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Aya Yūkanao aveva deciso di voler diventare un eroe per aiutare le persone e poter assicurare loro che non c'era niente di cui preoccuparsi; per diffondere un'ondata di speranza nella città e per permettere, non solo ai cittadini ma anche a tutti gli eroi, di poter stare del tempo a non pensare ai problemi e a vivere con la certezza che sarebbe andato tutto per il meglio.
Ad ispirarla furono certamente gli eroi che ogni giorno passavano per le vie e infondevano sicurezza alla gente, riuscendo sempre a salvare la situazione. Però c'era un'altra cosa, soprattutto, che l'aveva spinta a prendere quella strada: una promessa. Una specie di giuramento fatto ad un suo amico molti anni prima.
Non lo rivedeva da quando aveva sette anni e abitava a Kyūshū. Di punto in bianco non si era fatto più vedere e un mese dopo lei si trasferì con la famiglia a Tokyo, città dove ora viveva. L'amico aveva 5 anni in più di lei ed era sempre barricato in casa. Solo di notte, all'insaputa dei suoi, usciva in giardino tramite un albero vicino alla finestra, dal quale parlava con la ragazzina. Lui le disse che suo padre non voleva avesse amici, né che scoprissero le sue attività criminali, per questo non lo faceva uscire mai. Non era mai stato abituato alla compagnia di persone amorevoli, né tanto meno che si curassero di lui. Il padre era un alcolista e rapinatore, mentre la madre era una persona mentalmente instabile, che spesso aveva momenti di crollo emotivo. Una volta gli disse che non sapeva perché fosse nato e che le sue ali erano inutili.
Aya era perciò l'unica persona che gli permettesse di vivere al di fuori di quel luogo oscuro e che glielo facesse dimenticare anche solo per poco. Ad uno dei loro primi incontri la bambina aveva pronunciato una frase che lui non avrebbe mai dimenticato e che gli insegnò tanto: "Il tuo problema è che non fai quello che vuoi."
Un ragazzino normale avrebbe pensato che fosse imbarazzante stare sempre con gente più piccola, ma lui non conosceva né voleva conoscere ciò che pensava la massa. Voleva solo un amico, ed è quello che alla fine aveva trovato. Si chiamava Keigo Takami e come quirk aveva delle ali rosse dietro la schiena che gli consentivano di volare e le cui piume erano tanto resistenti da poter essere usate come armi e controllate col pensiero e che donavano una specie di sesto senso.
Era molto legato ad un pupazzo dell'eroe numero 2 Endeavor, lui era l'unica fonte di speranza che sin da piccolo aveva sempre avuto. Sua madre glielo aveva comprato perché quello del numero 1 All Might costava troppo, e loro erano estremamente poveri, se non per ciò che veniva rubato dal padre. Con la sua amica parlava delle imprese del tanto ammirato eroe e le confessò che gli sarebbe piaciuto diventare come lui. Promise ad Aya che prima o poi lo sarebbe diventato e lei fece lo stesso.
Una notte, mentre la bambina si dirigeva davanti casa di Keigo come al solito, notò il padre di quest'ultimo che veniva portato via da nientemeno che Endeavor. Non vide il suo amico affacciato alla finestra e pensò fosse un brutto momento, così tornò a casa. Il giorno dopo Keigo e sua madre non c'erano più, l'abitazione era stata abbandonata in stato orribile e Aya capì maggiormente il dolore che il ragazzino doveva aver provato tutto quel tempo.
Non disse niente ai suoi genitori e fece finta di non aver visto niente: sperò con tutto il cuore che stesse bene.
Un giorno la casa in cui vivevano la bambina e la sua famiglia fu vittima di un incendio e Keigo, avendo percepito il pericolo con le sue piume, intervenne per salvarli. Riuscì anche a salutare T/n, che era fiera di lui per aver compiuto il primo passo per diventare un eroe. Si scambiarono un "ci vediamo" e un abbraccio fugace, prima di separarsi per quello che entrambi credevano fosse un per sempre.
A causa dell'incidente, i genitori di Aya decisero di trasferirsi a Tokyo per permettersi di crescere meglio le loro due figlie e un mese dopo lasciarono il Kyūshū in viaggio per la capitale.
Adesso si allenava per mantenere fede anche lei a quella promessa e per inseguire il suo sogno di diventare un eroe, uno vero, nonostante la madre non desse molta fiducia alla società degli eroi.
