Capitolo XVI
Capitolo XVI
Verso le tre di notte Davide era crollato.
Ce l'aveva messa tutta per tentare di rimanere sveglio e controllare con costanza la moglie, ma alla fine la stanchezza, sia fisica che mentale, aveva avuto la meglio su tutta la buona volontà.
Lo aveva svegliato un'infermiera poco prima delle sette scuotendolo con una mano.
- Mi scusi, ma dobbiamo cambiare la signora; è molto sudata e ha la febbre.-
Quell'ultima parola lo destò completamente dal suo sonno facendogli sbarrare gli occhi e accelerare il battito cardiaco per via dell'ansia.
- Come la febbre? Ma ieri sera non l'aveva!- Obiettò il magistrato.
- Stia tranquillo, adesso arriva il medico e deciderà lui cosa fare. Per ora la temperatura è sui trentotto gradi e mezzo, abbastanza alta per le sue condizioni, ma aspettiamo cosa dirà il medico. Però adesso mi scusi ma deve attendere fuori.-
L'uomo prese la sua roba e si mise nel corridoio del reparto di oncologia in attesa di qualche novità.
Rifletté a lungo sull'avvisare o meno i parenti della donna del peggioramento, ma decise di attendere prima il rapporto del medico.
Francesco arrivò pochi minuti dopo e si fiondò nella stanza a visitare l'amica con accuratezza, anche lui era visibilmente preoccupato da quello che stava accadendo.
Rimase lì dentro per oltre un quarto d'ora, facendo entrare qualche volta un'infermiera che poi riusciva sempre con provette di ogni genere.
Uscì dalla stanza, si tolse la mascherina e andò da Davide per fare il punto della situazione.
- Le sue condizioni sono gravi, a tratti addirittura critiche, non posso negarlo; ha la febbre alta ed è semi-incosciente.
Per adesso le diamo antibiotici ad ampio spettro mentre attendiamo i risultati di alcune analisi nella speranza di capire cosa le abbia fatto male.-
- Ma è stata la chemio a farle questo, vero?- Domandò il marito di Claudia preoccupato.
- Molto probabilmente sì. È molto debole, e...- Sospirò guardando l'uomo.
- E?-
- E non posso dirvi con certezza che si salverà, mi dispiace.-
Il magistrato si sentì mancare la terra sotto i piedi dopo quella notizia, un improvviso cedere di tutte le sue speranze e certezze.
- La chemio doveva guarirla, e invece dopo neanche un giorno dall'inizio della terapia sto rischiando di perderla...- Commentò trattenendo a stento le lacrime.
- Adesso stare al suo fianco sarà più difficile, perché la portiamo in isolamento e dunque potrà stare con lei solo una persona per volta e munita di tutte le precauzioni del caso.-
- Comprendo, e credo di dover avvisare mio cognato; stamattina mio suocero sarebbe dovuto venire in ospedale da solo, ma non ho il coraggio di dargli io una notizia simile.-
- Va bene. La stanza dell'isolamento è l'ultima infondo al reparto.
Di norma c'è sempre un'infermiera lì davanti, per entrare chiedete a lei, vi aiuterà a prepararvi con camice, mascherina, cuffia, guanti e salvascarpe. Mi raccomando di non entrare senza che l'infermiera vi abbia visto e dato il permesso, ogni possibile germe è un grosso rischio per le condizioni in cui versa Claudia.-
- Ho capito.
Beh, dottore, io la ringrazio, davvero, ora credo di dover fare un paio di telefonate.- Provò a salutarlo Davide, il quale voleva rimanere un po' in solitudine.
- Certamente, non si preoccupi, passo appena possibile a vedere come sta. Se succede qualcosa mi faccia chiamare subito, e fatevi coraggio.-
Il magistrato annuì, salutò l'oncologo e uscì dal reparto per telefonare a Gianluca.
Fu una chiamata difficile quanto rapida, in cui l'uomo si limitò a dire che Claudia nella notte era peggiorata e che sarebbe stato il caso di andare a prendere il signor Oreste per accompagnarlo dalla figlia.
