CAPITOLO 17 - L'ANIMA ROMANTICA DEL ROCK
Matt
Camminavo avanti e indietro come un ossesso per tutta la lunghezza della stanza, ricontrollando ogni secondo il cellulare, anche se lo tenevo in mano, in attesa di una risposta.
Non sapendo che fare o dove andare ero tornato a casa dei ragazzi, aspettando che Ollie mi desse sue notizie. Ero nervoso e agitato al pensiero di come potesse stare, che cosa potesse passarle per la testa, ma, specialmente, cosa dovessi inventarmi io questa volta per potermi riavvicinare a lei.
"Ci ero quasi, cazzo! Mi aveva finalmente lasciato valicare le sue difese e si era aperta con me, ma poi tutto era sfumato con uno schiocco delle dita, merda!"
Serrai forte la mascella, stringendo l'attaccatura del naso, frustrato dai passi indietro fatti e dal ritrovarmi momentaneamente con le mani legate. Continuai in quel mio incedere compulsivo, fino a quando il rumore della serratura che scattava non mi fece fermare.
Mi voltai nella direzione di quel suono che mi aveva appena impedito di scavare un solco lungo la linea che avevo percorso insistentemente nel salone nell'ultima ora, ritrovandomi davanti Luke con addosso una semplice felpa nera, con stampato sopra la tipica bocca rossa con la lingua di fuori, simbolo dei Rolling Stones.
Le sue sopracciglia scure schizzarono verso l'alto non appena si accorse della mia presenza. «E tu che ci fai qui?» domandò stupito.
Sospirai, passandomi una mano sul viso e cercando di sviare per il momento le motivazioni che mi avevano portato lì. «Tu piuttosto che ci fai qui? Non sei dai tuoi nonni oggi?»
«Avevo delle cose da sbrigare al locale per domani, così sono passato di qui a prendere dei documenti», mi spiegò, gettando le chiavi nello svuota tasche in metallo vicino all'ingresso, che produsse un leggero tintinnio.
Mi buttai sul divano, prendendomi la testa tra le mani, bisognoso di potermi sfogare con qualcuno. «Ho fatto una cazzata, Luke!» rivelai, mentre lui si puntellava su di una spalla contro il muro vicino.
«Che tipo di cazzata?» domandò, incrociando le braccia al petto in attesa di una spiegazione che non sapevo neppure io come dargliela.
Mi passai le dita tra i capelli un paio di volte, buttando fuori l'aria insieme alle parole. «Ho portato Meg con me in Calabria a farle conoscere la mia famiglia – incrociai i suoi occhi scuri, che rimasero in silenzio a fissarmi dall'alto e incitandomi tacitamente a proseguire – Stava andando tutto bene, stavamo iniziando a interagire come una vera coppia, scherzando tra di noi con i nostri classici attacchi verbali, che questa volta, però, erano accompagnati da risate vere, quando... diciamo uno spiacevole incontro l'ha profondamente turbata. Le sono stato vicino, lei si è aperta con me raccontandomi cose sul suo passato e sembravamo star facendo passi avanti importanti, ma poi ieri sera ho commesso un passo falso, Luke, e lei è scappata.»
Finii quel racconto che mi sentivo esausto, come se ripercorrere quei tre brevi giorni mi avesse sfinito. Il ragazzo vicino a me rimase in silenzio per qualche altro istante, assicurandosi che non avessi altro di aggiungere, prima di intervenire. «Hai fatto qualcosa di irreparabile?»
Storsi la bocca a quella sua domanda. «Abbastanza... ci sono andato a letto, quando invece sapevo di non doverlo fare perché era ancora destabilizzata dagli eventi di poche ore prima. Lo so che avrei dovuto aspettare, ma in quel momento non ho ragionato con lucidità e, la mattina dopo, mi sono svegliato da solo nel letto con solo un cazzo di suo bigliettino che mi diceva che aveva bisogno di pensare. Ma, tralasciando questo, sono preoccupato perché non so come rimediare. Ho chiamato Ollie affinché almeno lei la trovasse e le stesse vicino, ma ancora non ho sue notizie.»
