01. lingering shadows
AVVISO:
La protagonista molte volte vi farà storcere il naso, molte volte non la comprenderete, molte volte non condividerete le sue azioni, parole e pensieri. Ma lei è Eirlys, e quella che sto per raccontarvi beh... è la sua rinascita! Abbiate pazienza, ed immergetevi nel suo mondo.
Buona Lettura!
✩✩✩
«Potrei scrivere un libro sulla nostalgia,
ma non ci sarebbero pagine sufficienti.
Le ombre dei ricordi danzano attorno a noi,
cercando di ricordarci chi siamo stati e cosa
abbiamo perso.»
–Pablo Neruda
✩✩✩
Eirlys🌪️
C'è qualcosa di singolare nel silenzio di una stazione deserta, come se le ombre avessero preso in prestito il posto degli esseri umani. Gli annunci che risuonano dall'altoparlante sembrano sussurri di antiche promesse, mentre l'aria pesa di un'attesa che sa di nulla.
Cammino accanto a Sophie ed Helen, le loro voci basse si perdono in chiacchiere di circostanza. Io, invece, seguo il suono delle mie scarpe che rimbomba sul pavimento lucido. Un passo dopo l'altro, come una marcia lenta e automatica, come se il mio corpo si muovesse senza il mio consenso.
Attraversiamo file di panchine vuote, e mi chiedo quanto sia strano che un luogo progettato per il movimento possa sembrare così statico. Non c'è nessuno che corre, nessuna fretta. Anche io, apparentemente in movimento, mi sento immobile, intrappolata in un limbo, a chiedermi quale sia, stavolta, il treno da prendere.
O, a ben pensarci, se ne esista davvero uno.
Dopo una lunga attesa, il mio treno per Windermere arriva.
Le porte del treno si aprono con un sibilo e saliamo. I sedili di tessuto logorato, l'odore di caffè stantio e il debole ronzio delle luci al neon: ogni cosa ha un'aria vagamente desolante. Sophie mi guarda e accenna a un sorriso incerto, uno di quelli che servono più a riempire il silenzio che a comunicare qualcosa.
«Ci siamo quasi» dice, come a volerla far sembrare una buona notizia.
Annuisco, ma non rispondo. Il paesaggio cambia lentamente fuori dal finestrino: Londra si dissolve in una scia di periferie indistinte, poi lasciano spazio ai campi aperti, dove l'orizzonte si distende come una promessa che non posso credere di ricevere.
Finalmente, dopo un viaggio che sembra eterno eppure fugace, il treno rallenta.
Scendiamo e ci dirigiamo verso l'uscita, dove una vettura nera ci attende con il motore acceso.
Il taxi avanza lungo strade che si fanno sempre più strette, bordate da siepi alte e fitte che sembrano soffocare il panorama. Al mio fianco, Sophie si muove nervosa, giocherellando con i capelli biondi mentre finge di non guardarmi. Helen, seduta davanti, tiene gli occhi fissi fuori dal finestrino, sperando forse che il paesaggio bucolico possa in qualche modo alleviare la tensione che si respira nell'aria.
Nel riflesso dello specchietto retrovisore, un'immagine sfocata si materializza: i miei capelli scuri, lunghi e un po' disordinati, sembrano aver sfidato un vento impetuoso e ribelle. La pelle, pallida e opaca, riflette i toni di questa giornata, come i miei occhi, di un verde cupo e spento.
Avvolta in una felpa consumata, di un grigio uniforme che sembra rispecchiare il cielo plumbeo, passo distrattamente la mano sul braccio. Sotto il tessuto, una cicatrice si fa sentire, con il suo rilievo inconfondibile, come un ricordo tangibile di quella notte che non riesco a dimenticare.
«Guarda che spettacolo!» esclama Helen, la sua voce intrisa di entusiasmo, cercando finalmente di spezzare il silenzio. «Questo posto è incredibile, vero? Un po' diverso da Londra...»
Un po'?
Il paesaggio si dispiega in una sinfonia di colline verdeggianti, laghi che brillano come specchi e boschi che si arrampicano sulle pendici.
Un'immagine che evoca le estati di un tempo. Ma ogni luogo che vedo si trasforma rapidamente in un'altra tappa del solito ciclo: una nuova casa, una nuova famiglia, la stessa fine.
Tutto temporaneo.
«Fantastico» rispondo in tono atono, il sarcasmo evidente nella mia voce «Non vedo l'ora di perdermi nel verde.»
«Non essere sempre così cinica.» Helen sbuffa leggermente, girandosi a metà per guardarmi con il suo solito sorriso paziente «Non sei obbligata a trovare tutto noioso, sai?»
«Sai cosa dovresti fare?» interviene Sophie, cercando di rendere meno pesante l'atmosfera. «Dovresti comprarti una capra e farle fare yoga con te. Qui lo fanno, lo chiamano... come si chiama, Hel? Goat yoga?»
«Non l'hai detto davvero.» replica Helen divertita.
E sul mio viso appare l'ombra di un sorriso.
Tra di noi, il rapporto è sempre stato questo. Helen cerca sempre di vedere il lato positivo delle cose, con quel suo pragmatismo che a volte mi irrita. Sophie invece prova a farmi ridere, ma so che anche lei si stanca di non vedermi mai reagire. Sono le mie assistenti sociali da anni ormai, e ogni volta è la stessa storia: non è la prima volta che mi portano in una nuova casa, e probabilmente non sarà l'ultima.
Sophie mi osserva di nuovo, come se avesse letto nei miei pensieri. «E se questa fosse davvero la volta buona?»
Alzo lo sguardo, fissando il suo volto tirato, e lascio che le parole escano come un riflesso. «La volta buona per cosa?»