- È abbastanza inutile che te lo chieda, ma devo spiegare a papà perché lo sto andando a prendere invece di lasciarlo andare in ospedale da solo?- Domandò Gianluca salutando il cognato.
- Credi di sì, almeno un accenno. Per quanto riguarda ciò che ha detto il medico, invece, voglio parlare prima con te, poi deciderai tu cosa dire o meno a vostro padre...-
- Va bene, ci vediamo in ospedale.- Il fratello di Claudia spense la telefonata e chiamò il genitore, che capì subito come fosse accaduto qualcosa a sua figlia.
Quando arrivarono in ospedale Davide spiegò loro che alla donna era salita la febbre ed era molto indebolita, motivo per cui era stata messa in isolamento.
Poi accompagnò il signor Oreste davanti alla stanza di Claudia e attese fino a che l'infermiera non lo fece preparare per entrare nella camera.
Mentre l'uomo rimaneva in silenzio accanto al capezzale della figlia dormiente il marito e il fratello dell'ammalata si spostarono nel corridoio esterno del reparto per parlare senza disturbare.
- Scusami se ti ho fatto venire con tuo padre, ma la situazione è molto preoccupante e non me la sentivo di parlare io con lui o farlo parlare direttamente con il medico. So che hai già preso la giornata libera ieri per stare al suo fianco, ma...-
- Tranquillo, è ovvio che se Claudia sta così il lavoro passa in secondo piano.- Spiegò l'altro pacatamente.
- Nelle condizioni in cui si trova è molto probabile che si possa chiedere un'invalidità, e benché io debba ancora parlare con il medico penso che si possa arrivare anche al 100% visto che non può neanche camminare e ha bisogno di assistenza continua.
Se riuscissimo a fargliela ottenere io potrei usufruire della Legge 104 fino a che non sarà guarita, così da poter esserci più spesso.-
- Ho capito.- Annuì Gianluca. - Ma invece adesso come sta? I medici cosa dicono?-
Davide sospirò.
- Sta male, tanto. Ha trentotto e mezzo di febbre e per la sua situazione clinica è parecchio alta. Il medico...- Si fermò a riprendere fiato e respirare profondamente per trattenere la voglia di piangere. - Il medico mi ha fatto capire che non hanno la certezza che sopravviverà, e io non so che fare se la perdo così... senza neanche combattere... ero totalmente convinto che avrebbe vinto la malattia...-
Gianluca chiuse gli occhi e non si trattenne, lasciò che qualche lacrima scendesse sul suo volto.
- Mia sorella... non ci voglio credere... pensi che mio padre debba saperlo?-
Il magistrato scosse la testa. - È una scelta che riguarda te e solo te, ma penso che Claudia non sarebbe d'accordo. Se fosse... malata in fase terminale sarebbe diverso, avremmo la certezza della sua morte e sarebbe giusto che lui sapesse quanto tempo ancora può starle accanto, ma non è il caso, adesso.
O almeno questo è il mio pensiero, è ciò che fare io. Ma ti ripeto che l'unico che può decidere sei tu, attualmente.-
- Credo tu abbia ragione, per ora preferisco che le stia accanto senza aggiungere paura alla paura, anche perché probabilmente lui è conscio della possibilità di vederla morire da quando gli ha detto di essere malata di cancro, dubito di dovergli confermare a voce qualcosa che lo massacra dentro.- Spiegò.
Era una situazione decisamente difficile, quella, soprattutto perché a star male era una donna; una figlia, una sorella, una moglie, una madre, la colonna portante di due famiglie, quella in cui era nata e quella che si era costruita con Davide.
Lei, che seppur impegnatissima non aveva mai tolto un pensiero a chi amava, non si era mai scordata un anniversario o una ricorrenza, lei che veniva sempre dopo tutto il resto era lì, incapace anche solo di sorridere, di rassicurare chi amava con una parola gentile come aveva fatto fino al giorno prima.
