Capitolo 2 - parte 1


2


Simon si rigirò nel letto, sentendo un'improvvisa nausea.

Si coprì la bocca col dorso della mano, premendo con forza, fin quando quella sensazione svanì e al suo posto sentì sopraggiungere un pizzicore agli occhi.

Quelle immagini ormai così lontane, ma non sbiadite, erano tornate di nuovo a tormentarlo. Strizzò forte gli occhi per impedirsi di piangere e si morse con disperazione il dorso della mano, ricacciando indietro il desiderio di lasciare libero sfogo alle emozioni.

Si girò sul fianco, urtando contro il comodino e facendo ruzzolare a terra la sveglia e una bottiglia di whisky vuota. Cercò di fare perno sul mobile per mettersi seduto, ma quando fece forza sulle gambe per alzarsi, la mano scivolò e lui rovinò a terra. Nella caduta si trascinò il lenzuolo, rimastogli aggrovigliato addosso, e ora, disteso sul pavimento, attendeva.

Gli occhi erano semiaperti e vacui, fissi sul collo della bottiglia che puntava dritta verso di lui, emanando ancora un forte odore di alcool. Sembrava lo stesse osservando, provocando; sembrava che gli stesse ricordando che lei sarebbe stata l'unica bocca che avrebbe baciato davvero, da quel momento in poi.

Simon non riusciva a trovare dentro di sé la forza di alzarsi da lì. Quasi non avvertiva il freddo del pavimento a contatto con il suo corpo nudo, né la temperatura gelata della stanza. A poco a poco cedette al torpore dei sensi.

Chiuse gli occhi, riaddormentandosi.

«Liquori!»

Regina quel giorno era tornata a casa particolarmente entusiasta, con la spesa e... non solo. In una busta separata c'erano delle bottiglie di alcolici. Alcune le avrebbe usate per cucinare, altre invece avrebbero rifornito il piccolo carrello dei liquori che usavano come bar per gli ospiti.

«Qualcuno mi ha detto che non si è veramente adulti finché non ci si fa una bella sbronza!» Regina si era passata la punta della lingua sulle labbra con malizia, pregustando già di condividere quell'esperienza con il suo compagno.

«Alla tua età, direi che sei adulta da un pezzo», le aveva risposto Simon, mentre l'aiutava a sistemare le provviste.

«Attento a come parli! Solo perché il tuo documento d'identità dice che sei più giovane di me di una sciocchezza trascurabile come quattro anni, non puoi permetterti di darmi velatamente della vecchia!» aveva ribattuto Regina, piccata. «Aspetta di vedere questa vecchina che scherzo ti combina con il servizio fotografico che abbiamo la settimana prossima. Babbo Natale a confronto sembrerà un pupetto», aveva poi borbottato fra sé.

Ogni volta che qualcosa la contrariava, Regina si esibiva in quella baraonda di siparietti, promettendo peste e corna al malcapitato di turno; e il suo adorato Simon non faceva eccezione.

Il giovane aveva ridacchiato. Sembrava quasi provocarla apposta, per il semplice gusto di vederla in azione. Si divertiva troppo, ma non voleva darglielo a vedere. Si era quindi tenuto di proposito di spalle, mentre appoggiava gli alcolici sul ripiano di cristallo del carrello, sistemando con cura le bottiglie accanto al vassoio dei bicchierini.

«Chi ti ha messo in testa questa sciocchezza della sbronza?» aveva domandato, come nulla fosse. «No, aspetta. La conosco già la risposta. È stato Kevin, vero? Lo so, è opera sua! Queste sono tutte le sue marche preferite.» Aveva osservato le bottiglie una a una, scuotendo la testa con finta disapprovazione. Suo fratello sapeva il fatto suo in fatto di super alcolici e, nonostante non potesse permetterseli, prediligeva sempre i più pregiati. «Hai chiesto consiglio a lui, oppure era lì anche lui per fare rifornimento?»

«Perché non ne proviamo una?» aveva proposto Regina.

Dopo aver messo un cd di musica soul come sottofondo, Regina gli si era avvicinata e gli aveva posato una mano sulla schiena, facendola scivolare fino al sedere. Poi, con l'altra mano, gli aveva mostrato un bicchiere vuoto. Senza aspettare, aveva preso la prima bottiglia a portata di mano e lo aveva riempito fin quasi all'orlo.

«Ma che fai!» aveva esclamato Simon, strappandole la bottiglie di mano. «Quello è un bicchiere da acqua. E non lo puoi riempire in questa maniera. Se ne prende appena un dito, non mezza bottiglia!»

Con le braccia incrociate al petto e un'espressione corrucciata sul viso, l'aveva osservata muoversi per la stanza e fischiettare a ritmo di musica, prima di accomodarsi sul divano.

«Dall'odore sembra promettere bene», aveva commentato Regina, portandosi il bicchiere sotto il naso. Aveva appoggiato le labbra al bordo, ma si era ritratta subito nel sentire un leggero pizzicore alla lingua. Quindi aveva fatto un respiro profondo e aveva buttato giù un lungo sorso, senza pensarci troppo.

I convulsi colpi di tosse avevano decretato per lei la fine della sua esperienza con il whisky.

«Ma è... è disgustoso!» aveva esclamato, fra un colpo di tosse e l'altro, mentre da dietro le sue spalle risuonava la risata divertita di Simon.

«Dai a me, ubriacona!»

Da dietro il divano, Simon le aveva sfilato il bicchiere di mano. Aveva fatto il giro e le si era seduto a fianco. «È così che si fa: poco alla volta», disse, sorseggiando piano.

Aveva sorriso ancora, mentre Regina, che iniziava a risentire dell'effetto dell'alcool, aveva tirato su le gambe e si era messa comoda, appoggiando la testa sul petto di lui. Gli occhi le erano diventati lucidi e il viso si stava a poco a poco imporporando. Non era abituata a bere qualcosa di così forte. Anzi, probabilmente doveva essere la prima volta che assaggiava del whisky. Da quando la conosceva, Simon non ricordava di averla mai vista andare oltre un bicchiere di vino.

Si era messo più comodo anche lui, pensando già di dover passare chissà quanto tempo in quella posizione: la compagna si stava pian piano addormentando, abbracciata a lui.

Simon stava giocherellando con i suoi capelli, quando lei aveva alzato la testa di scatto e gli si era avvicinata, leccandogli le labbra.

«È così che si fa», aveva ripetuto Regina, mettendosi a cavalcioni su di lui e cominciando a mordergli la bocca.

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