CAPITOLO 5 - CINQUEEE!

La casa dei ragazzi era davvero vicinissima alla nostra, forse anche meno dei 5 minuti a piedi preventivati ed infatti in un lampo mi ero ritrovata davanti il portone di casa loro.

Mentre costeggiavo l'edificio avevo notato la ormai celebre scala addossata alla parete, ma avevo distolto subito lo sguardo per non cadere in qualche reminiscenza passata. Henry, che era al mio fianco, aveva ovviamente notato il mio lieve cambio di umore e prontamente aveva posato un braccio sulle mie spalle senza dire una parola, solo per infondermi forza e farmi sentire che non ero sola; lo ringraziai mentalmente per quel gesto così discreto, ma che allo stesso tempo voleva dire moltissimo per me in una serata come quella.

Eravamo davanti all'ingresso, ma il mio amico non aveva ancora bussato; attendeva che fossi io a farlo quando mi sarei sentita pronta. Presi un respiro profondo e pensai solo che "oh la va o la spacca, quindi spacchiamola".

Bussai due volte ed attesi.

Dall'interno provenivano chiacchiere e rumori sommessi finché una voce si fece chiara e nitida rispetto alle altre e al solo sentirla mi rilassai, perché sapevo che di lì a poco sarei stata stritolata da un ragazzone di 1 metro e 80 tutto muscoli con un innata passione per le donne.

«VADO IOOO!»

La porta venne aperta di colpo, ed eccolo lì, il mio caro Matt, che con uno dei suoi sorrisetti mozzafiato era pronto ad accogliermi a braccia aperte come mi aspettavo.

«Principessa! Mi sei mancata da morire, non mi lasciare mai più! Il tuo cavaliere stava morendo di dolore nell'attesa del tuo ritorno!» il suo classico abbraccio da togliere il fiato, con giro su se stesso annesso, non tardò ad arrivare come da programma.

"Oh si, mi era mancato tutto questo!"

«Ma figurati, tu più che un cavaliere sei un mercenario! Con la differenza che invece di andare da chi ti paga di più, vai da quelle che ti chiamano di più, o per meglio dire che te la danno di più», le risate familiari di Andrew e Ry giunsero alle mie orecchie.

"Cielo, non mi ero accorta di quanto mi fosse mancato anche solo prendere in giro Matt con tutti gli altri presenti."

«Oh no, My Lady, vedi io andrò anche ad aiutare altre donzelle in difficoltà qualche volta per prestare i miei servigi, ma poi torno sempre dalla mia unica e sola signora!» ed eccolo inginocchiarsi ai miei piedi per farmi il baciamano. Mi ero quasi dimenticata di questi sue gesti plateali, ma per una volta ne fui felice, perché mi facevano sentire come se nulla fosse cambiato.

«Allora Lancillotto de no altri, che ne dici se molli la presa e lasci salutare anche a noi la nostra Ollie?!?» Andrew si era alzato dal divano per strapparmi dalla presa del suo coinquilino, il quale non parve molto entusiasta della cosa, ma preferì lasciar correre, visto che era la prima volta che li rivedevo tutti. Strinsi con entusiasmo il mio Ingegnere preferito con grande trasporto e gli stampai un bel bacio sulla guancia che lui contraccambiò all'istante. Ormai quello era il nostro rituale preferito per dare fastidio a Matt, ed infatti nonostante un anno, sortì l'effetto sperato.

«Andrew! Giù quelle manacce, cavolo! Poi che sono tutti questi baci in mia presenza? Non osare toccare la mia regina in modi inopportuni o ti sfiderò a duello, sappilo!»

«Ma chi vuoi sfidare tu? L'uomo che riesce a tagliarsi mentre sbuccia una mela, non farmi ridere!» io sghignazzavo ancora stretta ad Andrew. Matt era pronto al contrattacco, ma venne interrotto da Ry che come sempre si trovava al di là del bancone.

«Ehi, qui io non ho ricevuto ancora nessun bacio di ben tornato, e pensare che sto anche scaldando la pizza, credo di meritamelo!» mi sciolsi dall'abbraccio in cui mi trovavo per catapultarmi invece in quello del fisioterapista che mi attendeva in cucina.

Era rassicurante trovare alcune cose che non erano cambiate: Matt con le sue battutine, Andrew che lo redarguiva, Ry dietro il bancone a cucinare o a preparare cocktail. Temevo di sentirmi spaesata nel rivederli, o che qualcosa potesse essere cambiato, ed invece questi piccoli aspetti mi facevano sentire come un anno fa: a mio agio.

