CAPITOLO 39 - STO ARRIVANDO, TOPINO!

"Vaffanculo a me! Vaffanculo a quel damerino da quattro soldi! E vaffanculo alle mie fottute paure!"

Eccolo lì, il milionesimo disastro che avevo combinato. Non me ne era andata dritta una quella stramaledetta mattina. Ero rientrato da lavoro alle tre e, esausto, mi ero accasciato sul letto, con almeno il confortante pensiero di poterla rivedere il giorno dopo. Ma quando quella cazzo di mattina ero stato svegliato dalla chiamata di mia nonna, che mi diceva che il nonno era scivolato dalle scale, tutto era cominciato a precipitare.

Ero andato immediatamente da loro mentre tutti ancora dormivano, correndo come un pazzo per vedere se lo dovessimo portare in ospedale. Fortunatamente non si era fatto nulla di grave, solo un leggero ematoma sulla gamba destra, ma a bilanciare quella notizia che mi aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, era ovviamente arrivata la mia sfiga colossale. Ero in terribile ritardo per la sua laurea e, a peggiorare le cose, vi era anche il fatto di non poter avvisare nessuno in merito, a causa del cellulare che avevo dimenticato di caricare la sera prima per la troppa stanchezza e le cui ultime energie erano decedute nel corso del viaggio in auto all'andata.

Avevo guidato come un pazzo per le strade, cercando di fare il possibile per arrivare almeno durante la sua discussione ma, purtroppo, non ce l'avevo fatta, e quello che si era presentato davanti ai miei occhi al mio arrivo mi aveva travolto come un camion in corsa: Ollie stretta tra le braccia di un ragazzo moro che inizialmente non avevo riconosciuto, ma che poi, avvicinandomi, avevo identificato come il tizio della foto nella su stanza, e che ormai associavo a quel nome che mi faceva perdere il lume della ragione.

Quando i suoi occhi lucenti di gioia avevano incontrato i miei traboccanti di rabbia, avevo compiuto una scelta: andarmene di lì prima di fare una scenata e peggiorare ulteriormente le cose tra di noi. Ma se avevo evitato di sbraitare davanti all'intero cortile dell'università in quel momento, non avevo tenuto in conto che, dopo essermi rifugiato all'Ascensore a scolarmi bicchieri di scotch e wisky, sarei invece esploso una volta tornato a casa.

Non rammentavo assolutamente un cazzo di quello che era successo nel tempo trascorso dall'uscita del locale fino al mio rientro; avevo un buco nero enorme di quelle ore. Ricordavo soltanto di aver detto qualcosa di poco lusinghiero ad Ollie, quando l'avevo vista per la seconda volta abbracciata a quel tipo, poi nient'altro, ad eccezione dell'ultima stoccata infertami da quello stronzetto prima che se ne andasse via con lei.

"Lei è troppo per uno come te!"

A quel punto c'era stato l'ennesimo blackout. Gli unici frammenti che avevo erano di essere salito in camera mia con una bottiglia mezza vuota di qualche liquore in mano, nonostante Matt e gli altri cercassero di richiamare la mia attenzione, che poi avevo scaraventato contro il muro della mia stanza una volta chiusa la porta. Ma da quello che videro i miei occhi al mio risveglio, direi che non mi fossi limitato a lanciare in aria solo la bottiglia: molti dei miei libri erano disseminati per tutta la stanza.

Mi passai una mano sul viso e poi tra i capelli, cercando di ritrovare la lucidità che quella mattina faticavo a riacquistare.

"Sono uno stronzo! Le ho rovinato un'altra giornata importante della sua via!"

Ormai sembrava essere troppo tardi per fare qualunque cosa, ma volevo provarci ugualmente questa volta a parlarle, a spiegarle, a raccontarle tutto quello che mi passava per la testa e che mi aveva fatto andare in escandescenza più di una volta. Mi sarei preso tutti i suoi insulti, ma almeno dovevo tentare.

Mi tirai su dal materasso con notevole difficoltà, come ogni volta che avevo ecceduto con l'alcool la sera prima, raccattando qua e là i libri che avevo sparpagliato in giro per poi andare ad adagiarli sul tavolino basso vicino al letto, insieme alla maggior parte dei cocci di vetro che avevo trovato; avrei pensato dopo a finire di sistemare il casino che avevo combinato.

Afferrai una maglietta a maniche corte grigia dell'Hard Rock Cafe dalla pila indistinta di panni che campeggiava sul fondo del letto. Iniziai ad infilarmela, ma proprio mentre stavo facendo passare la testa oltre di essa, la porta della mia camera si spalancò, arrestando i miei movimenti.

