Capitolo XV
Capitolo XV
Claudia non si era addormentata subito dopo aver salutato il padre e il fratello, aveva semplicemente lasciato che 'infermiera spegnesse la luce della camera e si era poi messa al telefono con Davide, poiché l'uomo, tra una cosa e l'altra, non era ancora stato avvisato del prossimo inizio delle terapie della moglie e della decisione che le aveva preso a riguardo.
Aveva temuto molto i risvolti che poteva avere quella chiamata, perché dirgli per telefono che stava per iniziare la chemioterapia e non lo voleva vicino non era semplice, ma il marito, con molta pazienza, aveva cercato di comprendere le sue ragioni e l'aveva ringraziata, anche se non esplicitamente, per aver pensato prima a lui e al suo lavoro che a se stessa e le sue condizioni.
- Comunque passo appena esco dalla procura.- L'aveva salutata. - E dalle prossime sedute voglio esserci anche io, amore. Non so quanto riuscirò a lavorare domani a saperti in quelle condizioni.-
Con la sua voce dolce e innamorata Claudia era riuscita a tranquillizzarlo ancora una volta, per poi dargli un'ultima buonanotte e addormentarsi.
Era riuscita a dormire tutta la notte senza nessuna interruzione, e a svegliarla era stata un'infermiera molto presto la mattina successiva portandole la colazione.
Nulla di liquido, solo cibi solidi e secchi che potessero darle il minor fastidio possibile durante la terapia.
Gianluca arrivò verso le otto e mezza, e subito notò che la sorella aveva addosso un pigiama diverso da quello con cui l'aveva lasciata la sera prima.
- Ti cambi mattina e sera?- Le aveva sorriso sedendosi al suo fianco.
- Magari. Purtroppo mi sveglio sudatissima e sono obbligata a metter via un pigiama al giorno. Anzi, stasera dovrò chiedere a Davide di portare a casa, lavare e riportarmeli puliti.- Poi si corresse. - No, forse quando verrà Davide questo pomeriggio non sarò in condizioni di dirgli nulla, potrai farlo tu per me? Sono in una busta di plastica dentro l'armadietto.-
- Va bene, tranquilla.-
Francesco entrò nella stanza alle nove precise assieme ad un'infermiera che portava su un carrello tutti i flaconi necessari allo svolgimento della terapia.
- Hai riposato?- Le chiese il medico.
- Senza svegliarmi neanche una volta.-
- Sono contento, mi auguro che questo possa aiutarti a superare meglio questa lunga giornata. Allora, sai come funziona?-
- A livello teorico sì, non so se te l'hanno detto ma ho studiato medicina.- Lo prese in giro. Poi tornò subito seria. - Però non so cosa mi accadrà a livello pratico, e questo un po' mi spaventa.- Confessò.
- Si inizia e si finisce con la pulizia della vera, e ovviamente si fa tutto tramite il CVC.
La terapia vera e propria si compone di quattro farmaci chemioterapici, dei quali tre ti verranno iniettati e l'ultimo lo assumerai in pastiglie tra una seduta e l'altra.
Durante le ore di terapia in mezzo tra i vari farmaci ti verranno somministrate altre flebo contenenti liquidi che possano aiutare il tuo corpo ad affrontare la chemio, liquidi che saranno di diverso genere, non solamente acqua o sali minerali.
Hai qualche domanda?-
La donna ci pensò un attimo mentre cercava di organizzare le informazioni ricevute e confrontarle con tutto quello che aveva studiato quando frequentava l'università.
- Gli antivomito funzionano davvero o la terapia è troppo forte e questa è solo una rassicurazione che dai ai pazienti e ai loro cari?-
- Claudia...- Tentò di fermarla Gianluca comprendendo il tono decisamente polemico della sorella.
