~•9•~
Lentamente, ci staccammo increduli da quell'unione che non pensavamo avesse mai potuto avere luogo. Ci scavammo nell'anima con gli occhi, ormai due poli opposti di una calamita, mentre ci sfioravamo con delicatezza le braccia, le mani, i fianchi, come a voler rendere impresso quel contatto sulla punta delle dita per non dimenticarlo mai. Riportai la mia mano tra i suoi setosi capelli biondi e ve l'affondai, come stessi cercando qualcosa al loro interno, e forse era davvero così: forse vi stavo cercando un'entrata per il suo cuore, per lasciarvi un segno. Lo abbracciai stretto il più possibile e delle lacrime, stavolta di gioia, mi illuminarono gli occhi e inumidirono il viso. Potevo sentirlo ricambiare la stretta e desiderai non separarmene più.
Era stato il mio primo bacio, e sentii che non mi sarei mai scordata della sensazione che avevo provato, dandolo e ricevendolo.
Sciogliemmo l'abbraccio senza smettere mai di guardarci, e notai che anche lui stava piangendo, con un sorriso che non l'avevo mai visto fare. Un sorriso più che sincero, un sorriso dolce, il sorriso di chi ha appena trovato un sogno da realizzare.
"Grazie" mormorai, sinceramente riconoscente. Lui annuì, lasciando le lacrime scorrere, e gradualmente iniziò a ridere, dandomi una gomitata: "Mi hai tolto le parole di bocca!" Allora io gli diedi un pugno sul petto, ridendo a mia volta fra i miei sentimenti sgorganti che grazie a quelli di Keigo avevano trovato la forza di liberarsi, un posto in cui poter uscire.
"Guarda che puoi ancora dirlo, forza!" E gli diedi una serie di piccoli pugni sulle spalle, come per provocarlo.
"Va bene" si arrese, ma con mia sorpresa si avvicinò sempre di più al mio viso, fermandosi solo quando fummo a solo un palmo di distanza; un nodo mi si formò in gola. Non avevo idea di cosa stesse per fare, data la soggezione che quella tale vicinanza e la lunga attesa provocavano, ma poi, con due singole parole, le mie ansie svanirono.
"Ti amo"
Espirai, di nuovo calma, e tutto di me sorrideva davanti al ringraziamento più bello che si potesse dare. Quelle due parole così semplici, pure, genuine, contengono ben più di quello che sembrano contenere. "Ti amo" è l'equivalente di: "Grazie per esistere così come sei, per farmi provare ogni giorno emozioni nuove e per far sembrare le montagne meno ardue da scalare. Grazie per lo spazio che hai costruito nella mia vita e nel mio cuore e oso prometterti che in ogni vita che avrò sceglierò sempre e comunque te, non importa quanto dovrò cercare."
"Anch'io" risposi infine.
Estrassi il telefono da una delle tasche della mia felpa e controllai l'orario: si era fatto tardi, e Keigo si offrì gentilmente di riportarmi a casa.
Mentre camminavamo gli raccontai meglio cosa era successo con Dabi e il resto della guerra, e lui annunciò di voler aiutare Endeavor e la sua famiglia il più che poteva: disse che la loro situazione gli ricordava la sua, quando era piccolo.
Mentre lo confessava aveva la testa alta, probabilmente per distrarre i suoi occhi così che non dessero a vedere i suoi sentimenti. Allora io gli strinsi la mano, e lui lasciò lentamente ricadere la testa verso il basso. Un piccolo e vulnerabile sorriso si fece spazio sul suo volto, e non potei fare a meno di sentirmi felice.
Arrivammo davanti casa mia. Avevo già ringraziato Keigo per avermi accompagnata, quando, proprio mentre stavo per inserire la chiave nella fessura, il ragazzo corse verso di me e mi si posizionò di fronte. Mi prese dolcemente il viso e mi diede un tenero bacio sulla fronte. Io gli sorrisi, e ricambiai con un bacio sulla guancia per cui dovetti mettermi in punta di piedi. Con le stelle a illuminare gli occhi e una promessa a riscaldare il cuore, ci guardammo consapevoli che fosse ora di separarci.
"Buonanotte"
"Anche a te"
Lo salutai agitando la mano mentre lo guardavo allontanarsi nel buio della notte: Orihime e Hikoboshi una volta concluso il Tanabata.*
Aprii la porta di casa e notai l'abat-jour accanto al divano accesa. Mia madre era stesa addormentata su di esso, con una tazza vuota nella mano sinistra, gli occhi rossi dal pianto e ancora i vestiti da lavoro addosso. Mi sedetti accanto a lei e le sistemai i capelli spettinati dietro le orecchie. La vidi aprire lentamente gli occhi e girare la testa verso di me: aveva sempre avuto il sonno leggero e, in una situazione come quella, era già un grande passo se era riuscita ad addormentarsi.
