Capitolo 02
-Sta venendo qui- disse Charles tornando ad avere la tipica espressione da "sto scavando nel tuo cervello"
Mi voltai verso di lui e feci per alzarmi per andarmene ma lui mi bloccò
-No non andartene, voglio presentartelo.. Mostrarti che ti sbagli.-
-Non mi interessa come la pensi tu su di lui Charles! Sai già come la penso, adesso lasciami.-
-No.-
Cercai di strattonarmi dalla sua presa ma nulla, Erik superò la soglia della porta a quel punto fui costretta a fingere che fosse tutto apposto.
-Professor X- disse lui avvicinandosi sorridendo
-Erik, quale buon vento- disse abbracciandolo dandogli due pacche sulle spalle per poi scostarsi
Erik fece per parlare ma Charles lo precedette
-Lo so già perché sei qui. Oh non ti ho presentato Rowanne, una delle mie migliori allieve.- disse tenendomi dalle spalle e spingendomi in avanti in modo forzato
-Si ho avuto l'onore qualche minuto fa, molto piacere Erik- disse con un tono insolitamente gentile porgendomi la mano
Io feci un passo indietro guardando quest'ultima come se fosse la coda mozzata di un topo in un cassonetto, insomma mi faceva schifo.
-Ah sì, l'uomo che ha ucciso il presidente. Quale onore.- risposi acidamente, e in maniera altamente ironica
Lui mi squadrò dalla testa fino ai piedi, mutando il suo sorriso in un espressione corrucciata
-Vedo che la simpatia non gli manca Charles.- rispose
Il professore prese a ridere il tutto, ma io non feci altrettanto.
Continuai a guardarlo seriamente, con un pizzico di disgusto.
-Allora, Miss Simpatia.. Quali sono i tuoi poteri?- mi domandò.
Avevo il volto girato in basso a destra in quel momento, le mie palpebre si bloccarono e si voltarono verso di lui, terribilmente agitata dentro ma calma come non mai fuori
-E..E a te cosa può mai interessarti?-
-Sei un mutante questo ti rende già, interessante. Sapere però esattamente cosa sei, renderebbe la storia ancor più, interessante.- rispose curvando l'angolo sinistro delle labbra in un mezzo sorriso
-Beh, facciamo in modo che questa storia non abbia nulla di interessante, okay?- risposi nuovamente acida
-Dio santo Rhap che mostragli qualcosa!- disse Charles lanciandomi contro un pesante masso che bloccai con un vortice d'aria
Non era uno dei poteri che controllavo meglio. Acqua, metallo e telecinesi erano i miei punti di forza.
Con fatica poggiai il masso sul prato girandomi poi verso di lui, come per fargli capire che bastavano altri cinque minuti e l'avrei ammazzato.
-Una dominatrice d'aria.-
-Sono molto più di quello Signor Lehnsherr.- risposi
-Qualcuno qui sa il mio cognome senza che io lo abbia detto.-
-Tutti lo conoscono, tutti conoscono I nomi degli assassini.- aggiunsi fredda
-Rowanne!- provò a richiamarmi Charles, ma il mio sguardo non si spostò da quello di Erik
-No va bene Charles- disse lui avvicinandosi di poco a me
-E allora dimmi tesoro, tu cosa sai di me?-
-So tutto di te.- risposi, esattamente come fece Charles con lui anni prima
-Meno male che non sono costretto a restare.- disse spostandosi, con uno sguardo leggermente disgustato, ma sempre meno del mio
-In verità potrei costringerti a restare ma, non ho alcun interesse a farlo. Non rientra nei miei desideri far implodere la scuola aggiungendo al suo interno oscure presenze, come la tua.- il mio tono, più acido che mai
Lui rimase lì, quasi come se prese la questione come una sfida.
Continuò a guardarmi male ma poi Charles intervenne richiamandoci.
-Allora se sei la sua migliore allieva..- disse sollevando un gigantesco pezzo di metallo, staccandolo dall'antenna parabolica
-Prova a tenere questo, per aria.- rispose puntando la mano verso di me
Non feci neanche in tempo a deviare lo sguardo verso il grande pezzo di metallo che questo mi era già quasi arrivato addosso
-Erik no!- provò ad urlare Charles, ma io avevo già risolto il problema
Bloccai il pezzo di metallo prima che potesse schiacciarmi. Mi tirai su tenendo per aria quest'ultimo, senza utilizzare nessun potere.
Avevo una perfetta padronanza sui metalli, il che da un lato mi infastidiva, ma in quel caso mi aveva salvato la vita.
- Te l'ho detto Charles..- continuai iniziando a piegare la mano, e con lei l'enorme pezzo di metallo
-So bene chi è Erik Lehnsherr.- risposi accartocciando del tutto la grande massa in una pallina grande quanto un pallone da calcio, facendola cadere al suolo voltandomi e allontanandomi
Mi era rimasto ben impresso lo sguardo di Erik, sconvolto.
-c-credevo di essere l'unico..- disse a Charles ancora sotto Shock
-Beh amico mio, non lo sei.-
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