- No,- la perdonò Francesco. - No, non si preoccupi, la sua domanda è più che legittima, soprattutto viste le conoscenze che ha già in campo medico. Beh, ti mentirei se ti dicessi che i farmaci basteranno a calmare quello che è il peggiore effetto collaterale immediato della chemio, vista oltretutto la pesantezza delle terapie a cui stai per essere sottoposta. Quindi no, è probabile che gli antivomito non basteranno a placare il tutto. Altre domande?-
- Gli effetti collaterali che compaiono più lentamente, invece; quali sono e quando inizieranno a comparire?-
- Probabilmente nei prossimi giorni, anche se per ogni paziente è diverso. Così come per ogni paziente sono differenti gli effetti. In linea di massima sarai però stanca, priva di difese immunitarie, fortemente anemica, questi sono quelli praticamente certi. Altri potrebbero essere afte, ulcere, infiammazioni e infezioni di diverso tipo. È probabile che sentirai sempre un sapore metallico o simile in bocca, e questo potrebbe impedirti di captare i gusti. E in fine c'è l'effetto forse più conosciuto e temuto, soprattutto dalle donne...-
- La perdita dei capelli.- Concluse Claudia con voce triste. - Il meno pesante a livello fisico ma di certo il peggiore a livello morale. L'ho messo in conto fin da subito, ma non ho avuto il coraggio di andare a tagliarli.- Commentò la donna. - Quando cominceranno a cadere?-
- Non c'è un tempo preciso, ma credo si tratti di una settimana, dieci giorni al massimo.-
La paziente sospirò e cercò la mano del fratello per ottenere un minimo di conforto.
- Se non hai altre domande io dire che è ora di cominciare.-
- Sì, prima inizio e prima finisco.- Rise Claudia.
- Qualsiasi cosa serva chiamatemi o fatemi chiamare, soprattutto se ti senti male. In ogni caso passo più tardi a vedere come stai. Coraggio, eh?! Sei più forte di tutto il resto.- La salutò incoraggiandola.
Poi la lasciò sola con Gianluca e l'infermiera per l'inizio del primo ciclo della chemioterapia.
Per un'ora e mezza fu tutto tranquillo, come se aveva dello Francesco le flebo si limitavano a quella per la pulizia della vena e una sacca di antivomito, ma quando l'infermiera le staccò quest'ultima e le disse che d lì a cinque minuti sarebbe cominciata la somministrazione dei chemioterapici veri e propri iniziarono anche i problemi.
- Ho paura, Gianluca, ho tantissima paura.- Confessò con un nodo alla gola.
- Lo so, ho paura anche io.- Le rispose il fratello, convinto che essere sinceri e non nascondersi fosse più utile a entrambi perché, ne era certo, fingere di essere forti, in una situazione simile, era molto peggio che ammettere le proprie debolezze e farsi forza a vicenda.
- Prima, quando ha chiamato papà,- disse Claudia riferendosi a una telefonata avvenuta durante la primissima parte della terapia, - sono riuscita a tranquillizzarlo e dirgli che io per prima sono calma e fiduciosa, ma temo che in realtà non sia così.- Sospirò.
Il fratello la coccolò un po' nell'attesa del ritorno dell'infermiera.
Da quando la madre era andata via di casa lui aveva preso molto sul serio il suo ruolo di fratello maggiore, benché all'inizio non fosse altro che un bambino.
Soprattutto, quando da piccola la sorella stava male, ad esempio a causa di un'influenza, lui faceva di tutto per farla stare un po' meglio, e anche erano passati molti anni non aveva mai smesso di preoccuparsi per lei e fare il possibile per aiutarla, soprattutto in una situazione simile.
- Allora dottoressa, è pronta?- Le chiese l'infermiera in procinto di schiacciare il pulsante di avvio del rilascio del medicinale.
- Sì, sono pronta.- Rispose con voce ferma, ancora stringendo la mano del fratello.
- Qui c'è un catino, tenetelo a portata di mano e se c'è bisogno di qualcosa schiacciate il pulsante di allarme. Tra un'ora passo a sostituire la flebo, ma nel frattempo vengo ogni tanto a vedere come va.- La donna li lasciò soli, e Claudia iniziò a chiacchierare del più e del meno con il fratello nella speranza di far passare il tempo.
Durò poco però, perché appena dopo venti minuti la donna cominciò a sentirsi male e avere il bisogno di rimettere.
Gianluca le mise il catino sulle gambe e l'aiutò.
- Stai tranquilla, ci sono qui io, non preoccuparti.- Le disse scostandole alcune ciocche di capelli che le stavano cadendo sul volto.
Tremava tutta e stava cominciando a sudare, ma accarezzandole la fronte l'uomo fu felice di scoprire che non c'erano traccie di febbre.
- Voglio stare più sollevata... per favore...- Chiese con voce bassa.
- Riesci a reggere da sola il catino mentre cerco di capire come funziona?- Le domandò il fratello riferendosi a letto su cui era sdraiata.
- No, non andare via, stai qui.- Lo pregò Claudia cercando di stringergli la mano con le poche forze che aveva.
