109. Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino

E ti prendono in giro se continui a cercarla
Ma non darti per vinto, perché
Chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle
Forse è ancora più pazzo di te

(E. Bennato, L'isola che non c'è, 1980)

Nic sedette al posto di guida e prima di partire si prese dieci minuti per assaporare quell'ambiente, che durante il folle viaggio da San Pietroburgo a Bovec, preso com'era dalle preoccupazioni per Raf, non aveva avuto modo di esaminare con troppa attenzione: il volante nero, il cruscotto dal design squadrato, i sedili di pelle gialla. Ivan doveva aver visto delle foto della Lancia originale di Raf, perché l'aveva presa identica.

Nic non era mai stato un grande appassionato di motori, tutt'altro, ma stando seduto lì dentro si ritrovò a pensare che quella poteva essere la prima e ultima automobile che avrebbe amato in tutta la sua vita.

La nostra macchina. Così l'aveva chiamata Raf. La macchina che per ben due volte li aveva portati al mai luogo.

Nic mise in moto e partì. Dopo circa dieci minuti che guidava si sentì pronto e spinse la cassetta nella radio.

Fruscio. Diversi secondi.

Poi una voce. «Ciao Nic.»

Ci mancò poco che facesse un incidente. La sua mano destra si fiondò sul tasto di espulsione, la sinistra governò male il volante e fece sbandare la macchina. Per fortuna le strade di campagna erano poco trafficate e non c'era nessuno né dietro di lui, né nell'altra corsia.

Rallentò. Si fermò accostandosi al ciglio della strada, in prossimità di un piccolo spiazzo sterrato, e si accorse di essere in iperventilazione.

Perché a Raf piacevano tanto i messaggi dall'oltretomba?

E una seconda terribile domanda seguì: e se gli avesse di nuovo detto quella parola proibita, come nel primo messaggio video che aveva girato a Bovec trent'anni prima?

No. Non poteva farcela. 

Nic sbuffò.

E invece sì che doveva farcela, accidenti! Raf l'aveva fatta per lui, quella cassetta, aveva voluto parlargli: e a cosa servivano gli amici se non ad ascoltare?

Chiuse gli occhi. Un po' di respiri per calmare il cuore, funzionava sempre.

No. Non in quel momento. Il suo cuore non voleva saperne di calmarsi.

E allora decise che l'avrebbe ascoltato con la tachicardia, che aumentò dopo che la cassetta fu spinta di nuovo dentro. Si affrettò a fare un rewind per ascoltarla da capo, tutte le parole di fila.

«Ciao Nic. Sto registrando questa roba sul cellulare, poi Vanja mi ha detto che ci pensa lui a trasferire tutto in cassetta. Ok. Sto parlando a braccio, eh, quindi potrei dire cagate. Ok. Perché non mi sono scritto niente? No. Sono un coglione. Mi dovevo scrivere qualcosa anche per l'introduzione, non solo per le canzoni. Ok, ricominciamo da capo.»

L'autoradio era vecchia e la cassetta poteva essere fermata solo espellendola. Nic lo fece perché sentì un irrefrenabile bisogno di ridere.

Rise. 

Oh Raf, che cretino che sei...

Fece ripartire il nastro.

«Che tu, poi, probabilmente starai pensando: ma se sta registrando questa roba in digitale, che senso ha che poi la mette su una cassettina? Che le cassette le ascolti, si rovinano, si smagnetizzano... Non ti preoccupare, ché Vanja salva tutti i file, gli ho già detto che quando glieli chiederai ti potrà dare anche la copia digitale, se vuoi tenerla. Sono presuntuoso a pensare che vorrai averla?»

«Non lo sei» sussurrò Nic.

«Comunque. Ti spiego. Il fatto è che secondo me la cassetta ha senso proprio perché si rovina. È il motivo per cui mi piacciono queste anticaglie come i dischi in vinile e anche le stupide cassettine. Perché quando una cosa la ami e l'ascolti tante volte, il grado di rovinatura è una specie di misura fisica dell'amore che hai avuto per quella cosa. Ha senso? O sto dicendo come al solito cazzate?»

«Ha senso. Forse.»

«E quindi io spero che questa cassettina l'ascolterai molte volte e la rovinerai. Ma non per le cazzate che ti racconterò io, ma per le canzoni che ci sono dentro. Veniamo alle canzoni, che sono la cosa più importante.» 

Raf si schiarì la voce, nella registrazione. Se fosse stato un video su YouTube, montato con quello stile contemporaneo che andava di moda, e che Nic trovava sempre asfissiante nella sua eccessiva rapidità, quella pausa inutile sarebbe stata tagliata, eliminata. Ma quella pausa, quel piccolo raschio della voce, rendeva tutto ancora più vero, Raf ancora più vivo.

