Capitolo 04
Continuai a fissare le sottili foglie d'erba sottostanti muoversi, per via del leggero venticello che soffiò in quel preciso istante.
Era la prima volta che mi sentivo cattiva, come se avessi sbagliato di brutto, e lo avevo fatto contro la persona che odiavo di più al mondo, non avrei mai pensato di ammetterlo.
Con la rabbia e il dolore ancora negli occhi, mi allontanai dal lago, tenendo le braccia strette al petto ripensando ai ricordi di quel pover uomo.
Mentre tornavo verso l'edificio, la maggior parte degli studenti sospendeva gli allenamenti e si soffermava a guardarmi, a giudicarmi.. Sopratutto dopo gli ultimi avvenimenti.
Rallentai i miei passi guardandoli a mia volta, ma loro non sembravano essere indiscreti.
Continuavano senza preoccupazione ad insultarmi o a dire frasi del tipo "Guarda è quella strana" o "Lei è un mostro."
Avevano paura di me, dei miei poteri, del mio potenziale.
Sentendomi estremamente sotto pressione potendo sentire alla perfezione ogni loro pensiero negativo nei miei confronti, iniziai a camminare più velocemente verso l'entrata principale della scuola.
Pensavo che andando via le voci, gli insulti sarebbero finiti.. Ma non era così.
Dentro era popolato da altre decine di studenti che seguivano lezioni, leggevano o tornavano in stanza.. Anche i loro pensieri arrivavano alla mia testa.
Presa dallo sconforto salii di sopra in terrazza, non volevo più vedere o sentire nessuno, solo stare sola.. Ma non andò esattamente come previsto..
-Erik..- risposi imbarazzata notando la sua figura poggiata sulla ringhiera della terrazza
Per poco non mi uscivano le lacrime, cercai di trattenerle vista la figura che avevo davanti.
-Mi dispiace io.. Me ne vado.- risposi girandomi come per tornare dentro
-Visto come ti senti, sono io che dovrei spostarmi ma non lo farò.-
Non mi rivolse neanche uno sguardo, il suo era puntato dritto verso il panorama
-C-cosa?-
-Ho visto come, gli altri ti guardano e anche come ti giudicano. Non sono un telepate ma non ci vuole tanto a capire cosa dicevano.-
-Sei stato tutto questo tempo qui sopra?-
-Si beh, qualcuno poco fa mi ha fatto salire i nervi e quindi...- rispose curvando leggermente un solo angolo della bocca
- A proposito per prima mi dispiace. Ho sbagliato a giudicare la tua persona senza conoscerti.. Solo che pensavo..-
-Pensavi come pensano tutti Rowanne.- disse più freddo
-Non c'è da scusarsi, non potevi saperlo e ti sei basata su quello che ti hanno raccontato, su quello che hai visto, è normale.-
-Si ma non è normale questo.- dissi avvicinandomi silenziosamente verso la sua figura
Lui si voltò leggermente verso la mia, restando con le braccia poggiate sull'enorme ringhiera bianca
-A cosa ti riferis...-
Non ebbe neanche il tempo di completare la frase che poggiai nuovamente una delle mani sul suo cranio, elaborando i suoi ricordi..
Era strano. Non era l'Erik che mi avevano descritto, non sembrava essere neanche l'Erik di qualche momento fa al lago.
Perché tanto gentilezza? O almeno, perché nessun tono apatico e acido tipico di Erik Lehnsherr?
"-Devi addestrarla tu Erik, noi possiamo esserle d'aiuto ma nessuno conosce i potenziali del tuo potere, del vostro potere, meglio di te.-
-Sai che non sono bravo in queste cose. Non ho pazienza e.. Non riuscirò mai a prenderla per il verso giusto.-
-L'hai osservata per mesi in silenzio Erik, sai tutto di lei. È lei a non saperlo.-
-Lei si fida di te Charles, cosa succederà quando scoprirà la verità?-
-Non la scoprirà, e adesso va da lei.. Se non incominci parlandogli, non comincerai mai.-"
Staccai la mano dalla testa di Erik, lui chiuse e poi riaprì gli occhi.. Non sapeva cosa avevo visto.
Io guardai il pavimento, poi il volto di Erik, confusa.
Perché Charles ci teneva tanto che fosse lui ad addestrarmi? E perché addestrarmi? Non c'era nessuna guerra imminente, non capivo.
-Cosa hai visto?- domandò lui con un briciolo di preoccupazione in gola
Mentii subito. Non volevo sapesse che avevo scoperto la maggior parte della vicenda, nulla avrebbe avuto più senso.
-Ho riguardato i tuoi ricordi, Erik. Quando li ho visti la prima volta, ho sentito come una scintilla.. Questo mi fa pensare che in un qualche modo siamo collegati-
-Non siamo collegati in nessun modo. Abbiamo solo lo stesso potere Rowanne.- rispose freddo
-Mi dispiace per quello che ti hanno fatto, per quello che è successo a tua madre... Credevo di sapere cosa fosse il vero dolore ma a quanto pare non ne so proprio nulla-
Lui rimase muto con un pesce, a guardare ancora una volta l'orizzonte, che lentamente si stava trasformando in un tramonto
-Forse dovrei smetterla di essere così, dovrei tenere nascosti i miei poteri e..-
-Non dirlo mai.- aggiunse lui interrompendomi
-Noi mutanti siamo la creazione più spettacolare sulla terra. Abbiamo doti che l'uomo si sogna, siamo avvantaggiati. I nostri poteri non sono una disgrazia Rowanne, ma un dono. L'ho detto ai miei compagni tempo fa e adesso lo ripeto a te. Mutante, e Fiera.-
Nelle sue parole c'era un misto di rabbia, e autorità.
Erik sapeva il fatto suo, aveva il tipico carattere da Leader, che ogni tanto smarriva la via però.
Lo guardai dritto negli occhi, forse era la prima volta che lo guardavo così intensamente, da quando l'ho visto.
Tutto d'un tratto, in quell'azzurro mischiato con un tocco leggero di grigio.. Ritrovai me stessa, la fiducia persa.
Annuii alla sua frase, poi mi poggiai anch'io alla ringhiera, cercando di trovare il punto esatto in cui stesse guardando lui, per poterlo guardare anch'io.
-Allora te ne andrai?-
-Non pensò proprio Signorina Schneider.- rispose sorridendo
Sorrisi a mia volta, con un volume decisamente più marcato
Mi voltai nuovamente a guardare il tramonto, immaginando un futuro dove la gente non aveva più paura del mio potere, ma lo ammirava.
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