Neppure si fosse sentita chiamata in causa, il cellulare che tenevo ancora stretto nella mano sinistra vibrò, annunciandomi l'arrivo di un messaggio da parte sua. Non appena lessi il breve contenuto tirai un sospiro di sollievo.
«Dio, grazie! L'ha trovata!» esultai, anche se con voce provata.
«Beh, allora cosa aspetti?»
Sollevai la testa di scatto verso il mio amico che mi stava osservando con la fronte aggrottata, non capendo perché non agissi.
«Luke, non so dove sia. Ollie mi ha solo scritto di averla rintracciata. E comunque non so se lei voglia parlarmi», svelai i miei dubbi e gli impedimenti che mi stavano tenendo bloccato in quel luogo.
Uno sbuffo infastidito giunse dal mio coinquilino, che continuava a osservarmi con disappunto. «Matt, la mia storia credevo ti avesse insegnato qualcosa: se rimani con le mani in mano, nulla ti pioverà dal cielo, anzi, al massimo ti cadranno addosso solo altri disastri. Ora lei si starà facendo prendere dalle paranoie, cosa di cui sono esperto e, se non ci pensi te a fargliele passare, posso solo dirti che peggioreranno e che si rinchiuderà ancora più in se stessa. E anche se non sai dove si trova, come ti dissi qualche tempo fa, perché non lo chiedi ad Ollie?»
Drizzai le orecchie a quell' idea. «Dici che me lo direbbe, nonostante stiamo parlando della sua amica?»
Altro sbuffo spazientito da parte sua. «Finché non glielo chiedi non lo saprai mai, e poi Ollie non è scema, sa che l'unico modo per far quietare i dubbi della sua migliore amica sei tu, fidai, quella ragazza troppa esperienza ha con gente che si fa mille problemi», rispose con una palese vena autoironica.
Aprii nuovamente la chat e le chiesi rapido se mi potesse dire dove erano. Dopo un paio di minuti, che mi sembrarono infiniti, giunse l'avviso dell'arrivo di un messaggio contenente poche righe ma che erano tutto ciò di cui avevo bisogno.
Sorrisi per la prima volta dopo molte ore da quella mattina, sollevandomi dal divano in pelle e afferrando il bomber e la sciarpa che avevo gettato lì quando ero arrivato, infilandomeli con gesti frenetici.
«Ok, allora io vado in stazione, poi se... – mi fermai, accorgendomi di un dettaglio che avevo trascurato – cazzo i treni! Oggi è festa, chi sa quanto mi toccherà aspettare per il prossimo! Non ne va dritta una in questa stramaledetta giornata!»
Uno scappellotto mi arrivò dritto dietro la nuca; quel coglione mi aveva colpito! Lo guardai a bocca aperta, sgomento per quella sua reazione alle mie disgrazie.
«A te l'amore ha proprio mandato in pappa il cervello! Ma quale treno? Muovi il culo che ti ci porto io con il furgone, sicuramente faremo prima rispetto ad affidarci a Trenitalia in questi giorni», spiegò, riprendendo le chiavi lasciate poco prima e aprendo il portone.
Appena colsi il senso delle sue parole mi ripresi da quell'attimo di smarrimento, seguendolo all'esterno e salendo rapido all'interno della sua vettura.
«Ma non avrai problemi con Chris e suo padre se usiamo il loro mezzo delle consegne per fare un viaggio abbastanza lungo, rispetto ai soliti giri che facciamo in città?»
Ridacchiò, girando le chiavi nel nottolino e avviando il motore. «No, ormai me lo lasciano usare come meglio credo, anche perché, grazie al locale, ho fatto in modo che ci rifornissimo da loro per cose tipo pizzette e stuzzichini vari. Ma entro questa notte devo riportarglielo che gli serve domani mattina, ecco perché dobbiamo sbrigarci.»
