CAPITOLO 29 - L'UOMO DI NEANDERTHAL HA SEMPRE IL SUO FASCINO!

Quando arrivai a casa dei ragazzi la festa era in pieno svolgimento. Quella volta eravamo solo una quindicina di persone rispetto ad altre volte. La musica usciva dalle casse a tutto volume, mentre gli invitati si intrattenevano mangiando, bevendo e chiacchierando tra di loro.

Dopo aver suonato venni accolta alla porta dal mio adorato Henry, che mi avvolse all'istante in uno dei suoi calorosi abbracci.

«Ben arrivata, dolcezza, ti stavo aspettando con ansia! Meg mi ha informato che hai qualcosa da raccontarmi, ma non ha voluto aprire bocca, ha detto che dovevi farlo te e io è tutto il girono che mi mangio le mani dalla curiosità!»

"Ma per quale motivo ho fatto conoscere questi due? Ah, giusto, così possono tormentarmi in coppia e non singolarmente!"

Entrai in casa togliendomi di dosso il cappotto; lo sbalzo termico tra interno ed esterno quella sera era insostenibile. Mi diressi a depositarlo nella solita stanza, per poi far ritorno in sala con Henry alle calcagna che attendeva la sua dose di notizie quotidiane, come un cucciolo aspettava i suoi croccantini. Gli feci cenno di attendere un attimo, per poter salutare Andrew che stava conversando con un altro ragazzo al lato della stanza.

Finalmente ci accomodammo sui soffici cuscini di pelle del divano tra persone che non conoscevo, abbassando la voce per non farmi sentire da orecchie indiscrete, prima di iniziare la mia confessione.

«Che dire, mio caro, ho fatto un giro sull'auto e te lo devo proprio riconoscere: avevi ragione, la carrozzeria è veramente stupenda e ben accessoriata aggiungerei.»

Henry iniziò a saltellare sul posto, per poi saltarmi addosso e stringermi in un altro abbraccio che rischiava di soffocarmi. Doveva decisamente cercare di darsi una calmata, anche perché, con una reazione simile, non saremmo passati di certo inosservati.

«Oh, Mio Dio, lo sapevo! Non ci credo ancora, ma lo sapevo! Era ora, cazzo! Allora il nostro piano quella sera ha funzionato? Gli ha aperto gli occhi a quell'idiota!» strepitò come un pazzo.

«In realtà credo che il piano abbia aperto gli occhi ad entrambi alla fine» precisai, ricambiando il sorriso a trentadue denti del mio confidente.

Bisognava proprio ammetterlo: era stato per merito dell'intervento suo e di Meg, con il loro piano di battaglia, se anche io non avevo più avuto modo di negare quello che provavo per Luke. Erano state le mie fate madrine non propriamente convenzionali quella sera e, per questo, gli ero infinitamente grata.

«Chi se ne frega di chi ha aperto gli occhi per primo. L'importante è che lo abbiate fatto! Aspetta! Ma quindi ora anche gli altri sanno di voi?»

Ma era sicuro di non aver parlato con Meg di questa faccenda? No perché i due sembravano veramente sincronizzati!

«No, ancora nessuno sa nulla. È successo ieri notte e Luke mi ha chiesto qualche giorno per trovare il momento migliore per poterlo dire agli altri. Quindi, questa sera, quando ci vedrai comportarci come nulla fosse, ti prego di non fare commenti e di tenere la tua bocca larga ben sigillata.»

Mise il broncio, come se volesse lui stesso poterlo urlare al mondo intero, ma per fortuna si convinse, portandosi una mano al petto per suggellare quella sua promessa.

«Non dirò neppure mezza parola! Promesso! Solo che adesso stavo pensando che non potrai più uscire con me in centro a commentare i bei culetti che ci passano davanti!» affermò rattristato.

«E perché mai, scusa? Non li potrò più toccare quei bei culetti, ma non sono mica diventata cieca!»

