CAPITOLO 33 - LE TRE IPOTESI
La cosa peggiore di una serata in cui si era ecceduto con l'alcool era indubbiamente una: il post-sbornia.
Mentre percorrevo il corridoio di casa mia, per raggiungere la cucina da cui sentivo provenire rumori di tazze e cucchiaini che sbattevano tra di loro, accompagnate dalle voci dei miei compagni di bagordi, con ancora addosso il mio caldo ed amato pigiama da zebra, mi sembrava di avere nella testa un martello pneumatico che lavorava incessantemente contro le pareti del mio cranio.
«Chi diamine ha lasciato che ieri sera bevessi così tanto?» chiesi con gli occhi semi-chiusi, prendendo posto al tavolo per la colazione già imbandito di ogni ben di Dio, ma la cui vista in quel momento mi fece solo ribaltare lo stomaco dal disgusto.
«Ma buongiorno anche a te, splendore! Ti vorrei ricordare che ieri sera hai fatto tutto da te, e alla grande direi!»
«Henry, ti prego, abbassa la voce! Sto morendo, abbi pietà di me!»
Una tazza di caffè si palesò come per magia davanti ai miei occhi, che stavo massaggiando per recuperare la vista ancora offuscata, accompagnata da un bicchiere d'acqua e dall'ordine perentorio di Meg: «Bevi prima l'acqua, hai bisogno di reidratarti!»
"Santa donna, per fortuna c'era lei a prendersi cura di me in quei momenti. "
«Credo di aver rimesso tutto l'apparato gastrico ieri sera. Non ho davvero più l'età per fare queste cose, ragazzi!» iniziai a buttar giù i primi sorsi d'acqua, che in parte spensero l'incendio che stava divampando nel mio esofago.
«Che non hai più l'età per sbornie simili mi pare eccessivo, ma che l'età ti abbia dato uno stile unico nel reagire, questo è poco ma sicuro», si congratulò la mia migliore amica con orgoglio, ricordando la mia performance della notte precedente.
I miei ricordi, nonostante il numero eccessivo di drink bevuti, erano stranamente nitidi. Difficile dimenticarsi di aver rischiato di essere state cacciate da un locale per aver gettato un cocktail in faccia al tuo ex.
«Non mi capacito ancora di come non sia arrivato il buttafuori a trascinarmi via di peso da lì. C'erano anche centinaia di testimoni della mia aggressione a suon di Gin Lemon, o era un Long Island? Avevo preso il bicchiere di Andrew, non sono molto sicura del contenuto.»
«Non è venuto a portarti via nessuno perché te ne sei andata da sola, e soprattutto perché credo che le donne presenti avessero capito ciò che era successo e che fossero anche pronte a linciare Luke con le loro stesse mani. Direi che è quello che si chiama "intuito e solidarietà femminile". Ho visto qualcuna anche applaudirti mentre andavi via.»
Henry era divertito come poche volte in vita sua, ed il tutto era anche più che logico, aveva praticamente assistito un'altra volta alla sua soap preferita dal vivo. Io invece mi trovavo in una terra sconosciuta, quella del sapere di aver fatto la cosa giusta a cantargliene quattro a quello stronzo e allo stesso tempo la vergogna più totale per averlo fatto davanti ad un mare di sconosciuti.
«In parte vorrei nascondermi per la figuraccia con gli altri ragazzi. Non oso neppure immaginare che cosa abbiano pensato Matt, Andrew e Ry di me dopo quella scenata», rivelai, versandomi un secondo bicchiere di quel liquido trasparente, cercando di trarne altro ristoro per il mio povero corpo martoriato.
«Avranno pensato di avere un coinquilino che è un perfetto coglione, ecco cosa avranno pensato. E spero proprio che lo abbiano fatto nero una volta tornati a casa loro», nel sentire le parole della mia amica mi sovvenne un dubbio.