«A me è sempre piaciuto molto ascoltare musica. Sempre. Da ragazzo avevo il walkman e avevo sempre quelle cuffiette attaccate alle orecchie, quando ero da solo. Ma con te non ne parlavo mai, non condividevo i miei gusti musicali, non mi mettevo a dirti: ah, hai sentito questa nuova canzone che bella? Perché sapevo che a te la musica non piaceva, era una cosa che non avevamo in comune, e semplicemente pensavo fosse un argomento che non ti interessava, non mi sono mai preoccupato di coinvolgerti.

«Quando sono venuto in Russia non ho smesso di comprare cassette e CD, e quando è uscito Napster ho cominciato a scaricarmi roba da Internet a manetta. Ero un alcolizzato e l'alcol mi aveva assorbito la vita. Con gli anni ho smesso di leggere libri, guardare film, persino guardare la TV, anche perché se devo essere sincero la TV russa non è un granché... Ma la musica non ho mai smesso di ascoltarla. È l'unico interesse che ha continuato a rendermi umano in questi anni in cui ho fatto di tutto per disumanizzarmi sempre di più.

«Perché la musica è questo, qualcosa che ci rende umani, che sa toccare le emozioni. È una cosa che riesce a darti gioia nei momenti più neri, che ti fa sentire meno solo quando tutti ti hanno abbandonato o ti sei fatto abbandonare.

«L'idea per questo regalo me l'ha fatta venire Vanja. In un certo senso l'ho copiato, ahah! Ti ricordi sei mesi fa... Be', sì, ovvio che te lo ricordi perché ti ho scioccato, quel giorno. Quando ci siamo rivisti dopo venticinque anni in aeroporto, dico. Però ti ricordi che stavo parlando con Michele? Ecco... in realtà non ci stavo solo parlando...»

Nic drizzò schiena e orecchie, incuriosito.

«Non so se Michele te l'ha detto, ma ero in missione per conto di Vanja. Voi gli avevate appena lasciato la diffida e lui non voleva provocarti ronzando intorno a Michele, quindi ci ha mandato me. Voleva fargli un regalo. Gli ha regalato degli auricolari wireless e un account Spotify perché è rimasto sconvolto quando Michele gli ha detto che lui non ama la musica.»

«Mi pareva...» sussurrò Nic con un mezzo sorriso.

«Non è possibile! Ma come fa a vivere senza musica! Adesso gli insegno io, gli faccio conoscere le canzoni più belle del mondo e vedrai che cambia idea, perché è impossibile vivere senza musica! E mentre Vanja si inalberava io pensavo a te, e al fatto che anche tu con la musica non ci sei mai andato d'accordo e... mi è venuto in mente che potevo fare qualcosa di simile. Cercare qualcosa che potesse piacerti per dare anche a te questa gioia, perché ti giuro, fidati quando ti dico che ci sono poche cose che riescono a dare più gioia della musica. E se te lo dico io che sono depresso cronico...»

«Tutti che complottano contro di me...»

«Quindi, cominciamo. Allora, premetto che non sono un esperto. Sono un ascoltatore della domenica, non approfondisco più di tanto e come gusti musicali mi sono fermato agli anni '80. Però mi sono un po' impegnato per farti questa cassetta, e ho deciso di farti anche una piccola introduzione per ogni canzone, sia per spiegarti perché l'ho messa, sia per spiegarti da dove viene, così magari se la canzone ti piace poi ti cerchi altre cose di quell'artista o di quel gruppo. Però non ti aspettare discorsoni tecnici perché non sono un critico musicale!»

«Una roba così da te proprio non me l'aspettavo...»

«Ok, primo pezzo: una canzone per ricordarsi di sognare. Adesso ti dico il titolo e ti verrà un coccolone: L'isola che non c'è, di Edoardo Bennato.»

«Oh» sospirò Nic, il cuore che accelerava.

«Sì, è una scelta ovvia. Se ti ricordi ancora tutto il discorso che abbiamo fatto su Neverland, probabilmente stai pensando a quello, vero?»

«Esatto.»

«La canzone mi è venuta in mente per quello. È la prima canzone che mi è venuta in mente di mettere. Ma il motivo per cui l'ho messa non è solleticare la tua nostalgia o... be', forse è un po' presuntuoso da parte mia parlare di nostalgia, ma... comunque...»

«Non cincischiare, Raf....»

«L'ho messa per il suo significato. E perché è bellissima e ha una musica stupenda. Ma ascolta bene le parole, soprattutto. È un inno alla spensieratezza, ai sogni. Un invito a non smettere mai di essere un po' bambini e a non smettere mai di sperare. Buon ascolto, Nic.»

Nic interruppe lo scorrimento. Ripensò alle parole di Ivan, pochi giorni prima: avevano riecheggiato idee molto simili. Play, un verbo bello, un verbo di gioco. Giocare la musica. Non è mai troppo tardi per iniziare a giocare la musica.

Nic sorrise. Ecco perché Ivan sapeva che Nic non aveva ascoltato la cassetta: perché Nic ancora non gli aveva chiesto la copia digitale dei file.