Superò l'esame d'ammissione dello Yuuei contando molto più sulla sua forza fisica, non potendo usare il quirk su robot senza capacità di pensare; in quanto esso le permetteva di agire sul campo o nella mente dell'avversario con le sue paure, manipolandole o assumendone la forma. Si era però dimostrata capace di sfruttare le paure di cui era già a conoscenza per distruggere abbastanza robot da superare la prova. Adesso frequentava il terzo anno del liceo Yuuei e svolgeva il suo tirocinio da eroe presso l'agenzia di Sir Nighteye. Stava proprio pensando a ciò che le aveva consigliato quel pomeriggio quando sua sorella fece irruzione nella stanza. "Nee-chan, sono arrivati!" Disse lei saltellando entusiasta. Chiaki aveva due anni in meno di Aya e aveva deciso di prendere la sua stessa strada, così ora frequentava il primo anno del corso per eroi nella sezione A. Quel pomeriggio aveva invitato i suoi migliori amici a casa sua e ne era molto felice: proprio come la sorella, non era una persona molto brava a fare amicizia e il fatto che quell'anno ce l'avesse fatta quasi subito l'aveva resa fiera di se. Aya sorrise davanti all'entusiasmo della sorella e si diresse in salotto per accogliere gli ospiti. Dalla porta d'ingresso entrarono due ragazzi, un maschio e una femmina, che a occhio e croce potevano essere alti tra il metro e cinquanta e il metro e sessanta. Si presentarono come Tsuyū Asui e Fumikage Tokoyami, i rispettivi quirk consentivano loro di fare tutto ciò che può fare una rana e di controllare la propria ombra, Dark Shadow. Aya spiegò loro il proprio quirk e la ragazza dai capelli neri e riflessi verdastri commentò: "È bello che tu voglia essere un eroe, questo quirk potrebbe benissimo essere scambiato per quello di un villain, cra" La ragazza allora fece un sospiro e le diede ragione, ricordandosi di tutte quelle volte che alle scuole medie i suoi compagni la scambiavano per una bulla o una persona manipolatrice, quando l'ultima cosa che voleva era far star male le persone. Chiaki cambiò discorso iniziando a parlare del festival sportivo avvenuto qualche mese prima. Era una brava ragazza anche lei, con una grande volontà. Aveva ripreso il quirk dal padre e si chiamava "Luce". Come dice il nome, poteva emanare luce dal proprio corpo e regolarne l'intensità per accecare e confondere i nemici. Aya invece non aveva idea da chi avesse preso il suo quirk, visto che non sapeva appartenesse ad alcun membro della famiglia ( la madre era senza quirk ) ma era comunque fiera di quello che stava riuscendo a diventare grazie a tutti i suoi sforzi. Venne a sapere che Tokoyami aveva raggiunto il terzo posto al festival e si complimentò con lui, affermando che probabilmente ora molti l'avrebbero contattato per l'apprendistato. "Grazie" disse inizialmente lui. Le piaceva il suo carattere, le sembrava un bravo ragazzo. "Per l'apprendistato... no, in realtà solo una persona mi ha richiesto" continuò poi. "Cioè?" Chiesero in coro le tre ragazze, curiose, per poi guardarsi e ridere. Il ragazzo rispose con un sospiro: "Hawks, l'eroe numero 3" le due amiche annuirono, mentre T/n gli disse avvicinandosi: "Dev'essere stato bello! Non è da tutti i giorni stare al fianco di un eroe così importante" Tokoyami però scosse la testa. "A dir la verità non è così entusiasmante come sembrerebbe. È stato tutto... troppo veloce. Non ho avuto modo di migliorare e sembrava superficiale, non credo avesse molta voglia di fare l'insegnante." Aya allora si rimise nella sua posizione "Non immaginavo" ammise poi un po' delusa. Tokoyami le assicurò di non doversi preoccupare, dicendo poi che nonostante quello che aveva raccontato sembrava una brava persona. Cominciarono tutti a parlare dei propri apprendistati, quando ad Aya scappò per sbaglio la parola "tirocinio" in un discorso e i tre ragazzi del primo anno si incuriosirono. Fece loro l'occhiolino e disse di aspettare, a quanto pare aveva una sorpresa per loro a tempo debito. Dopo aver parlato un po' con i ragazzi decise di lasciarli un po' tra di loro e si andò a rintanare nella sua camera, dove si stese sul letto e accese il cellulare: erano le 17:45. Decise di cercare qualcosa online e automaticamente scrisse "Hawks" sulla casella di ricerca. Da quattro anni era ormai entrato nella top ten e fu il primo a farlo prima di aver raggiunto i vent'anni. Veniva soprannominato "L'eroe alato" e nessuno era a conoscenza del suo vero e proprio nome. Ad Aya sin dal primo momento che l'aveva visto in tv sembrò qualcuno di familiare, ma non era mai rimasta troppo tempo a pensarci. "Una promessa del futuro dell'eroismo" dicevano su di lui i social. Una promessa... bastò una notifica comparsa in alto allo schermo per distoglierla dai suoi pensieri. La sua migliore amica Nejire la invitava a stare da lei il giorno successivo, dopo la scuola. Avrebbe chiesto più tardi alla madre. Cancellò la notifica e spense il telefono, mettendoselo in tasca.