Diedi un bacio anche a Ry prima di iniziare a guardarmi un po' intorno. Era tutto come lo avevo lasciato: le classiche scritte sui muri, le bandiere appese, la transenna, il divano su cui avevamo passato tante sere a guardare film, il tavolo dove cenavamo tutti insieme, che per l'occasione era apparecchiato come sempre con i classici piatti e bicchieri di plastica rossi, forse c'era qualche bottiglia vuota in più sulle mensole, ma per il resto era come me lo ricordavo.

La voce di Henry mi fece riconcentrare sulle persone nella stanza che mi guardavano con un sorriso divertito, probabilmente immaginando che cosa stessi osservando.

«Ehi dolcezza, andiamo a poggiare i cappotti!»

Anche quello era per me un altro piccolo gesto di quotidianità che mi rilassava; per tantissime sere avevo posato giacche, cappotti, piumini, giubbini, in base alle stagioni che passavano, in quella stanzina. Prima di tornare dagli altri Henry mi chiese se andasse tutto bene. Io gli rivolsi un sorriso affabile e lo rincuorai; andava tutto benissimo, non potevo davvero lamentarmi, per adesso scorreva tutto liscio come l'olio. Presi la busta di plastica che avevo portato con me e ci dirigemmo nuovamente dai ragazzi.

Era tempo di divertirci un po' ed Henry, che aveva capito il mio intento, sorrise beffardo.

«Ragazzi, Natale quest'anno è arrivato prima, è tempo di regali! Vi ho portato qualcosa da Londra!»

«Oh piccola, non dovevi! Tu sei il regalo più bello di tutti, l'unico che mi interessasse avere da quella dannata Inghilterra che ti ha tenuta lontana da me!» Matt ormai aveva l'abitudine di incolpare una nazione intera per la mia partenza, ma appena avrebbe visto il suo regalo forse mi ci avrebbe rispedita lui stesso. Mi spuntò in volto un ghigno diabolico mentre iniziavo la distribuzione dei souvenir.

Il primo che consegnai fu quello di Ry. Era un set di cicchetti con shacker per preparare cocktail annesso di colore rosa shocking. Lui mi guardò in cagnesco, capendo immediatamente il mio intento, ma preferii ugualmente esprimerlo a parole.

«Così adesso non hai più scuse per non utilizzare quel delizioso grembiulino, il tuo outfit migliora con gli accessori giusti, e per non farci mancare nulla... » estrassi dalla busta una bandana di quelle che utilizzano i cuochi nelle cucine, sempre del medesimo colore e gliela legai in testa. A quel punto fermare le risate dei ragazzi alle mie spalle era praticamente impossibile ed anche il buon Ry alla fine cedette all'ilarità generale.

«Grazie Ollie, non so come farei senza di te che pensi ad ogni dettaglio del mio look e mi fai sentire sempre così virile!»

Soddisfatta della reazione per quel primo regalo passai al secondo: ad Andrew avevo preso un frustino di pelle nero. Mi guardò decisamente sconcertato il povero ragazzo, non capendo il senso di quel dono.

«Ehm... grazie Ollie, ma credo tu ti sia fatta un' idea strana di me, il sadomaso non mi piace», risi sotto i baffi, perché sapevo che la spiegazione che gli avrei dato gli sarebbe piaciuta da morire.

«Oh no caro, non hai capito! Quello non lo devi utilizzare con le tue conquiste... » venni interrotta da uno sfacciato Henry che aggiunse: «Però se vuole su di me si, dico tanto per dire!» ridemmo tutti per quell'intervento inopportuno; ormai Andrew era abituato da anni alle finte avance del suo compagno di università.

«Dicevo, non lo devi utilizzare sulle tue conquiste, o se proprio vuoi, fallo su Henry così lo fai felice una buona volta, ma piuttosto su un tuo certo coinquilino che non sa stare al suo posto ed ogni tanto va raddrizzato con la forza», feci un cenno del capo nella direzione del don giovanni di casa che prontamente mi rispose.

«Amore, non puoi dare ad Andrew uno strumento con cui torturarmi, potrebbe usarlo per davvero quel disgraziato!» tutti ridemmo ed Andrew mi ringraziò profondamente per il dono fattogli, assicurandomi che ne avrebbe fatto buon uso.