«Li avete sentiti oggi? Vi hanno detto qualcosa circa ieri, o di lui?»
«No, non li abbiamo ancora chiamati e francamente non me ne frega tre cazzi di Luke e di quello che può aver detto per giustificarsi con i suoi amichetti!»
Io e Meg ci guardammo sconcertate dopo quell'affermazione di Henry. Non tanto per il suo disinteresse ed odio palese verso il "soggetto", quanto per l'assurdità del contenuto della sua frase.
«Henry, non per essere puntigliosa, ma se proprio vuoi essere sboccato si dice: "non me ne frega UN cazzo" non "TRE cazzi"», feci notare al mio amico.
«Lo so perfettamente, dolcezza, ma sono talmente disinteressato dal suo parere, o da qualunque cosa possa uscire dalla sua bocca, dopo ciò che ti ha fatto ieri, che UN cazzo solo non sarebbe bastato, per questo ho detto che non me ne fregano TRE!»
A quel punto io e Meghan scoppiamo a ridere come delle matte e, nonostante l'emicrania mi stesse implorando di stare calma e di non alzare eccessivamente il tono di voce, non riuscii proprio a trattenermi.
«Oddio, Henry, tu hai davvero una mente malata! Ti rendi conto di essere un ingordo anche con le parole, vero?!?»
«E ne vado fiero, mia cara! Come ti ho già detto una volta, io sono per la teoria del "meglio abbondare"», dopo questa sua ennesima uscita, cercare di fermare le risate di tutti quelli presenti nella stanza era un' impresa praticamente impossibile.
«Comunque, a parte i nuovi modi di dire coniati dal nostro genio della letteratura Henry, di cui gli siamo tra l'altro eternamente grate perché altrimenti non so come faremmo senza le tue stupende trovate ad arricchire i nostri vocabolari, tu come stai, Ollie? So che è una domanda banale, ma come ti senti dopo quello che è successo?»
"Bella domanda. La mia amica aveva colto il punto della situazione. Mi sentivo... direi... strana."
Ero delusa da lui? Ovviamente sì. Ero incazzata come una belva e avevo ancora voglia di staccargli parti del suo corpo per farci degli origami? In parte. Averlo mandato a quel paese aveva aiutato molto a sbollire la rabbia cieca che avevo provato. Mi sentivo triste? No, al massimo una perfetta idiota perché stavo per ricascarci con tutte le scarpe tra la sue braccia.
La morte di mia nonna mi aveva insegnato una lezione fondamentale: c'erano cose più importanti nella vita per cui soffrire e, per quanto sia un concetto noto a tutti questo, avevo scoperto che non lo si poteva comprendere fino in fondo se non accadeva qualcosa nella tua vita di abbastanza tragico da farti cambiare prospettiva.
"Il bicchiere mezzo pieno è difficile da vedere se continuiamo ad abbeverarci dell'acqua dell' autocommiserazione, invece di riempirlo con le piccole cose buone che costellano tutti i giorni la nostra esistenza, ma che diamo per scontate. Basterebbe una goccia ogni giorno di qualcosa che ci fa sorridere per far si che quel bicchiere non si svuoti mai."
«Che ti devo dire Meg, un po' di merda mi ci sento innegabilmente. Mi stavo riavvicinando a lui, e devo anche ammettere che in alcuni momenti ho desiderato molto di più, non posso stare qui a nascondermi e a mentire. Una parte di me lo ha sempre voluto, ho sempre voluto Luke, solo che mi serviva, e mi sarebbe servito tutt'ora, del tempo per sistemare pian piano le cose tra di noi.» I miei amici mi fissarono con tanto d'occhi. Non si aspettavano probabilmente quella mia ammissione spontanea senza dovermi sottoporre ad una serie di interrogatori e varie torture.
