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Quella sera la madre di Aya era entrata nella sua camera per avvisarla che era ora di cena, trovandola però addormentata. Decise di lasciarla dormire: le lezioni e il tirocinio erano parecchio impegnativi ed era da mesi che la ragazza non aveva del tempo per riposarsi. Da quando quelli della sua sezione avevano ottenuto la licenza da eroe provvisoria, le lezioni erano molto più toste e gli allenamenti sempre più estenuanti. La madre non avrebbe mai pensato che la strada per diventare eroi fosse così impegnativa, data la scarsa fiducia che confidava in essi; T/n sperava davvero che con il suo percorso le avrebbe fatto cambiare idea una volta per tutte.
Quando i compagni di classe di Chiaki se ne furono andati, andò controvoglia a dormire anche lei. Le due sorelle Yūkanao avevano davanti le ultime tre settimane di scuola, prima di poter finalmente godersi le vacanze.
Aya si svegliò di soprassalto sentendo le urla di sua sorella che le ordinava di scendere in cucina. Preparò sia la borsa per la scuola, sia quella per la serata con Nejire. Quella mattina ripeté minimo tre volte a sua sorella di sbrigarsi a preparare tutto e fecero appena in tempo ad uscire di casa e andare alla stazione che l'autobus stava per partire senza di loro. Le due sorelle si salutarono all'entrata del grande edificio e andarono ognuna nella propria classe.
Tra prove pratiche e insegnamenti teorici, le lezioni si conclusero anche quel giorno e i liceali stavano preparandosi per tornare a casa. Anche per i tirocinanti sarebbe stato un giorno di riposo e, visto che era sabato, gli studenti avevano approfittato per svagarsi un po'.
Appena finì di sistemare lo zaino, l'energica ragazza dai capelli lilla si fiondò sulla sua migliore amica, aiutandola a finire di prepararsi "Aya, ultimamente non ti vedo molto bene, c'è qualcosa che non va?" Chiese lei, improvvisamente seria. Aya guardò l'amica negli occhi. Con un sospiro chiuse lo zaino, se lo mise in spalla e incitò Nejire a seguirla fuori della classe. La camminata fuori dalla scuola continuò con un gioco di sguardi tra le due e una tensione interminabile della rossa, che teneva lo sguardo costantemente sulle sue scarpe. Fu quando si misero sulla loro strada verso casa di Nejire, che si decise a parlare. Iniziò con un sospiro. "Nighteye dice che se continuo ad avere paura di usare in tutta la sua potenza il mio potere non diventerò mai un vero e proprio eroe. Certo, ho la licenza, ma se mi ritroverò davanti ad un villain davvero pericoloso... avrò il fallimento davanti agli occhi. Il mio quirk è fatto apposta per demolire psicologicamente gli avversari, se poi lo si usa per combattere è ancora meglio, ma come faccio a non indebolirmi anch'io davanti a qualcuno che sta crollando dalla negatività? Vorrei solamente fregarmene... ma è più forte di me" l'amica le mise una mano sulla spalla e sorrise "Io invece credo che sarai una delle migliori eroine su cui la società potrà mai contare, anzi, ne sono sicura. Troverai quella persona che ti aiuterà a capire come fare, e allora ti sarà tutto chiaro". Poi, senza aggiungere altro e lasciando l'amica a bocca aperta, rivolse lo sguardo sorridente in avanti, camminando decisa verso casa.
Tempo dopo....