«Sta buono lì! Mi picchi più tardi quanto ti pare. Adesso vado di fretta!» intimai a Matt, il quale mi stava fissando con un sopracciglio inarcato dall'uscio, già vestito con un jeans slavato ed una maglietta di cotone nera a maniche lunghe.

«Dove stai andando?»

«Vado da Ollie per cercare di risolvere anche solo in minima parte l'ennesima cazzata che ho fatto, e questa volta scordatevelo di fermarmi. Non ho intenzione di ascoltare niente e nessuno se non gli insulti che mi rifilerà lei.»

Spalancò gli occhi, sicuramente non attendendosi una risposta così risoluta da parte mia, ma quel giorno ero intenzionato ad avere una conversazione con lei ad ogni costo.

«Stai tranquillo, non sarò di certo io a fermarti, anzi, ho già parlato con tutti gli altri e gli ho detto di rimanere fuori da questa faccenda. Più ci siamo intromessi e peggio è stato. È ora che ve la vediate voi due.» Questa volta fui io a strabuzzare gli occhi, non aspettandomi un'affermazione simile da parte sua.

«Quindi non mi vuoi più picchiare?»

«No, quello voglio ancora farlo, e lo farò sicuramente al tuo ritorno, perché sei stato un perfetto coglione ad andartene via senza sapere chi fosse quel tizio, anche quando ti sono corso dietro per farti ragionare. Capisco perfettamente la tua gelosia ma, se avessi chiesto direttamente ad Ollie, avresti scoperto che quel ragazzo è solo un suo amico che ha conosciuto in Erasmus.»

"Merda! Sono doppiamente un cazzone!"

«Ma... ma Henry aveva detto che...»

«Conoscendo Henry ti avrà sicuramente detto qualcosa per infastidirti, sperando che tu avessi una reazione nei confronti di Ollie. Quel ragazzo non te lo da a vedere perché hai ferito la sua migliore amica, ma spesso ci è capitato di parlare di voi due in passato, ed in realtà lui vi vorrebbe insieme, perché è consapevole di quanto tu l'abbia resa felice un tempo», mi rimbeccò, interrompendo le mie giustificazioni.

"Non avevo capito assolutamente nulla di tutto ciò! Io avevo interpretato tutto diversamente!"

Si premette due dita sugli occhi, come se anche lui fosse stanco di quella tiritera. «È per questo che, come ti dicevo, ho parlato con tutti e abbiamo deciso di fare un passo indietro. Ogni volta, anche chi aveva buone intenzioni, ha solo peggiorato la situazione.»

«Ok...» non sapevo che altro dirgli dopo quelle parole, l'unica cosa che mi balenava in testa come una pallina da ping pong era che dovevo parlarle.

«D'accordo, allora ti lascio finire di prepararti. Ero venuto qua su per dirti di darti una mossa, ma a quanto pare stai già facendo da te. Ma sappi che dopo un altro pugno non te lo leva nessuno, sono stato chiaro?» mi puntò un dito contro con fare irremovibile, facendomi però un po' sorridere per quella sua palese minaccia che sapevo avrebbe anche sicuramente mantenuto; Matt aveva un modo tutto suo nel dimostrare di essere un buon amico.

Gli feci un cenno d'assenso con il capo, che lui contraccambiò con un mezzo sorriso, prima di svenire oltre la soglia, richiudendosi la porta alle spalle.

Il tonfo di chiusura mi incitò a proseguire ciò che stavo facendo prima del suo arrivo. Afferrai al volo le chiavi che erano rimaste gettate in un angolo sul parquet di legno consumato, infilandomele nella tasca del pezzo di giù della tuta nera che indossavo, insieme al suo regalo di compleanno ormai rimasto senza il suo involucro di carta colorata.

"Sto arrivando, topino!"

Mi avviai lesto vero l'ingresso, pronto per quel confronto che mi stava attendendo al varco con un fucile puntato contro. Ma mentre stavo per girare la manopola in ottone della serratura, una voce alle mie spalle, accompagnata da una serie di colpi, mi bloccò sul posto.

«Luke!» 

Come potete vedere, sto cercando di essere più rapida possibile negli aggiornamenti per non farvi agonizzare troppo nell'attesa. Il momento del confronto è arrivato. Vedremo nel prossimo capitolo come andrà! Vi auguro a tutti una buona serata!

Ed ora andiamo con i classici saluti... oggi si va a Parma...

A' SBECHE'MA IN TAL PRO'SIM PATIA!

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