Alzai e abbassai il capo verso di lui, per poi tornare a guardare la strada che stavamo percorrendo in direzione della superstrada, e iniziando a far mente locale su cosa poterle dire, fino a quando un'idea non mi balzò alla mente.
«Ehi, Luke, non è che potresti scrivermela una poesia per Meg?» chiesi a bruciapelo.
Roteò leggermente la testa, scrutandomi come se mi fossi del tutto ammattito. «Ma che ti sei bevuto il cervello?»
«Dai, Luke, quella roba là piace un sacco alle ragazze. Io sono davvero negato per queste cose, non so neppure cosa dirle!» gli spiegai il mio personale punto di vista sulla questione.
Ero melenso nelle battute che facevo alle ragazze, ma ero davvero pessimo quando si trattava di fare dichiarazioni d'amore vere e proprio.
Il mio autista personale tornò a concentrarsi sulla guida, scuotendo la testa esacerbato. «Matt, paradossalmente, anche io faccio schifo con le parole. Finché si tratta di scriverle va bene, ma se le devo dire a voce allora piuttosto preferirei spararmi. Il fatto è che ognuno deve dire le cose che prova nel suo modo, non è con una poesia che la conquisterai. Quel modo di esprimersi è un qualcosa che non le interessa perché non fa parte di te. Sii te stesso, e vedrai che andrai alla grande!» mi spronò con un sorriso obliquo.
Aveva ragione, ma ero nel panico più totale in quel momento e francamente mi sarei aggrappato a qualunque genere di aiuto. I miei occhi guizzarono sulla radio spenta, accendendola in cerca di qualche stazione che tuttavia non piacque al ragazzo alla mia sinistra, che scostò con una manata il mio braccio.
«Niente musica commerciale nella mia auto!» berciò perentorio.
Roteai gli occhi. «E dai, Luke, almeno qualche canzone d'amore che mi metta nel mood giusto per quello che sto per fare!» lo supplicai, scuotendolo per una spalla.
«Le canzoni d'amore mi stanno bene metterle, ma solo quelle che dico io. Ti farò scoprire che il rock ha un'anima molto più romantica di quella che credi tu!» asserì, iniziando ad armeggiare con l'impianto audio.
Incrociai le braccia al petto, preparandomi mentalmente a dovermi tappare le orecchi per evitare una qualche perforazione del timpano, ma, invece, un arpeggio delicato di chitarra venne fuori dalle casse, sorprendendomi notevolmente.
«Questa canzone mi ha portato fortuna in passato... era in sottofondo quando io e Ollie ci siamo messi insieme. Spero faccia altrettanto con te.» un sorriso nostalgico e leggermente amaro fece capolino sulle sue labbra, mentre si perdeva in ricordi lontani con la mente.
Non gli dissi nulla, perché sapevo che quel viaggio tra frammenti della sua storia passata lo rallegrava e allo stesso tempo lo incupiva, vista la sua attuale situazione sentimentale.
Mi rilassai contro il poggiatesta, serrando gli occhi. E mentre ascoltavo il ritornello di quel pezzo che diceva:
I know how I feel when I'm around you
I don't konw how I fell when I'm around you(*)
(*)Io lo so come mi sento quando ti sono vicino
Io non lo so come mi sento quando ti sono vicino.
Pensai che io lo sapevo perfettamente come mi sentivo e ciò che provavo mentre le ero vicino, il problema... era che non sapevo cosa provasse lei.
E ci siamooooo! Il prossimo capitolo è l'ultimo, per quanto riguarda Matt e Meg, e lo pubblicherò domani, di modo che la prossima settimana possiamo passare ad Ollie e Luke. Incrociate le ditaaa! Avendo realizzato un'immagine la scorsa volta per il nostro duo al femminile, non potevo non farla anche per quello maschile. Ve la lascio qui sotto augurandovi buona giornata!
E ora i saluti... facciamo forza...
AL PROSSIMO MARIANGELO SI CREDE UN POETA MALEDETTO!
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