C'è un attimo di silenzio, poi vedo i loro sguardi che si incontrano nello specchietto retrovisore. Stanno per dire qualcosa, ma in quel momento estraggo le mie cuffiette dalla tasca dei jeans, e le infilo nelle orecchie.
Le note di Wake me up when September ends mi avvolgono, riportandomi in una dimensione lontana.
Mi raggomitolo sul sedile e chiudo gli occhi.
"Drenched in my pain again
Becoming who we are."
E come sempre mi ritrovo in ogni canzone che risuona nelle mie orecchie, come se fosse uno scherzo del destino, come se si divertisse a ricordarmi che anche se tento di dimenticarlo, il dolore è sempre lì.
Un'ombra che gioca a nascondersi, un amico scomodo e invadente che si diverte a ripresentarsi a suo piacimento, nei momenti più inopportuni, solo per ricordarmi che non mi libererò mai di lui.
"As my memory rests,
but never forgets what I lost."
E così, queste note non sono altro che un promemoria di ciò che ho perso, e non posso più riavere.
Apro gli occhi e mi accorgo che le mie dita hanno iniziato a tormentarsi da sole, una vecchia abitudine. Si muovono automaticamente, scivolando sotto le maniche della mia felpa. Le unghie si conficcano nella pelle del polso, una leggera pressione che però mi dà un leggero sollievo, duraturo quanto un battito d'ali.
Sospiro silenziosamente e ripeto a me stessa.
Stai tranquilla, tutto passa, con il caldo tono della voce della mamma.
Certe volte mi salva, certe volte non è sufficiente.
«Ehi, Lys, ci siamo.» dice Sophie con voce dolce, cercando di riportarmi alla realtà.
Il taxi si ferma davanti a una casa bianca, incastonata tra colline verdi e un giardino perfettamente curato. Il cancello in ferro battuto è aperto, come se mi stesse invitando a entrare, ma so già che sarà solo un altro posto che non mi appartiene.
Sbuffo e passo una mano tra i miei capelli scuri, spettinati dal vento.
Un'insolita ansia si fa strada nel mio petto.
Dopo un attimo di esitazione, ci dirigiamo verso il porticato.
La porta cigola e un uomo di mezz'età esce a darci il benvenuto. È alto, con i capelli brizzolati e una camicia a quadri stropicciata che gli pende leggermente dai fianchi. Sembra nervoso, le mani tremano appena mentre si sistema gli occhiali. Mi guarda con un sorriso timido, come se non sapesse bene cosa aspettarsi.
I suoi occhi brillano di un'emozione a me sconosciuta, ma che mi ricorda un momento lontano: un pomeriggio di sole in cui, all'improvviso, avevo visto il sorriso di mia madre mentre mi raccontava di un viaggio che avremmo fatto insieme, di promesse che avrebbero dovuto durare per sempre.
Eppure, quel bagliore nei suoi occhi sembra portare con sé una sottile ambiguità, un riflesso di promesse mai mantenute.
È come se la sua espressione racchiudesse una dolcezza disarmante, un invito a credere che le cose possano finalmente cambiare, che io possa davvero trovare un posto che senta come mio. Ma il mio cuore è un diario strappato, pieno di pagine ingiallite da speranze deluse; ogni riga racconta storie di incontri e addii, di voci che si intrecciano in melodie familiari, come un canto di sirene che promettono un approdo sicuro, ma che si risolvono sempre in un mare in tempesta.
«Eirlys» dice con una voce un po' incerta, quasi un sussurro «Ti stavo aspettando.»
Lo osservo, cercando tracce di sincerità in quell'espressione, domandandomi se ci sia davvero spazio per me in questa storia, o se il suo sorriso sia solo l'ennesima facciata, un tentativo di convincere anche se stesso che questa volta sarà diversa. L'istinto di autodifesa si accende in me, un'improvvisa consapevolezza che mi fa irrigidire per un attimo, come se il mio stesso corpo volesse allontanarsi.
Mi limito a un cenno del capo e a un sorriso formale, ma dentro di me si insinua un dubbio: i suoi occhi chiari portano con sé la promessa di un futuro migliore, o sono semplicemente l'eco di tutte le speranze disattese che ho già conosciuto?
«Io sono Scott. Prego, entrate.»
La casa si apre davanti a noi, un ambiente sconosciuto che potrebbe rivelarsi un rifugio o un'illusione.
Eppure, non posso ignorare l'impulso di scoprire. Con il cuore traditore che batte più forte, entro, accogliendo l'incertezza con la curiosità di chi sa che, a volte, le ombre nascondono anche la luce.
Angolo Autrice
ciao a tutti, benvenuti nel mio primo angolo autrice! Scrivere questo primo capitolo di Ombre Persistenti è stata un'esperienza intensa. In un mondo che corre incessantemente, ho voluto esplorare il momento di pausa.. ma tranquilli, le dinamiche e i drammi non tarderanno ad arrivare!🫣
Eirlys è solo all'inizio del suo viaggio, e ci sono molte sorprese in serbo per lei (e per voi!). Spero di farvi emozionare e riflettere attraverso le sue esperienze, le sue paure e le sue scelte. Questo racconto è anche un invito a esplorare le proprie ombre e a capire che non siamo mai veramente soli nelle nostre lotte.
E ora, rullo di tamburii🥁 ... voglio condividere con voi l'immagine di Eirlys che ho creato con l'AI! Io l'ho immaginata così, immersa nei suoi pensieri. Spero vi piaccia😭😭
Grazie per essere qui, e non vedo l'ora di condividere con voi il prossimo capitolo di questa avventura!
vostra, mar🌙
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