Passai all'ultimo regalo. Henry aveva ricevuto il suo il giorno precedente che constava di una pipa, un cappello da investigatore e un monocolo; tutto per il mio Sherlock Holmes personale. Mi rivolsi a Matt! Era giunto il momento di divertirci sul serio!

«Che cosa mi hai preso bellissima? Se sono preservativi avresti dovuto chiedermi la taglia, per la prossima volta sappi che è la XXL!»

«Non dicono tutti così di norma?!? No mio caro, niente preservativi, quelli comprateli da solo, questo regalo in realtà dovrai dividerlo con Andrew probabilmente», entrambi mi fissarono accigliati, fin quando non tirai fuori dalla busta delle meraviglie un collare con guinzaglio per cani ed una museruola. L'espressione spavalda di Matt per la storia dei preservativi ormai era un lontano ricordo, mentre i suoi amici si piegavano in due dalle risate.

Mi guadagnai anche un: «Oh Dio, quanto mi è mancato averti qui a fare a pezzi l'ego di Matt con me», da parte di Andrew ed un: «Ti prego non partire mai più, devi ridurlo così tutti i giorni», da Ry. Ma io conoscevo il mio inarrestabile vecchio amico e sapevo che sarebbe passato subito al contrattacco.

«Ollie, sei una bambina tanto cattiva! Ma lo sai?!? Le bambine cattive mi piacciono da morire! Se ti eccita puoi portarmi a spasso con quel coso quando vuoi, sono tutto tuo!»

Che vi avevo detto?!? Ma avevo un'altra stoccata in serbo per lui quella sera.

«Sono felice che ti sia piaciuto il regalo. Lo riferirò a Meghan, d'altronde è stata lei a sceglierlo con me!»

Quando mi era venuta a trovare eravamo andate in giro per negozi e passando per l'appunto davanti uno che vendeva oggetti per animali, mi suggerì di prendere quelle cose per il nostro Matt. E ora, vedendo nuovamente la faccia distrutta che aveva, posso dire che era stata un' ottima idea.

«E così quella bellissima e malvagia ragazza ti ha suggerito questi regali per me?!? Ora mi sente! Se pensa che starò buono con così poco non mi conosce ancora. E comunque se mi voleva far stare zitto io avrei in mente metodi più divertenti con lei per riuscire nell'intento», prese il telefono e si mise subito a scrivere. Incredibilmente quei due avevano instaurato un rapporto strano, diciamo di amore ed odio. Quando si vedevano, che erano rarissime volte, si baciavano, per il resto del tempo si scannavano.

Beh, come diceva Catullo?

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior."

"Ti odio e ti amo. Come possa fare ciò, forse ti chiedi. Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento."

Si, decisamente quelle parole sembravano scritte per quei due, ma meglio non sollevare troppo spesso l'argomento, la mia amica odiava parlarne e quindi il tema andava preso con il contagocce nei momenti giusti.

Mi adagiai comodamente sul divano tra i miei amici, iniziando a scherzare e a rispondere alle loro domande su come era andata la mia permanenza all'estero, anche se erano ben informati, e mostrandogli dalla macchina fotografica che mi ero portata dietro alcune delle foto che ancora non avevano visto, quando una voce profonda si insinuò sotto la mia pelle, facendomi drizzare tutti i peli delle braccia. Una sola parola e i miei nervi scattarono sull'attenti come il mio cuore, che per una frazione di secondi sprofondò.

«Ciao... »

Chiusi gli occhi per un attimo senza farmi vedere da nessuno. Dovevo prendere tutta la forza e l'autocontrollo che c'era in me per affrontare quel momento. Con le battute e gli scherzi dei miei amici, per un po' avevo dimenticato cosa mi attendesse al varco quella sera, inoltre, visti i racconti di Henry, non ero neppure sicura che si sarebbe fatto vivo. Ma mi sbagliavo, perché sulle scale ad attendere una risposta c'erano gli occhi che mi avevano perseguitata per tante notti, c'era la voce che non riuscivo mai a dimenticare del tutto, c'era colui che aveva sgretolato a mani nude il mio cuore rendendomi impossibile ricomporlo.

C'era lui... Luke.

Il silenzio più totale per un attimo aleggiò nella stanza, nessuno osava fiatare, probabilmente attendendosi il peggio, ma io ero pronta, non completamente, ma avevo sufficiente forza d'animo per affrontarlo e spazzare via quell'alone di timore reverenziale che si stava innalzando sugli altri in nostra presenza. No, non avrei permesso più che una semplice delusione d'amore inficiasse il mio rapporto con gli altri ragazzi della casa. Così presi coraggio e gli rivolsi un sorriso sincero, di quelli che nessuno si sarebbe aspettato viste le circostanze, e gli risposi.