Scoppiammo entrambi in una fragorosa risata che fece anche girare i due ragazzi seduti vicino a noi. Quel ragazzo era balsamo per il mio spirito! Se passaste un'oretta di tempo in sua compagnia sarebbe in grado di farvi dimenticare di qualunque problema vi attanagli a colpi di battute indecenti.

Avevamo riniziato a chiacchierare, in realtà stavo cercando di sviare da alcune domande troppo spinte di Henry, quando questi mi diede un colpetto con la mano sul ginocchio, incitandomi a guardare nella direzione delle scale.

«Il tuo bello è arrivato!»

Seguii l'indicazione del mio amico, ritrovandomi davanti agli occhi la mia scimmietta che, con passo tranquillo, a differenza della prima sera in cui lo avevo conosciuto, si apprestava a raggiungere la festa. Si fermò per un attimo sui gradini quando mi scorse, rivolgendomi un sorrisetto di nascosto che ricambiai.

«Oh, oh, qualcuno ti sta promettendo un altro giro più tardi, da quel che vedono i miei occhi!»

Rifilai uno scappellotto ad Henry che come sempre era il Re della discrezione.

«Piantala, scemo! Ci farai scoprire se qualcuno ti sente!» lo ammonii tentando di mantenere un'espressione seria, ma con lui che mi guardava così divertito durò ben poco.

«Va bene, dolcezza. Allora, prima che cominci a urlare che "sento odore di sesso in giro", andiamo a berci qualcosa, almeno avrò la bocca occupata.»

Ci alzammo entrambi diretti verso l'ormai familiare penisola della cucina, alle cui spalle, neppure a dirlo, Ry era intento a servire cocktail ai vari ospiti. Ci accomodammo sugli sgabelli, ma io mi misi in una posizione tale che mi consentisse di vedere Luke dall'altro lato della sala alla mia sinistra. Era intento a parlare con Andrew e l'altro ragazzo di prima e, ogni tanto, riuscivamo a far incrociare i nostri sguardi, anche se solo per una frazione di secondo.

Ma, ovviamente, da grande osservatore quale era Henry, la cosa non gli sfuggì e mi riprese subitaneo. «Sì, però, ragazzi, se voi continuate a mandarvi queste occhiate da "scopami adesso" tutta la sera, che mi stanno già facendo sentire caldo tra l'altro, io posso anche non parlare, ma dubito che passerete inosservati!»

Non potevo dargli torto, ma per quanto ci provassi i miei occhi continuavano ad essere dirottati verso di lui, come se una forza magnetica proveniente dalla sua direzione mi risucchiasse e io non potessi far altro che assecondarla. Ma almeno dovevo provarci, così iniziai a sorseggiare il mio drink per distrarmi e, neppure lo avessi chiesto ad alta voce, dopo solo due sorsi, ci pensò Matt a farmi concentrare su qualcos'altro.

«Ollie! Principessa mia! Meno male che sei arrivata, già mi mancavi!»

Non riuscivo proprio più a guardarlo senza immaginarmelo con un cartello attaccato al collo con scritto: "stalker personale di Meghan". Quella sera mi sarei divertita da matti a dargli fastidio, poi ovviamente avrei riportato tutte le informazioni carpite a Meg il giorno seguente.

"Mi dispiace Matt, ma le amiche vengono prima di tutto, soprattutto dei ragazzi."

«Ma come, Matt, ora sono tornata ad essere la tua principessa? E la mia amica Meghan te la sei già dimenticata? Siamo così intercambiabili per te?» Lo vidi per la prima volta da quando lo conoscevo in profonda difficoltà, iniziando a far saettare i suoi zaffiri in tutte le direzioni, ma, altrettanto celermente, riassunse la sua classica aria scanzonata e provocatoria.