Fece ripartire l'audio.

Una chitarra che arpeggiava. La canzone la conosceva, era famosa, ma non si era mai soffermato ad ascoltarla con attenzione, a seguire il testo.

Lo fece.

Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino.
Poi la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è

Una bella commozione gli inumidì gli occhi. Non erano lacrime di nostalgia, non era una di quelle emozioni dirompenti che spaccano il petto e fanno venir voglia di squarciarsi la pelle. Era un sentimento di quieta malinconia, un senso di pace soffuso di ricordi, speranze e anche... felicità, sì. La gioia di aver ricevuto in dono una cosa bella dal suo migliore amico, la persona che Nic aveva amato più di ogni altra.

La gioia di sentirsi amato.

Ti amo, Raf. E anche tu mi amavi.

Riuscì a pensarlo senza che il pensiero gli sembrasse sbagliato. Riuscì a pensarlo senza vergognarsene.

L'aveva sempre mandato a fanculo quando glielo diceva, ma quante altre prove gli servivano? 

La gioia più grande era amare ed essere amati. Non ricordava più di chi fosse la citazione, ricordava che Raf l'aveva scritta all'inizio di uno dei suoi quaderni.

Forse per la prima volta in vita sua concordava.

La canzone finì, e prima che cominciasse la seconda, Nic volle riascoltarla, concentrarsi meglio sulle parole, senza lasciare la sua mente vagare su altri pensieri.

La segui con attenzione ed ebbe quasi l'impressione che raccontasse un po' la storia della sua vita: di un ragazzino pieno di sogni e aspettative che si scontrava con la realtà e decideva di applicare la razionalità a tutto e smettere di sognare.

E ti prendono in giro se continui a cercarla, ma non darti per vinto, perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te.

«Ti è piaciuta? Adesso una canzone per non avere rimpianti...»

Nic espulse la cassetta, interrompendo sul più bello la frase di Raf. Per quel giorno poteva bastare. Le avrebbe ascoltate tutte, ma un po' alla volta.

«Grazie Raf» disse, parlando al vuoto. 

Lui ai fantasmi non ci credeva, non credeva all'aldilà, ma quella canzone aveva creato un attimo di magia, un piccolo mai-luogo dove tutto poteva accadere, e Nic parlò, per un minuto, convinto che Raf lo stesse davvero ascoltando: «Non so se è il regalo più bello che abbia mai ricevuto. Ce ne sono altri che rivaleggiano. Ti ricordi quando mi hai regalato la racchetta nuova? Non era l'oggetto, ma il tuo pensiero che contava. E c'era anche quel romanzo che mi aveva regalato Leonardo, Il Signore degli anelli. Lo sai che non sono mai riuscito a leggerlo? Ogni volta che lo vedevo in libreria giravo la testa dall'altra parte per scappare dal ricordo. Non era il libro la cosa più bella, era quello che ci aveva scritto nella prima pagina. Sono parole che mi piacerebbe ricordare, ma che ho perso per sempre nella memoria, dopo che quello stronzo di mio padre le ha bruciate senza pietà. Mi ricordo solo che erano semplici ed erano belle e piene d'amore. E c'era tanto amore anche in quella canzone aveva scritto per me: una fisarmonica, la sua voce e l'ombra della grande quercia. La canzone più bella che abbia mai sentito. L'ho dimenticata anche quella. Di regali ne ho ricevuti tanti altri, dai miei genitori quando ero piccolo, da Daniele per qualche compleanno, anche se gli ho sempre detto che a me i regali non piacciono, e Michele infatti non me ne hai mai fatti proprio per quel motivo, lui prende sempre tutto alla lettera; Elisa, poi, me ne ha fatti davvero tantissimi. La telecamera, ad esempio. Quando me l'ha comprata non mi ha emozionato come gli altri che ti ho detto. Ma a posteriori, forse, potrei dire che è stato anche quello un regalo importante, perché grazie a lei ho conservato tanti bei ricordi. Tanti di questi regali, di Elisa e di Daniele, mi hanno fatto piacere, ma questi che ti ho citato: la tua racchetta, la dedica sul libro, la canzone di Leo e adesso questa cassetta. Non saprei scegliere quale ho preferito, quello che ha lasciato il timbro più importante. Forse non ha nemmeno senso fare una classifica.»

Nic sorrise. Com'era facile parlare quando nessuno ascoltava.

«E dirti queste cose, mi ha appena fatto venire un'idea...»

Nic aveva appena trovato il modo giusto per parlare con Michele di Elisa.

Note 🎶

Piaciuta la prima scelta? E le altre canzoni della compilation? Quali mai saranno? E quando le ascolterà Nic? 

Lunedì vi aspetta un capitolo davvero importante, forse il più importante dell'intero libro. Nel frattempo lasciatemi una stellina per ogni vita salvata da una canzone (sono un po' cheesy, oggi, concedetemelo).

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