- Va bene, va bene, sto qui, stai calma, sono con te.- La tranquillizzò ancora.
Poi schiacciò il pulsante di allarme per chiamare l'infermiera.
Quella alzò la parte superiore del letto facendo sì che l'ammalata di trovasse col busto sollevato senza dover più compiere nessuno sforzo.
Poi controllò che tutto fosse in ordine e lasciò nuovamente soli i due fratelli.
La terapia continuò tra alti e bassi per le due ore successive, con un po' di calma nei momenti in cui le facevano flebo differenti dai chemioterapici.
Soffriva molto, era debole e faceva il possibile per tenersi su almeno moralmente, ma tutto quel dolore la massacrava e Gianluca non poteva far altro che guardarla star male e dispiacersi continuamente per l'incapacità di aiutarla in qualsiasi modo.
Pensava al padre, sempre più certo di come Claudia avesse fatto bene a non volerlo al suo fianco in quelle ore..
Si chiese cosa stesse facendo e si promise che, appena la sorella fosse stata meglio, gli avrebbe telefonato.
Fu appena un quarto d'ora dopo l'inizio della somministrazione dell'ultimo farmaco che, mentre rimetteva ancora una volta, la donna cedette al male che teneva dentro e scoppiò in lacrime.
- Basta! Basta, per favore basta...- Iniziò a urlare muovendosi convulsa nel letto tra un conato e l'altro.
Aveva gli occhi semichiusi e pareva fosse in preda a un incubo, ma a guardarla bene si comprendeva che fosse sveglia e sofferente in modo reale. Senza perdere un minuto, preoccupato dalle condizioni in cui la vedeva, chiamò di nuovo l'infermiera e le mostrò la situazione.
- Volete che chiami il medico?- Chiese la donna quando capì che le condizioni di Claudia erano precipitate più a livello morale che fisico.
- Vuoi che l'infermiera chiami Francesco?- Domandò Gianluca alla sorella.
- Sì...- Rispose lei tra le lacrime. - Ma basta, vi prego, piuttosto lasciatemi morire...- Sospirò ancora piangendo.
Quella frase uccise qualcosa nel cuore del fratello, non poteva pensare che lei ci credesse davvero, voleva convincersi che fosse solo colpa della malattia.
Il medico arrivò meno di dieci minuti dopo e accorse subito al letto dell'amica.
- Claudia! Cosa succede?-
- Sto male... per favore basta, staccami tutto questo, non ce la faccio, non la...- Fu interrotta da un ennesimo conato. - Non la reggo... basta, basta tutto.- Lo pregò in lacrime.
Francesco la guardava triste, non aveva mai pensato che il protocollo di cure che avevano impostato per lei, molto aggressivo ma l'unico possibile se volevano la certezza di una rapida guarigione, potesse non essere sopportato dalla sua mente.
E dunque, era evidente e quasi più terribile, neanche dal suo fisico.
- Claudia...- Sospirò. - Lo so che fa male, ma sei forte, puoi reggerla. Non possiamo smettere ora, lo sai anche tu. Manca mezzora, coraggio.-
- Non ce la faccio...- Ripeté.
Il medico, non impegnato al momento in cui era stato chiamato dalla donna, disse all'infermiera di avvisarlo se qualcuno lo avesse cercato e rimase al capezzale dell'amica fino a che non terminò l'infusione dell'ultimo chemioterapico, facendo ciò che poteva per aiutare sia lei che Gianluca, il quale era rimasto in silenzio sperando che l'oncologo potesse fare qualcosa per alleviare le sofferenze della sorella.
Quando finalmente la terapia finì, mentre l'infermiera metteva a Claudia l'ultima flebo per la pulizia della vena, Francesco prese in disparte l'altro uomo e lo potrò fuori dalla stanza per parlargli.
- Non è normale ciò che le è successo, o almeno non è la previsione che mi ero fatto.- Spiegò il medico a testa bassa.
- Quindi lei ha ragione a dire che non regge la terapia?-
- Sì, temo di sì. Non voglio crederlo, ma penso che quando mi ha detto di non reggerla parlasse più come medico che come paziente, anche lei deve aver capito che le sue condizioni non erano normali.-
- Dunque gli effetti della chemio non dovevano essere questi? Dovevano essere brutti ma non così tanto?- Chiese Gianluca preoccupato.
- Sì, esattamente, non mi aspettavo queste conseguenze. Certo, sapevo che sarebbe stata male, ma non così tanto.