- Non è neanche una settimana che è in ospedale e già non ce la faccio più; mi manca, sono preoccupato, ma soprattutto non riesco a gestire tutto, a essere un buon padre per nostro figlio... e se lei uno di questi giorni dovesse morire io non sarei più in grado di andare avanti, né come uomo né come padre.- Si confessò con dolore Davide, ma il cognato non gli permise di abbattersi.
- Non morirà, non lo voglio pensare.- Rispose d'istinto.
Poi sospirò ancora, capendo che se non poteva convincerlo che si sarebbe salvata doveva spiegargli perché sarebbero stati abbastanza forti da andare avanti anche senza di lei.
- È una donna, e le donne quando vanno via lasciano tutto in ordine.
È un pensiero difficile e terribile, ma forse dovremmo credere che quando si spegnerà, se lo farà prima di noi, sarà perché avrà lasciato tutto a posto e noi saremo in grado di andare avanti anche senza la sua presenza fisica.-
Il magistrato cercò conforto in quelle parole, ma non voleva pensare a quella possibilità; per quanto l'idea di una rapida dipartita di Claudia fosse reale lui non poteva, o più semplicemente non voleva, crederci.
- A proposito di tuo figlio, però, ti devo parlare...- Cambiò argomento Gianluca.
Il volto di Davide si corrucciò in un'espressione ancora più angosciata.
- Non farmi preoccupare, ti prego... è successo qualcosa a Guido?-
- Nulla di grave e nulla che non fosse prevedibile, ma ieri sera era triste e forse anche arrabbiato. In particolare ha chiesto a me e mio padre perché non potessimo stare noi la notte con sua madre al posto tuo. Probabilmente è ancora troppo piccolo per capire la delicatezza della situazione, e dal suo punto di vista l'unica cosa che riesce a percepire è la vostra assenza.
Forse è capace di accettare il fatto che non ci sia Claudia, dopotutto sa che è molto malata, ma la tua è per lui incomprensibile, purtroppo.-
il magistrato andò a sedersi su una delle seggiole di plastica site lungo il corridoio del reparto e si prese la testa tra le mani rimanendo qualche attimo a capo chino.
Poi appoggiò i gomiti sulle ginocchia e volse nuovamente lo sguardo verso l'altro uomo.
- Mi hai appena dato la prova di quello che pensavo; se lei non c'è io non sono in grado di essere un buon padre...- Sospirò tristemente.
- Non sei un cattivo padre, non devi pensarlo. Io eri mattina ero qui con lei, mentre faceva la terapia, e so quanto sia stata male, non sarebbe stata in condizioni di passare la notte da sola.
Per quanta assistenza medica possano fornirle qua in ospedale Claudia aveva bisogno di qualcuno di caro a cui stringersi se le sue condizioni fossero state quelle della mattinata. Forse Guido aveva ragione, con lei potevamo stare anche io o papà, ma per come stava pensavo fosse necessaria la tua presenza.- Spiegò Gianluca.
Il magistrato annuì, anche se sapere della situazione del figlio non lo aiutava a stare tranquillo.
- Neanche stanotte Claudia potrà stare da sola, con la febbre alta non è proprio il caso, ma se Guido sta così...- Pensò a voce alta mentre era ancora seduto a realizzare quanto fosse cambiata in fretta la loro vita per colpa della malattia della sua amata.
- Se te la senti, se ti fidi, questa notte vicino a mia sorella posso rimanere io, Eleonora può badare benissimo ai bambini da sola. So che vorresti stare al suo fianco, ma se senti il bisogno di andare da tuo figlio posso assicurarti che Claudia non resterà da sola.- Gli propose il cognato.
Davide annuì. - Te ne sarei grato, davvero. Non che stanotte dormirò, ne dubito,ma a Guido farà bene vedermi, e forse stare con lui mi farà distrarre un minimo.
Però chiamami qualsiasi cosa accada, sia in positivo che...- Lasciò cadere la frase, non c'erano parole che potessero descrivere una possibilità tanto terribile.
I due uomini rimasero in silenzio ad attendere qualcosa, non avevano null'altro da dirsi, anche il dolore che provavano in quel momento pareva non essere condivisibile.