Si alzò in piedi e prese uno sgabello, ci salì sopra e aprì una specie di botola dal soffitto, attraverso la quale salì sulla piccola e modesta terrazza di cui godevano gli Yūkanao. Si appoggiò con i gomiti sulla ringhiera a guardare il cielo che cominciava a farsi buio, a causa dell'avvicinamento della sera. La leggera brezza primaverile si infrangeva contro il viso della diciassettenne e spettinava di poco i suoi corti ed ondulati capelli rossi. Le piaceva quella sensazione, erano rare le volte in cui non uscisse per provarla almeno una volta al giorno. Guardò sotto di lei. Non capiva se desiderasse rimanere con i piedi a terra per non schiantarsi o buttarsi per spiccare il volo. In ogni caso, non credeva cambiasse molto. Ci sono ancora molte cose impossibili a questo mondo se non ci crediamo con tutti noi stessi. Il telefono che teneva in tasca squillò, rimase per un po' ad ascoltare la suoneria per poi realizzare e sbrigarsi a rispondere: Nejire. Aveva capito che doveva sempre rispondere ai suoi messaggi appena li vedeva comparire, e non aspettare secoli prima di visualizzare, ma ogni volta che ci pensava finiva per dimenticarsene e fare la stessa cosa. Era un'abitudine, se avesse smesso non sarebbe stata Aya. Al pensiero le venne da ridere. Scese dalla terrazza e chiese alla madre il permesso per il giorno dopo, la quale accettò facendo felice la ragazza con i capelli lilla dall'altro capo del telefono.
Nejire Hado e Aya Yūkanao erano migliori amiche dall'inizio del liceo. La prima era molto socievole, allegra ed energica, sempre con una grande voglia di fare amicizia, perciò non esitò un attimo a parlare con la rossa e scoprire che avessero, a dispetto delle apparenze, molte cose in comune. Nel corso delle lezioni strinsero entrambe un'amicizia speciale anche con Mirio Togata e Amajiki Tamaki, formando uno dei gruppi di amici più belli che lo Yuuei avesse mai fatto nascere, nonché i quattro studenti più capaci che avesse mai accolto.
Fiera dei suoi amici e contenta di non poter desiderarne di migliori, Aya chiuse la chiamata e si rifiondò sul letto, quasi esausta per la giornata appena conclusa. A poche settimane da lì la scuola sarebbe stata chiusa a causa delle vacanze estive e la classe della sorella avrebbe partecipato ad un ritiro nei boschi insieme alla classe B. Chiaki le aveva detto che le classi erano rivali sin dai primi giorni: sperava vivamente che andasse tutto bene, anche perché il pericolo villain non era del tutto scomparso, nonostante All Might ( il loro principale bersaglio ) non sarebbe stato presente al ritiro. "Rilassati" diceva una voce nella sua testa. Quanto avrebbe voluto farlo. Quanto avrebbe voluto non avere la pressione a mille dalla mattina alla sera... scosse la testa cercando di scacciare via i pensieri negativi, chiuse gli occhi e si abbandonò al mondo dei sogni. "Domani è un altro giorno" dice sempre la gente, ed è compito nostro renderlo migliore del precedente.
~Angolo Autrice~
Salve gente, come va? Io sto amando scrivere questa storia, spero che a voi piaccia come sta venendo. Tra meno di un mese inizia la scuola, voi come siete messi? Che classe andrete a fare quest'anno? Spero che con l'ansia siate messi meglio di me, visto che dovrò iniziare il liceo e non ci dicono neanche le classi. Io per oggi vi saluto, vi auguro una buona giornata e una buona lettura. Ciaoooo!
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