Inoltre la conosco e credo di sapere quanto alta sia la sua soglia del dolore, anche perché l'ho vista lavorare fino alla fine con un cancro in stadio avanzato, e posso assicurare che i dolori di un male simile non siano pochi né facilmente sopportabili.- Spiegò Francesco.
- Che cosa pensate di fare? Immagino che modificare una chemioterapia non sia come cambiare un antibiotico.-
- No, purtroppo non è così semplice, ma prima di ogni cosa dobbiamo aspettare i prossimi giorni, vedere come va e fare delle analisi specifiche per comprendere gli effetti che vi sono stati sull'organismo. Poi vedremo come agire, anche se temo sarà davvero necessario ridurre la pesantezza delle cure.-
- E questo sarà pericoloso? Voglio dire, guarirà comunque o la prognosi cambia?- Domandò il fratello di Claudia.
- Non posso dirlo con precisione, purtroppo. Certo è che il protocollo con cui avevamo iniziato a lavorare è stato studiato per combattere il più velocemente possibile la malattia, mentre cambiarlo, probabilmente, significherà trovarne uno che sconfigga più lentamente il cancro ma che allo stesso tempo ne fermi la crescita.-
- La terapia da sola non blocca l'avanzare del tumore?- Chiese ancora Gianluca.
- Non sempre, dipende dalla gravità della situazione e da molti altri fattori.-
- Ho capito. Naturalmente di questo verranno informati anche lei e suo marito, no?-
- Certamente. Anzi, se la conoscessi meno avrei parlato prima con loro, la legge in parte dice anche così, ma so ce per Claudia non ci sono problemi, eccezione fatta per vostro padre, col quale vuole parlare sempre da sola, e non la biasimo.-
- Lo fa per proteggerlo, credo sia normale. In modo diverso, è ovvio, ma è la stessa cosa che fa con suo figlio... comunque la ringrazio, dottore, davvero.-
- Si figuri, è solo il mio dovere. Ha altre domande?-
L'uomo ci pensò un attimo, poi si ricordò della frase terribile che Claudia aveva detto durante la terapia.
- Prima, mentre soffriva, ha urlato una frase che mi ha fatto gelare il sangue; ha detto "piuttosto lasciatemi morire"... è stato tremendo, e ancora non mi capacito del fatto che possa averlo detto davvero. Non lo riferirò a nostro padre, non penso che lo reggerebbe, ma non posso fare a meno di chiedermi se lo pensasse davvero o no- Raccontò con una voce più bassi di quella che aveva utilizzato fino a quel momento, ancora spaventato dalla frase che aveva sentito e poi ripetuto.
- No, non credo che lo pensasse davvero, stava solo molto male. Non sembra una donna che desideri morire, anzi .
Adesso vedremo come andrà, non preoccupatevi. Appena starà meglio parleremo anche con lei, è giusto che sappia quel che l'aspetta.
Inoltre vorrei essere certo che lei si fidi di ciò che vogliamo farle; non penso di chiederle un vero e proprio consulto, ma se Claudia non si fidasse è giusto che possa dirmi come la pensa anche dal punto di vista medico.
Ora però, se non c'è altro, io andrei davvero.
Vi raccomando di farla riposare e di darle da bene più tardi, quando si riprenderà un po'. Non si deve sforzare per nessun motivo e deve stare tranquilla. Come sempre se c'è bisogno di qualcosa fatemi chiamare.-
Gianluca ringraziò e salutò ancora una volta il medico, poi tornò nella stanza sedendosi vicino alla sorella.
Claudia si era addormentata e l'uomo notò in quel momento che le sue funzioni vitali erano costantemente monitorate.
Il continuo bip della macchina che controllava i battiti del suo cuore era regolare ma angosciante.
Gli ricordava quei film drammatici in cui, spesso, vi era un ammalato grave che riposava tranquillo e poi, d'improvviso, la situazione precipitava.
Il solo pensiero lo uccideva, e si convinse che quelli fossero solo film, prodotti di fantasia, che nella vita reale cose così terribili non accadevano.
Non a loro, perlomeno.
La guardava dormire serena, molto più rilassata di come era stata durante la terapia.
Sicuramente stava ancora molto male, e se ne sarebbe accorto appena la donna si fosse risvegliata, ma se almeno in quel momento riusciva a stare meglio si sentiva sollevato anche lui.
