Capitolo 03
Continuai a camminare per tutto il giardino della Xavier's senza problemi.
Ormai non mi interessava se anche gli altri ragazzi avevano scoperto il mio potenziale, non mi interessava se tutti sarebbero venuti a cercarmi per chiedermi cosa si prova ad essere più di una cosa contemporaneamente, il mio scopo era giunto al termine, ovvero quello di non fare sentire un dio Erik.
Mi spostai verso il lago, dove solo pochi si avvicinavano. Era il posto preferito di Ciclope, ovvero Scott.
Scott e Jean erano forse le uniche persone con cui riuscivo a parlare per più di cinque minuti all'interno della scuola, non ero molto brava con le amicizie.
Loro erano soliti ad allenarsi nelle vicinanze del lago, Scott per mirare bene con la vista, e Jean a restare sospesa sull'acqua.. senza toccare l'acqua.
Vidi Scott avvicinarsi, era ovvio che sarebbe venuto.
Cosa mi aspettavo? Dopo lo spettacolo di prima mezza scuola verrà a chiedermi spiegazioni, l'altra metà cercherà di evitarmi.
-Ei Row.. stai bene?- disse lui facendosi una piccola corsetta fino all'albero dove stavo poggiata
-Si tutto bene Scott.- risposi controvoglia
-Ho visto quello che hai fatto prima e... cazzo ragazza tu mi stupisci ogni giorno che passa.-
Sorrisi appena, giusto per fargli capire che lo ascoltavo
-Non vorrei essere invadente ma.. da quanto lo controlli? Da come hai reagito non sembra essere una cosa nuova.-
-Non era solo il controllo dei metalli era anche L'aria..-
-Ti prego Row, almeno a me evita di mentirmi.- rispose lui, come se già avesse capito tutto
Sospirai profondamente, guardando per un millesimo di secondo l'erba sottostante... verde, ferma.. bloccata sempre nello stesso posto, calpestata da chiunque, utile per pochi e inutile per molti.. ecco come ci si sente ad essere me.
-Non.. controllo solo queste cose, posso farne anche di altre.-
-I-intendi, oltre l'aria e il metallo?-
Annuii
-E cosa puoi fare?- domandò lui con la curiosità che brillava nei suoi occhi
Guardai per un momento Scott negli occhi, o almeno attraverso le lenti protettive. Sospirai nuovamente e sollevai la mano ad altezza del viso, facendo nascere su di essa una fiammella.
Era di diverse tonalità di rosso.. con un tocco di blu alla fine.
Non ho mai capito perchè questo drastico cambiamento di colore, ma mi piaceva.
Scott sobbalzò emettendo un leggero "wow" non appena questa comparì, poi chiudendo la mano scomparve, e tornai a poggiare quest'ultima sul mio ginocchio.
-Controllare tre diversi poteri è figo quanto complicato.-
-sei.-
-Cosa?- domandò lui spostando lo sguardo dal lago ai miei occhi
-Non ne controllo tre, ne controllo sei.-
Scott rimase in silenzio per qualche attimo.
-E.. hai voglia di mostrarmele adesso?-
Feci cenno di no con la testa.
Non ero in vena, non in quel momento. Già il fatto che non gli avessi mentito dicendo "va tutto bene" era tanto, rivelare tutta me stessa era troppo.
-Va bene, ho capito. Quando avrai voglia di parlarne sai dove trovarmi.- disse lui alzandosi dall'erba umida, allontanandosi.
Non mi era solito concentrarmi su una persona, ma grazie alla telepatia potevo vedere nitidamente i pensieri di Scott, ed era rimasto preoccupato, e deluso da me.
-Da quanto tempo va avanti?-
Una voce fredda e schiacciante, alle mie spalle.
Sobbalzai dallo spavento e mi voltai subito, la figura di Erik stava poggiata accanto all'albero dove stavo sdraiata io.
