwa è così gentile, non fare così.
Adesso sono io a spingerla davanti a me, un lieve rossore appare sulle sue guance e acconsente la compagnia di Suwa con un piccolo cenno del mento. Arrivati all'asilo, lasciamo la piccola all'entrata della sua sezione e lei corre subito dalla maestra.
— Ci vediamo alle quattro!
La saluto con un bacino soffiato sulla mano, poi usciamo nuovamente e ci incamminiamo verso l'accademia.
— Non sei gelosa?
Mi chiede Suwa.
— Di cosa?
Gli domando a mia volta, un po' perplessa.
— Di Aika! È corsa subito via senza nemmeno salutarti!
— Ah, per quello dici!
Soffio una risatina fra le labbra.
— No, è normale che sia così. Non posso essere gelosa perché sta crescendo. Anche se, Taiki sì, è molto geloso. Pretende che Aika lo saluti sempre prima di entrare all'asilo e lei lo fa controvoglia, io invece preferisco che sia contenta di lasciare la mia mano per andare a divertirsi con i suoi amichetti.
— Anch'io sarei geloso, è come se vedessi la bambina allontanarsi da me.
Mi risponde Suwa, allora io lo guardo attentamente cercando di trattenermi dal ridere rumorosamente. Ma non ci riesco, scoppio come Aika quando prima rideva di me.
— Che ti prende?
Suwa si ferma sul marciapiedi, sorpreso dalla mia reazione improvvisa. Mi ticchetto gli zigomi con le dita, sono arrivata persino a piangere dalle risate.
— Smettila dai, ci guardano tutti!
— Scusa, scusa! È che immaginarti come padre geloso mi è sembrato davvero molto buffo!
— Be', cosa ci sarebbe di strano? Hai detto che anche Taiki lo è!
Suwa si mette a braccia conserte, abbozzando un broncio sul viso. Mi riprendo, respirando profondamente.
— È così che deve andare e Aika è brava, ci sono bambini che piangono da quando le mamme li portano fino a quando tornano nel pomeriggio per riprenderseli. Per me è molto strano vedere queste cose, capisco volersi bene ma questo è essere ossessionati. Non mi spaventa il distacco da Aika, deve crescere e imparare a pensare da sola. Prima ci riesce, meglio è!
Riprendiamo a camminare insieme, mentre gli rispondo con il sorriso, soddisfatta e orgogliosa dell'educazione con cui sto crescendo la mia bambina.
— Hana, fra le tante cose per cui mi sono innamorato di te, la prima di queste è proprio il tuo coraggio.
Adesso sono io che mi fermo sull'asfalto, guardando Suwa con occhi colmi di stupore dopo la sua affermazione.
— Che c'è?
Suwa si volta verso di me, abbassa lo sguardo per un secondo per poi tornare a guardarmi direttamente.
— Nonostante io stia con Yui, non mi sono dimenticato dei sentimenti che provo per te.
Rimaniamo sul marciapiede così, fermi l'uno davanti all'altro. Suwa mi sorride poi riprende a camminare lasciandomi indietro, fa un cenno con la mano indicandomi di seguirlo come se niente fosse. Proseguiamo il tragitto in silenzio, non so davvero cosa dire. Non credevo niente, però ho considerato che dopo tutti mesi che sono passati in mia assenza, Suwa si fosse arreso all'idea che i miei sentimenti verso di lui fossero rivolti unicamente all'amicizia. Eppure, adesso mi trovo di nuovo in questa imbarazzante situazione con lui, con la paura di rovinare il nostro bellissimo legame e l'incertezza di non capire come comportarmi. Infine, provo anche un senso di colpa di cui vorrei liberarmi. Mi sento come se gli avessi dato delle speranze per riavvicinarsi a me con lo scopo di potermi avere, quando io in realtà volevo solo recuperare il mio carissimo amico dopo un lungo periodo di distanza. Mi chiedo se sono stata io sbagliare, se sono stata egoista e ingenua da non pensare ai sentimenti di Suwa. Arrivati al cortile dell'accademia, trovo Rika e Miku ad aspettarmi. Appena Suwa le scorge sotto il portico, le saluta con la mano e vengono da noi.
— Buona lezione ragazze, a dopo!
Ci lascia ed entra nella struttura, comportandosi ancora con naturalezza.
— Hanami?
La voce di Rika riporta la mia testa sulla terra ferma.
— Taiki non è venuto?
— Secondo me si è stancato troppo ieri.
— Lo dicevo io che state diventando vecchi, non siete più abituati alla vita sociale!
Esclama Miku, prendendomi in giro come sempre.
— Andiamo in aula?
— Sì, certo, andiamo.
— Mettiamocela tutta anche oggi, il concerto è sempre più vicino!
Sorrido all'ottimismo di Rika mentre saliamo le scale, Miku sbuffa sapendo la giornata che ci spetta. Deve andare così, vivere alla giornata. Come Suwa che nonostante tutto non si preoccupa dell'incertezza del futuro. Nell'aula magna stanno allestendo il grande albero di Natale, capodanno è davvero dietro l'angolo.
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