Quando fu abbastanza sicuro di poterla lasciare qualche minuti senza la paura che le accadesse qualcosa uscì dalla stanza e telefonò al padre.
Il signor Oreste si era fatto coraggio ed era andato in libreria, quella mattina.
Lì dentro vi era stato un gran via vai di clienti e persone che volevano sapere qualcosa in più sulle condizioni di Claudia.
Nel quartiere, infatti, non tutti avevano odio e disprezzo verso la donna, e molti, soprattutto le persone più anziane, quelle che la ricordavano bambina, nutrivano per lei ancora un forte affetto, nonostante lo mascherassero bene quandosi trattava di parlarne con chi aveva idee profondamente diverse.
Mentre il telefono squillava Gianluca si chiedeva cosa fosse e cosa non fosse il caso di dire a suo padre riguardo ciò che era successo in quella prima seduta di chemioterapia.
Alla fine decise di fargli capire la gravità della situazione cercando però di rimanere sempre sul vago.
La voce del signor Oreste, quando rispose alla telefonata del figlio, era decisamente agitata, segno che aspettava quella chiamata con ansia da parecchio tempo, probabilmente da tutta la mattinata.
- Gianluca! Allora? Ci sono novità?- Chiese subito.
- Sta riposando, ha finito la terapia un po' più di mezz'ora fa.-
- E come è andata?-
- Non benissimo, papà. È stata male e forse dovranno cambiarle la terapia, ma adesso che dorme sembrerebbe stare meglio.- Disse velocemente nella speranza che il padre si concentrasse di più sull'ultima parte della frase che sulla prima, ma lo sentì ugualmente singhiozzare.
- Papà, ti prego, non fare così, lei non vorrebbe.-
- Per... perché le devono cambiare la terapia? Non va bene quella che le stanno facendo?- Chiese con la voce rotta dalle lacrime.
- La terapia a cui è stata sottoposta oggi è molto forte, e il suo corpo è più debole di quello che i medici immaginavano. Cambiare terapia la farà soffrire meno, anche se potrebbe volerci di più a farla guarire, in questo modo.-
L'uomo dall'altra parte del telefono tacque un attimo, smettendo anche di singhiozzare.
- Posso passare a trovarla più tardi o andrà Davide?- Chiese poi a Gianluca già conoscendo la risposta.
- No, papà, lo sai. Verso le cinque o poco più tardi passerà Davide, gli dico due cose e poi torno a casa. Se vai a prendere Guido all'asilo poi portalo da noi così ceniamo insieme. Tu hai le chiavi di casa di Claudia o lo porti a dormire da te?-
Gianluca non aveva la capacità organizzativa che tutti riconoscevano a sua sorella, ma in quei giorni difficili lei era riuscita a lasciargli abbastanza informazioni da potergli far immaginare come volesse fosse organizzata la vita di suo figlio, perché quello era il punto fondamentale della discussione. - Lo porto da Claudia, mi ha lasciato lei le chiavi e l'ordine di farlo, perché da lì è più comodo portarlo all'asilo. E poi a casa ha tutte le sue cose, i suoi giocattoli, il suo lettino, non mi sembra il caso di allontanarlo dal suo ambiente in un momento simile.- Spiegò l'uomo.
Anche lui aveva capito molte cose da ciò che aveva spesso detto la figlia prima di essere ricoverata.
- Ti chiamo più tardi, papà, magari se Claudia 'sveglia ed 'in condizioni te la faccio salutare, okay?-
- Va bene, e dalle un bacio da parte mia anche se dorme. E telefonami qualsiasi cosa accada, per favore.-
- Stai tranquillo, ci sentiamo dopo.- Chiuse la chiamata e tornò al capezzale della sorella.
Lei continuava a dormire, anche se ogni tanto si muoveva e mugugnava, contraendo il volto in quelle che parevano essere smorfie di dolore.
Pochi minuti dopo entrò la solita infermiera e le cambiò la flebo degli antidolorifici, facendo capire a Gianluca per quale ragione Claudia cominciasse a mostrare i segni della sofferenza.
Il pomeriggio passò tranquillo, la donna riposava e il fratello lavorava su delle carte che si era portato da casa.
Davide arrivò poco dopo le cinque e chiese dubito al cognato informazioni sulle condizioni di salute della moglie e su ciò che era accaduto quella mattina.
