CAPITOLO EXTRA 7 - OGNI SBAGLIO
Ollie
Poche ore dopo l'ultimo capitolo (non l'epilogo)...
«ANCORA BUON ANNO, RAGAZZIIIIIIII! E ricordate: chi scopa il primo dell'anno scopa tutto l'anno, quindi, datevi da fareeeeee!»
Se di norma ad Henry non riuscivamo a tappare la bocca neppure con del nastro adesivo, da ubriaco neanche una saldatrice sarebbe bastata per fermarlo. Ma in fin dei conti noi gli volevamo bene anche per questo: il suo essere del tutto senza filtri era decisamente una delle cose che apprezzavo più di lui, anche se poi ci metteva in imbarazzo, come in quel momento, in cui stavamo varcando la porta della casa dei ragazzi tutti insieme dopo l'ultimo dell'anno appena festeggiato all'Ascensore, beccandoci gli sguardi indignati e altri divertiti di alcuni passanti.
«Per la miseria, Henry, ma perché ogni volta ci dobbiamo far riconoscere da tutto il vicinato? E poi perché pesi così tanto se sei secco come un chiodo?» sbuffò Ry, trascinando dentro l'appartamento, aiutato da Andrew, il nostro amico dagli occhi di ghiaccio che di certo non si scioglieva dall'imbarazzo, per poi abbandonarlo a peso morto sul divano dell'ingresso.
"E io te lo avevo detto, Henry, che mischiare il rum con il gin non era una gran trovata!" pensai, osservando divertita il mio migliore amico prossimo al collasso ma che ancora non demordeva dal rifilare allusioni a chiunque.
«Eeeeeeeeh, ho una cosa tanto pesante che compensa, ma non la puoi vedere o Trisha si arrabbia» sbiascicò a occhi chiusi, cominciando a ridere da solo, mentre la ragazza appena citata lo seguiva a ruota e il suo fidanzato si tirava una manata in fronte.
Povero Ry, era sempre stato il più pacato di noi.
«Dai, Bubu, non te la prendere. In fondo Henry non ha mica detto qualcosa di sbagliato, anzi, dovremmo provvedere assolutamente tutti quanti a rispettare questo fantastico detto popolare» ammiccò lei sfacciata, e anche un po' alticcia, in direzione del suo ragazzo, mentre l'ex dongiovanni di casa le dava man forte.
«Io approvo! Principessa, dobbiamo subito porre rimedio a questa nostra mancanza. Presto! Andiamo nella torre del castello!» intervenne Matt, stringendo la ragazza riccia al suo fianco e facendola svanire, piccolina come era rispetto a lui, tra le sue braccia.
La mia amica lo guardò in tralice, sospirando esasperata dall'impossibilità di tenere buono quello che ormai era diventato il suo ragazzo. D'altronde, come diceva anche lei, la colpa non era di lui ma la sua che se lo era pure scelto.
«Fuffy, datti una calmata e smetti di strusciarmiti addosso o ti porto dal veterinario per porre rimedio a questo tuo stato in calore perenne con una bella sterilizzazione» lo minacciò, ottenendo in risposta solo un sorriso ancora più ampio da parte del suo obiettivo, il quale, chinandosi verso di lei, le sussurrò qualcosa che immaginai essere poco casto, visto il modo in cui il suo viso avvampò, riuscendo così a tacciarla definitivamente.
Mi portai una mano alla bocca per celare una risata sgorgata spontanea e che non avrei mai potuto fermare in alcun modo.
I miei amici erano la fonte di spensieratezza da cui avevo la fortuna di dissetarmi ogni giorno in un deserto di persone troppo dedite all'apparenza per apprezzare il gusto rinfrescante di un semplice sorriso.
Ma quell'attimo di ilarità ebbe vita breve, quando due braccia circumnavigarono la mia vita per stringermi contro un petto che era la culla di ogni mio sogno e che finalmente avevo ritrovato dopo aver vagato notti intere tra un mare di incubi.
Ruotai appena la testa per ritrovarmi davanti quelle onici nere su cui amavo riflettermi, terre ombrose in cui inoltrarmi e che non finivo mai di esplorare.
Luke era il mio viaggio senza biglietto di ritorno, in cui sapevo da dove partivo ma mai la destinazione finale, lasciandomi così sorprendere ogni giorno con un nuovo continente di emozioni dove decideva di farmi atterrare.
Socchiusi gli occhi mentre le sue labbra si poggiavano contro la mia tempia in un bacio lieve, prima di scendere lungo i contorni del mio viso, facendomi il solletico con quel suo accenno di barba, per arrivare al mio orecchio e intirizzirmi di brividi la pelle con un semplice respiro.