Quando, tanti anni prima, Claudia aveva portato a casa il fidanzato questo si era subito trovato bene con Gianluca, e pur appartenendo a due molti diversi erano sempre andati molto d'accordo, arrivando anche a divertirsi coalizzandosi per prendere in giro la donna in modo scherzoso.
Allo stesso modo anche lei era diventata presto amica di Eleonora, la cognata, trovandosi finalmente a non essere più la sola donna della famiglia.
Erano pochi ma molto uniti, ed era stato per quello che la malattia di Claudia aveva sconvolto e stravolto le vite di tutti.
Circa un quarto d'ora dopo videro arrivare il signor Oreste pallido e con gli occhi rossi di chi aveva pianto.
Il figlio dell'uomo si alzò con cuore in gola, perché a vederlo in quelle condizioni stava temendo il peggio, e ancora più terribile della possibilità che sua sorella fosse morta c'era l'idea che si fosse spenta sotto gli occhi del padre.
Ma prima ancora che potesse essergli fatta qualsiasi domanda iniziò a parlare.
- Mi hanno fatto uscire dalla sua stanza perché devono visitarla, farle delle flebo e non so che altro. Il medico non l'ho visto, ma penso che vorrà parlare con te, Davide.- Disse guardando il genero.
Poi continuò, con le lacrime agli occhi. - La mia bambina... sta tanto male... le hanno tolto i tubi con l'ossigeno, glielo devono dare con la mascherina e questa cosa non mi piace, ho molta paura...- Soffocò il singhiozzare mentre si sedeva accanto al figlio maggiore.
- Coraggio, papà, sicuramente sarà una precauzione, lo fanno per aiutarla a stare meglio.- Provò a rassicurarlo quello, anche se capiva benissimo il dolore che ghermiva l'uomo.
Ci fu ancora del silenzio, in quel corridoio del reparto di Oncologia, come se non parlare potesse in qualche modo aiutare Claudia, ma la la verità era che tutti e tre avrebbero voluto stare al suo capezzale, in quel momento, e l'impotenza della situazione pesava tanto, troppo.
Si fecero le dieci prima che Gianluca si decise a prendere il padre e portarlo a casa.
- Stare tutti qui non ha senso, papà. Io dovrei andare a lavoro, ma posso prendere un altro giorno di ferie. Se vuoi andiamo a casa, oppure, se te la senti, ti faccio compagnia in libreria, ma ora come ora rimanere qua ci fa solo male. Lo capisci, vero?- L'uomo annuì e accettò tristemente di andare ad aprire il suo negozio per passare lì la giornata, facendosi però prima promettere da Davide di essere chiamato qualsiasi cosa fosse accaduto.
Circa un quarto d'ora dopo aver salutato suocero e cognato il magistrato poté parlare nuovamente con Francesco, il quale, come immaginava, non aveva nessuna buona notizia riguardo le condizioni di Claudia.
- Ancora non abbiamo la certezza di cosa abbia causato l'infezione, anche se è probabile che sia entrata in contatto con qualche germe o batterio che magari in un'altra situazione non le avrebbe fatto nulla, ma visto quanto è indebolita a livello fisico ed immunitario ciò deve essere bastato a scatenare una reazione simile.- Spiegò il medico.
- Ma si riprenderà, vero? Non può lasciarci così...- Francesco si sedette e fece segno a Davide di fare lo stesso.
- Non possiamo ancora sapere quali effetti avranno gli antibiotici, ma è da stamattina che le diamo degli antipiretici e ancora la febbre non scende. Purtroppo immagino tu sappia anche senza una laurea in medicina cosa significhi questo.-
Ancora più di quella mattina l'uomo si sentì morire, perché sembrava che ogni minuto la sua adorata si allontanasse di più da lui e non potesse farci nulla, non aveva neanche un Dio a cui chiedere aiuto.