L'altro uomo raccontò ovviamente quello che già precedentemente aveva detto al padre, ma, conoscendo il magistrato e sapendo che desiderava essere minuziosamente informato di tutto, si permise di scendere più nei dettagli nel raccontare le sofferenze di Claudia, decidendo di non omettere neanche la terribile frase che quella aveva detto mentre stava male.
- Non so se sia il caso di ricordarglielo, quando si sveglierà, ma ne ho già parlato con il medico, e anche lui pensa che sia stata tutta colpa della situazione in cui era.- Spiegò.
- Ne sono certo anche io, credo che Claudia abbia davvero troppa voglia di vivere per pensare di smettere di curarsi.-
- Sì, voglio vivere... se ho detto di preferire la morte alle cure è perché stavo davvero male, ma non è un pensiero che ho realmente...- Una voce flebile parlò alle loro spalle.
La donna si era svegliata e aveva parlato, ma subito dopo aveva dovuto fare lunghi respiri per recuperare il fiato.
I due uomini corsero al suo fianco per vedere come stesse.
- Lo sappiamo, stai tranquilla. Ora come stai?- Le chiese il marito.
- Ho sonno come se non avessi dormito neanche un minuto e mi fa male tutto...- Rispose sempre con voce debolissima.
- Stai ancora male di stomaco?- Le domandò il fratello.
- No...-
- Te la senti di bere un po' di acqua?-
- Ancora no, per favore...-
- Tranquilla, stai calma, se non te la senti non c'è problema prima il medico ha detto che hai bisogno di bere, ma non credo cambi qualcosa se lo fai più tardi.-
- Papà?-
- Papà sta bene, non preoccuparti, l'ho sentito prima, mentre riposavi. Gli ho detto che non sei stata bene, ma non ho specificato quello che hai avuto...- Si fermò un momento, poi continuò. - E non gli ho riferito di ciò che hai detto.... io sapevo che non lo pensavi davvero, ma sarebbe stato difficile spiegarglielo.- Raccontò.
- Hai fatto bene... è meglio che certe cose non le sappia. Non è cattiveria, lo faccio per proteggerlo.- Commentò Claudia.
Era ancora molto debole, ma poco per volta sembrava si stesse riprendendo.
Si voltò verso il marito. - Guido come sta?- Domandò.
- Sta bene, tesoro, non preoccuparti. Questa notte ha dormito tranquillo nel suo lettino, senza incubi né problemi.- Le rispose Davide facendole qualche carezza.
- Oggi va papà a prenderlo, poi lo porta da me e rimangono a cena. Mi ha detto che, invece, gli hai dato le chiavi di casa tua e lo porterà a dormire lì, è così?- Chiese Gianluca alla sorella.
- Sì, sì, è così e sarà così tutte le volte che Davide si fermerà a fare la notte in ospedale.- Confermò.
Si fermò a riprendere fiato e poi continuò a parlare del figlio. - Mi sento molto stanca e temo che a breve mi addormenterò di nuovo. Gli puoi dire che se stasera non lo chiamo è perché sto male ma gli voglio bene comunque? Ho sempre paura che un bambino così piccolo non possa capire una cosa simile.- Chiese tristemente al fratello.
- Non preoccuparti, cercherò di spiegarglielo. Ah, a proposito, stamattina mi hai detto di dare a Davide i pigiami da lavare.- Disse passando lo sguardo da lei al cognato. - Ma visto che lui passa la notte qui posso portarli io a casa fargli fare un giro in lavatrice, non credo che per mia moglie ci siano problemi. Così al massimo dopodomani te li riporto.- Le propose.
- Saresti gentilissimo, ma non voglio crearvi nessun tipo di disturbo, lo sai.- - Nessun disturbo, lo sai.- Gli sorrise l'uomo.
Rimasero ancora un poco a chiacchierare, poi sia Gianluca che Davide si accorsero che la donna era stanza, e il fratello decise di lasciare i coniugi da soli.
Il magistrato rimase accanto alla moglie senza staccarsene un attimo.
Riuscì a farla bere un poco all'ora di cena, ma più di un pezzo di pane la donna non si sentì di mangiare.
Francesco passò poco più tardi, e naturalmente non lo fece solo per cortesia.
Aveva ancora il camice addosso e chiese gentilmente all'uomo di uscire per visitare con cura la paziente.
- Vuoi che parli solo con te o che ci sia anche tuo marito? Devo riferiti della visita e di alcune cose di cui ho già parlato con tuo fratello questo pomeriggio. Ah, spero non ti dia fastidio il fatto che abbia parlato con lui, ma non stavi bene e mi pareva corretto informarlo.- Le spiegò il medico.