Le bastò guardarmi qualche secondo per mettersi seduta e buttarmi le braccia al collo, stringendomi forte tra i singhiozzi, pesanti anche se appena iniziati. "Scusa" riuscì a mormorare, per poi ripeterlo più volte. Le passai la mano su e giù per la schiena tentando di calmarla, iniziando a piangere a mia volta. "Va tutto bene..." La mia voce tremava, ma credevo in quello che stavo dicendo. Pian piano i suoi respiri si fecero sempre più lenti e calmi, e lo specchio delle nostre lacrime cominciava a riflettere quei sentimenti che non c'eravamo mai rivelate.
Quando ci staccammo mia madre indossava un dolce sorriso sulle labbra che non credevo si sentisse pronta ad indossare di nuovo. "Ti voglio bene, t/n, con tutto il mio cuore." Un'affermazione così genuina che mi sciolse il cuore. Lasciai che un'altra lacrima attraversasse la mia guancia, risposi: "Anch'io, mamma"
Un silenzio di pace colmò tutti gli altri in cui avrei tanto voluto urlare. Non dovevamo per forza dire qualcosa, sapevamo di essere a nostro agio con l'altra persona qualsiasi fosse la situazione: solo il cielo sa per quanto ho atteso di sentirmi così nei suoi confronti.
"Sai, prima è passato un ragazzo di nome Keigo che ti stava cercando, è stato molto educato... non me ne avevi mai parlato, di chi si tratta?"
Aveva ragione, non le avevo mai raccontato di Keigo, né in quel periodo, né quando lo andavo a trovare da bambina, e sentire che si era preoccupato al punto di andare a chiedere informazioni a mia madre mi riscaldò il cuore. "Ecco... Keigo è un eroe straordinario, è coraggioso, leale, ambizioso, ha dei bei sogni e sa cos'è giusto. È generoso, spiritoso e sa sempre cosa dire. Non si vede subito ma è molto dolce, è fragile... ma non è affatto debole, anzi! È probabilmente una delle persone più forti che conosca! E poi l'hai visto, no? Vogliamo parlare di quanto sia bello? Adesso a causa della guerra sono state distrutte, ma lui ha delle bellissime ali rosse e credimi, mamma, devi troppo vederlo in azione!"
Sospirai con la luce negli occhi che si accende ai bambini quando giocano, sognano e vedono un mondo tutto loro: è possibile che loro riescano a mostrarci il lato più umano della vita?
Mia madre mi guardò senza dire niente, con l'aria di chi sa cosa sta accadendo: forse è questo che intendeva quando mi diceva che le madri sanno sempre tutto, anche se credevo fosse solo una minaccia per non farmi combinare pasticci a sua insaputa.
"Ti piace, non è vero?" Chiese infine; i suoi saggi occhi nei miei luminosi.
Arrossii di colpo e abbassai lo sguardo, realizzando solo in quel momento quanto e di cosa fossi capace di parlare. Stavo davvero diventando pazza, ma almeno in senso positivo.
Dopo un attimo di pausa tornai a guardarla, annuii, e finalmente risposi:
"Io lo amo"
Angolo ✨ME✨
Buongiorno o buonasera a tutti, cari lettori :D Ho fatto un capitolo un po' più soft rispetto agli altri così da bilanciare, visto che nei prossimi ci saranno altre situazioni abbastanza serie da trattare. Come l'avete trovato? Vi è piaciuto? Cosa credete che accadrà prossimamente?
Se vi va fatemelo sapere con un commento o con un messaggio, mi fa sempre piacere ricevere le vostre reazioni <3
Per chi se l'è chiesto: c'è un asterisco accanto al termine Tanabata, il che significa che ci terrei a spiegarvi qualcosa riguardo questa parola.
Il Tanabata è un festival giapponese, celebrato il 7 luglio di ogni anno, chiamato anche "Festa delle Stelle" o "Festa delle stelle innamorate". Il nome significa "Settima sera", per indicare il giorno in cui viene celebrata.
Esso si festeggia in onore del ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. La leggenda narra che i due si erano innamorati fin da subito l'uno dell'altra, ma che trascuravano totalmente i propri doveri per passare il tempo insieme. Per questo il Re del Cielo, padre di Orihime, punì la figlia e il suo amato separandoli tramite il Fiume Celeste, ovvero la Via Lattea. Fu concesso loro di incontrarsi solo una volta all'anno: il settimo giorno del settimo mese. Così, se entrambi avessero lavorato duramente tutti i giorni, sarebbero stati aiutati da uno stormo di cicogne ad oltrepassare il fiume e a godere della compagnia della persona amata, anche se solo per poco tempo.
Spero che questo vi aiuti a capire meglio la frase che ho scritto, a sentirla in modo più chiaro, e che anche questo nono capitolo sia stato di vostro gradimento. Vi voglio bene <3
- Martina
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