"Aya, tu invece che farai?" Chiese una voce vicino alla ragazza, che però non stava ascoltando la conversazione. Si girò verso la voce e capì che si trattava di Chihiro, la sua compagna di banco. Fece uno sguardo interrogativo, come per chiedere di ripetere. La voce di Amane ( un'altro compagno ) alle sue spalle la fece sussultare "Per il tirocinio, sai, visto che Nighteye è morto in quella missione... menomale che non c'ero, sarei stato malissimo!" Aya s'incupì. Mesi prima l'agenzia di Nighteye insieme a tante altre si infiltrò nella sede di un'organizzazione criminale chiamata Shie Hassaikai il cui capo, Chisaki, sfruttava il quirk di una bambina chiamata Eri, nipote del suo vecchio capo. Per salvarla Mirio aveva perso il suo quirk e Nighteye era morto. In compenso, quel ragazzino della 1A di nome Izuku Midoriya era riuscito a cambiare il futuro che Nighteye aveva predetto e, grazie all'impegno di tutti, Eri era finalmente riuscita a sorridere. Questo aprì uno spiraglio di speranza e fece ricominciare tutti alla grande.
Infatti, tornando a noi erano ricominciati i tirocini da eroe e Aya si era ritrovata in un vicolo cieco. "Non lo so, credo ne parlerò con il professor Aizawa" rispose infine la rossa, non sapendo sul serio che fare. Non credeva affatto sarebbero arrivate delle richieste a studenti del terzo anno già impegnati, né tantomeno che qualcuno si sarebbe preoccupato del fatto che magari ci fossero tirocinanti all'agenzia di Sir. Eppure ci doveva essere qualcuno di adatto...
"Perché non vai con Izuku da Endeavor? Va insieme a Shoto e Katsuki, sarebbe una buona occasione" le suggerì Chiaki al telefono, durante la chiamata giornaliera che le due sorelle facevano da quando la minore si era trasferita nei dormitori organizzati dallo Yuuei. Aya rimase sorpresa e chiese alla sorella se le fosse stato possibile andarla a trovare, anche per chiedere a Todoroki se Endeavor fosse disponibile ad avere una tirocinante in più.
E così, solo il giorno dopo, Aya si ritrovò ad incamminarsi con tre degli studenti più capaci del primo anno verso l'agenzia Endeavor. Midoriya continuava a farle domande sul suo quirk e cose simili, Bakugo... beh, non serve neanche che lo spieghiamo e Todoroki commentava le affermazioni della ragazza.
Ad un tratto della strada Endeavor raggiunse i quattro ragazzi e li salutò, con il suo solito tono serio e autoritario. Chiese loro i propri nomi da eroe. 'Deku', 'Shoto', 'Dynamight' e 'Bravel'.
( Punto di vista: Aya )
"Bravel" risposi io, mettendomi in riga, quando l'attuale eroe numero uno mi chiese il mio nome da eroe. Nessuno si era mai chiesto perché lo avessi scelto. Può darsi si aspettassero che fosse semplicemente perché mi ritenevo un'eroina coraggiosa, cosa che era parzialmente vera. Ma in realtà Bravel più che un nome da eroe era un soprannome, e ogni volta che lo sentivo pronunciare non era mai come lo diceva la persona che me lo aveva dato.
- "Sai, Aya..."
"Dimmi, Keigo"
"Sei davvero coraggiosa. Anche se sei più piccola, riesci sempre a dimostrarmi di essere la miglior persona che ho mai incontrato. Dovresti chiamarti... Bravel! L'eroina del coraggio"
"Anch'io ho paura però"
"Chi non ne ha, sarebbe strano"
"Sei intelligente"
"Lo so" e per la prima volta in vita mia l'ho visto sorridere. - ( fine flashback )
Scossi la testa e tornai alla realtà. Dieci anni... passa in fretta il tempo.