- Non preoccuparti, fai entrare Davide... anche se a questo punto credo gli avrà già detto tutto Gianluca...- La donna rimase nuovamente senza fiato.
Aveva visto che le erano stati somministrati diversi antidolorifici, i quali probabilmente riducevano i dolori e la stancavano, ma era contenta di sentirsi meno distrutta di quanto avesse immaginato quella mattina.
L'oncologo fece entrare l'altro e raccontò ciò che lui già sapeva, ovvero che la chemio le aveva fatto troppo male e probabilmente avrebbero dovuto cambiare le terapie per evitare che le facessero più male della malattia stessa.
- Se ora sembra stare meglio è perché, oltre agli antidolorifici, durante il pomeriggio le sono state fatte un paio di flebo di quelli che potremmo definire dei farmaci ricostituenti.
Mi dispiace dirvelo così, ma appena il loro effetto sarà finito Claudia ricomincerà a stare male.- Confessò tristemente.
Dopodiché parlò loro della possibilità di modificare le cure e di come l'avesse trovata durante quell'ultimo esame obiettivo.
- Non so come riuscirai a dormire, stanotte, ma se hai bisogno di qualcosa chiama immediatamente l'infermiera. Se c'è qualcosa di grave, inoltre, non fatevi problemi a farmi chiamare a casa, mi raccomando.- Gli ricordò ancora una volta prima di salutarli.
La visita medica a cui era stata appena sottoposta Claudia non aveva fatto altro che confermare lo stato di debolezza totale in cui si trovava il suo fisico, e Francesco lo aveva detto chiaro e tondo ai due.
Claudia, infatti, si addormentò pochi minuti più tardi, con accanto Davide che, seppur stanco morto, voleva rimanere sveglio per paura di non accorgersi di qualcosa di importante.
Intanto, a casa di Gianluca, il padre ed il fratello dell'ammalata cenavano assieme alla cognata e ai figli, compreso il piccolo Guido.
Quando il signor Oreste era andato a prenderlo all'asilo lo aveva trovato tranquillo a giocare con i suoi amichetti, ma col passare del tempo, da quando era uscito dalla scuola materna all'ora di cena, si era via via intristito, fino a rimanere da solo seduto sul divano mentre i cuginetti giocavano.
Era triste e annoiato, e quando lo vide il nonno decise di prenderlo con sé e portarlo nella cucina dagli zii.
Sapeva benissimo che il piccolo non stava bene a causa della difficile situazione familiare, e sperava che la vicinanza di altri adulti potesse aiutarlo.
Aveva promesso a Cklaudia che il suo bambino sarebbe stato protetto da ogni cosa, e quello era l'unico modo che aveva per aiutarli entrambi, figlia e nipotino.
Guido fu preso in braccio dalla zia e rimase ancora un po' in silenzio, poi guardò verso Gianluca.
- Tu oggi sei stato dalla mia mamma?- Gli chiese con fare inquisitorio, come se avesse preso la deformazione professionale del padre.
- Sì, oggi ero in ospedale con la tua mamma.- Rispose lo zio .
- E perché non sei rimasto con lei anche stanotte così papà stava con me?- Domandò con un tono più arrabbiato.
La zia lo strinse a sé e lo coccolò un po' mentre l'altro gli si avvicinò con la sedia.
- La mamma ti ha detto che deve stare in ospedale perché deve fare delle cure che la fanno stare male?-
- Sì...- Rispose tristemente il bambino.
- Oggi la mamma ha fatto una di queste cure, e il medico ha detto che per questa notte qualcuno deve stare con lei. Hai ragione, potevo starci io con lei, così come poteva starci il nonno, ma tu sai che papà vuole molto bene alla mamma, e per lei è importante averlo vicino.- Provò a spiegargli l'uomo. Guido annuì e iniziò a piangere. - Perché sta male la mia mamma? Sono stato cattivo io?- Chiese il piccolo
Sia il nonno che lo zio si sentirono distrutti da quella frase, perché realizzarono che sarebbe stato impossibile comprendere totalmente cosa pensasse il bambino in quel momento, cosa capisse di ciò che accadeva e quali spiegazioni si desse da solo.
Fu la zia a cercare di mantenere la tranquillità e la lucidità necessarie per rispondere alla terribile domanda del figlio di Claudia.