- Stasera vado a casa da mio figlio, qui in ospedale resta mio cognato. Ma al bambino cosa devo dire? Lei è sempre stata così attenta, premurosa... anche quando gli abbiamo detto che era ammalata e doveva essere ricoverata ha fatto in modo di fargli capire che andasse tutto bene, che non doveva avere paura perché lei presto sarebbe guarita... e ora è tutto così assurdo...- Diverse volte, dal momento stesso in cui Claudia gli aveva detto di avere il cancro, si era immaginato la peggiore delle ipotesi, il medico che comunicava loro l'impossibilità di guarire la donna e la sua prossima dipartita, ma mai aveva pensato che le cose potessero svolgersi in quella maniera.
Credeva, invece, che sarebbero tornati a casa, era certo che sua moglie avrebbe voluto spegnersi nel suo letto, tra le mura domestiche, e prima di perdere totalmente le forze avrebbe coccolato ancora e ancora suo figlio, spiegandogli di come, anche se la sua vita era ormai giunta al termine, il suo amore materno non sarebbe mai mutato né si sarebbe spento con l'ultimo battito del suo cuore.
Anche da atea quale era Claudia avrebbe affrontato la morte con coraggio e dignità, pur non credendo in un dopo avrebbe fatto capire a chi amava che nulla sarebbe scomparso con lei.
Ma tutto ciò accadeva solo nell'immaginario di Davide, dove come ultimo dono, anche se era paradossale definirlo tale, della vita gli era data la possibilità di sapere quando il peggiore dei drammi si sarebbe consumato e quindi gli sarebbe stato permesso di accompagnare Claudia nella morte con la stessa dolcezza con cui lei li aveva sempre accompagnati nella vita.
Eppure, nel loro essere opposti in perenne lite, vita e morte si somigliavano nell'imprevedibilità con cui si manifestavano, e pareva che a loro nulla di buono fosse più dovuto, come se fossero stati troppo felici prima.
- Claudia è una donna estremamente forte.- Gli disse improvvisamente Francesco distogliendolo dai suoi pensieri. - E le malattie sono tanto più imprevedibili quanto più sono gravi, dunque non possiamo che aspettare. Se vuole andare da lei faccia pure, la faremo uscire dalla stanza solo se strettamente necessario, posso immaginare quanto lei voglia starle vicino in un momento così delicato.-
Davide ringraziò il medico e, dopo tutte le procedure del caso, si trovò al capezzale della moglie.
Anche lui percepì la fragilità che l'attanagliava, vedendola in quel letto, e benché dormisse scorgeva nei suoi lineamenti l'espressione di una sofferenza ingiusta, inumana, che straziava il cuore di chiunque l'amasse e fosse costretto a vederla in quelle condizioni.
La giornata trascorse lenta, segnata solo dai momenti in cui l'uomo doveva lasciare la camera per permettere ai medici di prendersi cura di lei.
Non c'erano novità, né positive né negative, e dunque, per quanto seriie fossero le sue condizioni, il responso era sempre uno; stazionaria nella sua gravità.
Nelle sue troppe possibilità di abbandonare questo mondo e tutti quelli che amava Claudia era, a livello medico, stazionaria.
Nel tardo pomeriggio tornarono Gianluca ed il padre, che tornò al capezzale della figlia lasciando i due fuori in attesa.
Ancora una volta il magistrato non aveva molto da dire, ma il cognato provò a distrarlo raccontandogli della giornata passata in libreria.
- Papà, in certi attimi, sembrava anche felice, però so che il suo pensiero non si è mosso un attimo da Claudia e dalla sua situazione.
Io ho paura di cosa potrebbe accadergli se mia sorella morisse, perché ora ho la forza di pensare che tutto andrà bene e riesco a trasmettere questa positività anche a lui, ma se lei dovesse spegnersi...- Non proseguì nel discorso, ma entrambi conoscevano il senso di quelle parole; finché Claudia lottava per vivere loro potevano farsi forza a vicenda, lottare assieme a lei, ma nel momento in cui fosse morta, e dunque a loro non fosse rimasto altro che il dolore, non avrebbero avuto più nulla per andare avanti.
Gianluca entrò nella camera verso le sette, e a quell'ora Davide e il suocero si mossero verso casa.