«Ciao Luke, sono tornata!»

Il sui occhi si spalancarono per la sorpresa, come probabilmente anche tutti quelli dei presenti, ma io ero concentrata solo su di lui. Continuai a rivolgergli un sorriso cordiale e credo fosse quello a mandarlo in tilt, non se lo aspettava! Forse si attendeva rabbia malcelata, sarcasmo, odio, o qualunque sentimento avverso nei suoi confronti, ma purtroppo per lui quei sentimenti non c'erano più, li avevo buttati via. Basta rabbia, basta risentimento, e se proprio li dovevo provare mai mi sarei concessa di farlo in sua presenza, sarei stata una roccia: ferma, inamovibile.

«Si... ho notato...»

Per una volta da quando lo conoscevo le parti erano invertite: ora ero io quella che lo aveva sconvolto, ma visto che eravamo in presenza di altre persone decisi di interrompere quel suo ennesimo silenzio e mettere tutti a loro agio.

«Allora, visto che il solito ritardatario è finalmente arrivato, che ne dite? Mangiamo?» quella mia frase ridestò tutti dal loro momentaneo stato di trance e vedendomi rivolgermi a Luke con naturalezza, riuscii anche a farli rilassare come avevo sperato.

Prendemmo quindi tutti i nostri classici vecchi posti al tavolo, con la differenza che Luke questa volta non si sedette accanto a me, bensì davanti. Cominciammo a gustarci le nostre pizze tra una chiacchiera e l'altra. Mi informai su i nuovi eventi e le nuove feste che si erano tenute in mia assenza, ridendo per aneddoti assurdi capitati in alcuni loro folli party, come quando Matt era troppo ubriaco e lo avevano dovuto riportare a casa in spalla dopo una serata in discoteca, sottolineando come poi il giorno dopo avessero tutti le schiene a pezzi perché il loro coinquilino non era esattamente un peso piuma.

Ogni tanto alzavo lo sguardo davanti a me e trovavo Luke intento a fissarmi e devo ammettere che un po' per dispetto, vista la sua precedente reazione, continuavo a sorridergli affabile e ad ogni gesto carino che facevo nei suoi confronti, come parlargli, o chiedergli qualcosa, la sua espressione diventava in realtà sempre più torva e pensierosa. Probabilmente non stava capendo perché fossi così gentile. In realtà ero solo educata e mi interessava esclusivamente preservare la mia amicizia con i suoi coinquilini; se avessi potuto evirarlo due pensierini ce li avrei fatti più che volentieri.

La serata proseguii così: tra chiacchiere, racconti, battute ed ovviamente un Luke in semi mutismo selettivo.

"Ah, tra tutte le sue personalità ovviamente quella sera aveva deciso di far uscire questa qui!"

Ormai era l'1 ed Henry si stava avviando verso la casa della sua nuova conquista per una nottata di puro divertimento.

«Dolcezza io vado, ci vediamo domani mattina, non mi aspettare sveglia.»

«Tranquillo bellissimo, vai e divertiti! Mi raccomando, dagli una bella ripassata al tuo amichetto almeno cinque volte, poi voglio i dettagli più scabrosi a colazione!»

Il mio coinquilino, cogliendo l'allusione al fantomatico numero, non si lasciò scappare l'occasione di fare la sua insinuazione, e con un sorrisetto sfrontato stampato in faccia ed alzando la sua mano aperta per sottolineare le parole che stava per pronunciare, lanciò una lunga occhiata a Luke prima di tornare a rivolgersi a me.

«CINQUEEE!» urlò quel matto, facendomi sbellicare dalle rissate.

Gli altri nella stanza erano un po' perplessi. Come dargli torto! Solo io ed Henry capivamo il senso di quella battuta. Detto ciò, mi lanciò un bacio ed uscì di casa. Io ero talmente intenta a ricompormi da non essermi accorta che la scimmietta muta fosse fuggita a rintanarsi in camera sua. Tirai un sospiro esasperato scuotendo la testa.

«Mi dispiace Ollie, è già stato complicato convincerlo ad esserci questa sera, non capisco perché debba comportarsi così!» a parlare era stato quel santo di Andrew; potevo solo immaginare quanta fatica avessero fatto per farlo presenziare a quella serata.