Non facemmo in tempo ad incamminarci con il numero uno verso la sua agenzia che questo svoltò l'angolo iniziando a correre. Io e i tre ragazzi ci guardammo un attimo, poi feci loro cenno di fare lo stesso di Endeavor. "Senpai-Yūkanao, che sta succedendo?" Mi chiese Shoto, il figlio dell'eroe che stavamo seguendo. Guardai in alto sentendo ridere e risposi: "C'è un Villain." I tre ragazzi si misero sull'attenti, io ero pronta a trasformarmi quando dall'altro lato della strada arrivò in volo un uomo dalle ali rosse che con le sue piume portò il villain a terra. "Hawks, mi devi avvisare quando mi raggiungi sul campo!" Gridò Endeavor all'eroe alato. Era proprio lui che stava facendo il tirocinio all'amico di Chiaki, ma allora perché era a Tokyo e non nel Kyūshū? "Passavo di qua per caso, e poi l'abbiamo preso, no?" Controbatté lui, con un sorriso beffardo sul volto. Endeavor si limitò a sbuffare.
In pochi secondi arrivò la polizia che si occupò di ammanettare il villain che, mentre saliva in macchina, gridò una frase che in quel momento nessuno di noi riuscì a capire: "La sua luce presto porterà l'oscurità! Siamo rovinati!"
Mentre l'auto della polizia se ne andava in centrale, Hawks chiese ad Endeavor rivolgendo però lo sguardo a noi quattro: "Dei tirocinanti, eh? Pensavo volessi allenare solo tuo figlio" e rise come suo solito, infilandosi le mani in tasca. "Sì, tre del primo anno compreso Shoto e una del terzo" Dal suo tono nel rispondere si vedeva che l'eroe a fianco a lui non gli stesse molto simpatico. Io lo trovavo un tipo interessante, di sicuro diverso dal solito sia nello stile sia nei modi di fare.
Izuku si inchinò presentandosi col suo nome da eroe, visibilmente emozionato per quell'incontro. Shoto fece lo stesso ma in maniera molto più calma e Bakugo si presentò e basta con il suo solito modo, aggiungendo anche di essere il migliore tra i quattro. Io sospirai e mi presentai facendo su e giù con la testa in segno di rispetto. A sentire il mio nome da eroe, Hawks sembrò stupito per qualche istante, per poi tornare a fare quel sorriso che lo contraddistingueva. "Piacere di conoscervi, vi ho visti tutti al festival sportivo e siete bravi!" Cominciò a dire, poi con la testa alta aggiunse "Continuate così e possiamo ritenerci fortunati di avervi come nuovi professionisti!" A modo suo anche Bakugo si fece scappare un sorriso all'affermazione dell'attuale eroe numero due e io decisi di chiedergli per quale motivo si trovasse a Tokyo. Lui rispose "Avevo delle missioni da compiere, infatti mi dispiace tanto di non riuscire ad allenare Tsukuyomi di persona!"
Dopo quella risposta si mise a parlare di un libro ad Endeavor, distribuendolo poi anche a noi. Mentre ne parlava era diverso da come parlava solitamente, anche prima di quel momento era diverso nei toni e nelle espressioni. Era insolitamente serio, come se tentasse di far capire qualcosa ma non potesse dirlo. 'La guerra di liberazione dei Superpoteri'... questo era il titolo del libro. Cominciavo a sospettare che sotto ci fosse qualcosa di grosso.
Hawks ci salutò, dicendo che sarebbe passato all'agenzia quando avrebbe avuto tempo. Una domanda da fargli stava sull'orlo di essere pronunciata, ma lo spiegarsi delle sue maestose ali rosse per spiccare il volo mi fece capire che non si sarebbe fermato in tempo.
"Senpai, è davvero stupefacente!" Mi si avvicinò gridando entusiasta Izuku. "Puoi chiamarmi Aya" risi io, trovando il chiamarmi 'senpai' quasi esagerato. Poi aggiunsi: "Hai ragione, è forte" e incrociai le braccia, pronta a proseguire con la prima giornata di tirocinio. I discorsi di Hawks mi rigiravano nella testa e continuavo a pensare al fatto che magari l'avevo già visto, al di fuori delle vesti da eroe. In quel momento non avrei mai pensato che quei primi giorni di tirocinio fossero l'inizio della rivoluzione della vita di tutti noi.
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