- No, Guido, la mamma non sta male per colpa tua, e questo non lo devi mai pensare. Le persone certe volte cominciano a stare male, ma non è colpa di nessuno.- Gli disse coccolandolo.
- Ma è brutto che sta male, che non può stare con me. Io voglio la mamma, non voglio che sta in ospedale e lontano da me.- Singhiozzò ancora.
Forse lasciare il bambino senza neanche un genitore vicino non era stata una buona idea, ma Claudia aveva bisogno di assistenza continua anche quella notte e non c'erano molte alternative.
Guido rimase in silenzio a farsi coccolare, poi iniziò a strofinarsi gli occhi e il nonno capì che cominciava ad avere sonno.
- Vi accompagno a casa.- Propose Gianluca. - Tanto Eleonora è in grado di mettere a letto i bambini da sola.- Scherzò con la moglie.
- Grazie, davvero.- Rispose il padre.
Salutarono la donna e i suoi figli, poi si misero in macchina verso casa di Claudia.
Era strano trovarsi lì senza di lei né il marito, si sentivano come topi d'appartamento, ladri, anche se la presenza di Guido aiutava loro a ricordarsi quanto giusto fosse essere in quella casa il quel momento.
Il bambino si addormentò in fretta nel suo letto tra le carezze rassicuranti del nonno, il quale rimase poi a lungo in cucina a chiacchierare col figlio.
- Claudia stasera non ha chiamato, in effetti.- Commentò sedendosi.
- Sta male, papà, te l'ho già detto questo pomeriggio al telefono.-
- È davvero così terribile?- Domandò il signor Oreste.
Gianluca tacque un attimo per riflettere su cosa dirgli, poi decise di ripetergli semplicemente ciò che già gli aveva detto quel pomeriggio.
- Come dicevo al telefono il problema è che nessuno poteva immaginare quanto debole fosse il suo corpo, dunque le hanno iniziato un trattamento d'urto che si è però rivelato troppo pesante. Purtroppo lo sappiamo, Claudia ha nascosto la malattia anche a se stessa per troppo tempo, e le sue condizioni ora sono parecchio gravi. Ma starà bene, ne sono sicuro, appena troveranno una terapia in grado di distruggere il cancro senza distruggere anche lei vedremo i primi miglioramenti.
Dopotutto è la donna di casa, sia per la famiglia che ha ora sia per la nostra, e non le accadrà nulla di male.-
Il padre non commentò in nessun modo, iniziava a stancarsi di tutte quelle rassicurazioni, proprio come stava accadendo a Claudia.
Avrebbe voluto chiedere a qualcuno, a chiunque, come sarebbe stata la sua vita se la figlia fosse morta, ma sapeva che nessuno poteva rispondere a una domanda simile, specialmente se a farla era un padre.
- Io vorrei riposare, domattina devo svegliare il bambino, prepararlo, portarlo a scuola e poi andare in ospedale da tua sorella.- Disse
- Sì, papà, è tardi anche per me.- Rispose Gianluca alzandosi e avviandosi verso la porta dell'appartamento.
- Buonanotte, ci sentiamo domani. Per qualsiasi necessità, che riguardi te, Claudia o Guido, chiamami, anche di notte o mentre sono a lavoro, non preoccuparti.-
- Grazie, ma stai tranquillo; ho cresciuto voi due da solo, riuscirò ad occuparmi di mio nipote per una notte.-
L'altro sorrise. - Cerca di riposarti anche tu però.- Gli raccomandò uscendo dalla casa della sorella.
Il signor Oreste, rimasto solo, controllò che il piccolo dormisse tranquillo e cercò una coperta per mettersi a riposare sul divano.
Probabilmente, se glielo avesse domandato, Claudia sarebbe stata ben felice di farlo dormire sul suo letto, ma non aveva potuto farlo e non gli pareva cortese.
Si sarebbe arrangiato, almeno per quella notte.
Forse era quella la risposta alla terribile domanda "Cosa avrebbe fatto se Claudia fosse morta?"
Si sarebbe arrangiato, nulla di più.
Disclaimer.
Fortunatamente non ho mai avuto a che fare con la chemioterapia, e spero sinceramente di aver esagerato con la descrizione degli effetti collaterali.
Soprattutto, però, spero di aver trattato l'argomento con la massima sensibilità possibile, se avete qualcosa da ridire fatelo, anche se vi chiedo di farlo in modo cortese.
Io, davvero, mi sono impegnata al massimo.
Un abbraccio, al prossimo capitolo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top