«Non ci credo, e ora noi che facciamo, Meg? Ollie ha fatto tutto da sola, ci ha resi praticamente inutili!» Henry aveva perfettamente ragione. Un tempo senza le loro sedute di psicoterapia non avrei mai confessato nulla di simile.
«Stai tranquillo, Henry, ricordati che oltre a me c'è sempre la coppia che fugge tra di noi. Non è che per caso ieri sera hai perso di vista per qualche minuto la nostra amica qui presente?» insinuai, arcuando verso l'alto il lato destro della bocca e, da come le guance di Meghan stavano cominciando a tingersi di rosso, direi che avevo anche insinuato bene.
«Oh sì, è andata in bagno ed è stata via per almeno 10 minuti anzi, 12 per l'esattezza!» affermò tutto soddisfatto il mio investigatore privato di fiducia, tirando su il colletto del suo pigiama a righe bianche e blu.
"Sapevo di poter contare sempre su di lui per ogni genere di dettaglio."
«Ma che diamine di problema hai, Henry? Perché cavolo stavi cronometrando il tempo che ci ho messo in bagno?» domandò la colpevole colta sul fatto, sconvolta dalla notizia appresa.
«Semplice, appena sei andata via ho visto Matt seguirti a ruota e ho pensato di controllare i minuti che passavano per vagliare le tre ipotesi più accreditate circa quello che sarebbe potuto succedere in base al tempo trascorso: a) stavate limonando come la prima volta che siete stati in quel locale, il che voleva dire che sareste tornati dopo una decina di minuti, quindi questa è la mia ipotesi più avvalorata al momento; b) stavate facendo sesso ed in quel caso vi sarebbero serviti almeno 20 minuti anche per una semplice sveltina, ma escludo che Matt abbia scelto un luogo squallido come quello per la vostra prima volta, il ragazzo ha più classe di così; c) lo avevi ammazzato e stavi cercando di far sparire le tracce, il che ti avrebbe richiesto almeno 45 minuti o più, in base a come avevi scelto di dargli l'estrema unzione.»
Io ormai non riuscivo più a contenermi. Battei anche un pungo sul tavolo piegandomi in due e ridendo senza ritegno.
"Io questo ragazzo e le sue idee balzane lo amo."
«Tu sei tutto matto, dico davvero, dobbiamo trovarti un tipo con cui fare coppia fissa così te la pianti di stare cronometrare le persone e a fare congetture assurde», Meg stava cercando di cambiare discorso, ma purtroppo per lei la conoscevo troppo bene. Era giunto il momento per me di fare l'avvocato del diavolo.
«Va bene, va bene, poi ci occuperemo anche di trovare un partner in pianta stabile per Henry, ma tu intanto rispondi alla sua domanda. È davvero successa l'ipotesi più probabile dal nostro amico?» chiesi, alzando e abbassando le sopracciglia ripetutamente.
Se era possibile, il volto di Meghan divenne ancora più rosso di un pomodoro maturo, facendo pendant con il colore del suo pigiama. Quella sua reazione sarebbe già stata più che sufficiente come risposta, ma attesi pazientemente di sentirlo dire ugualmente da lei per godermi il momento.
«Sì... ci siamo baciati... di nuovo... merda!» bofonchiò a mezza bocca.
Fortunatamente io ed il ragazzo dagli occhi di ghiaccio seduto al mio fianco avevamo un udito sopraffino, scambiandoci al volo un cinque con le mani per quell'ammissione.
«E allora? Cosa aspetti, che ti cavi le parole di forza dalla bocca? Come è stato? Vi siete detti qualcosa, o fate ancora al gioco del silenzio?» insistetti, pungolandola con un dito per avere la mia dose di dettagli succulenti.
"Avevo avuto una serata davvero di schifo! Volevo solo distrarmi con la vita degli altri per una volta."
«Che ti devo dire, Ollie? Solite cose. Il bacio è stato come sempre da mozzare il fiato, lui poi ha provato a parlare con me della nostra strana situazione e io me la sono data a gambe levate a quel punto.»
