Purezza d'animo

Decise di dormire con loro, perché ne aveva sentito la mancanza e sperava che mai più qualcuno li separasse.
Quella sera guardò le stelle, vide che erano belle e luminose; si sentì protetto e amato dai suoi genitori e da quell'unicorno alato.

Ce n’era una che gli sembrava la più bella: era a forma di unicorno e sembrava sorridergli. Rimase ad osservarla per un bel po' e poi corse dai suoi genitori. Tutti i bambini erano con i propri cari e il suo cuore si sentiva felice.
Rimase lì, con loro, senza mai più mollarli e senza dimenticarsi dell’avventura che aveva vissuto.

Il bambino lo abbracciò forte, prese il dono che gli era stato dato e poi, senza neanche accorgersene, si ritrovò assieme ai suoi cari.
L’unicorno, come promesso, rimandò ogni bambino dalle rispettive famiglie e quando arrivò al salvatore gli disse: <<Ti regalo la mia piuma, quando ne avrai bisogno tu strofinala e verrò da te! Ora vai, i tuoi ti aspettano!>>.
Persino i bambini capirono che mancava qualcosa nelle loro vite: i genitori.

La natura si risvegliò dal lungo letargo, il ghiaccio si sciolse e ritornò la primavera; anche i cigni tornarono a nuotare nel lago insieme ai loro piccoli. La maga che dormiva si svegliò di colpo e d'un tratto si sentì morire, non riuscì neppure a cacciare un urlo perché era sparita del tutto e con essa la sua malvagia magia.

Il ragazzino aveva paura, non capiva che le sorti degli altri bambini dipendevano da lui, ma obbedì ugualmente all'unicorno.
Si avvicinò alla porta e la colpì con tutte le sue forze; la gemma diventò di un blu intenso e distrusse ogni cosa.
Il piccolo aspettò le direttive dell'unicorno e lo sentì: <<Ora vai. Ricordati di colpire la porta con la gemma! Lei si illuminerà di blu e distruggerà l'incantesimo della maga, lei sparirà con esso e tutti bambini saranno liberi di tornare, grazie alla mia magia, dai loro genitori e lo stesso vale per te, mio dolce amico. Ora piccolo, distruggi l'incantesimo!>>

Capì di dover avvicinarsi alla porta da cui era entrato, accompagnato dall'unicorno. In silenzio la varcano, entrando direttamente lì nella vallata colma di magia oscura.
Il bambino era molto impaurito dalla missione che doveva affrontare, ma accettò con titubanza.

Il cavallo alato lo guardò dritto negli occhi: <<Finalmente sei arrivato. Tu sarai colui che ci salverà tutti. Quella strega ci tiene imprigionati qui da molto tempo e solo tu puoi aiutarci. Ti dono questa gemma, può distruggere la porta magica di questo luogo maledetto. Tu sei l’unico, mio dolce ometto, che può fare tutto ciò! Vedi, la pietra si illumina accanto a te perché sei tu il prescelto!>>

Si sentì strano e felice, all’improvviso notò per terra qualcosa di bianco e luccicante; si avvicinò e la prese in mano. Non capiva bene che cosa fosse, ma come la strofinò gli apparve un bellissimo unicorno dorato con accanto un elfo verde molto dolce, che aveva solo il compito di custodire quel lago sacro agli animali; lui era il custode prottetivo.

Si sentì in pace con se stesso, come se quel luogo fosse rispettato da tutti e privo d'ogni male, lontano della strega che tiene imprigionati i bambini.

Appena calò la notte, tutti cenarono e poi andarono a dormire, tutti tranne lui. Ispezionò il posto e si trovò davanti a una radura immensa e luminosa. Era strano per il piccolo stare lontano dai suoi cari, nel paese dei cigni si sentiva solo anche se c’erano altri suoi coetanei… coetanei che però erano senza memoria e senza nome.

Doveva sbrigarsi e attese la sera per muoversi. Come poteva un piccolo fare tutto ciò? Fece finta di ubbidire alla maga, ma alla sera avrebbe cercato di andare via. Doveva fare qualcosa, ma lui era solo un bambino e in più doveva combattere contro quella donna malvagia senza l'aiuto di nessuno. 

I piccoli erano come ipnotizzati e non avevano paura di niente; chissà da quanto erano prigionieri…
<<Benarrivato caro, qui si entra, ma non si esce. Sarai costretto a rimanerci per la vita! Non potrai mai più rivedere i tuoi genitori!>> Disse in modo malizioso.

La vallata era colma di ghiaccio e, soprattutto, era colma di bambini sperduti. Davanti a loro c’era una signora che a vederla sembrava una strega cattiva; aveva due occhi gelidi, un sorriso pauroso e sembrava molto crudele.

In quel momento, però, il posto
pareva tetro e cupo.
Lì, in quel luogo, c'erano dei cigni magnifici con delle ali maestose che nuotavano con delicatezza e lui li ammirava e sognava di nuotare con loro. Si ricordò che, quando era più piccolo, ci andava spesso coi suoi genitori: il paese dei cigni, come gli piaceva chiamarlo.
Decise di aprire la porta, e si trovò catapultato in un mondo diverso dal suo.

Mentre era seduto su un angolino della scuola, vide davanti a sé una porta strana e particolare. Indeciso sul da farsi, si allontanò da lì, ma poi si ricordò di essere un bambino: tutti i piccoli sono curiosi e lui non voleva sentirsi da meno.

Quando la campanella suonò, il piccolo uscì allegramente da quel luogo e attese l'arrivo della madre. Il suo sorriso si spense quando, dopo tante ore, non la vide arrivare.
Anche quella mattina, come suo solito, aveva intenzione di fare la stessa routine, ma qualcosa andò storto.

Tutti i giorni sempre la stessa storia: scuola, a casa per il pranzo, poi parco e nuovamente a casa per la cena e di filata a letto.
Il bambino, tutte le mattine, andava a scuola con la sua mamma, poi rimaneva lì sino a tarda mattinata; il pomeriggio invece gli piaceva andare al parco dove si ritrovava con gli altri della sua età a giocare per divertirsi.

C'era una volta, un bambino dagli occhi azzurri e intensi, capelli di un biondo ramato. Viveva in un paesino sperduto con la sua famiglia e con cane bellissimo ma che nessuno sapeva di che razza fosse; erano molto uniti e sempre molto legati, gioiosi e spensierati.

Dedico storia a  morgandelleombre perché le è piaciuto molto e mi ha sostenuto per pubblicarlo. Buona lettura.

In più ri grazio (e mi scuso che mi sono scordata) a Not_only_fairytales per avermi fatta da beta. Valeria scusami

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