«Ollie, amore, se io potessi in realtà vi vorrei entrambe tutte per me. Non puoi chiedere a un uomo di fare una scelta simile. Fate di me un uomo fortunato e creiamo il mio harem personale!» Si avvicinò facendomi alzare in piedi per potermi abbracciare, come se quelle parole non fossero già abbastanza.

Quel ragazzo altro che incorreggibile, era un caso perso!

«Un harem, Matt? Davvero? Non ti basteremmo solo io e Meg? Vuoi aggiungerne anche altre?» domandai sarcastica, facendomi beffe di lui.

«Oh, no, amore, se vi concedeste entrambe a me ti garantisco che metterei la testa a posto una volta per tutte. Non ci sarebbe più alcun'altra donna nella mia vita!»

E certo, ne avrebbe avute due! Il suo concetto di "nessun'altra donna" non combaciava esattamente con i canoni tradizionali.

Matt in versione poligamo fece ridere oltre a me anche Henry e Ry che assistevano alla scena. Tuttavia, c'era qualcuno a cui la nostra gag invece non stava piacendo affatto. Credo soprattutto non apprezzasse il modo in cui Matt mi tenesse stretta a sé, avvolgendomi completamente con le sue enormi braccia fasciate da un golf bianco della La Coste.

Il soggetto infastidito da quel contatto troppo ravvicinato era Luke, che si diresse verso di noi come un toro che vede rosso a Pamplona e, come sempre quando si trattava di lui, mi lasciò letteralmente esterrefatta non appena aprì bocca.

«Matt, amico, che dici di allentare un po' la presa? Credo che Ollie non riesca neppure a respirare, la stai praticamente stritolando!» disse tra i denti la scimmietta innervosita. Ma Matt non colse il profondo fastidio nel tono di voce del suo coinquilino.

«Che c'è, Luke, vorresti essere al mio posto? Io credo invece che Ollie si trovi esattamente dove dovrebbe stare, ovvero al mio fianco!» E rincarò la dose aumentando la stretta, facendomi dire addio a un pezzo dei miei polmoni.

A quel punto credo di aver visto del fumo uscire dalle orecchie di Luke. Mi afferrò per un braccio, strappandomi dalla stretta asfissiante di Matt, facendomi così precipitare verso di lui, che però non si fece trovare impreparato, a differenza mia, afferrandomi al volo e ghermendomi nelle sue braccia.

Della serie: "facciamo cambio".

«Io non credo proprio che quello sia il suo posto!» affermò perentorio.

Io ero lì come un pesce lesso che veniva sbatacchiato a destra e a manca senza riuscire ad opporre un briciolo di resistenza. Mi sembrava quasi di osservare quella scena dall'esterno del mio corpo.

"Ma che diamine sta succedendo? Non aveva detto che avrebbe parlato con calma ai suoi coinquilini nei prossimi giorni? Per lui questo è dire le cose con calma?"

«Amico, ma ti calmi? Che cazzo vuol dire tutto questo?» chiese il povero Matt, il quale dire che fosse sconvolto sarebbe stato riduttivo, come d'altronde lo erano anche tutti gli altri spettatori intorno a noi che assistevano a quella scena di predominio sul territorio neppure fossimo diventati un documentario sugli animali.

Ry ci osservava al di là del bancone con occhi sbarrati, mentre Andrew si era avvicinato per comprendere ciò che stava succedendo, anche se tra i tre parve il meno sotto shock e, neppure a dirlo, Henry era letteralmente su di giri; per lui era come assistere in diretta alla sua telenovela preferita.

«Vuol dire che devi tenere giù le mani da ciò che è mio!» sputò fuori la scimmietta con problemi di gestione della gelosia.

"Non lo ha detto, vero?!?"

Alzai gli occhi verso Luke che mi stava sorridendo tranquillo, come se nulla fosse successo. Le sue braccia abbandonarono il mio corpo per poter intrecciare le sue dita alle mie e trascinarmi in questo modo su per le scale di camera sua, sotto lo sguardo incredulo dei presenti, ad eccezione di Henry che ovviamente se la stava ridendo e che mi strizzò anche un occhio mentre gli passavamo davanti, prima che scomparissimo del tutto da sguardi indiscreti.