Storsi un po' la bocca nell'apprendere dell'ennesima fuga di Meg. Non fraintendetemi, io ero la regina del correre più lontano che si poteva quando le situazioni si mettevano male, ma in quel particolare caso non lo avrei fatto; loro un passato da cui scappare neppure ce lo avevano, la loro storia non era mai davvero iniziata ed io, ai tempi, ero stata la prima a correre per Luke mentre lui si dava alla macchia. Matt voleva solo avere dei chiarimenti e, per quanto quel ragazzone fosse un perfetto imbecille la maggior parte del tempo, ero assolutamente convinta che con la mia amica avesse intenzioni serie, altrimenti non avrebbero avuto senso tutti i piccoli gesti che faceva per lei come il regalo di Natale, o anche solo il fatto di continuare ad insistere nonostante i ripetuti rifiuti.
«Ma perché fai così tutte le volte con lui, love? Perché non ci provi a parlare per una volta seriamente? Lo so che ti piace, perché non mettere le carte in tavola?»
«Ollie, dopo aver visto tutto quello che è successo tra te e Luke negli ultimi due anni, me lo chiedi davvero? E tra di voi c'è una chimica pazzesca. Non vedo il motivo per cui sprecare tempo, cercando di capire questa attrazione strana che mi lega a quel Don Giovanni», sospirò sconsolata, congiungendo le mani sul tavolo davanti a sé.
Ora era tutto molto più chiaro. Le vicissitudini mie e della scimmietta infame l'avevano scoraggiata. C'era ovviamente anche dell'altro che la induceva ogni volta a tenere le dovute distanze, ed io sapevo anche bene di cosa si trattasse.
«Meg, so che suonerà contraddittorio detto da me, soprattutto dopo quanto accaduto ieri sera, ma non sempre le storie sono dei drammi Shakespeariani. Ogni storia è diversa, perché diversi sono i suoi personaggi», usai in parte le parole che mia nonna mi aveva rivolto un tempo, per farla ragionare.
Era davvero così, non tutte le storie erano destinate a cadere in un continuo ed inesorabile tormento senza mai trovare il loro lieto fine. La mia tuttavia, a quanto pare, purtroppo sembrava essere destinata a far parte di quella infelice categoria.
Meg mi rivolse un piccolo sorriso. Sapevo di averle dato qualcosa su cui riflettere, ma che per ora non aveva più voglia di parlarne; necessitava di tempo per elaborare il tutto, ed il glielo concessi.
Purtroppo però non tutti erano del mio stesso avviso, come il mio coinquilino che non mi avrebbe mai concesso un po' di tregua.
«Tu invece, dolcezza, che hai intenzione di fare? Vuoi provare a sentirlo, vederlo, anche se io apporrò il mio veto a meno che non si tratti di incontri per fargli del male, o preferisci evitarlo?»
Altra domanda da un milione di dollari. Ormai avevo perso il conto delle domande che avevo accumulato senza risposta. L'unica cosa che ero certa di volere in quel preciso momento era che quel dannato mal di testa smettesse di ridurmi in pappa il cervello.
«Per ora facciamo che mi accontento che mi passi il dopo sbronza, che penso a laurearmi e poi come si suol dire "chi vivrà vedrà".»
E mi augurai davvero di arrivarci vive alla mia laurea senza altri incidenti di percorso. Non sarebbe stato affatto male se per una volta la mia vita fosse stata piatta e noiosa, e non un dannato cataclisma naturale.
Capitolo tranquillo rispetto al precedente, ma che serve a farvi capire come Ollie sta reagendo alla situazione creatasi con Luke. Ancora molte cose ci sono da scoprire. Io vi auguro un buon fine settimana e ci vediamo Lunedì!
Ed ora i saluti... oggi andiamo in Piemonte...
AL PRO'SSIM PIGIAMA!
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