Mi alzai immediatamente facendo qualche passo indietro
-Cosa?-
-Ho detto, da quanto tempo va avanti.- disse nel ripeterlo, con un tono ben più scocciato di prima
-Non dovresti stare qui, va via.-
-Non vedo nessun cartello con scritto "Vietato oltrepassare" o "Magneto qui non entra"- rispose in tono ironico, ma pur sempre antipatico
-Cosa diavolo vuoi Erik? Io non voglio averci niente a che fare con te.- risposi iniziando a spostarmi
-Oh niente, ti ho solo salvato la vita.-
-Salvato la vita?-
Non ebbi neanche il tempo di girarmi verso di lui per dei chiarimenti che il mio corpo venne spinto proprio al centro del lago, proprio nel punto più profondo e pauroso.
Mi bloccai a pochi centimetri dall'acqua, Erik sopra di me a distanza che mi guardava, puntando la mano sul mio corpo.
-Non lo senti? Non lo senti il metallo che scorre nelle tue vene? Che ti accoglie? Come pensi riesca a volare io? Mh? per magia? No mia cara. Se vuoi controllare il tuo potere devi accoglierlo, controllare le tue emozioni, i tuoi difetti.- disse riportandomi nel giro di pochi secondi sulla riva
-Visto che ti ho salvato la vita? Saresti annegata.- aggiunse
-Non ho bisogno che mi insegni niente Erik. A proposito quando è prevista la tua partenza? Inizia ad annuvolarsi il cielo se continui a restare qui.- risposi in tono acido ed ironico
-Senti Signorina tu..-
-Potrai anche crederti un dio Erik, potrai anche essere il buono che diventa cattivo e poi di nuovo buono, potrai anche rinchiuderci tutti dietro delle sbarre di ferro per controllarci.. ma non controllerai mai, i nostri pensieri.- risposi io avvicinandomi
-Senti. Io non voglio fare del male a nessuno. Le cose successe in passato sono stati incidenti.-
-Incidenti? Hai deviato la pallottola verso il presidente!-
-Perchè volevo salvarlo.-
-E perchè mai avresti dovuto farlo?!-
-Perchè mai non avrei dovuto? Era come noi, Kennedy era un mutante.-
Restai per qualche secondo senza parole, spiazzata dalla notizia appena acquisita
-Beh questo non importa. Tu nemmeno sai cosa vuol dire essere umiliati ogni giorno. Tu non sai cosa vuol dire quando ti portano via tutto, tu non sai...-
-Leggi nella mia testa.- rispose interrompendomi
Il suo sguardo era basso, rivolto verso l'erba che guardavo io pochi minuti prima. I pugni stretti e una voce che non prometteva nulla di buono
-Perchè mai dovrei farlo?-
-Leggi, nella mia, TESTA!!- rispose alzando sempre di più la voce
Io feci un passo indietro in un primo momento, spaventata, poi mi avvicinai lentamente e poggiai la mano sinistra sul suo cranio.
Vecchie immagini dei campi di concentramento in Polonia apparirono, scene di Erik da piccolo, che veniva separato dai suoi genitori.
Un uomo, che lo constrinse ad usare i suoi poteri in cambio della vita di sua madre, che venne uccisa lo stesso.
Persone, persone con dei pregiudizi su di lui orrendi, una società contro, il mondo contro.
La sofferenza recata agli altri, le delusioni accumulate, l'addio a Charles e Raven, dolore.
Tolsi lentamente la mano dalla sua testa, una lacrima rigò il mio viso involontariamente, per via di tutto quel dolore.
-Prova a ridirlo. Prova a ridire che io non so cosa vuol dire quando ti portano via tutto.- mi rispose, notevolmente incazzato, superandomi e andando via
Io rimasi ferma nello stesso punto di prima, senza voltarmi, solo abbassando lo sguardo e tremando per i ricordi visti, per i pregiudizi che anche io avevo sparso, per il dolore che aveva provato, e che adesso stavo provando io.
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