Giunsi in camera di Luke ancora senza fiato per ciò che era accaduto al piano di sotto, voltandomi nella sua direzione una volta superata la soglia e trovandolo intento a richiudere la porta a doppia mandata alle nostre spalle. Ero pronta a chiedergli spiegazioni in merito al suo comportamento da maschio alfa del branco che aveva tenuto poco prima, ma non ne ebbi proprio modo, tanto per cambiare, visto che quel ragazzo non mi lasciava mai un briciolo di spazio per i miei tempi di reazione.

Mi afferrò con impeto e iniziò a baciarmi scaraventandomi di spalle alla porta, facendomi boccheggiare sulle sue labbra, che non appena trovarono una via di accesso si appropriano delle mie.

«Dio, Ollie, sono impazzito di sotto vedendoti tra le braccia di Matt e, cazzo, io non sono mai stato in vita mia un tipo geloso» affermò roco a fior di labbra, ricongiungendo subito dopo le nostre bocche, trasmettendomi così, non solo con le parole, il suo bisogno di possesso.

Quel momento da uomo delle caverne al piano di sotto, in cui praticamente era come se si fosse battuto un pugno sul petto e avesse alzato la clava vero il suo rivale Matt, avrebbe dovuto infastidirmi, ma onestamente mentre mi baciava in quel modo disperato e mi faceva sentire così desiderata, pensai che l'uomo di Neanderthal aveva sempre il suo fascino.

«Potevi anche iniziare a farmi pipì intorno a questo punto per marcare il territorio» lo schernii ridendo, mentre ci dirigevamo verso il materasso senza staccarci l'uno dall'altra fino a crollarci sopra.

«Non farmi venire idee strane, topino, a quanto pare divento molto possessivo quando si parla di te!» replicò con un sorriso sghembo in faccia.

Iniziammo a spogliarci reciprocamente in modo un po' goffo per via della frenesia del momento. Le mie mani partirono all'avanscoperta del suo corpo per la seconda volta, ovviamente solo per accertarmi che fosse tutto come me lo ricordavo.

«Non credo che ce ne sarà bisogno. Dopo la scenata che hai fatto dubito che qualcuno oserà anche solo avvicinarsi a me. E anche fosse, non dovresti preoccupartene, perché, come ti ho già detto ieri: sono il tuo topino!» gli rammentai mentre la nostra pelle entrava in contatto, sfrigolando per le sensazioni che i nostri cuori, ora l'uno contro l'altro, si stavano comunicando per mezzo di quella linea invisibile a cui solo noi due potevamo accedere.

Mi guardò lungamente, prima di rivendicarmi sia con le parole che con il suo corpo. «Hai detto bene. Sei mia!»

E lasciandomi cadere nei suoi occhi neri che brillavano di desiderio in quella stanza avvolta nell'oscurità, mi smarrii nuovamente in lui e in quel suo splendido universo di parole in rima.

Bonjour! Avete capito la scimmietta?!? Non gli toccate Ollie ragazzi che altrimenti impazzisce come se gli aveste fregato le noccioline ;) E alla fine sono usciti allo scoperto, ovviamente non con la dovuta calma preannunciata, ma d'altronde quando c'è di mezzo Luke nulla può andare come da programma ;) Il prossimo capitolo lo pubblicherò o in tarda serata o direttamente domani mattina, perché è solo una parte molto breve in merito alle reazioni di tutti i ragazzi della casa il giorno dopo, però vi assicuro che ci sarà da ridere... soprattutto per quella di un certo ragazzone di nostra conoscenza :D

Ed ora passiamo ai saluti... oggi andiamo con il Croato... 

ZA SLJEDEćI PIDžAMU! 

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