«Stai tranquillo, non me la sono presa. Vorrei solo che capisse che dobbiamo andare avanti ed essere civili. Io sono vostra amica, lui è vostro amico e non ho nessuna intenzione di smettere di frequentarvi solo per quello che è successo tra di noi, quindi prima se ne fa una ragione meglio è per tutti!»

«Hai dannatamente ragione, cazzo! E se non lo capisce con le buone ci penserò io a suon di pugni!»

Matt come sempre amava esagerare, ma l'importante per me era che anche loro fossero d'accordo sul non far raffreddare la nostra amicizia per quella situazione. Restai in loro compagnia per un'altra mezz'ora poi anche io decisi che era giunto il momento di andare a nanna. Mi alzai dal mio adorato pouf e mi diressi a riprendere il mio cappotto. Quando tornai in sala alla porta c'era Ry pronto a riaccompagnarmi. Alzai gli occhi al cielo esasperata; dopo un anno bisognava addestrarli da capo.

«Ve lo dico subito, non ricominciamo con la solita tiritera. Torno a casa da sola, altrimenti qui non ci metto più piede. Sono anche meno di 5 minuti da qui questa volta, quindi faremo come di consueto: vado a casa e quando arrivo vi mando un messaggio. Ditemi: "Si Ollie abbiamo capito" altrimenti vi prendo a pedate», un po' risero, un po' scossero la testa sconsolati; mi conoscevano troppo bene. Così ottenni il mio coro personale di:"Si Ollie abbiamo capito" e potei dirigermi verso casa mia in santa pace dopo averli salutati.

Avevo appena richiuso la porta alle mie spalle e mi stavo incamminando placidamente vero la mia meta con le mani nelle tasche del mio cappotto, quando sentii una voce chiamare il mio nome:«Ollie!»

Non so perché, probabilmente fu il senso di dèjà vu che mi pervase in quel momento, ma alzai gli occhi verso il tetto senza pensarci due volte, ed infatti eccolo lì! Come quella notte, la mia prima notte con lui su quella sporgenza, la prima notte che lessi le scritte sui muri in camera sua e iniziai a intravedere il suo mondo... era tutto un dannato flashback quello!

Attesi che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, ma lo vidi solo passarsi nervosamente la mano tra i capelli e sul viso, come se non sapesse neppure lui che cosa stesse facendo.

Oh beh, se non lo sapeva lui figuratevi io che restavo lì inebetita a fissarlo.

Poi la sua testa si voltò verso il basso. Seguii quella che credei essere la direzione del suo sguardo e vidi la scala.

"Ah no, ma proprio no, bello! Io su quella scala non ci risalgo manco morta! L'avevo salita e scesa l'ultima volta a Giugno quando mi avevi rifiutato, quello ormai non è più posto per me!"pensai.

Non lo capivo, non riuscivo mai a capirlo, dannazione! Mi aveva snobbato per tutta la serata ed ora eccoci qui come un anno fa, a parlare di nascosto quando i suoi coinquilini non ci vedono?!? Cosa credeva, che avrei concesso un replay?!?

Ero scossa da quello che stava succedendo, le emozioni cominciavano a muoversi dentro di me invece di restare intrappolate nella gabbia del silenzio in cui le avevo rilegate.

Quella scala, lui su quel tetto, l'odore del vento che veniva dal mare, i riflessi della luce dei lampioni sui suoi capelli... era tutto troppo! Troppo opprimente, troppo pieno di significato, troppo pieno di ricordi! Quindi feci l'unica cosa che andava fatta e detta per salvare me stessa.

Alzai lo sguardo e con un sorriso triste in volto gli dissi semplicemente: «Buona notte,Luke!» poi mi voltai e tornai sui miei passi, ricacciando nuovamente via ogni emozione che fosse potuta trapelare per un solo attimo. 

Ed il primo incontro tra il topino e la scimmietta è andato! Ammettetelo, avete fatto un tuffo nel passato con Ollie quando Luke l'ha chiamata dal tetto! ;) Ma vi avevo avvisati che il nostro topino gli avrebbe dato del filo da torcere ehehe. Tuttavia credo che ci sia qualcos'altro che dovreste sapere circa questa serata, ma non vi dirò cosa, lo scoprirete solo Giovedì con il nuovo capitolo muaaaaaaaah!

Ed ora passiamo ai saluti... oggi tocca all'Andriese...

AU PIGGIAM KA VEIN! 

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