Prima il magistrato accompagnò l'altro uomo, poi tornò al suo stabile e recuperò il piccolo Guido dalla vicina a cui aveva gentilmente chiesto di tenerlo nel pomeriggio.
Gli preparò la cena cercando di non mostragli le preoccupazioni che aveva sul volto e nell'animo, e fu solo dopo aver mangiato, mentre entrambi erano in salone, lui a riposare e il bambino a giocare, che si sentì fare la fatidica domanda. - Papà perché la mamma non ha chiamato neanche oggi? Sta ancora male?-
L'uomo trasalì e si prese del tempo per decidere come rispondere, cercando una mediazione tra l'età del bambino e la necessità di non mentirgli.
- Questa notte alla mamma è salita la febbre molto alta, non sta tanto bene.- Spiegò.
- Ma le succede qualcosa di brutto?-
Davide sospirò. Era così intelligente, suo figlio, sicuramente aveva preso da Claudia quel modo di essere sveglio e attento a tutto malgrado la sua età, per quanto ciò potesse, in casi come quello che stavano vivendo, portarlo a crescere più in fretta.
- La malattia della mamma è molto grave, lo sai, ma lei è forte, sta combattendo, vedrai che presto starà meglio, ma per adesso ha bisogno id molte cure e tanto riposo.-
Il bambino si intristì. - Ieri era brutto perché io ero dagli zii e tu non c'eri, ma se devi stare con la mamma va bene, però devi aiutarla a guarire.- Disse con gli occhi bassi.
Il magistrato prese in braccio il figlio e si sedette con lui sulla stessa poltrona su cui si era seduta Claudia quando gli avevano dovuto dire che era ammalata, coccolandolo proprio come aveva fatto lei quel triste giorno.
- Sai, amore mio, anche ora che la mamma sta tanto male tu sei il suo primo pensiero, e i sono sicuro che benché sia lontana lei possa sentire la tua tristezza, e sicuramente non vorrebbe che tu stessi così. Lo so che quello che sta succedendo è molto brutto, ma la mamma ha bisogno di sapere che tu stai bene. Lo capisci, vero?-
Il bambino annuì e si asciugò con la manica del pigiamino alcune lacrime che iniziavano a scendergli dagli occhi sempre rimanendo abbracciato al padre.
Dopo diversi minuti di silenzio durante i quali Davide aveva anche pensato si fosse addormentato, Guido prese coraggio e fece la domanda che teneva dentro ormai da molto. - Papà, che succede se la mamma muore?-
L'uomo si sentì venire meno.
Non sapeva cosa rispondere, perché neanche a se stesso sapeva cosa dire quando la paura di perdere l'adorata moglie lo ghermiva, ma il piccolo aveva gli occhi di chi già sa e vuole solo una conferma, per quanto triste possa essere.
Un bambino, sì, era un bambino, ma questo, il padre l'aveva capito bene, non lo autorizzava a mentirgli o a rassicurarlo semplicemente quando la sua domanda era una e ben precisa; "cosa succede se la mia mamma muore? Cosa succede se non posso più vederla, abbracciarla, darle i bacini, se non mi può più coccolare? Cosa succede se per tutto il resto della mia vita sarà come quando lei partiva per lavoro?"
O addirittura peggio, perché quando era lontana poteva sentirla per telefono, mentre la morte gli avrebbe tolto anche quella possibilità.
Cosa sarebbe successo in tutti quei casi?
Erano domande terribili, devastanti, ma che meritavano una risposta.
- Non lo so.- Sospirò semplicemente Davide guardando il figlio.
- Non lo so cosa succede se la mamma muore, amore mio. Ma non dobbiamo essere tristi, dobbiamo pensare positivo, è sicuramente un modo per aiutarla. Dobbiamo pensare a tutte le cose belle che faremo quando starà di nuovo bene, non alla possibilità che vada via per sempre. Mi capisci, vero?-
Guido annuì e riscoppiò in lacrime tra le braccia del padre. - Quando vedi la mamma le dici che mi dispiace di essere triste e che voglio che guarisce? Per favore...-
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