«Che ne dici se tu vai in camera e io intanto butto l'immondizia e poi ti raggiungo? Sai, credo che l'idea di Henry non sia poi così malvagia» sussurrò roco, mentre le sue pupille banchettavano con le sue iridi, spazzolando via quel piatto di cupidigia che riempiva i nostri sguardi.
Ma a noi due non serviva più di attendere il calar del sole per poterci perdere nel corpo e nella mente dell'altro, perché per me e Luke la vita era un'intera notte per scoprirci, ascoltarci e amarci, scrivendo insieme un futuro dove i ti amo spuntava come stelle sulla nostra pelle.
«Ti aspetto di sopra, scimmietta, non perdere tempo a raccogliere banane in giro, mi raccomando!» lo presi in giro, strizzandogli un occhio e avviandomi in direzione delle scale che conducevano al piano superiore, sentendomi i suoi occhi addosso a ogni gradino che andai a superare, fino a svanire all'interno della sua camera.
I miei piedi si fermarono al centro della stanza, abbandonandomi ancora una volta a un sorriso nostalgico dianzi a tutte quelle frasi e foto che avevano costellato la nostra relazione, in un excursus tra parole e immagini che mi fece riflettere su quanto io e quel folle ragazzo che aveva inciso il suo nome nei miei silenzi ci fossimo in realtà amati da sempre senza rendercene conto, da quando mi condusse lì la prima volta e rimasi folgorata da tutte quelle scritte, alla prima scalata compiuta per vedere insieme una delle nostre amate serie tv, per arrivare a quelle notti in cui ci eravamo strappati l'anima di dosso, ricucendola a pezzi in quella dell'altro e tessendola con sguardi che si spezzavano al calar della sera, quando i suoi racconti mi cullavano fino a farmi addormentare e le sue labbra mi ricamavano emozioni sotto un cielo di sensazioni.
Ripercorrendo mentalmente alcuni attimi della nostra storia sollevai in automatico lo sguardo in direzione del lucernario, attraverso cui osservai densi fiocchi di neve continuare a cadere dal cielo, perpetuando negli anni un desiderio che aveva saputo ridonarmi i miei occhi di bambina e concedendomi di sorprendermi ancora come solo il ragazzo che amavo era in grado di fare.
Luke, per me, era come la neve: era sopraggiunto in modo in aspettato nell'autunno della mia vita, stupendomi ogni singolo giorno e sciogliendomisi addosso entrando così a far parte del mio mondo.
Sfilai il chiavistello che teneva chiusa quella finestrella, tirandola giù per potermi issare all'esterno con non poche difficoltà. L'aria gelida di quelle prime ore del mattino mi fece rabbrividire mentre prendevo posto su quella sporgenza che teneva sospesi in alto, lontano da tutti, i miei ricordi più preziosi.
Puntai il naso verso l'alto, godendomi la sensazione di quei cristalli di ghiaccio a occhi chiusi che mi accarezzavano placidamente, mentre ripensavo a tutto quello che era accaduto in quei giorni. La rottura netta con i miei genitori non era stata cosa da poco. Per anni avevo incassato i loro colpi sotto la frusta di un'aspettativa che sembravo sempre disattendere. E non lo avevo mai dato troppo a vedere quanto i loro sguardi contrariati e le loro parole di svilimento mi avessero ferita, ma non per questo avevano fatto meno male, perché anche la più grande guerriera nasconde delle cicatrici sotto la sua armatura.
Ma qualcuno che si era reso conto di quelle linee bianche cicatrizzatesi negli anni e che continuavano ugualmente a pizzicarmi in quelle giornate uggiose dove il loro biasimo tornava all'assalto, per depredarmi di un altro tassello di me, era arrivato più di tre anni prima, bruciando la mia apatia con un semplice salto e ridandomi forma e colore sotto il suo attento sguardo.
E anche in quel momento, nonostante il tempo trascorso, i suoi occhi si accorgevano sempre di ogni mia incrinatura nascosta sotto la corazza di un sorriso.
«Ecco dove ti eri cacciata, topino, mi hai fatta spaventare quando sono salito in camera e non ti ho trovato. Per un attimo ho temuto che fossi già scappata» rise sommessamente, accovacciandosi al mio fianco, per poi diventare tremendamente serio non appena intercettò i miei occhi leggermente lucidi. «Che succede?» aggiunse poggiando il suo palmo caldo sulla mia guancia e cominciando a tracciare i contorni del mio zigomo.
Abbassai le palpebre, crogiolandomi in quella dimostrazione d'affetto che per me voleva dire tutto.
A Luke bastava un semplice tocco per cancellare ogni mia sbavatura, cancellandola e ridisegnandomi con tonalità più limpide e decise.
«Ti va di stare un po' qui con me e di abbracciarmi?» domandai in un sussurro reso tangibile solo dalla densa nube che fuoriuscì dalle mie labbra.
I suoi basalti mi scrutarono con apprensione, ma senza lasciare che questa passasse attraverso la sua bocca in una serie di quesiti a cui sapeva non avevo voglia di rispondere, preferendo attendere il momento in cui mi sarei sentita pronta per sfogarmi con lui per la perdita di una famiglia che mi aveva messa al mondo.
«Certo!» rispose, prendendo posto alle mie spalle e chiudendomi tra le sue braccia, come sempre lasciate scoperte da una maglietta a maniche corte nonostante si gelasse lì fuori.
E tornò così a prendere possesso di me la mia stagione preferita, in un abbraccio che aveva la leggerezza delle foglie che cadono al suolo, in un bacio tra i capelli che mi accarezzava come la pioggia e in un odore che portava il profumo del vento in autunno e che era in grado di scuotermi il cuore.
«Ehi, Luke, te la ricordi quella notte? Quella in cui siamo tornati a parlarci dopo tanto tempo senza vocali e consonanti.»
La mia domanda lo spiazzò per un attimo, avvertendo la sua tensione irradiarsi attraverso i muscoli che erano guizzati di colpo sotto le mie mani.
«Quella in cui ci siamo vestiti nuovamente dei nostri silenzi e siamo rimasti nudi nei nostri errori?» mi incalzò, comprendendo che stessi riferendo proprio a quella sera in cui mandammo tutto all'aria per una seconda volta, quando troppi errori erano stati commessi da entrambi i lati per poterci perdonare e scegliemmo di darci tempo per imparare ad amare.
«Sì, proprio quella notte in cui ci siamo fatti male, lanciandoci addosso le verità che a lungo avevamo taciuto e in cui abbiamo imparato a perdonarci per quell'amore a cui non avevamo voluto dare ascolto.»
Il suo corpo si mosse irrequieto alle mie spalle, accompagnando un sospiro pieno di rimpianti che mi scivolò tra i capelli, facendoli svolazzare.
«Sì, me la ricordo, Ollie. Mi ricordo le tue lacrime mescolarsi con le mie sulle nostre labbra congiunte e il sapore salato di una distanza che io stesso avevo creato.»
Un sorriso tiepido come il sole che stava spuntando oltre i tetti proprio in quel momento fece la sua comparsa sul mio viso, ripercorrendo quegli attimi dolorosi della nostra storia ma che avevano anche un lato importante che non andava trascurato e che decisi di condividere con lui proprio in quell'istante in cui finalmente ci eravamo ritrovati.
«E lo sai cosa successe quella notte, mentre cercavamo di medicarci reciprocamente le ferite causate dalle nostre incomprensioni?»
«No, non lo so cosa successe quella notte in cui mi sono sentito talmente fragile da essere già polvere.»
Mi spinsi all'indietro, roteai leggermente il busto e, poggiando le mie labbra sulle sue, gli svelai la cosa più importante che avevo compreso in quella sera ormai lontana, e che non sarebbe mai e poi mai cambiata.
«Successe che in quella notte in cui ci spezzammo, mi innamorai per una seconda volta di ogni tuo sbaglio.»
"Perché io, Luke, amerò per sempre i tuoi pregi ma ancor più tutti i tuoi difetti, scegliendo di sporcarmi insieme a te ogni singolo giorno in questa vita fatta di sbagli e in cui l'unica cosa giusta rimarremo fino alla fine solo noi due e il nostro amore senza cognizione."
E sono tornatiiii! So che lo faccio di rado, ma ogni tanto la scimmietta e il topino tornano a bussare alla mia porta per farmi parlare di loro (Luke poi, ovviamente, mi offre un cornetto, quindi non posso dirgli di no 😂). Spero che questo extra vi sia piaciuto e ringrazio come sempre chi si trova ancora qui a leggere di questi due pazzi. Ci rivediamo al prossimo attacco di ispirazione che mi porterà a scrivere un altro extra, per ora vi auguro una buona giornata con una gif che ho trovato e che mi fa pensare a loro.
AL PROSSIMO PIGIAMA/MARIANGELO!
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